Nella tarda mattinata del 14 luglio 1948, Palmiro Togliatti,
segretario del Partito Comunista Italiano, venne colpito da quattro colpi di
pistola sparati da Antonio Pallante, attivista del movimento dell’Uomo
Qualunque. L’Italia, non ancora del tutto pacificata, era sull’orlo della guerra civile. Le prime
parole di Togliatti furono “State calmi, non fate sciocchezze”. In quei giorni
era in corso la mitica gara ciclistica del Tour de France e in testa alla
classifica c’era il grande campione Gino
Bartali (Fausto Coppi non partecipava). Si racconta che il Presidente del
Consiglio, Alcide De Gasperi, telefonò a Bartali per dirgli “vinci per l’Italia”
e così avvenne il 15 luglio. Il giorno successivo, in una Camera dei Deputati
in preda ad una fortissima tensione mentre nel Paese si svolgevano sanguinose
manifestazioni, riporta un cronista che ad un certo punto un deputato urla: “Attenzione!
Una grande notizia. Bartali ha vinto la tappa e forse la maglia gialla. Viva
l’Italia”. Forse, in quel momento, sostengono gli storici, avvenne una svolta
che garantì al Paese il proseguimento della vita democratica. La forza della comunicazione!
Perché ricordare tutto questo? Per nostra fortuna, questo
Paese ha mille problemi, difficoltà, incertezze, ma ancora è solido, tranquillo
e lo svolgimento del civile confronto democratico è garantito. Non sono leciti
paragoni però opportune alcune riflessioni. Il prossimo 26 gennaio si voterà
nelle regioni Emilia Romagna e Calabria. Da tempo e da più parti si sostiene
che potrebbero essere dirimenti per le
sorti dell’attuale Governo a seconda se
verranno aggiudicate alla Lega o al centro sinistra. Pochi giorni dopo, dal 4
all’8 febbraio, si svolgerà il settantesimo Festival di Sanremo. Esattamente nel
pieno del dibattito politico che certamente infiammerà le istituzioni. Cosa altro
ci potrà essere di meglio per distogliere le attenzioni dalle beghe della politica
che non un scontro epocale tra canzonette
di destr e di sinistra? Il pacco è confezionato e non resta che
attendere. Attenzione, nel frattempo, forse già dalla settimana prossima, ci
dovrebbero essere le tanto attese nomine Rai (forti quanto legittimi dubbi che possano
avvenire). Una vera arma di distrazione di massa, la migliore che ci possiamo permettere e geniali artificieri la stanno innescando.
Rimaniamo a Sanremo. Come noto, a quanto sembra, ieri è
stata decisa la partecipazione della giornalista etcetcec (non citiamo il nome
per non sostenere ulteriormente la sua immagine sponsor di una nota casa di
pelletteria di lusso) che dovrebbe parlare della violenza contro le donne.
Lasciamo perdere per un attimo tutte le polemiche connesse, compresa quella
della “compensazione” con la partecipazione di Rita Pavone (si legge “in quota”
destra) a fronte della “quota” sinistra della giornalista. Un solo fatto ci
appare di aberrante gravità per la Rai: a quanto si legge sui giornali di oggi (Corriere della Sera), per
risolvere il problema degli ospiti a Sanremo si sarebbe svolta un riunione con
il superagente Lucio Presta, l’AD Salini e la direttora di Rai Uno, Teresa De
Santis. Lucio Presta ???????? Perché mai ad una riunione di tale rilevanza strategica
aziendale ha partecipato un soggetto esterno direttamente in causa (rappresenta
Amadeus, Fiorello e la stessa Jebreal)??? Alla faccia dell’indirizzo della
Vigilanza formulato dal 2017 e mai applicato dove, ad esempio, si legge al
punto 3, che la Rai si impegna “…a escludere che in uno stesso programma
possano essere contrattualizzati più di tre artisti rappresentati dallo stesso
agente o da altra società di cui l’agente sia socio;”. Proprio recentemente l’Ad
Salini aveva dichiarato ““Abbiamo approvato una autoregolamentazione che sarà
posta all’attenzione del Cda di Viale Mazzini e che entrerà in vigore dal primo
gennaio prossimo”. E allora ??? che si vuole fare??? Forse, il numero degli artisti era solo di tre.
Scriviamo spesso sugli ascolti della televisione e abbiamo
pure scritto che ora il terreno di scontro non è tanto più su quanti “vedono”
la televisione ma su “quanto tempo” le persone passano di fronte ad uno
schermo, portatile o fisso. Secondo la società PWC, a fine 2019 i mercato dei
videogiochi in Italia ha raggiunto oltre 2 miliardi di euro, il doppio rispetto
al 2017 e destinato a raddoppiarsi ancora nel prossimi due anni. Secondo l’AESVI,
il numero dei giocatori in Italia è di 16.3 milioni, ovvero il 37% della
popolazione in età compresa tra i 6 e 64 anni. Il 54% sono uomini e il 46 sono
donne. La fascia di età in cui si gioca di più è tra i 15-34 e i 45-64. Non c’entra
nulla con Sanremo, però difficile non tenerne conto.
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