lunedì 30 giugno 2025

RAI Way e Sanremo: il Piano B di un giorno qualunque

by Bloggorai ©

La Storia ti incatena, ti colpisce al cuore profondo, ti invade la mente e offusca il pensiero. È sempre lì dove occorre partire per comprendere oggi, domani e dopodomani. Non c’è scampo.

Nei giorni scorsi a Napoli, il “filosofo di Colle Oppio” ovvero l’AD Rossi ha tenuto una dotta lezione (“mettetevi comodi, sarò lungo”) sullo stato di salute dell’Azienda che lui dirige. Ha detto tante cose che meritano di essere rivedute ma due argomenti in particolare ci hanno colpito: Rai Way e Sanremo.

Sul primo argomento rileggiamo quanto ha scritto Andrea Biondi sul Sole 24 Ore: “In quel piano industriale era compresa la possibilità di vendere una quota del 15% in Rai Way. Ma Rossi su questo pare chiudere definitivamente la porta: «C’era un’opzione. Era stata presa in considerazione a suo tempo prima della realizzazione del piano industriale. Ora però i conti Rai sono più che positivi. E la vendita non è più stata presa in considerazione». Del resto, ricorda lo stesso Rossi, «è attualmente in fase di definizione l’ipotesi del progetto di consolidamento» fra Rai Way ed Ei Towers, per la quale alla fine del 2024 è stata data una cornice con un memorandum non vincolante con F2i e MediaForEurope, azionisti di Ei Towers, per l’avvio, anche con il coinvolgimento di Rai Way e della stessa EI Towers, di «approfondimenti preliminari sugli aspetti industriali di una eventuale aggregazione»”.

Improvvisamente, come fulmine a ciel sereno, Rossi ci dice lindo e pinto che A: il Piano industriale e quei 190 milioni previsti dalla “cessione” di una parte di Rai Way non ha più senso B: che non si parla più, appunto, di vendita ma di “fusione” e non ci dice però chi lo ha deciso ... il Cda? Quando??? C: che i lavori in corso sul MoU, in scadenza il 30 settembre di fatto sono già approdati ad un punto fermo. Interessante. Sul punto A: che il Piano, come pure il Contrato di Servizio che ne costituisce la cornice, fosse ad un punto morto ne avevamo già vaga sensazione. Vaghe e generiche dichiarazioni che non hanno svelato nulla sui passi in avanti concretamente realizzati. La Digital Media Company (NON di Servizio Pubblico)? Chi l’ha vista! Quel piano avrebbe dovuto poggiare su solide fondamenta finanziarie dove, appunto, la vendita di una quota di RaiWay era un pilastro fondamentale, giusta o sbagliata che fosse. Ora Rossi ci dice che i conti Rai vanno talmente bene che se ne può fare a meno. I dati di bilancio recenti ci dicono: indebitamento netto, al 31 dicembre, di 513 milioni di euro … ricavi cresciuti di 115 milioni di euro rispetto al 2023 grazie agli eventi sportivi (che quest’anno non ci saranno).

A noi sembra che la lettura del dossier RaiWay debba essere altra e di altra natura rispetto ai “semplici” conti finanziari. Vendita e fusione sono operazioni diverse, politicamente differenziate. Solito passo indietro: a gennaio 2024 i fondi azionisti di Rai Way prendono carta e penna (sono soliti farlo come quando scrissero direttamente a Draghi) per dire chiaro e tondo al Cda Rai che “L’eventuale vendita da parte della Rai della quota di Rai Way eccedente il controllo rappresenterebbe «un chiaro segnale di disallineamento degli interessi dell’azionista Rai rispetto al resto degli azionisti ed anticipiamo che non parteciperemmo all’eventuale collocamento di azioni … l’operazione avrebbe chiari riflessi negativi sul potenziale processo di consolidamento con Ei Towers”. Le parole di Rossi a Napoli hanno fatto stappare fiumi di Prosecco agli Fondi azionisti. Il problema non sono i soldi ma il segno politico dell’operazione che, abbiamo intuito, si vorrebbe accelerare verso la fusione, appunto, che però non era prevista dal Piano Industriale. Del canone di oltre 200 milioni che Rai paga a Rai Way grazie al quale si formano i dividendi invece nessuno batte ciglio.

Capitolo Sanremo. A Napoli Rossi ha dichiarato: “La Rai farà il Festival. Se non dovesse essere quello di Sanremo, la Rai farà il suo Festival, perché è in grado di avere una macchina produttiva unica in Italia, capace di organizzare questo tipo di evento ovunque”. Passano pochi giorni, poche ore, e questa mattina il solito bene informato Mario Ajello sul Messaggero titola a caratteri cubitali Dimenticare Sanremo la Rai porta il Festival in Versilia e in Costiera. Con il Comune rivierasco è rottura. Dal 2027 si pensa a una kermesse itinerante attraverso le più belle località italiane: da Viareggio a Sorrento, dal Gargano a Senigallia”. E giù via con una lunga serie di ipotesi che, supponibile, scateneranno l’inferno di appetiti e desideri. Leggiamo: “Sta di fatto che tra Rai e discografici il fastidio per il comportamento del Comune di Sanremo ormai è al massimo grado, e anche oltre. E nelle stanze di Via Asiago la ricerca della nuova sede per il festival sta diventando un esercizio appassionante. Si è convinti di trovare un'accoglienza più dignitosa, sia economicamente sia logisticamente, di quella avuta finora a Sanremo … E nella mappa dello Stivale, che stanno compulsando i vertici della Rai, Sanremo è un puntino ormai sbiadito”. Un “Piano B” non si nega a nessuno. Il tema però è che sia Rai che il Comune sono in un vicolo cieco. La Rai non potrebbe acconsentire ai desideri del Comune e il Comune non potrebbe scendere otre una certa soglia rispetto a quanto richiesto, pena dover riaprire un contenzioso giuridico notevole. 

Solita storia, come il Palazzo di Viale Mazzini: tutti sapevano da anni che andava sgombrato e nessuno se ne è mai occupato, salvo attendere l’ordine di sgombero puntualmente arrivato. Tutti sapevano da anni, da decenni, che Sanremo non avrebbe retto la sua impalcatura per i costi e per la logistica insostenibile ed è stata necessaria una sentenza in tribunale per cambiare le carte in tavola.

Il mare periglioso in cui naviga questo Cda, questa “destra” al governo dell’Azienda (senza dimenticare una certa implicita complicità di chi gli consente di rimanere a galla) è tutta semplicemente qui: navigano a vista, senza bussola e senza mappe, con le vele basse e al comando non sa bene chi ci sia.

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domenica 29 giugno 2025

Lavori in corso

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Approfittiamo della calura per leggere, studiare e capire.

A presto

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sabato 28 giugno 2025

RAI: il vuoto, il nulla e il niente napoletano

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Fin dove si espandono i confini del nulla? Quanto è capiente il vuoto? Che valore può avere e come si misura il niente?

Dopo aver letto i giornali di questa mattina, preso il caffè al bar del Circolo Trattoristi (dopo che dall’alba di oggi abbiamo combattuto aspramente con il solenoide del nostro trattore) e fatto il solito giro delle “quattro chiese” di amici, parenti e conoscenti, siamo giunti alla conclusione, ci siamo fatti persuasi, che il sole di Napoli non bacia tutti allo stesso modo.

Ieri a Napoli hanno presentato i palinsesti Rai della prossima stagione e la sintesi, seppure approssimativa e di seconda mano, è che hanno raschiato il barile seppure dove non c’è più nulla da tirare fuori. L’anno scorso un titolo significativo è stato “Rai il piano B. Napoli, alla presentazione dei palinsesti l'aria è quella della fine di un'epoca”. No, l’epoca non è ancora finita, è in pieno e disperato svolgimento.

Ieri a Napoli hanno provato a spacciare un palinsesto di minestrine ripassate in padella come un come un onorevole e dignitoso piatto di spaghetti al pomodoro, stanno vendendo il “grande ritorno”, l’evento TV dell’anno, in prima serata come quello di Roberto Benigni su RaiUno che si collegherà nientepopodimenoche da Casa Santa Marta in Vaticano. Dopo averci intrattenuto sulla Costituzione, sui Dieci Comandamenti, sul 25 aprile, sul Primo maggio, sull’Europa con o senza “riarmo”, sulla ricorrenza dell’Epifania ed ora dal Vaticano, per i prossimi anni Benigni si dovrà rivolgersi verso agli argomenti: dove nasce il Rio delle Amazzoni? È stato veramente risolto il teorema di Fermat? Quali sono i veri segreti delle Piramidi (se Angela non si offende)? L’Avvenire di oggi titola “Benigni e San Pietro più sicuri di Sanremo”.

Ieri a Napoli però sembra emersa anche la dimensione crepuscolare di questa “destra” al potere dell’ex Viale Mazzini che non è ancora alla fine ma comincia a somigliarci molto. il "discorso" politico di Rossi meriterebbe di essere riascoltato e annotato. Rossi&C sentono il fiato sul collo del prossimo 8 agosto quando entrerà in vigore il MFA e, di fatto, potrebbe mettere il nostro Paese in infrazione comunitaria e loro stessi inquilini abusivi del Palazzo Rai; Rossi&C sono caduti sotto la scure del loro stesso Governo che gli ha tagliato le risorse (ottima scusa per tagliare trasmissioni scomode, Report in primo luogo; Rossi&C sono caduti sotto la scure del loro stesso fallimento sui tanti “nuovi” prodotti che gli stavano tanto a cuore; Rossi&C sono caduti sotto il ricatto dei loro stessi partiti che tengono in ostaggio la Vigilanza Rai impedendo la ratifica del presidente ponendo in dubbio financo la legittimità degli atti finora compiuti (e che nessuno ha voglia di verificare); Rossi&C cadono sotto i macigni che rotolano addosso dal Contratto di Servizio e dal Piano Industriale che non riesce a prendere forma e sostanza. Infine, Rossi&C piombano nell’incubo dell’incertezza e devono mettere le mani avanti per non cadere indietro sul prossimo Sanremo: “Se non dovesse essere a Sanremo ... lo faremo altrove” e non si capisce se è un anatema, uno scongiuro o una minaccia verso il Comune ingrato.

La notizia del giorno però è dell’altro ieri: sul sito de La stampa è comparso un articolo, a firma Niccolò Carratelli, dove si leggeva che era stato visionato un documento interno, molto riservato, sulle linee guida del Palinsesti 2025-27. Il collega de La Stampa non è solo, anche Bloggorai ed altri lo hanno “visionato” ed è lì che abbiamo trovato la voragine, il buco nero dentro il quale sprofonda il “racconto”, il “Piano Mattei per la Rai” proposto dall’AD Rossi. Quello che è stato raccontato ieri a Napoli invece è la somma di pezze peggiori del buco. Ne parleremo dettagliatamente di questo documento di 95 pagine, votato all’unanimità a febbraio scorso, che speriamo vivamente possa essere reso pubblico. Si legge di “vulnus strutturale” … di “organizzazione per generi che non è riuscita …”, di crisi identitarie dei due canali, si ammette che il Gruppo Rai ha perduto nel day time contro il concorrente Mediaset e così via in una litania di ammissioni di colpa e di sconfitte. Dobbiamo studiarlo a fondo prima di andare avanti.

Chiudiamo con la consueta citazione dell’articolo di Giovanni Valentini pubblicato sul Fatto di Oggi con il titolo: “Tra 40 giorni la Rai diventa fuorilegge: che fa l’opposizione?”. Chiude il pezzo con lo stesso argomento della settimana precedente: “In questa incresciosa congerie, come intendono comportarsi i due rappresentanti di minoranza, eletti uno dal M5S e l’altro da AVS quando era stato già approvato il Media Freedom Act? Ritengono che basti astenersi sui nuovi-vecchi palinsesti della restaurazione? Vogliono continuare a fare la guardia al bidone, rischiando di diventare complici del degrado Rai? O non farebbero meglio, piuttosto, a dimettersi prima che il regolamento europeo metta in mora tutto il vertice?”. Valentini, forse, non è il solo, non da ora e non è l’unico che se lo chiede.

Per quanto riguarda invece la domanda che si pone sull’opposizione, ci permettiamo di suggerire una risposta: non può fare rigorosamente nulla anzitutto perché è impossibile in modo assoluto che possa avvenire qualcosa se non prima di un anno almeno, ad essere ottimisti (a proposito, sono iniziate le audizioni in VIII Commissione Senato e, udite udite, chi hanno convocato per primi? Il sindacato dei giornalisti di “destra”) e poi se, all’interno dell’opposizione, prima non avvengono “fatti” significativi e rilevanti. Il solo ed unico “fatto” rilevante e significativo è sgombrare il campo da nodi cruciali e fondamentali sulla riforma Rai: il primo tra questi è il canone. Come si può tracciare un percorso di riforma comune se da un lato c’è una proposta di abolirlo completamente (quella del M5S) e dall’altro “nonsisabenecosa” ovvero il PD che si presenta con due anime dove una vorrebbe pure abolirlo (in tutto o in parte, vedi il vicesegretario Boccia e la sua famosa dichiarazione all’Ansa “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”) e un’altra che vorrebbe al contrario rafforzarlo. Graziano, capogruppo PD in Vigilanza Rai, pensaci tu!!!

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venerdì 27 giugno 2025

giovedì 26 giugno 2025

Palinsesti RAI: che mi ci porti a fare domani sott'a Posillipo se non mi vuoi più bene?

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palinsèsto s. m. [dal lat. palimpsestus, gr. παλίμψηστος «raschiato di nuovo», comp. di πάλιν «di nuovo» e ψάω «raschiare»]. – 1. Manoscritto antico, su papiro o, più frequentemente, su pergamena, il cui testo originario è stato cancellato mediante lavaggio e raschiatura e sostituito con altro disposto nello stesso senso … (Treccani)

 

Ci sono modi di dire che prendono la maggiore e diventano come la rucola: vanno bene dovunque. “Non li hanno visti arrivare”. Parliamo della “destra” in Rai che non è nuova: è antica e stagionata, esperta e navigata. Tanto per capirci: Rossi era lì da quando aveva i calzoncini corti e il suo capo staff è cresciuto all’ombra della destra Rai sin da quando era in tenera età e si occupava di fotocopie. Nessuno può dire di non essersi accorto di “tele Meloni” e di quanto stava e sta per realizzare.

Domani a Napoli verranno presentati i palinsesti Rai per la prossima stagione e c’è da supporre che saranno semplicemente la riscrittura aggiornata di quello precedente con qualche aggravante. 

Alcune notizie sono state già anticipate nei giorni scorsi. Necessario però tenere bene a mente le linee guida approvate all’unanimità dal Cda lo scorso febbraio. Qualcuno le ha viste? Qualcuno ne sa qualcosa? E’ assolutamente evidente che ciò che verrà presentato domani dovrebbe essere successivo, coerente  e conseguente a quelle linee che, appunto, sono state votate all’unanimità. Sarebbe ben difficile supporre il contrario: che a febbraio hanno presentato un “percorso” editoriale e domani ne presentano uno diverso.

Delle due l’una: o domani si vedranno applicate alla lettera le linee guida di febbraio o se così non fosse qualcuno ne dovrà trare qualche conseguenza. C’è da dire inoltre che a febbraio scorso era, ovviamente, già nota la mannaia della Legge finanziaria 2025 che imponeva il taglio del 2% alle spese per il personale e consulenze. Peraltro, si tratta di un richiamo che da anni la Corte di Conti rivolge alla Rai. Domani quindi non ci aspettiamo sorprese sorprendenti. Compreso la volontà di tagliare le trasmissioni che non raggiungono il 3% di ascolti: lo avevano già in canna, l’insofferenza verso Report&C cioè tutto ciò che è “giornalismo d’inchiesta” era nota da mesi, ormai da anni. Ovviamente, ci attendiamo che in questa “insofferenza” ci sia compresa Newsroom della Maggioni con il suo 2,qualchecosa ovviamente. Ma non è questo il solo tema. I temi che poniamo sono: A la qualità del prodotto e B sapere se questo palinsesto risponde anche alla logica della “riforma per generi” da tanti e da tempo auspicata ed ora in chiara difficoltà se non già sepolta del tutto. Lo stesso Roberto Sergio, ex AD, poco tempo addietro ne aveva dichiarato lo stato comatoso. Rossi e il suo fidato collaboratore Coletta riescono a tenerne le fila?

Cosa è un “palinsesto” Rai? E’ semplicemente la risultante di tre fattori variamente combinati tra loro. Il primo fattore è dettato dalle norme in vigore: Concessione e Contratto di Servizio. Il secondo fattore è dettato dalle contingenze economiche: come impiega le risorse di cui l’Azienda dispone e nel mercato in cui opera e si riferisce. Il terzo fattore è di natura rigorosamente aleatoria e financo soggettiva: ciò che si vorrebbe fare, ciò che sarebbe “giusto”, opportuno o necessario a seconda del punto di vista del soggetto interessato. In soldoni: un palinsesto è il frutto ovvero la sintesi di ciò che si deve fare, di ciò che si può fare e di ciò che si vorrebbe fare.

Per aiutarci a capire meglio, siamo andati a rileggere Bloggorai dell’anno scorso.

Sabato 20 luglio 2024 abbiamo riportato i titoli del giorno dopo la presentazione dei palinsesti:

Corriere: “Si punta su Conti e De Martino. Fiorello sparisce, slitta Sanremo. Torna Saviano, Bortone va a Radio 2. Confermate Clerici, Carlucci, Venier” e poi “Rai e Mediaset, un fronte comune. Il sì di Viale Mazzini a Berlusconi sul canone. Un programma per Sechi, l'opposizione insorge”.

Stampa: “Rai il piano B. Napoli, alla presentazione dei palinsesti l'aria è quella della fine di un'epoca”.

Repubblica: “Nella Rai di Meloni vincono gli amici. De Martino superstar”.

Sole 24 Ore: "Rai chiede «risorse certe», su canone e pubblicità fa sponda con Mediaset".

Foglio: “Addio Rai Tristezza, saluti, appelli a Pier Silvio, ecco il palinsesto della tv più malinconica del mondo”.

Vedi titolo: RAI: gli ultimi resistenti sotto le pendici del Vesuvio https://bloggorai.blogspot.com/2024/07/rai-gli-ultimi-resistenti-sotto-le.html

domenica 21 luglio 2024 invece abbiamo titolato RAI: anziani e informazione, le ragioni della disfatta prossima ventura e sintetizzato con:

A - le risorse economiche sono poche e incerte. B - non ci sono idee, si vive di rendita del passato glorioso C - gestione "problematica": come ha scritto pure la Corte dei Conti “Necessarie misure per ridurre inefficienze e costi” D – la concorrenza incalza su tutti i fronti, free e pay, e non c’è modo di arginarla E – manca ogni ipotesi di strategia globale e complessiva: Contratto di Servizio e Piano industriale inadeguati e insufficienti.

Oggi possiamo aggiungere: e le Linee Guida palinsesti 2025-27 ???

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Lavori in corso

 Bloggorai oggi esce più tardi 

mercoledì 25 giugno 2025

RAI: il "potere" con la P maiuscola

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Oggi non ci sono notizie e non succederà nulla che merita particolare attenzione. O meglio, ce n’è una di particolare gravità e importanza che illumina bene la scena Rai.

Ieri sera abbiamo avuto notizia di una lettera che l’Ad Rossi e il capo delle risorse umane Ventura hanno firmato e consegnato a Sigfrido Ranucci per richiamarlo all’osservanza delle normative aziendali in merito a interviste o partecipazioni a programmi esterni.

Report e Ranucci si difendono benissimo da soli, dentro e fuori la Rai. Parlano il loro lavoro, la loro storia professionale e il “fastidio” politico che producono: vedi oggi gli articoli della destra infuriata per l’ultima puntata.

Bloggorai invece la prende larga e inizia con una nota a margine che riguarda Monica Maggioni, la potentissima superdirettrice Editoriale per l'Offerta Informativa Rai, nonché titolare della Cattedra di Storia dei Conflitti contemporanei, Facoltà di Scienze Politiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano (una cattedra non si nega mai a nessuno, specie agli amici), Chevalier della Légion d'Honneur, European Deputy Chairman della Commissione Trilaterale (in ottima compagnia del fior da fiore dell’economia e finanza italiana) nonché conduttrice di due programmi di cui uno, NewsRoom su RaiTre, ha spiccato per il “successo” di ascolti che, nelle recenti otto trasmissioni ha raccolto una media del 2,1% di share e poco meno di 400 mila telespettatori. Attenzione: parliamo di quella “newsroom” del Servizio Pubblico che invece non ha mai visto la luce. Ricordate il famigerato e affossato Piano Verdelli, quello elaborato da chi attaccò frontalmente Rai News24 considerata “una creatura” della Maggioni? Correva l’anno 2013 quando la nostra, proprio come direttrice della testata, andò a Cologno Monzese ad intervistare Berlusconi: una lezione di giornalismo.

Infine, Monica Maggioni, spesso e volentieri la leggiamo su La Stampa, come ieri quando ha firmato un editoriale in prima pagina. Parliamo di un giornale che è parte della concorrenza diretta indiretta della Rai. Parliamo di un giornale che appartiene ad un mondo di “Potere” editoriale, il Gruppo Gedi (vedi Elkan&C), con la “P” maiuscola, proprietario anche di Repubblica diretto dal suo ex collega Mario Orfeo. A suo tempo, 2017, erano insieme a dirigere l’Azienda e abbiamo ripescato una piccola storia divertente: “La Maggioni nella bufera Rai salvata da Gentiloni e Orfeo. I rimborsi per la promozione del libro? Non paragonabile a Minzolini” (aprile 2017). Da rileggere e incorniciare poi questo pezzo pubblicato su Dagospia a novembre 2021 (https://www.dagospia.com/media-tv/dagoreport-ci-voleva-quel-guazzabuglio-e-rai-per-far-inciampare-draghi-289904 ). 

Da chi fu messa a tacere tutta quella vicenda? Rileggere per credere: https://www.ilblogdellestelle.it/2017/06/la_rai_paga_vitto_alloggio_e_trasferta_alla_sua_presidente_per_un_suo_libro.html .

Dicono di lei che sia “vicina” al Pd e forse un pizzico di verità ci potrà pure essere vista la “simpatia” o almeno la “non ostilità” di cui ha sempre goduto in “certi” ambienti. Dicono pure di lei che in questo momento sia pure nelle “grazie” dell’Ad Rossi che, si suppone, che gli possa aver concesso l’autorizzazione necessaria (quella stessa richiamata a Ranucci) per poter esporre le proprie idee ieri su La Stampa. A meno che, come Direttrice, si sia autorizzata da sola.  

Perché gli dedichiamo queste poche e miserabili righe? Perché siamo sempre in caccia di “segni”, di figure, di icone in grado di rappresentare e sintetizzare tutto con poco. Cosa rappresenta proprio oggi la Maggioni? Semplice: è la figura che meglio racchiude tutto il passato con il presente dove si trova l’Azienda Rai. Appunto: il Potere del Passato che si riverbera sul Potere del Presente. Per i ruoli che ha ricoperto e che ricopre tutt’ora è la migliore espressione del “Potere” occulto e trasversale che attraversa la Rai. Forse è anche più di uno, nessuno e centomila.

Nei prossimi giorni saranno noti i programmi che verranno tagliati perché con ascolti inferiori al 3%. Sarà divertente vedere se pure il programma di “successo” della Maggioni verrà premiato nei prossimi palinsesti.

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martedì 24 giugno 2025

RAI: il cavallo e il suo Profeta

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“Seguimo Aquilante; lui conosce la via della fuga!”. Il “malo caballo”, ad un certo punto è invitato ad andare “ ... allo Monasterio, ratto come lo fulmine” (Brancaleone alle Crociate, 1966)

“… dopo di aver congegnato, cancellato e rifiutato, disfatto e tornato a rifare molti nomi nella sua mente ed immaginazione, in ultimo finì col chiamarlo Ronzinante: nome, a parer suo, alto, sonoro, che stava a significare quel che era stato da ronzino, rispetto a quello che era ora, che era, cioè, «innante o avanti» e il primo di tutti i ronzini del mondo”. (Cervantes, Don Chisciotte)

È il destino di un animale forte e fiero quello di rappresentare il destino del loro padrone. Chi è il “proprietario” del Cavallo di Viale Mazzini? Teoricamente la risposta è semplice: i cittadini ovvero i telespettatori. Gli uni e gli altri, progressivamente e inarrestabilmente, lo stanno abbandonando più di quanto già lo hanno abbandonato la politica.

Lo notizia importante di oggi la riporta il Sole 24 ore a firma Andra Biondi con il titolo “La Tv rallenta insidiata dai social. Tengono news e on demand” dove si legge che “… lo spettatore se ne va, lentamente ma inesorabilmente. Per la televisione italiana che ha chiuso i battenti della stagione 2024- 2025 (dal 15 settembre al 31 maggio) il bilancio mostra sia una parte vuota sia una parte piena del bicchiere. Riguardo a quest'ultima: chi si aspettava un crollo non è stato accontentato. Quanto alla parte vuota del bicchiere però i dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi lasciano poco spazio a dubbi: si guarda meno la Tv. O meglio, si guarda meno la televisione lineare in tempo reale”. Attenzione alle date: i dati pubblicati oggi si riferiscono correttamente alla stagione Auditel che inizia, appunto il 15 settembre, e non il primo gennaio come a qualcuno in Rai piace credere.

Con questo dato certo, granitico e immutabile, occorre fare i conti. E sono conti che riguardano le casse, le risorse economiche, ma sono anche conti che riguardano la qualità dell’offerta editoriale. In entrambi i settori mancano i “ragionieri”, quelli che sanno dove mettere le mani su come gestire correttamente i soldi pubblici, il bene comune, e quelli in grado di inventare una Tv di qualità senza dover ricorrere agli ormai prepotenti e preponderanti soggetti esterni, case di produzione e agenti artistici. Hanno premiato "Belve" come trasmissione dell'anno e nessuno ha fiatato. Su questo specifico aspetto, non c’è nulla da fare: tutti tacciono, storditi e afoni e semmai dicono qualcosa gli succede pure di plaudire al "successo" di" cuoricini cuoricini". Per quanto riguarda i conti economici, sono anni che per la Corte dei Conti “… permane la necessità di misure organizzative e gestionali volte all’eliminazione di inefficienze e diseconomie” che nessuno si è poi preoccupato di verificare la corretta applicazione.

Andiamo avanti, ovvero indietro. Ieri abbiamo letto una dichiarazione sui “suoi canali social” della Presidente della Vigilanza, Barbara Floridia: “Sento il dovere di esprimere forte preoccupazione per alcune scelte editoriali e gestionali che rischiano di minare la credibilità del Servizio Pubblico”. Merita breve nota a margine: A si accorge solo oggi di “alcune” scelte editoriali Rai? B evidentemente gli è cascata la penna con la quale avrebbe voluto scrivere a Mattarella per protestare sullo stato in cui versa l’organo parlamentare che presiede, ormai inutile orpello in ostaggio della maggioranza di Governo. Chi aspetta a dimettersi o almeno provare, minacciare di farlo?  

Andiamo ancora avanti, ovvero molto indietro. Torniamo al 2 gennaio, quando a Piazza Navona Nanni Moretti fulminava il suo partito (Massimo D’Alema) con l’anatema “Con questi dirigenti non vinceremo mai”. Rimaniamo nell’orticello della “questione Rai”: con i soliti quattro (e basta) non solo non vinceremo mai ma si potrà garantire la sopravvivenza di “TeleMeloni” per molti anni a venire.

Tanto per capirci bene: nei prossimi giorni è previsto un incontro promosso da AVS sul tema “Le nuove ragioni della Rai nella transizione digitale”. A nostro modestissimo parere si tratta di una iniziativa autoreferenziale, irrilevante, inutile. Autoreferenziale perché è promossa dal partito AVS, si rivolge al partito AVS e vi dibattono i militanti (e i nominati) AVS. E se poi invitano un esterno, uno a caso, capita pure che si tratta di uno noto “amico” del Servizio Pubblico, ovvero uno che non ha mai mancato occasione di avversarlo (provate ad indovinare di chi si tratta). Si tratta poi di una iniziativa irrilevante, nel senso che per quanto noto e per quanto ne sappiamo e salvo sorprese, non pone nessun nuovo e significativo rilievo rispetto a quanto noto sulle emergenze Rai. Nella loro locandina la parola “riforma” non compare proprio, declassata a semplice “nuova governance” e ne parlerà il loro parlamentare firmatario della proposta di legge 828, datata luglio 2023, dove il MFA non era nemmeno immaginato all'orizzonte (eppure all'incontro vi partecipa chi avrebbe dovuto saperlo per tempo). Ci saranno soprese last minute? Infine, si tratta di una iniziativa inutile nel senso che non porta nessuna utilità oggi sul fronte delle incombenze specifiche della Rai (esempio Rai Way di cui pure si vorrebbe parlare) sia di quelle politiche generali. È noto che da tempo si vorrebbe istituire un “tavolo di lavoro” per cercare di concordare una proposta di riforma comune buona per tutta l’opposizione e invece AVS che ti combina? Ti apparecchia quasi sottobanco la “loro” iniziativa. Per saperne qualcosa abbiamo dovuto scomodare amici, parenti e conoscenti che non sapevano quasi nulla fino a pochi giorni addietro. 

Auguri … andiamo avanti così, non ci facciamo mancare una sana boccata di rinfrescante pessimismo.

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lunedì 23 giugno 2025

2029: altra RAI, altro Cavallo e altre corse

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La lingua batte dove il dente duole. Ieri, come succede da tanti anni quando la domenica non siamo al Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina a prendere il caffè, alle prime luci dell’alba, con il fresco, ci rechiamo al mercato di Porta Portese. Un luogo fondamentale di incontri e di percezioni di quanto succede nel mondo. Tra una battuta e l’altra, si avverte seppure sommariamente cosa dice la “gente”. Rivedete questa brevissima e illuminante clip con Tina Pica e Vittorio De Sica: https://www.youtube.com/watch?v=r0UMVMKQox4 .

Ad un certo punto, mentre stavo per andare via, incontro un mio caro e antico ex collega Rai, che mi dice: “Vieni, vieni, ti devo far vedere una cosa!” e mi porta verso un banchetto dove, tra le tante cose, c’era una basetta di marmo con una riproduzione bidimensionale del Cavallo forse in argento. Il venditore mi chiede 30 euro e alla fine, dopo una brevissima trattativa come d’obbligo, me la vende a 15. Va bene. Ma non finisce qui. Faccio pochi metri e incontro un altro ex collega che non vedevo da tanti anni. Che fai, che non fai e, giocoforza, finiamo a parlare dei tempi “gloriosi” passati in “una Rai che ora non c’è più”. Già, questo un ritornello comune e diffuso, sia tra chi era dentro sia tra chi era fuori: quella Rai, quel Servizio Pubblico bene che vada oggi è talmente diverso da allora da poter dire con quasi assoluta certezza che “Non è più la Rai di una volta”. E allora, tra una nostalgia e l’altra, gli faccio vedere l’acquisto: “Ahhh si certo, ricordo bene … di quegli oggetti ne ho visto scatoloni pieni nei sotterranei di Viale Mazzini, poi, mi sembra che hanno portato via tutto in un capannone di Pomezia dopo che ci fu una specie di scandalo”. Già. Uno dei piccoli e tanti scandali che nessuno mai ricorderà più.

Nei giorni scorsi, dovendo andare in zona Prati, averi potuto fare diverse strade ma, alla fine, ho scelto di passare di fronte al Palazzo. In quel momento il grande cancello era aperto e alcune persone stavano caricando “masserizie” su un camion. Nello stesso istante, due persone, forse turisti, si affacciavano su un lato per fotografare il cavallo di Messina. Cavallo “morente” o “rampante” ovvero sull’orlo di stramazzare al suolo esausto e ferito oppure pronto a destarsi in piedi e riprendere a galoppare? Eterno dilemma che però, nelle attuali circostanze, sembra più facile osservarlo nella prima ipotesi. Se c’è una immagine suggestiva e iconica in grado di rappresentare sinteticamente “lo stato delle cose” è proprio l’abbandono forzato del Palazzo di Viale Mazzini e lo stato di solitudine in cui versa il cavallo. Se tutto va bene, ad essere ottimisti, lo rivedremo nel 2029. A quel tempo ci sarà una nuova Concessione, un nuovo Contratto di Servizio, un altro Parlamento e magari privo della Vigilanza Rai che potrebbe nominare un nuovo Cda. Insomma, sarà una Rai ancora e più profondamente diversa da quella attuale. A quel tempo, verosimile, ci potrà essere un altro Cavallo che guarda a destra, un monumento a perenne ricordo del Cavallo che fu a Viale Mazzini.

E però, come ormai scriviamo stancamente, sarà una Rai che nessuno ha voglia di immaginare quale potrà o dovrà essere. Nei prossimi mesi si consumerà la grande battaglia sul suo futuro e sulla sua “missione” dove si fronteggeranno gli eserciti di coloro che vorranno contro quelli che potranno. Invece, qualcuno, vuole consumare la “piccola battaglia” sulla sola governance.

I due eserciti, al momento, sembrano ispirati a due grandi dottrine e comportamenti: coloro che “potranno” sembrano avere le idee chiare, hanno bene in mente quale sarà “la missione” che si dovrà affidare al Servizio Pubblico. Sarà una Rai progressivamente ridotta, complementare e privatizzata nell’anima, nel suo spirito profondo. Di fronte, ovvero coloro che “vorranno” appaiono come un esercito allo sbando, senza Patria e senza bandiere che non sa dove dirigersi e quali armi utilizzare. Saremo facili profeti ad immaginare che nel 2029 vinceranno “loro” come hanno già vinto e come vincono ogni giorno senza incontrare resistenza alcuna.  

Tanto per dare un’idea tra le forze in campo: nei prossimi giorni alcuni si incontreranno per dibattere di tante varie cose che interessano la Rai e dove, tanto per intenderci, hanno posto in apertura un quesito esistenziale e centrale: in questo momento chi comanda i dati e gli algoritmi??? e non diciamo nulla su chi è stato chiamato a dibattere. Ci appare un tentativo maldestro di buttare la palla in tribuna durante una partita irrilevante e lontana dal campionato. O forse, dentro un altro piccolo campionato. Piccolo piccolo.

bloggorai@gmail.com

 

2029: un'altra RAI, un altro Cavallo per un altro Campionato

by Bloggorai ©

La lingua batte dove il dente duole. Ieri, come succede da tanti anni quando la domenica non siamo al Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina a prendere il caffè, alle prime luci dell’alba, con il fresco, ci rechiamo al mercato di Porta Portese. Un luogo fondamentale di incontri e di percezioni di quanto succede nel mondo. Tra una battuta e l’altra, si avverte seppure sommariamente cosa dice la “gente”. Rivedete questa brevissima e illuminante clip con Tina Pica e Vittorio De Sica: https://www.youtube.com/watch?v=r0UMVMKQox4 .

Ad un certo punto, mentre stavo per andare via, incontro un mio caro e antico ex collega Rai, che mi dice: “Vieni, vieni, ti devo far vedere una cosa!” e mi porta verso un banchetto dove, tra le tante cose, c’era una basetta di marmo con una riproduzione bidimensionale del Cavallo forse in argento. Il venditore mi chiede 30 euro e alla fine, dopo una brevissima trattativa come d’obbligo, me la vende a 15. Va bene. Ma non finisce qui. Faccio pochi metri e incontro un altro ex collega che non vedevo da tanti anni. Che fai, che non fai e, giocoforza, finiamo a parlare dei tempi “gloriosi” passati in “una Rai che ora non c’è più”. Già, questo un ritornello comune e diffuso, sia tra chi era dentro sia tra chi era fuori: quella Rai, quel Servizio Pubblico bene che vada oggi è talmente diverso da allora da poter dire con quasi assoluta certezza che “Non è più la Rai di una volta”. E allora, tra una nostalgia e l’altra, gli faccio vedere l’acquisto: “Ahhh si certo, ricordo bene … di quegli oggetti ne ho visto scatoloni pieni nei sotterranei di Viale Mazzini, poi, mi sembra che hanno portato via tutto in un capannone di Pomezia dopo che ci fu una specie di scandalo”. Già. Uno dei piccoli e tanti scandali che nessuno mai ricorderà più.

Nei giorni scorsi, dovendo andare in zona Prati, averi potuto fare diverse strade ma, alla fine, ho scelto di passare di fronte al Palazzo. In quel momento il grande cancello era aperto e alcune persone stavano caricando “masserizie” su un camion. Nello stesso istante, due persone, forse turisti, si affacciavano su un lato per fotografare il cavallo di Messina. Cavallo “morente” o “rampante” ovvero sull’orlo di stramazzare al suolo esausto e ferito oppure pronto a destarsi in piedi e riprendere a galoppare? Eterno dilemma che però, nelle attuali circostanze, sembra più facile osservarlo nella prima ipotesi. Se c’è una immagine suggestiva e iconica in grado di rappresentare sinteticamente “lo stato delle cose” è proprio l’abbandono forzato del Palazzo di Viale Mazzini e lo stato di solitudine in cui versa il cavallo. Se tutto va bene, ad essere ottimisti, lo rivedremo nel 2029. A quel tempo ci sarà una nuova Concessione, un nuovo Contratto di Servizio, un altro Parlamento e magari privo della Vigilanza Rai che potrebbe nominare un nuovo Cda. Insomma, sarà una Rai ancora e più profondamente diversa da quella attuale. A quel tempo, verosimile, ci potrà essere un altro Cavallo che guarda a destra, un monumento a perenne ricordo del Cavallo che fu a Viale Mazzini.

E però, come ormai scriviamo stancamente, sarà una Rai che nessuno ha voglia di immaginare quale potrà o dovrà essere. Nei prossimi mesi si consumerà la grande battaglia sul suo futuro e sulla sua “missione” dove si fronteggeranno gli eserciti di coloro che vorranno contro quelli che potranno. Invece, qualcuno, vuole consumare la “piccola battaglia” sulla sola governance.

I due eserciti, al momento, sembrano ispirati a due grandi dottrine e comportamenti: coloro che “possono” sembrano avere le idee chiare, hanno bene in mente quale sarà “la missione” che si dovrà affidare al Servizio Pubblico. Sarà una Rai progressivamente ridotta, complementare e privatizzata nell’anima, nel suo spirito profondo. Di fronte, ovvero coloro che “vorranno” appaiono come un esercito allo sbando, senza Patria e senza bandiere che non sa dove dirigersi e quali armi utilizzare. Saremo facili profeti ad immaginare che nel 2029 vinceranno “loro” come hanno già vinto e come vincono ogni giorno senza incontrare resistenza alcuna.  

Tanto per dare un’idea tra le forze in campo: nei prossimi giorni alcuni si incontreranno per dibattere di tante varie cose che interessano la Rai e dove, tanto per intenderci, hanno posto in apertura un quesito esistenziale e centrale: in questo momento su chi comanda i dati e gli algoritmi e non diciamo nulla su chi è stato chiamato a dibattere. Ci appare un tentativo maldestro di buttare la palla in tribuna durante una partita irrilevante e lontana dal campionato. O forse, dentro un altro piccolo campionato. Piccolo piccolo.

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sabato 21 giugno 2025

RAI: un tramonto triste ... solitario y final

by Bloggorai ©

C’era una volta … un signore che la sapeva lunga e la sapeva raccontare. Ad un certo punto si inventa e propone una teoria, a quel tempo alquanto bizzarra, secondo la quale le vicende umane sono regolate da tante leggi ma due tra queste rivestono particolare importanza: le contraddizioni. Questo signore, in poche parole, ha sostenuto che esistono due grandi tipi di contraddizioni: quelle tra noi e i nostri avversari, solitamente insanabili e conflittuali, e quelle tra noi e i nostri amici, solitamente suscettibili di soluzione. Non bisogna mai commettere l’errore di confonderle tra esse o, addirittura, invertire l’ordine di rilevanza. Questo signore la sapeva veramente lunga. Grande insegnamento troppo spesso dimenticato.

Allora, succede, che quando si affrontano temi e problemi del Servizio Pubblico e, in subordine della Rai, si avverte una certa comodità a mescolare le carte in tavola e questo è un fenomeno che avviene tra i nemici ma pure spesso tra gli amici.

Andiamo subito al sodo. Questa mattina sul Fatto Quotidiano Giovanni Valentini lo scrive chiaro e tondo: “… sarebbe ora che le opposizioni, tutte insieme, ne prendessero atto per comportarsi di conseguenza: magari ritirandosi dal consiglio di amministrazione della Rai, per dissociare espressamente le proprie responsabilità dal centrodestra e non avallare questo sconcio”. Segue quanto già detto da Usigrai a febbraio scorso (lo stesso sindacato di cui è stato segretario il Consigliere Natale e lo stesso sindacato giornalisti che ha raggiunto l'accordo con l'Azienda sui precari) e a quanto sostenuto da Bloggorai con una lettera aperta. La “contraddizione” tra l’opposizione e questo vertice, questo Governo, è insanabile, permanente e conflittuale e non ci sono margini per fini e impercettibili trattative diplomatiche. 

Alcuni nostri “amici” hanno scambiato lucciole per lanterne, hanno atteso e sperato che qualcosa potesse cambiare in meglio che, in fondo in fondo, si poteva discutere. Il famigerato “piano Mattei” per la Rai elaborato e proposto da questo AD, Giampaolo Rossi, difficilmente può essere oggetto di trattativa e tutti gli atti compiuti da questa consiliatura lo stanno a dimostrare. Nella “sua” narrazione il giornalismo d’inchiesta non è previsto. Non è e non è mai stata una “stagione di dialogo e confronto” come a qualcuno avrebbe fatto piacere che fosse. E, semmai ci fosse stato qualche spiraglio, questo si è aperto sempre il giorno dopo, quando i danni sono ormai pressoché irreparabili.

Ancora una volta dobbiamo ripetere con forza e chiarezza: è tutto scritto nei libri di storia recente, recentissima, e basta dare uno sguardo, fare un riassuntino e tutto emerge con chiarezza. In questi giorni, in queste ore, si sta dibattendo sull’ipotesi, alquanto verosimile, che la Rai voglia “tagliare” trasmissioni giornalistiche d’inchiesta e, giustamente, gli interessati (in primo luogo Report) protestano.

Lo sapevamo da tempo che sarebbe andata a finire così. Lo sapevamo da quando è stato chiuso in fretta e furia e in modo sguaiato il Contratto di Servizio che, proprio sul tema “giornalismo d’inchiesta” ha visto concentrarsi la battaglia fondamentale e non è stato un caso. Quello stesso Contratto, sempre non a caso, poi è stato plaudito da chi dopo ha rotto l’accordo “prima la riforma e poi le nomine, ovvero M5S e AVS. Il buco nero di questo Contratto è il famigerato Allegato1, quello che avrebbe dovuto sostituire il precedente art. 25 dove venivano previsti e dettagliati gli “obblighi specifici”. Tutto questo non solo è stato derubricato in un generico e vago Allegato (cioè subordinato e senza vincoli al Contratto stesso) ma, questo il punto che interessa oggi, non contiene proprio i termini “giornalismo d’inchiesta: leggere per credere  https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2024/05/25/24A02566/sg .

Andiamo avanti. Dopo il 26 settembre quando è stato costituito il Cda attuale, si è aperto il dibattito, prevalentemente interno alla maggioranza, sul futuro del canone da inserire nella manovra finanziaria 2025. Bloggorai è Testo: vedi https://bloggorai.blogspot.com/2024/12/rai-le-battaglie-sono-finite-per-ora.html . Ora, è noto che il “salvataggio” del canone attuale a 90 euro non è stata una “gentile concessione” del Governo improvvisamente invaghito del Servizio Pubblico, ma mero frutto di trattativa politica, merce di scambio tra i partiti di maggioranza, dove è stato inserito quel malefico passaggio del taglio del 2% sulle sole spese per il personale e le consulenze. Era quindi già tutto scritto nel Libro che sarebbe bandata a finire in questo modo e che tutto appariva come una manovra a tenaglia con un solo obiettivo: cambiare la “natura” ovvero la “missione” del Servizio Pubblico e, di conseguenza, di uno dei suoi baricentri più rilevanti ovvero il “giornalismo d’inchiesta”.

Nei giorni scorsi i due consiglieri di Majo e Natale hanno diffuso un comunicato sorprendente dove si legge che hanno “ … espresso forte preoccupazione per alcune scelte che rischiano di indebolire gravemente l'offerta e l'immagine stessa della Rai … Siamo ben consapevoli delle esigenze di razionalizzazione delle proposte e di contenimento dei costi ma le modalità ipotizzate andrebbero a colpire in modo sproporzionato il prodotto…” e concludono auspicando che “ … quanto prima si dia attuazione anche in Italia al Media Freedom Act”. Dichiarazioni aggressive, violente e guerrafondaie ... del giorno dopo. Ma non è questo il problema: i problemi sono A non li hanno visti arrivare Rossi &C coni loro intendimenti e programmi; B hanno messo sullo steso piano trasmissioni di natura e cultura diversa (esempio Report con FarWest); C non hanno fatto alcun riferimento al rispetto del Contratto di Servizio per quanto blandi possano essere i suoi vincoli; D non hanno fatto alcun cenno ai possibili danni erariali che possono derivare da scelte editoriali del genere; E auspicando l’attuazione del MFA dovrebbero essere logicamente conseguenti.

Torniamo a bomba e riponiamo il tema: anzitutto ribadiamo con chiarezza il vincolo assoluto del loro ruolo e delle responsabilità che competono ai consiglieri di amministrazione: indirizzo strategico, vigilanza e controllo. Si tratta di vincoli che debbono essere esercitati prima e non dopo. Che senso ha “indirizzare, vigilare e controllare” se poi non si “indirizza, vigila e controlla” ??? Ai consiglieri di Majo e Natale gli si è posto il dubbio se gli atti di questo Cda siano legittimi senza accontentarsi delle “autocertificazioni” fornite dagli interessati Rossi e Marano? Hanno chiesto una verifica, un "controllo" esterno, una perizia "pro veritate"? 

Cari consiglieri Alessandro di Majo e Roberto Natale: risolviamo la "contraddizione" al nostro interno prima che sia troppo tardi e, come ha scritto oggi Valentini, per non avvallare ulteriormente questo sconcio, DIMETTETEVI. Il rischio di apparire complici, seppure a vostra insaputa,  è dietro l’angolo.

bloggorai@gmail.com

venerdì 20 giugno 2025

GRAZIE !!!

by Bloggorai ©

Questa mattina di quel lontano 19 giugno 2018 stava per nascere Bloggorai. L’idea era semplice: pubblicare una specie di “diario” sulle procedure per le candidature al Cda Rai. Abbiamo fatto le prime prove, definito l’impaginazione e il modello “tecnologico”. Sembrava funzionare. Abbiamo inviato i primi link a quattro gatti quattro, amici fidati. “Si può fare, potrebbe interessare qualcuno”. Ok. Partiamo. Quei quattro gatti sono cresciuti e oggi sono diventati otto, sedici, trentadue e forse più.

Nasce tutto così e se oggi Bloggorai è diventato un piccolo punto di riferimento è grazie solo e anzitutto a tutte e tutti voi che lo hanno reso possibile. 

Non avremmo mai potuto farcela senza il continuo, incessante e rilevante contributo di idee, proposte, riflessioni, documenti, suggerimenti, analisi, studi, ricerche, articoli di giornali, note e appunti più o meno riservati. Abbiamo costituito un Archivio enorme, una memoria di quanto avvenuto in questi sette anni dentro e intorno alla Rai forse ineguagliabile. Un traffico imponente di mail, di Whatsapp, di telefonate, di SMS, di tradizionali buste postali, di incontri al bar, di quattro passi nei giardini di Viale Mazzini, di incontri più o meno “ufficiali” a Viale Mazzini dove per due volte ci venne chiesto di “collaborare” con il sottinteso che “Certo, poi Bloggorai dovrà un po' rivedere la sua linea”. No grazie, siamo “ricchi” di famiglia!  

In soldoni: Bloggorai non potrebbe esistere senza il grande numero di “amiche e amici” e grazie a loro è cresciuto e continua a crescere. Certo, ci siamo fatti anche qualche nemico/a, o ex amico/a e non dimentichiamo mai chi ci ha avversato ed è a loro che pensiamo con la frase di Hemingway che spesso citiamo su qualche “amico” che sbaglia come pure quella frase di autore ignoto secondo cui “Si muore più traditi dalle pecore che sbranati dai lupi”.

Grazie!!!

bloggorai@gmail.com

ps. Ci sarebbe da commentare la notizia del taglio che Rai vorrebbe fare di alcune trasmissioni scomode e una dichiarazione rilasciata ieri dai consiglieri di Majo e Natale. Per ora rimandiamo altrimenti ci accusano di “accanimento mediatico” e “attacchi personali”.

giovedì 19 giugno 2025

Il caldo, i gatti e la riforma RAI

by Bloggorai ©

Fischi per fiaschi, lucciole per lanterne, tordi per grilli. Con il caldo incombente è facile (e forse utile) confondersi e scambiare l’ordine delle cose, la gerarchia dei problemi e provare a cambiare le carte in tavola. Così, accade che qualche affezionato e qualificato lettore scambia i temi e gli interrogativi posti da Bloggorai sul ruolo e le responsabilità del consigliere Natale con banali “attacchi personali”. Non abbiamo bisogno di ripeterci o giustificarci. È tutto scritto, da tempo, dettagliato e aggiornato in tempo reale e posto nel contesto “storico” degli avvenimenti che non possono e non debbono essere dimenticati: tutto nasce lo scorso 26 settembre (con un anticipo significativo sul voto al Contratto di Servizio), poi l’arrivo sulla scena del MFA (non l’hanno visto arrivare) e al ricorso sull’avviso per le candidature (sappiamo bene come e perché è andato a finire male).

Bene, anzitutto una precisazione a proposito del consigliere Natale e dei presunti “attacchi personali”. Ieri abbiamo posto tante e diverse domande, a partire dai principi fondamentali (indirizzo strategico, vigilanza e controllo) ed evidenziato temi di assoluto rilievo politico, a partire da quello del NON Presidente in carica e dei dubbi di legittimità sul ruolo di Marano e degli atti conseguenti assunti dal Cda (vedi pure recente problema della sua compatibilità con Milano Cortina sul quale il Cda si è “autocertificato” quando invece si poteva e doveva richiedere un parere pro veritate esterno all’Azienda).

Poi, tra le altre cose, secondarie ma non irrilevanti, abbiamo posto il problema della deriva “trash” che alcune trasmissioni Rai stanno assumendo (e nel trash ci mettiamo dentro a buona ragione il sostegno al gioco d’azzardo) e però dobbiamo ammettere di non aver riportato una recente dichiarazione dello stesso Natale quando ha posto la domanda “…qual è il tasso massimo di Garlasco che può entrare nei palinsesti Rai?”. Chiediamo venia ... qualcosa ogni tanto ci sfugge e ci capita di non avvertire la priorità dei temi e problemi (lucciole per lanterne etc).

Per dovere di cronaca: ieri Natale ha rilasciato una preoccupata dichiarazione sulle linee editoriali: se ne parlerà oggi in Cda con l'AD: una garanzia! Immaginiamo la risposta: "farà sapere" magari dopo averne parlato con il suo fidato collaboratore Stefano Coletta.  

Allora, posto che il tasso di cronaca nera da tempo, da anni, è stata largamente superato senza che nessuno abbia posto mai obiezioni, ovvero non è mai stato posto un limite. Troppo  facile accorgersene il giorno dopo: vogliamo rivolgere un pensierino alle tante trasmissioni Rai che da anni se ne occupano con grande "successo"? Vogliamo ricordarci del premio a Belve come trasmissione Rai dell'anno (produzione esterna)? Di cosa vogliamo parlare? 

L’obiezione che muoviamo è di altra natura: l’Azienda soffre, e non poco, di gravi patologie che abbiamo riportato spesso e volentieri e allora ci si pone la domanda: perché passano in cavalleria e si dimenticano o si sottovalutano tutti gli altri grandi problemi che abbiamo elencato e, tra questi, il gioco d’azzardo di RaiUno? Almeno su questo punto il consigliere Natale può esprimersi? Qualcosa non torna. E, a proposito di Trash, questa mattina in Cda è probabile che venga proposta una trasmissione a Barbara D’Urso, uscita dalla porta Mediaset per entrare in quella Rai e, per quanto si legge, per esplicito volere della Lega di Salvini. Stiamo entrando in una nuova dimensione del Servizio Pubblico.

Bene, ieri sono emerse due notizie: la prima è l’apertura della busta con l’offerta Rai per Sanremo. Ora viene il bello perché il Comune ha posto vincoli molto precisi, tra i quali il costo dell’accordo salito a 6,5 mln di euro. Ora, verosimile, si apre la trattativa e non ci sono molte soluzioni: il Comune riduce le pretese o la Rai le accetta. Se mai fosse che la pretesa economica si dovesse ridurre in modo significativo, come la Rai potrebbe chiedere, saranno dolori perché evidente che si potrebbe configurare un vulnus: è verosimile supporre che se il costo fosse stato inferiore a quello richiesto inizialmente anche altri soggetti avrebbero potuto partecipare alla gara. Vedremo.

La seconda notizia è che abbiamo ricevuto il testo ufficiale della proposta di riforma Rai targata FdI. Ora il quadro è completo e conferma due ipotesi che abbiamo proposto da tempo. A: La riforma Rai è lontana, molto lontana e ad essere ottimisti, molto ottimisti, sarà necessario almeno un anno. È lontana perché non c’è accordo tra i partiti di maggioranza e, ancora di più, tra quelli di opposizione dove, in verità la situazione è ben più grave: non c’è un tema di accordo perché non ci sono proprio proposte da confrontare e la sola rilevante e significativa sul tavolo è quella della Bevilacqua del M5S. B. La seconda ipotesi che abbiamo pure anticipato si riferisce al merito di questa nuova proposta FdI che, per molti aspetti, ricalca quella di FI presentata da Gasparri nei giorni scorsi.  C’è un punto significativo: entrambe le proposte superano l’attuale empasse della Vigilanza sulla ratifica del Presidente che verrebbe approvato con maggioranza semplice e non con i due terzi come la Legge attuale prevede. Potrebbe essere questo il grimaldello con il quale si scardina il problema Presidenza per dare poi il via libera alla Agnes (come lo stesso Gianni Letta ha ripetuto proprio nei giorni scorsi). L’VIII Commissione Senato potrebbe prendersela comoda per esaminare le ora ben 8 proposte di legge. Attenzione, nella proposta FdI si comincia a parlare del rinnovo della Concessione in scadenza aprile 2027.

Bloggorai@gmail.com 

Ps: Nei prossimi giorni Bloggorai festeggerà 7 anni, sette, di pubblicazioni ininterrotte. Durante questo periodo abbiamo perso qualche lettrice e qualche lettore ma ne abbiamo trovati dieci volte di più: per ognuno uscito ne sono entrati 10 e da quattro gatti del giugno 2018 ora siamo 8, 16, 32 … tanti!!! 

Ci facciamo gli Auguri e i complimenti da soli, ce li meritiamo!!!

 

mercoledì 18 giugno 2025

Il "consigliere" Rai: Chi l'ha visto???

by Bloggorai ©

Cosa dovrebbe “fare”, quale dovrebbe essere il “ruolo” preminente di un consigliere di amministrazione del Servizio Pubblico, sia esso riconducibile alla maggioranza di governo che lo ha nominato, sia esso riconducibile ai partiti di opposizione? Il Codice Civile è la norma primaria entro il quale si devono leggere i principi generali che, ovviamente, non tengono conto di quelli più marcatamente politici che pure sono una componente fondamentale di “questo” Cda Rai.

Gli articoli del C.C. vanno dal 2380 al 2392: sommariamente leggiamo che definiscono ruoli e competenze dei consiglieri di amministrazione in termini di “La gestione dell'impresa spetta esclusivamente agli amministratori. Essi compiono tutte le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale” e “Diligenza professionale: Gli amministratori devono adempiere ai doveri ad essi imposti dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico e dalle loro specifiche competenze”… “Responsabilità solidale: Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall'inosservanza di tali doveri” e infine “Obbligo di agire in modo informato: Ciascun amministratore può chiedere agli organi delegati che in consiglio siano fornite informazioni relative alla gestione della società”. Quest’ultimo punto meriterebbe una nota a parte: abbiamo bene a memoria quando a Riccardo Laganà (mai tanto compianto per quanto ha sempre cercato di rendere aperto e trasparente il suo compito) che poneva sempre problemi e domande e la risposta era sempre la stessa “faremo sapere” e poi non si sapeva mai nulla.

Non ci addentriamo oltre nell’ambito giuridico, non siamo competenti. Possiamo farlo invece nell’altro ambito. Ci risparmiamo considerazioni sui consiglieri di maggioranza e sul consigliere eletto dai dipendenti. E allora ci chiediamo.

Cosa ci stanno a fare i “consiglieri” di opposizione, segnatamene Alessandro di Majo e Roberto Natale in termini "politici"? Come stanno esercitando il dovere di “indirizzo strategico, vigilanza e controllo sulla gestione della società, con particolare attenzione all'adempimento degli obblighi di servizio pubblico (pluralismo, informazione, qualità dei programmi)”???  Come viene comunicato e percepito il loro ruolo? Ricordate l’infelice esperienza della “società civile” in Cda Rai? In modo specifico e particolare, visto poi come uno di loro – Natale - si è espresso positivamente sul Contratto di Servizio, come viene valutata/misurata la sua applicazione dettagliata dopo quasi due anni dalla sua approvazione (vedi i famigerati KPI, tanto cari alla ex Presidente Soldi con cui Natale ha lavorato a fianco)?

Per proseguire ci dobbiamo attenere gli atti pubblici, ai comunicati stampa e alle dichiarazioni rese in luogo pubblico ovvero gli elementi che concorrono a definire la “percezione” del loro operato e quindi consentire valutazioni seppure esterne. Per inciso, del consigliere di Majo le ultime tracce sono solo “visive” ovvero apparizioni in eventi pubblici (Sanremo, conferenze stampa etc) mentre non abbiamo trovata traccia di alcuna dichiarazione. Ma, visto che pure in questo ambito ci potrebbero essere margini di opinabilità, poniamo allora semplici domande:

Indirizzo strategico: dove e come si evince e si percepisce la loro presenza/attività/contributo ad intervenire sui grandi temi di indirizzo strategico dell’Azienda? Esempio: risorse economiche, Piano Industriale, innovazione tecnologica (Rai Way), progetti editoriali sui programmi e, segnatamente, sull’informazione (ristrutturazione e coordinamento testate giornalistiche).

Vigilanza e controllo: dove e come si evince e si percepisce il loro contributo/partecipazione sostanziale e formale sui processi interni all’azienda relativi alle scelte di gestione (in primo luogo sull’organo al quale appartengono (mancanza del presidente secondo i termini di Legge nonché nomina di Marano a CRTV e Agnes all’EBU) criteri di scelta e nomina dei direttori (successore di Ciccotti), assegnazioni di budget, dossier RaiWay, sospetti danni erariali (chi paga la multa Ariston?).

Traduciamo questi interrogativi in attualità: cosa fanno e come intervengono a proposito di quanto si legge su possibili tagli di importanti programmi di informazione e giornalismo d'inchiesta (vedi Petrolio o Il Fattore Umano)? Cosa pensano del sostegno alla ludopatia e al gioco d’azzardo di RaiUno e il suo gioco dei pacchi? E dello straripante spazio dedicato alla cronaca nera (vedi Garlasco)? E non hanno provato un filino di imbarazzo nel constatare che Belve è stata premiata come trasmissione dell’anno del Servizio Pubblico? E come pensano di intervenire sul tema dirompente del recente accordo Usigrai/Azienda sulla stabilizzazione dei precari e svuotamento delle redazioni più “problematiche” come Report? Nonché sarebbe interessante conoscere un pensiero su un tema piccolo ma dirimente: RaiNews24 e il suo costante 0,qualchecosa di ascolti?

Questa mattina ci viene in soccorso un articolo del Manifesto firmato Vincenzo Vita con un titolo un tantinello provocatorio “Contratti Rai. Errare è umano, ma perseverare è diabolico” dove il destinatario dell’articolo non è ben chiaro se è il Sindacato Usigrai o il consigliere di “opposizione” di area AVS. Leggiamo: “… una polemica forte e giustificata, che forse non può limitarsi alla critica al segretario del sindacato, cui probabilmente sono mancati suggerimenti e indirizzi alternativi o, magari, inascoltati…” e poi “Ci attendiamo una presa di posizione coerente delle anime libere e indipendenti…” e infine Vita conclude “… sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico”. Difficile dimenticare il ruolo rilevante e non casuale che lo stesso Natale ha svolto nel lontano passato nell’Usigrai (forse è lui che ha fatto mancare suggerimenti a Macheda?) e poi chi sarebbero le “anime libere e indipendenti” che Vita ha in mente? Please, se ha nomi da suggerire, ci farebbe piacere conoscerle. 

Abbiamo una vaga, vaghissima sensazione, che ovviamente non è solo frutto di incubi estivi notturni: magari ci sbagliamo ma ci sembra che il tempo di questo Cda o per alcuni di essi potrebbe cambiare. A suo tempo l’Usigrai ha chiesto le dimissioni ora ci potrebbero essere altri, oltre a Bloggorai, che si associano.  

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ps: a proposito di “premi” per la migliore trasmissione di Servizio Pubblico, ci è stata suggerita un’idea: facciamo un concorso alternativo che premia solo programmi Rai di informazione e intrattenimento e vediamo cosa ne viene fuori.  


 

lunedì 16 giugno 2025

RAI: buio profondo tra porno soft e riforma

by Bloggorai ©

Una attenta lettrice di Bloggorai ha commentato il titolo del post di ieri a proposito del buio fitto in cui si trovano le vicende Rai: “Se accendono la luce, hanno paura che gli possa esplodere la lampadina tra le mani”. Abbiamo vaga idea che possa avere ragione.

Iniziamo, appunto, da quanto successo ieri mattina. A Via Asiago è stata presentata la nuova edizione del Premio Agnes. Una iniziativa che poi si traduce in una trasmissione di cui se ne avverte grande necessità.  Autoreferenziale, irrilevante e insignificante che però fa tanto “bel mondo” romano. Il Premio, per la cronaca, è stato definito “la Cassazione dei premi giornalistici”. Che meraviglia: un premio a chi ha suggerito questa definizione.

Allora, ieri è successo che il suo Presidente, un certo Gianni Letta, uno a caso, se l’è presa con il povero Antonio Marano, vittima incolpevole di essere “presidente/non presidente” forse a sua insaputa (forse) facente funzioni o consigliere anziano a scelta. Dapprima lo ha apostrofato, appunto, senza fare il nome come “facente funzioni” e poi, con quello stile “un po’ così…” da vecchio volpino democristiano berlusconiano, gli ha fatto chiaramente intendere che sarebbe ora che si togliesse dalle scatole: leggiamo dal sito del Sole 24 ore “Farebbe ancora meglio se potesse svolgere le sue funzioni senza dover ricorrere a un facente funzioni” riferendosi alla sua “pupilla” Simona Agnes candidata a presidente Rai e tutt’ora a bagno maria. Aggiunge una precisazione il Corriere (ieri molto, molto premiato): “Senza nulla togliere ad Antonio Marano”. Ci mancherebbe. Il segnale è forte e chiaro: FI non molla l’osso e vorrebbe stringere i tempi (vedi recente proposta Gasparri). Ne parleremo più avanti.

Nota a margine: la “Cassazione” dei premi giornalistici ha premiato come “Trasmissione Rai dell’Anno” nientepopodimenoche “Belve” di Francesca Fagnani. La motivazione potrebbe essere: Un fulgido esempio di giornalismo di Servizio Pubblico (appaltato ad una società esterna), una traccia indelebile nella storia del “giornalismo d’inchiesta” nelle camere da letto degli intervistati, una luce (rossa) nel buio della notte televisiva, il buco della serratura degli italici vizietti. Qualcuno ha commentato “che goduria”!!! Se invece di una semplice trasmissione su Rai Due si facesse non dico un canale, un canalino, ma almeno un “mini genere” porno-soft il “successo” sarebbe assicurato. Sembra che vada per la maggiore.

Parliamo invece di cose serie. Poi, nel pomeriggio di ieri, ci arriva una notizia: qualcuno sta preparando una nuova iniziativa pubblica sul tema riforma Rai. Accipicchia! Importante, vedi mai che, forse, qualcuno volesse accendere una candela? La notizia ci interessa e cerchiamo di saperne di più. Partono 16 messaggi e 4 telefonate ai nostri più attenti lettori e lettrici e, nel giro di pochi minuti, veniamo a sapere che si tratterebbe di una iniziativa targata AVS, ovvero di quel partito che lo scorso 26 settembre non ha esitato un attimo a dimenticare il patto “prima la riforma e poi le nomine” per affrettarsi a indicare il “suo” consigliere Roberto Natale. Bene, magari, chissà, forse si sono pentiti. Vedremo.

Intanto però prendiamo il nostro faldone con il titolo “RIFORMA RAI” a caratteri cubitali sul dorso e ripeschiamo il DDL a firma del senatore De Cristoforo, esattamente la proposta n. 828 del 28 luglio 2023. Abbiamo contrassegnata la cartellina con una X rossa: gli manca quel certo non so che, quel “quid” che la rende meritevole di attenzione. Non ha mai visto arrivare l’EMFA che, infatti, non lo cita proprio nella forma e nella sostanza, tant’è che AVS ha completamente disatteso uno dei suoi cardini fondamentali sulla governance Rai: l’applicazione di “criteri trasparenti, aperti e non discriminatori” necessari per la scelta del vertice Rai. Si tratta di un “vizietto” di fondo, strutturale, in questa proposta che, all’art. 6, laddove si istituisce “il Consiglio per le garanzie del servizio pubblico” non ci sono tracce del termine “criteri”. Si legge che “La selezione (dei candidati consiglieri) è svolta da un'apposita commissione nominata dal Consiglio” ma non ci sono tracce dei criteri che la stessa dovrebbe adottare per non dire dei “criteri” con i quali si selezionano i componenti dello stesso Consiglio (rimane invariato il “sistema parlamentare con 6 componenti eletti da Camera e Senato). Infine, la proposta AVS, all’art. 9, sopprime la Vigilanza Rai senza capire bene la motivazione che, infatti, non compare nella relazione introduttiva. Staremo a vedere, magari ritirano la 828 e ne presentano una nuova e, già che si sono, aggiungono pure che l’8 agosto entra in vigore il MFA. Per essere poi conseguenti, dovrebbero pure suggerire al loro consigliere Natale, di fare un piccolo passo indietro e ricominciare daccapo.

Rimane un punto focale: l’opposizione è ancora molto lontana dal quel “tavolo di lavoro” per una proposta di riforma comune e ognuno se la canta e se la suona come meglio crede. Forse, come pure abbiamo scritto, è verosimile supporre che di questa riforma non si avverte proprio la necessità. Meglio rimanere nel buio.

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RAI: dal porno soft alla riforma è tutto al buio

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RAI: a che punto è la notte? buio fitto

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… ora sentiva perfino un'ombra di opaca amarezza, come quando le gravi ore del destino ci passano vicine senza toccarci e il loro rombo si perde lontano mentre noi rimaniamo soli, fra gorghi di foglie secche, a rimpiangere la terribile ma grande occasione perduta… (Il Deserto dei Tartari).

A che punto è la notte? Buia, calda e inquieta. La lunga notte della Rai, del Servizio Pubblico, fatica a vedere la luce del prossimo mattino, figuriamoci quella del suo prossimo futuro.

Accendiamo una candela e cerchiamo di intravvedere qualche ombra sfuggente.

Come al solito, bisogna fare molti passi indietro e mettere tutto in ordine, altrimenti difficile comprendere. Torniamo a ottobre 2023 quando il Senatore Antonio Nicita, PD, comunica che ha “… rimesso il mio mandato di relatore di minoranza sul contratto di servizio Rai”. Sono i giorni in cui la Vigilanza Rai approva il nuovo (nefasto) Contratto di servizio e che ha visto il M5S votare a favore e il PD contro. Si apre una spaccatura profonda nell’opposizione (con insulti annessi) e che si trascinerà fino alla nomina dei nuovi consiglieri il 26 settembre 2024. Si è trattato di una spaccatura tra maggioranza e opposizione ma anche tra i due partiti e pure al loro interno dove coesistono “anime” diverse”. La Stampa del 3 ottobre pubblica un articolo feroce dove il PD dichiara che “M5S sia stata l’unica forza di opposizione a votare con la destra” e loro rispondono “Il Pd è quantomeno confuso” (vedi  https://www.lastampa.it/politica/2023/10/03/news/vigilanza_rai_le_opposizioni_si_spaccano_ok_al_nuovo_contratto_si_servizio_con_il_si_dei_5_stelle-13608492/ ). 

In parte hanno ragione: come pure Bloggorai ha scritto perché gli risultava da sue fonti, le dimissioni di Nicita erano in polemica anche con parte del suo partito. Forse, ci ricordano, quella stessa parte che ha provato la forzatura del 26 settembre e poi respinta con sdegno dalla Schlein.

Tutto poi rimane sottotraccia dove la sola soddisfatta sembra sia stata Barbara Floridia, la presidente della Vigilanza che ci teneva tanto a chiudere il Contratto il prima possibile anche se non c’era nessun motivo tecnico che lo imponesse. È sempre stata lei ad essere stata soddisfatta per come si è chiusa la partita delle nomine perché, a suo dire, si consentiva “l’incardinatura” del dibattito sulle riforme e sappiamo come è andata a finire. Il “malumore” è rimasto inciso e da allora si avvertono oggi i segni che lambiscono anche, per quanto a noi risulta, il ruolo dei due consiglieri nominati il 26 settembre: di Majo e Natale. Per entrambi abbiamo raccolto “brontolamenti” sul loro operato fino al richiedere formalmente le dimissioni dell’intero Cda Rai da parte del sindacato Usigrai lo scorso 5 marzo.

Arriviamo a giovedì scorso. La mattina si svolge un presidio dei giornalisti Rai di fronte a Viale Mazzini (e non Via Asiago) dovesi consuma uno scontro diretto e brutale tra Ranucci di Report e Macheda segretario Usigrai sul recente accordo sottoscritto dal sindacato e la Rai sulla stabilizzazione di 120 precari e lo svuotamento delle redazioni dei programmi giornalistici più importanti del Servizio Pubblico. In un breve filmato che ci è stato inviato si vede un imbarazzante scontro tra i due. 

Il pomeriggio invece si svolge un incontro, in casa PD, sul tema “La Questione Rai” dove, tra gli altri, partecipa il capogruppo PD in Vigilanza, Stefano Graziano. La “Questione” più rilevante è, ovviamente, la riforma della quale non si vedono segnali di fumo all’orizzonte. Ci raccontano però una relativa novità: il PD (o una parte di esso) avrebbe deciso di assumere una nuova postura più “aggressiva” per cercare di rompere lo stallo in cui si trova l’Azienda sul tema PresidenzaNon è chiara però la "natura" della nuova "postura".  

È del tutto evidente che non può reggere a lungo la barricata sul no alla Agnes e il braccio di ferro comincia a pendere a favore della maggioranza con il PD, appunto, alla finestra e fuori dai giochi. E già, perché, ci risulta da tempo, che anche all’interno del M5S è forte la corrente che vorrebbe chiudere presto la partita, anche votando la Agnes se necessario pur di aviare il “percorso” parlamentare sulla riforma. Salvo poi, rischiare all’interno del gruppo 5S, una spaccatura (vedi posizione di Carotenuto). 

E a questo punto la candela si spegne e il buio torna profondo. Riassumiamo: proprio nei giorni scorsi è stato pubblicato un documento molto utile e interessante di sintesi/confronto tra gli otto DDL incardinati in VIII Commissione Senato. Come abbiamo già scritto: due soli meritano di essere pressi in considerazione ovvero il recente di Gasparri e quello della Bevilacqua di ottobre scorso. Per il resto siamo a “carissimo Amico …” dove l’opposizione ha idee poche e alquanto confuse.  Recentemente è stata auspicata la creazione di un “tavolo di lavoro” per elaborare una proposta comune ma nessuno è in grado di sapere da che parte iniziare nella forma e nella sostanza. Forma: chi convoca chi, dove e quando? I partiti si nominano un loro “esperto” e poi si convocano tra loro? In una sede pubblica o “riservata”? oppure lasciano che qualcuno della Società civile” (???) si possa assumere il compito? Non sono dettagli irrilevanti.

Sostanza: le proposte di riforma depositate in Senato mirano tutte, come leggiamo nel documento del Senato, “ … a introdurre modifiche al decreto legislativo n. 208 del 2021, il testo unico che regola la fornitura dei servizi di media audiovisivi e radiofonici” (TUSMA). È del tutto evidente che seppure l’obiettivo sia quello di definire una nuova governance (e nelle intenzioni di Gasparri superare subito lo stallo attuale della Presidenza) è ragionevolmente difficile supporre che si possa limitare solo a quell’aspetto. Ma, poniamo pure che si voglia affrontare “solo” questo tema in modo disgiunto dagli altri (es. risorse e canone) è ben noto che si pare subito una voragine anche all’interno della stessa opposizione tra quanti, ad esempio, propongono una specie di “fondazione” e quanti invece (anche Bloggorai) la vedono come il fumo agli occhi.

In poche parole e chiudiamo. Se mai ci fosse un “tavolino” nel “campo” ovvero nell’orticello Rai dell’opposizione, questo è ben chiuso in un angolo e nessuno sa se, da chi quando e come potrà essere aperto. La riforma e l’MFA, possono attendere e i “consiglieri di opposizione” possono dormire sonni tranquilli, per ora, forse: Hic manebimus optime. 

Non abbiamo più spazio ma c’è un argomento che ne merita tanto: il genere “crimine in tv” e segnatamente nel Servizio Pubblico. Oggi una nota di Grasso sul Corriere che ricorda la nascita della “televisione del dolore” o dell’orrore, la tragedia di Vermicino del 1981 quando la Rai con le sue 18 ore di trasmissione a reti unificate ha aperto ufficialmente le porte dell’Inferno che da allora sono rimaste spalancate. Da quella porta oggi transitano i “successi” del “giornalismo d’inchiesta” Rai su Garlasco e dintorni. Ne parleremo ancora.

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