“….Né certo sfugge al mio animo che è arduo spiegare le oscure scoperte dei
Greci con versi latini, soprattutto perché se ne devono trattare molte con nuovi
vocaboli per la povertà della lingua e la novità dei concetti;
ma il tuo alto valore e lo sperato piacere della dolce amicizia
mi persuadono tuttavia a sostenere qualsiasi fatica
e m’inducono a vegliare durante le notti serene
escogitando con quali parole e quale canto alfine
possa diffondere davanti alla tua mente una splendida luce,
per cui tu riesca a vedere il fondo di cose arcane.
Queste tenebre, dunque, e questo terrore dell’animo,
occorre che non i raggi del sole né i dardi lucenti del giorno
disperdano, bensì la realtà naturale e la scienza.
Il suo fondamento per noi di qui assumerà il proprio inizio:
che mai nulla nasce dal nulla per cenno divino.
Così lo sgomento possiede tutti i mortali,
perché scorgono in terra e in cielo accadere fenomeni
dei cui effetti non possono in alcun modo vedere le cause,
e assegnano il loro prodursi al volere divino.
E perciò, quando avremo veduto che nulla può nascere dal nulla,
allora già più agevolmente di qui noi potremo scoprire
l’oggetto delle nostre ricerche, da cosa abbia vita ogni essenza,
e in qual modo ciascuna si compia senza opera alcuna di dèi”.
Da “De rerum natura” Tito Lucrezio Caro
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