Su questo blog abbiamo scritto ripetutamente sulla gravità
del mancato rinnovo del Consiglio AgCom e ne abbiamo buon motivo. Ora sappiamo
che per il prossimo mese si potrà, speriamo, porre rimedio.
Nel frattempo, ieri AgCom ha diramato un ORDINE rivolto a Rai,
RtI, La7 e Sky affinchè “provvedano ad assicurare nei notiziari una
immediata e significativa inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato nel
trimestre settembre-novembre 2019”. “il Consiglio dell’Autorità per le
Garanzie nelle Comunicazioni ha accertato
il permanere delle criticità rilevate nel trimestre precedente settembre –
novembre: in particolare, i tempi fruiti da alcuni soggetti politici non sono
risultati coerenti con le rispettive rappresentanze parlamentari. Per
l’andamento registrato nel trimestre settembre – novembre, le società RAI, RTI,
Sky Italia e La7 erano state già invitate, con comunicazione trasmessa il 30
dicembre, a garantire il più rigoroso rispetto dei principi sanciti a tutela
del pluralismo dell’informazione, avendo cura di assicurare, pur nel rispetto
della libertà editoriale e alla luce dell’attualità della cronaca, un
equilibrato accesso di tutti i soggetti politici al fine di garantire
un’informazione completa ed imparziale”.
Da ricordare che, in precedenza, lo scorso 23 luglio 2019 “L’Autorità
ha avviato un procedimento nei confronti di RAI ai sensi dell’art. 48 comma 2
del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar),
ravvisando possibili violazioni in relazione ai “canoni di equilibrio,
pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura
alle diverse formazioni politiche e sociali” nonché alla necessità di
“assicurare un contraddittorio adeguato, effettivo e leale” che devono
improntare l’offerta informativa della RAI “al fine di soddisfare il diritto
del cittadino a una corretta informazione e alla formazione di una propria
opinione”.
Tutto questo è molto grave. È grave anzitutto per il
Servizio Pubblico che non ha e non deve avere lo stesso piano di azione come le
altre emittenti: la Rai ha un dovere
morale e civile nei confronti dei cittadini che la differenzia in modo radicale e sostanziale. È grave che
nonostante il precedente richiamo (istruttoria con possibile sanzione pari al
3% del fatturato) non sia stato preso in considerazione e che AgCom sia stata
costretta ad emettere un “ordine” perentorio. È grave la sordità, l’ottusità di
chi dovrebbe provvedere e non provvede e, allo stesso tempo, è grave che chi
dovrebbe vigilare non vigila sufficientemente. È grave che ancora una volta questo
tema emerga proprio alla vigilia di una competizione elettorale potenzialmente
molto impegnativa per le sorti del Governo. È grave che il tema informazione
Rai, la sua credibilità e autorevolezza, sia costantemente in discussione sia in
termini qualitativi per quanto rileva l’Autorità sia quantitativi per quanto
riguarda gli ascolti. Ammesso e non concesso che AgCom dovesse arrivare alla
multa di 70 milioni, chi la paga?
Andiamo avanti. Entriamo nel calderone di Sanremo. Come al
solito, le polemiche intorno al Festival servono a “tirare” la volata sugli ascolti
che, come al solito, saranno oggetto di gioia e dolori. Mettiamo le mani
avanti: i numeri sono certamente importanti, almeno fintanto che Rai deve
trarre profitto commerciale dai suoi prodotti tramite la pubblicità. Ma, spesso
si dimentica, che l’altra parte del fatturato, la più rilevante e significativa, viene dal canone obbligatorio.
Ma i numeri non sono sufficienti a giustificare scelte “editoriali” e orientamenti
culturali contrari ai principi di
democrazia e di corretti rapporti tra gli individui: donne e uomini, religioni e differenti culture. Il “malinteso”
di Amadeus sulle donne è solo un tassello di un racconto sociale più vasto, di cui
Sanremo è un piccolo paragrafo. A questo proposito suggeriamo il pezzo di
Concita De Gregorio su Repubblica. da ricordare la prima uscita del nuovo direttore di RaiUno: una chicca !!!
Infine, leggiamo sul Fatto Quotidiano a proposito del dibattito in corso sul ritiro della
concessione ad Autostrade. Titolo “Autostrade,
tra 2009 e 2018 ha dimezzato gli investimenti e aumentato i dividendi. Ai soci
6 miliardi, per la manutenzione solo 4 “ e segue “La concessionaria nel
decennio ha dedicato agli interventi per la sicurezza il minimo previsto dalla
convenzione con lo Stato. Mentre i ricavi e le cedole lievitavano. Secondo lo
stesso ministero dell'Economia, "la disconnessione delle tariffe ai costi,
oltre a rappresentare un evidente vantaggio per le concessionarie, costituisce
un forte incentivo alla non effettuazione o al rallentamento degli
investimenti". Chissà se un argomento del genere fa fischiare le orecchie a
qualcuno pure a Viale Mazzini o nelle vie vicine. Per chi fosse curioso può
andare a rivedere i bilanci di Rai Way
dalla quotazione ad oggi ed osservare quanto è stato ripartito agli azionisti e
quanto invece è stato speso per investimenti, innovazione e sviluppo.
bloggorai@gmail.com
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