Questa mattina gli spunti sono pochi ma rilevanti ma ci
soffermiamo, sommariamente, solo su uno.
Invitiamo i nostri attenti, affezionati, numerosi lettori a
rivedere quante volte, da un po' di tempo a questa parte, compare la parola “paura”
nei titoli degli articoli sulla stampa, cartacea e on line (vedi ieri interessante pagina sul Corriere a firma Scurati, da conservare). Questo temine è
divenuto un paradigma, un punto di riferimento costante dell’analisi sociale e
politica. Con questo metro si misura e si configura lo scenario della competizione
politica e con questo concetto si evocano fantasmi del passato e di un futuro
sempre più indecifrabile, Se non fossero sufficienti le incertezze e le
difficoltà della vita quotidiana, quelle che interessano milioni di persone
ogni giorno che Dio manda in terra, si aggiungono quelle internazionali con la
minaccia dell’epidemia proveniente dalla Cina.
Questo clima, è inevitabile, si riflette pari pari sul
Servizio Pubblico, sulle vicende Rai che sempre più appaiono, si leggono,
incerte e confuse e nulla incute più timore, nulla suscita maggiore paura che
non la totale mancanza di riferimenti, di certezze. Ieri si è svolto il Cda e il
punto che ha suscitato maggiore attenzione è stato il voto sul budget 2020 dove
si prevede un rosso di 65 milioni. Già, quali sono i presupposti di questa voragine
e quali prospettive lascia intravvedere? Sui presupposti ci sarebbe da scrivere
un capitolo dell’enciclopedia britannica a proposito di quanto si è fatto o,
meglio, non si è fatto, per rendere più efficiente la macchina aziendale.
Stupisce constatare che questo capitolo non venga scritto e soprattutto non
venga letto. Un solo esempio su tutti: RaiNews24. Sulle prospettive ci
riferiamo ad almeno tre grandi aree: la prima riguarda le risorse economiche (ieri
in Consiglio è stato ripreso da Laganà il tema del ricorso contro il prelievo
forzoso dell’extragettito da canone ... dove … santa pace ... ma cosa bisogna
aspettare ancora per presentare il ricorso, da oltre un anno che se ne parla
???). La seconda area riguarda l’offerta editoriale complessiva radiofonica e
televisiva. Si parla sempre di Tv e quasi nulla di radio dove è noto che tutto
il perimetro di Radio Rai è in grande sofferenza nel contesto di mercato. L’
Azienda di Servizio Pubblico sembra avvitata su se stessa e non riesce ad andare
oltre la beatitudine delle fiction e nella difficoltà ad intercettare quella
parte di pubblici che inesorabilmente si dirigono verso altre offerte. Il terzo
contesto è quello tecnologico: la rivoluzione di RaiPlay (?) sembra essere la
sola area di interesse dove pure non mancano i problemi di costi e di nuovi contenuti.
Tutto questo come viene letto, percepito, raccontato? Molti,
anche all’interno di Rai, cercano di ributtare la palla in tribuna: è tutta
colpa della politica. È vero e lo abbiamo scritto anche noi tante volte ma non
è sufficiente. Anche il vertice Rai, nel suo complesso, non sembra dare segnali
di fumo. Vedi il silenzio su Sanremo e sulle vicende che lo hanno interessato.
Non una parola se non qualche timido balbettio in difesa di Amadeus. Vedi pure
la questione del Piano Industriale sulla quale abbiamo
scritto tante volte. Ieri è stato sentito Gaffuri in Cda e il suo problema è rimasto insoluto, salvo
sapere che il DG ha assunto l’interim delle sue funzioni, cioè proprio colui
che, a quanto ci hanno riferito, era in rotta di collisione con lo stesso Innovation Manager.
Si, è vero, quel sottile sentimento, quell’esile sensazione
di paura sembra diffondersi sempre più ... forse a buona ragione.
bloggorai@gmail.com
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