In attesa di sapere i risultati delle elezioni regionali,
oggi ce la caviamo con poco (si fa per dire). Ieri abbiamo avuto i dati più
dettagliati sugli ascolti dei due spot di Salvini e Zingaretti: il promo con
Salvini è stato seguito da 223.363 elettori in Emilia Romagna e 133.580 in
Calabria. Quello di Zingaretti nell’intervallo di Don Matteo ha visto di fronte
allo schermo 343.597 in Emilia e 169.650 in Calabria (dati da Studio Frasi). Le
differenze sostanziali hanno riguardato anzitutto la diversa collocazione
oraria (47 minuti dopo) e il contenitore (la partita di calcio rispetto alla
fiction) e quindi una sostanziale differenza di tipologia di pubblico. Che non è
proprio cosa da poco, visto il carattere di competizione elettorale.
La partita in corso, sia sul piano politico, sia per quanto
riguarda la Rai è molto complessa e non è di facile interpretazione. Che i
partiti si trovino in piena turbolenza non è cosa nuova e non aggiungiamo
nulla. Che pure la Rai non si trovi in acque felici pure non è una novità. La novità
è il momento “tattico” e si riferisce, in particolare, al PD. Come abbiamo
scritto, sappiamo che lunedì ci dovrebbe essere l’incontro tra il ministro
Gualtieri e Salini. Oggi leggiamo che questo incontro sarebbe stato chiesto
dallo stesso AD e non, come abbiamo letto ieri, che invece era stato “convocato”
per presentargli il benservito. Una sottile distinzione che la dice lunga:
anzitutto la ricerca, per tutti, di una “exit strategy” indipendente dai
risultati elettorali. Nessuno vuole rimanere con il cerino in mano. Il PD dopo le
proteste sulle nomine, su Sanremo etc, farebbe fatica a fare passi indietro e
dover ammettere che non è affatto facile rimuovere Salini. La soluzione sarebbe
le sue dimissioni, non facili da ottenere. Comunque, per il prossimo 30
gennaio, è previsto il Cda dove la partita dei direttori è tutta aperta. Rimane sicuro che l’esito del voto di domani potrebbe
cambiare molto, se non tutto. Sono aperte le scommesse.
Nota: la fonte giornalistica in questo momento su questo
argomento più informata sembra essere La Repubblica, spesso con la firma di
Giovanna Vitale. Qualcosa non torna. Siamo sospettosi a priori. Tutti,
direttamente o indirettamente, partecipano alla competizione.
Oggi la notizia importante la riporta La Stampa con un lungo
e dettagliato articolo firmato da Paolo Festuccia con un titolo che è tutto un
programma: “Nella Rai del canone quasi 600 repliche negli ultimi 3 anni. L'amministratore delegato Fabrizio Salini rischia il posto: gli
resta solo l'appoggio di una fetta del M5S Rai, un palinsesto visto e rivisto
Negli ultimi 3 anni 579 repliche”. All’interno si legge tutta la storia del crollo
degli ascolti negli ultimi anni “Un miracolo, allora, se la Rai resta a galla.
Ma non sempre le ciambelle riescono tutte col buco. Tant'è che le sole 80
serate in prime time per Raiuno del 2019 cominciano a stare un po' strettine
agli italiani che già in due milioni sono finiti tra le braccia di Netflix. E
poi c'è Sky, Amazon, YouTube, Disney e via dicendo. Passo dopo passo le Tv e le
piattaforme digitali crescono e il perimetro della Rai si fa sempre più
stretto. E come scendono gli investimenti sul prodotto cala il numero degli
spettatori, i ricavi pubblicitari (poco più di 600 milioni) si contraggono e in
viale Mazzini si inizia a temere la perdita in bilancio accompagnata dalla
crisi d'ascolto (nonostante la Rai resti leader nello share)”. Un articolo da
ritagliare e tenere a memoria.
Questo un tema possibile del probabile incontro tra Salini e
Gualtieri: le risorse economiche, compresi quegli 80 milioni che il MISE
potrebbe dare alla Rai in cambio di una verifica su come quei soldi verranno
impiegati.
Se non portasse sfortuna (pop corn), ci sarebbe da mettersi
comodi sul divano e attendere fiduciosi.
bloggorai@gmail.com
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