Provate a sovrapporre questa frase alla Rai e ai suoi
problemi ed è possibile che vi troviate perfetta aderenza o almeno sufficiente
derivazione. Se la politica è in queste condizioni, come sperare che a Viale
Mazzini e dintorni possano stare meglio? Come immaginare che il prossimo Cda
del 30 possa fare nomine adeguate e sufficienti a dare un segnale di svolta
significativo, di sperare di riprendere la curva degli ascolti in declino? Tutto
qui. Questa una chiave di lettura probabile, forse non sufficiente, per comprendere
anche Sanremo e tutte le questioni di cui in queste ora si parla e si parlerà
ancora nei prossimi giorni. O meglio: qualcuno parla e parlerà mentre continua
un imbarazzante silenzio da parte di chi invece dovrebbe dire tutto, forte e chiaro, e invece tace. Anche questa mattina, non una parola
da parte dell’AD, del direttore di RaiUno, dei consiglieri di amministrazione (a
parte DeBiasio) o di chi altro volete in grado di emettere un flebile segnale
di fumo. Banalmente: un silenzio assordante. Ci sono infiniti modi per
affrontare i problemi e, tra questi, anche la scelta di non comunicare, non
dire nulla, magari in attesa che le acque si plachino. Ognuno sceglie il suo:
al settimo piano hanno scelto così: ne prendiamo atto. Si tratta dello stesso, strano, silenzio che accompagna l'uscita di Gaffuri e della sua sostituzione. Non è cosa da poco: a confronto Sanremo è una barzelletta di breve durata.
A proposito del Festival, e a proposito di quanto abbiamo
scritto più volte sulla crisi degli ascolti e la perdita di fase di pubblico
giovanile, vi proponiamo una frase tratta dall’articolo di Claudio Plazzotta,
pubblicato su Italia Oggi e riferito al film “Figli”: «Ogni 100 giovani ci sono 165 vecchi. Noi
vecchi abbiamo la maggioranza assoluta, ci prendiamo la camera, il senato, il
governo e la televisione. ll Festival di Sanremo e le fiction le fanno tutte
per noi, i pubblicitari cercano noi, cosa credete. E fate i bravi perché se ci
incazziamo..., ». Appunto, di questo si tratta. Quale progetto editoriale,
quale idea o visione di Servizio Pubblico, quale futuro e per quale pubblico. Se
non si è in grado di rispondere a nessuna di queste domande, non c’è da stupirsi
se si annaspa nel buio e si annega nelle paludi dei vari personaggetti che
affollano l’Ariston.
A proposito di fiction: ieri un autorevole ex collega ci
ricordava che le fiction Rai sono un fiore all’occhiello dell’Azienda. Due osservazioni:
se il fiore è bello perché fa numeri, ci dovrebbe spiegare perché siamo alla 24a
riposizione di Montalbano per non dire di Don Matteo. Se poi il fiore è bello perché
raccoglie successo presso solo una parte del pubblico (tendenzialmente adulto e
prossimo all’anziano) qualcosa non torna.
Nei giorni scorsi è
uscita la notizia di Tony Hall, direttore generale della BBC, che lascerà il
suo incarico dopo sette anni. Molto interessante osservare cosa succede nel
Servizio Pubblico più prestigioso del mondo. Anzitutto succede, da anni, che è
in crisi il modello storico sul quale si è fondato: la sua credibilità e
autorevolezza ha cominciato lentamente
ad indebolirsi e, in special modo, nel pubblico dei giovani sempre più attratto
da altre modalità di fruizione del mezzo televisivo. Altro pilastro dell’emittente britannica che ha iniziato a scricchiolare è il tema risorse economiche: in un Paese dove
l’evasione del canone è stato considerato quasi un crimine perseguibile anche
con la galera, da tempo si parla di depenalizzare e di togliere l’esenzione del
pagamento previsto per gli anziani. Insieme a scelte imprenditoriali errate e
crisi di mercato, ne viene fuori un coktail micidiale. Infine, il recente
scandalo dei compensi alle donne del Servizio Pubblico inglese pagate notevolmente
meno dei colleghi maschi. Alla faccia del mitico modello inglese e alla salute
di quello italiano: nulla da invidiare, ognuno si prenda il suo. Con una piccola
differenza: loro, molto meglio e prima di noi, hanno cominciato ad interrogarsi
sul futuro della BBC sollevando dibattito, riflessioni e studi che dalle parti
nostre nemmeno ci immaginiamo. Ecco, si certo, la Rai non è la BBC.
bloggorai@gmail.com
ps: i lettori del blog continuano a crescere: grazie !!!
Nessun commento:
Posta un commento