martedì 24 giugno 2025

RAI: il cavallo e il suo Profeta

by Bloggorai ©

“Seguimo Aquilante; lui conosce la via della fuga!”. Il “malo caballo”, ad un certo punto è invitato ad andare “ ... allo Monasterio, ratto come lo fulmine” (Brancaleone alle Crociate, 1966)

“… dopo di aver congegnato, cancellato e rifiutato, disfatto e tornato a rifare molti nomi nella sua mente ed immaginazione, in ultimo finì col chiamarlo Ronzinante: nome, a parer suo, alto, sonoro, che stava a significare quel che era stato da ronzino, rispetto a quello che era ora, che era, cioè, «innante o avanti» e il primo di tutti i ronzini del mondo”. (Cervantes, Don Chisciotte)

È il destino di un animale forte e fiero quello di rappresentare il destino del loro padrone. Chi è il “proprietario” del Cavallo di Viale Mazzini? Teoricamente la risposta è semplice: i cittadini ovvero i telespettatori. Gli uni e gli altri, progressivamente e inarrestabilmente, lo stanno abbandonando più di quanto già lo hanno abbandonato la politica.

Lo notizia importante di oggi la riporta il Sole 24 ore a firma Andra Biondi con il titolo “La Tv rallenta insidiata dai social. Tengono news e on demand” dove si legge che “… lo spettatore se ne va, lentamente ma inesorabilmente. Per la televisione italiana che ha chiuso i battenti della stagione 2024- 2025 (dal 15 settembre al 31 maggio) il bilancio mostra sia una parte vuota sia una parte piena del bicchiere. Riguardo a quest'ultima: chi si aspettava un crollo non è stato accontentato. Quanto alla parte vuota del bicchiere però i dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi lasciano poco spazio a dubbi: si guarda meno la Tv. O meglio, si guarda meno la televisione lineare in tempo reale”. Attenzione alle date: i dati pubblicati oggi si riferiscono correttamente alla stagione Auditel che inizia, appunto il 15 settembre, e non il primo gennaio come a qualcuno in Rai piace credere.

Con questo dato certo, granitico e immutabile, occorre fare i conti. E sono conti che riguardano le casse, le risorse economiche, ma sono anche conti che riguardano la qualità dell’offerta editoriale. In entrambi i settori mancano i “ragionieri”, quelli che sanno dove mettere le mani su come gestire correttamente i soldi pubblici, il bene comune, e quelli in grado di inventare una Tv di qualità senza dover ricorrere agli ormai prepotenti e preponderanti soggetti esterni, case di produzione e agenti artistici. Hanno premiato "Belve" come trasmissione dell'anno e nessuno ha fiatato. Su questo specifico aspetto, non c’è nulla da fare: tutti tacciono, storditi e afoni e semmai dicono qualcosa gli succede pure di plaudire al "successo" di" cuoricini cuoricini". Per quanto riguarda i conti economici, sono anni che per la Corte dei Conti “… permane la necessità di misure organizzative e gestionali volte all’eliminazione di inefficienze e diseconomie” che nessuno si è poi preoccupato di verificare la corretta applicazione.

Andiamo avanti, ovvero indietro. Ieri abbiamo letto una dichiarazione sui “suoi canali social” della Presidente della Vigilanza, Barbara Floridia: “Sento il dovere di esprimere forte preoccupazione per alcune scelte editoriali e gestionali che rischiano di minare la credibilità del Servizio Pubblico”. Merita breve nota a margine: A si accorge solo oggi di “alcune” scelte editoriali Rai? B evidentemente gli è cascata la penna con la quale avrebbe voluto scrivere a Mattarella per protestare sullo stato in cui versa l’organo parlamentare che presiede, ormai inutile orpello in ostaggio della maggioranza di Governo. Chi aspetta a dimettersi o almeno provare, minacciare di farlo?  

Andiamo ancora avanti, ovvero molto indietro. Torniamo al 2 gennaio, quando a Piazza Navona Nanni Moretti fulminava il suo partito (Massimo D’Alema) con l’anatema “Con questi dirigenti non vinceremo mai”. Rimaniamo nell’orticello della “questione Rai”: con i soliti quattro (e basta) non solo non vinceremo mai ma si potrà garantire la sopravvivenza di “TeleMeloni” per molti anni a venire.

Tanto per capirci bene: nei prossimi giorni è previsto un incontro promosso da AVS sul tema “Le nuove ragioni della Rai nella transizione digitale”. A nostro modestissimo parere si tratta di una iniziativa autoreferenziale, irrilevante, inutile. Autoreferenziale perché è promossa dal partito AVS, si rivolge al partito AVS e vi dibattono i militanti (e i nominati) AVS. E se poi invitano un esterno, uno a caso, capita pure che si tratta di uno noto “amico” del Servizio Pubblico, ovvero uno che non ha mai mancato occasione di avversarlo (provate ad indovinare di chi si tratta). Si tratta poi di una iniziativa irrilevante, nel senso che per quanto noto e per quanto ne sappiamo e salvo sorprese, non pone nessun nuovo e significativo rilievo rispetto a quanto noto sulle emergenze Rai. Nella loro locandina la parola “riforma” non compare proprio, declassata a semplice “nuova governance” e ne parlerà il loro parlamentare firmatario della proposta di legge 828, datata luglio 2023, dove il MFA non era nemmeno immaginato all'orizzonte (eppure all'incontro vi partecipa chi avrebbe dovuto saperlo per tempo). Ci saranno soprese last minute? Infine, si tratta di una iniziativa inutile nel senso che non porta nessuna utilità oggi sul fronte delle incombenze specifiche della Rai (esempio Rai Way di cui pure si vorrebbe parlare) sia di quelle politiche generali. È noto che da tempo si vorrebbe istituire un “tavolo di lavoro” per cercare di concordare una proposta di riforma comune buona per tutta l’opposizione e invece AVS che ti combina? Ti apparecchia quasi sottobanco la “loro” iniziativa. Per saperne qualcosa abbiamo dovuto scomodare amici, parenti e conoscenti che non sapevano quasi nulla fino a pochi giorni addietro. 

Auguri … andiamo avanti così, non ci facciamo mancare una sana boccata di rinfrescante pessimismo.

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lunedì 23 giugno 2025

2029: altra RAI, altro Cavallo e altre corse

by Bloggorai ©

La lingua batte dove il dente duole. Ieri, come succede da tanti anni quando la domenica non siamo al Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina a prendere il caffè, alle prime luci dell’alba, con il fresco, ci rechiamo al mercato di Porta Portese. Un luogo fondamentale di incontri e di percezioni di quanto succede nel mondo. Tra una battuta e l’altra, si avverte seppure sommariamente cosa dice la “gente”. Rivedete questa brevissima e illuminante clip con Tina Pica e Vittorio De Sica: https://www.youtube.com/watch?v=r0UMVMKQox4 .

Ad un certo punto, mentre stavo per andare via, incontro un mio caro e antico ex collega Rai, che mi dice: “Vieni, vieni, ti devo far vedere una cosa!” e mi porta verso un banchetto dove, tra le tante cose, c’era una basetta di marmo con una riproduzione bidimensionale del Cavallo forse in argento. Il venditore mi chiede 30 euro e alla fine, dopo una brevissima trattativa come d’obbligo, me la vende a 15. Va bene. Ma non finisce qui. Faccio pochi metri e incontro un altro ex collega che non vedevo da tanti anni. Che fai, che non fai e, giocoforza, finiamo a parlare dei tempi “gloriosi” passati in “una Rai che ora non c’è più”. Già, questo un ritornello comune e diffuso, sia tra chi era dentro sia tra chi era fuori: quella Rai, quel Servizio Pubblico bene che vada oggi è talmente diverso da allora da poter dire con quasi assoluta certezza che “Non è più la Rai di una volta”. E allora, tra una nostalgia e l’altra, gli faccio vedere l’acquisto: “Ahhh si certo, ricordo bene … di quegli oggetti ne ho visto scatoloni pieni nei sotterranei di Viale Mazzini, poi, mi sembra che hanno portato via tutto in un capannone di Pomezia dopo che ci fu una specie di scandalo”. Già. Uno dei piccoli e tanti scandali che nessuno mai ricorderà più.

Nei giorni scorsi, dovendo andare in zona Prati, averi potuto fare diverse strade ma, alla fine, ho scelto di passare di fronte al Palazzo. In quel momento il grande cancello era aperto e alcune persone stavano caricando “masserizie” su un camion. Nello stesso istante, due persone, forse turisti, si affacciavano su un lato per fotografare il cavallo di Messina. Cavallo “morente” o “rampante” ovvero sull’orlo di stramazzare al suolo esausto e ferito oppure pronto a destarsi in piedi e riprendere a galoppare? Eterno dilemma che però, nelle attuali circostanze, sembra più facile osservarlo nella prima ipotesi. Se c’è una immagine suggestiva e iconica in grado di rappresentare sinteticamente “lo stato delle cose” è proprio l’abbandono forzato del Palazzo di Viale Mazzini e lo stato di solitudine in cui versa il cavallo. Se tutto va bene, ad essere ottimisti, lo rivedremo nel 2029. A quel tempo ci sarà una nuova Concessione, un nuovo Contratto di Servizio, un altro Parlamento e magari privo della Vigilanza Rai che potrebbe nominare un nuovo Cda. Insomma, sarà una Rai ancora e più profondamente diversa da quella attuale. A quel tempo, verosimile, ci potrà essere un altro Cavallo che guarda a destra, un monumento a perenne ricordo del Cavallo che fu a Viale Mazzini.

E però, come ormai scriviamo stancamente, sarà una Rai che nessuno ha voglia di immaginare quale potrà o dovrà essere. Nei prossimi mesi si consumerà la grande battaglia sul suo futuro e sulla sua “missione” dove si fronteggeranno gli eserciti di coloro che vorranno contro quelli che potranno. Invece, qualcuno, vuole consumare la “piccola battaglia” sulla sola governance.

I due eserciti, al momento, sembrano ispirati a due grandi dottrine e comportamenti: coloro che “potranno” sembrano avere le idee chiare, hanno bene in mente quale sarà “la missione” che si dovrà affidare al Servizio Pubblico. Sarà una Rai progressivamente ridotta, complementare e privatizzata nell’anima, nel suo spirito profondo. Di fronte, ovvero coloro che “vorranno” appaiono come un esercito allo sbando, senza Patria e senza bandiere che non sa dove dirigersi e quali armi utilizzare. Saremo facili profeti ad immaginare che nel 2029 vinceranno “loro” come hanno già vinto e come vincono ogni giorno senza incontrare resistenza alcuna.  

Tanto per dare un’idea tra le forze in campo: nei prossimi giorni alcuni si incontreranno per dibattere di tante varie cose che interessano la Rai e dove, tanto per intenderci, hanno posto in apertura un quesito esistenziale e centrale: in questo momento chi comanda i dati e gli algoritmi??? e non diciamo nulla su chi è stato chiamato a dibattere. Ci appare un tentativo maldestro di buttare la palla in tribuna durante una partita irrilevante e lontana dal campionato. O forse, dentro un altro piccolo campionato. Piccolo piccolo.

bloggorai@gmail.com

 

2029: un'altra RAI, un altro Cavallo per un altro Campionato

by Bloggorai ©

La lingua batte dove il dente duole. Ieri, come succede da tanti anni quando la domenica non siamo al Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina a prendere il caffè, alle prime luci dell’alba, con il fresco, ci rechiamo al mercato di Porta Portese. Un luogo fondamentale di incontri e di percezioni di quanto succede nel mondo. Tra una battuta e l’altra, si avverte seppure sommariamente cosa dice la “gente”. Rivedete questa brevissima e illuminante clip con Tina Pica e Vittorio De Sica: https://www.youtube.com/watch?v=r0UMVMKQox4 .

Ad un certo punto, mentre stavo per andare via, incontro un mio caro e antico ex collega Rai, che mi dice: “Vieni, vieni, ti devo far vedere una cosa!” e mi porta verso un banchetto dove, tra le tante cose, c’era una basetta di marmo con una riproduzione bidimensionale del Cavallo forse in argento. Il venditore mi chiede 30 euro e alla fine, dopo una brevissima trattativa come d’obbligo, me la vende a 15. Va bene. Ma non finisce qui. Faccio pochi metri e incontro un altro ex collega che non vedevo da tanti anni. Che fai, che non fai e, giocoforza, finiamo a parlare dei tempi “gloriosi” passati in “una Rai che ora non c’è più”. Già, questo un ritornello comune e diffuso, sia tra chi era dentro sia tra chi era fuori: quella Rai, quel Servizio Pubblico bene che vada oggi è talmente diverso da allora da poter dire con quasi assoluta certezza che “Non è più la Rai di una volta”. E allora, tra una nostalgia e l’altra, gli faccio vedere l’acquisto: “Ahhh si certo, ricordo bene … di quegli oggetti ne ho visto scatoloni pieni nei sotterranei di Viale Mazzini, poi, mi sembra che hanno portato via tutto in un capannone di Pomezia dopo che ci fu una specie di scandalo”. Già. Uno dei piccoli e tanti scandali che nessuno mai ricorderà più.

Nei giorni scorsi, dovendo andare in zona Prati, averi potuto fare diverse strade ma, alla fine, ho scelto di passare di fronte al Palazzo. In quel momento il grande cancello era aperto e alcune persone stavano caricando “masserizie” su un camion. Nello stesso istante, due persone, forse turisti, si affacciavano su un lato per fotografare il cavallo di Messina. Cavallo “morente” o “rampante” ovvero sull’orlo di stramazzare al suolo esausto e ferito oppure pronto a destarsi in piedi e riprendere a galoppare? Eterno dilemma che però, nelle attuali circostanze, sembra più facile osservarlo nella prima ipotesi. Se c’è una immagine suggestiva e iconica in grado di rappresentare sinteticamente “lo stato delle cose” è proprio l’abbandono forzato del Palazzo di Viale Mazzini e lo stato di solitudine in cui versa il cavallo. Se tutto va bene, ad essere ottimisti, lo rivedremo nel 2029. A quel tempo ci sarà una nuova Concessione, un nuovo Contratto di Servizio, un altro Parlamento e magari privo della Vigilanza Rai che potrebbe nominare un nuovo Cda. Insomma, sarà una Rai ancora e più profondamente diversa da quella attuale. A quel tempo, verosimile, ci potrà essere un altro Cavallo che guarda a destra, un monumento a perenne ricordo del Cavallo che fu a Viale Mazzini.

E però, come ormai scriviamo stancamente, sarà una Rai che nessuno ha voglia di immaginare quale potrà o dovrà essere. Nei prossimi mesi si consumerà la grande battaglia sul suo futuro e sulla sua “missione” dove si fronteggeranno gli eserciti di coloro che vorranno contro quelli che potranno. Invece, qualcuno, vuole consumare la “piccola battaglia” sulla sola governance.

I due eserciti, al momento, sembrano ispirati a due grandi dottrine e comportamenti: coloro che “possono” sembrano avere le idee chiare, hanno bene in mente quale sarà “la missione” che si dovrà affidare al Servizio Pubblico. Sarà una Rai progressivamente ridotta, complementare e privatizzata nell’anima, nel suo spirito profondo. Di fronte, ovvero coloro che “vorranno” appaiono come un esercito allo sbando, senza Patria e senza bandiere che non sa dove dirigersi e quali armi utilizzare. Saremo facili profeti ad immaginare che nel 2029 vinceranno “loro” come hanno già vinto e come vincono ogni giorno senza incontrare resistenza alcuna.  

Tanto per dare un’idea tra le forze in campo: nei prossimi giorni alcuni si incontreranno per dibattere di tante varie cose che interessano la Rai e dove, tanto per intenderci, hanno posto in apertura un quesito esistenziale e centrale: in questo momento su chi comanda i dati e gli algoritmi e non diciamo nulla su chi è stato chiamato a dibattere. Ci appare un tentativo maldestro di buttare la palla in tribuna durante una partita irrilevante e lontana dal campionato. O forse, dentro un altro piccolo campionato. Piccolo piccolo.

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sabato 21 giugno 2025

RAI: un tramonto triste ... solitario y final

by Bloggorai ©

C’era una volta … un signore che la sapeva lunga e la sapeva raccontare. Ad un certo punto si inventa e propone una teoria, a quel tempo alquanto bizzarra, secondo la quale le vicende umane sono regolate da tante leggi ma due tra queste rivestono particolare importanza: le contraddizioni. Questo signore, in poche parole, ha sostenuto che esistono due grandi tipi di contraddizioni: quelle tra noi e i nostri avversari, solitamente insanabili e conflittuali, e quelle tra noi e i nostri amici, solitamente suscettibili di soluzione. Non bisogna mai commettere l’errore di confonderle tra esse o, addirittura, invertire l’ordine di rilevanza. Questo signore la sapeva veramente lunga. Grande insegnamento troppo spesso dimenticato.

Allora, succede, che quando si affrontano temi e problemi del Servizio Pubblico e, in subordine della Rai, si avverte una certa comodità a mescolare le carte in tavola e questo è un fenomeno che avviene tra i nemici ma pure spesso tra gli amici.

Andiamo subito al sodo. Questa mattina sul Fatto Quotidiano Giovanni Valentini lo scrive chiaro e tondo: “… sarebbe ora che le opposizioni, tutte insieme, ne prendessero atto per comportarsi di conseguenza: magari ritirandosi dal consiglio di amministrazione della Rai, per dissociare espressamente le proprie responsabilità dal centrodestra e non avallare questo sconcio”. Segue quanto già detto da Usigrai a febbraio scorso (lo stesso sindacato di cui è stato segretario il Consigliere Natale e lo stesso sindacato giornalisti che ha raggiunto l'accordo con l'Azienda sui precari) e a quanto sostenuto da Bloggorai con una lettera aperta. La “contraddizione” tra l’opposizione e questo vertice, questo Governo, è insanabile, permanente e conflittuale e non ci sono margini per fini e impercettibili trattative diplomatiche. 

Alcuni nostri “amici” hanno scambiato lucciole per lanterne, hanno atteso e sperato che qualcosa potesse cambiare in meglio che, in fondo in fondo, si poteva discutere. Il famigerato “piano Mattei” per la Rai elaborato e proposto da questo AD, Giampaolo Rossi, difficilmente può essere oggetto di trattativa e tutti gli atti compiuti da questa consiliatura lo stanno a dimostrare. Nella “sua” narrazione il giornalismo d’inchiesta non è previsto. Non è e non è mai stata una “stagione di dialogo e confronto” come a qualcuno avrebbe fatto piacere che fosse. E, semmai ci fosse stato qualche spiraglio, questo si è aperto sempre il giorno dopo, quando i danni sono ormai pressoché irreparabili.

Ancora una volta dobbiamo ripetere con forza e chiarezza: è tutto scritto nei libri di storia recente, recentissima, e basta dare uno sguardo, fare un riassuntino e tutto emerge con chiarezza. In questi giorni, in queste ore, si sta dibattendo sull’ipotesi, alquanto verosimile, che la Rai voglia “tagliare” trasmissioni giornalistiche d’inchiesta e, giustamente, gli interessati (in primo luogo Report) protestano.

Lo sapevamo da tempo che sarebbe andata a finire così. Lo sapevamo da quando è stato chiuso in fretta e furia e in modo sguaiato il Contratto di Servizio che, proprio sul tema “giornalismo d’inchiesta” ha visto concentrarsi la battaglia fondamentale e non è stato un caso. Quello stesso Contratto, sempre non a caso, poi è stato plaudito da chi dopo ha rotto l’accordo “prima la riforma e poi le nomine, ovvero M5S e AVS. Il buco nero di questo Contratto è il famigerato Allegato1, quello che avrebbe dovuto sostituire il precedente art. 25 dove venivano previsti e dettagliati gli “obblighi specifici”. Tutto questo non solo è stato derubricato in un generico e vago Allegato (cioè subordinato e senza vincoli al Contratto stesso) ma, questo il punto che interessa oggi, non contiene proprio i termini “giornalismo d’inchiesta: leggere per credere  https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2024/05/25/24A02566/sg .

Andiamo avanti. Dopo il 26 settembre quando è stato costituito il Cda attuale, si è aperto il dibattito, prevalentemente interno alla maggioranza, sul futuro del canone da inserire nella manovra finanziaria 2025. Bloggorai è Testo: vedi https://bloggorai.blogspot.com/2024/12/rai-le-battaglie-sono-finite-per-ora.html . Ora, è noto che il “salvataggio” del canone attuale a 90 euro non è stata una “gentile concessione” del Governo improvvisamente invaghito del Servizio Pubblico, ma mero frutto di trattativa politica, merce di scambio tra i partiti di maggioranza, dove è stato inserito quel malefico passaggio del taglio del 2% sulle sole spese per il personale e le consulenze. Era quindi già tutto scritto nel Libro che sarebbe bandata a finire in questo modo e che tutto appariva come una manovra a tenaglia con un solo obiettivo: cambiare la “natura” ovvero la “missione” del Servizio Pubblico e, di conseguenza, di uno dei suoi baricentri più rilevanti ovvero il “giornalismo d’inchiesta”.

Nei giorni scorsi i due consiglieri di Majo e Natale hanno diffuso un comunicato sorprendente dove si legge che hanno “ … espresso forte preoccupazione per alcune scelte che rischiano di indebolire gravemente l'offerta e l'immagine stessa della Rai … Siamo ben consapevoli delle esigenze di razionalizzazione delle proposte e di contenimento dei costi ma le modalità ipotizzate andrebbero a colpire in modo sproporzionato il prodotto…” e concludono auspicando che “ … quanto prima si dia attuazione anche in Italia al Media Freedom Act”. Dichiarazioni aggressive, violente e guerrafondaie ... del giorno dopo. Ma non è questo il problema: i problemi sono A non li hanno visti arrivare Rossi &C coni loro intendimenti e programmi; B hanno messo sullo steso piano trasmissioni di natura e cultura diversa (esempio Report con FarWest); C non hanno fatto alcun riferimento al rispetto del Contratto di Servizio per quanto blandi possano essere i suoi vincoli; D non hanno fatto alcun cenno ai possibili danni erariali che possono derivare da scelte editoriali del genere; E auspicando l’attuazione del MFA dovrebbero essere logicamente conseguenti.

Torniamo a bomba e riponiamo il tema: anzitutto ribadiamo con chiarezza il vincolo assoluto del loro ruolo e delle responsabilità che competono ai consiglieri di amministrazione: indirizzo strategico, vigilanza e controllo. Si tratta di vincoli che debbono essere esercitati prima e non dopo. Che senso ha “indirizzare, vigilare e controllare” se poi non si “indirizza, vigila e controlla” ??? Ai consiglieri di Majo e Natale gli si è posto il dubbio se gli atti di questo Cda siano legittimi senza accontentarsi delle “autocertificazioni” fornite dagli interessati Rossi e Marano? Hanno chiesto una verifica, un "controllo" esterno, una perizia "pro veritate"? 

Cari consiglieri Alessandro di Majo e Roberto Natale: risolviamo la "contraddizione" al nostro interno prima che sia troppo tardi e, come ha scritto oggi Valentini, per non avvallare ulteriormente questo sconcio, DIMETTETEVI. Il rischio di apparire complici, seppure a vostra insaputa,  è dietro l’angolo.

bloggorai@gmail.com

venerdì 20 giugno 2025

GRAZIE !!!

by Bloggorai ©

Questa mattina di quel lontano 19 giugno 2018 stava per nascere Bloggorai. L’idea era semplice: pubblicare una specie di “diario” sulle procedure per le candidature al Cda Rai. Abbiamo fatto le prime prove, definito l’impaginazione e il modello “tecnologico”. Sembrava funzionare. Abbiamo inviato i primi link a quattro gatti quattro, amici fidati. “Si può fare, potrebbe interessare qualcuno”. Ok. Partiamo. Quei quattro gatti sono cresciuti e oggi sono diventati otto, sedici, trentadue e forse più.

Nasce tutto così e se oggi Bloggorai è diventato un piccolo punto di riferimento è grazie solo e anzitutto a tutte e tutti voi che lo hanno reso possibile. 

Non avremmo mai potuto farcela senza il continuo, incessante e rilevante contributo di idee, proposte, riflessioni, documenti, suggerimenti, analisi, studi, ricerche, articoli di giornali, note e appunti più o meno riservati. Abbiamo costituito un Archivio enorme, una memoria di quanto avvenuto in questi sette anni dentro e intorno alla Rai forse ineguagliabile. Un traffico imponente di mail, di Whatsapp, di telefonate, di SMS, di tradizionali buste postali, di incontri al bar, di quattro passi nei giardini di Viale Mazzini, di incontri più o meno “ufficiali” a Viale Mazzini dove per due volte ci venne chiesto di “collaborare” con il sottinteso che “Certo, poi Bloggorai dovrà un po' rivedere la sua linea”. No grazie, siamo “ricchi” di famiglia!  

In soldoni: Bloggorai non potrebbe esistere senza il grande numero di “amiche e amici” e grazie a loro è cresciuto e continua a crescere. Certo, ci siamo fatti anche qualche nemico/a, o ex amico/a e non dimentichiamo mai chi ci ha avversato ed è a loro che pensiamo con la frase di Hemingway che spesso citiamo su qualche “amico” che sbaglia come pure quella frase di autore ignoto secondo cui “Si muore più traditi dalle pecore che sbranati dai lupi”.

Grazie!!!

bloggorai@gmail.com

ps. Ci sarebbe da commentare la notizia del taglio che Rai vorrebbe fare di alcune trasmissioni scomode e una dichiarazione rilasciata ieri dai consiglieri di Majo e Natale. Per ora rimandiamo altrimenti ci accusano di “accanimento mediatico” e “attacchi personali”.

giovedì 19 giugno 2025

Il caldo, i gatti e la riforma RAI

by Bloggorai ©

Fischi per fiaschi, lucciole per lanterne, tordi per grilli. Con il caldo incombente è facile (e forse utile) confondersi e scambiare l’ordine delle cose, la gerarchia dei problemi e provare a cambiare le carte in tavola. Così, accade che qualche affezionato e qualificato lettore scambia i temi e gli interrogativi posti da Bloggorai sul ruolo e le responsabilità del consigliere Natale con banali “attacchi personali”. Non abbiamo bisogno di ripeterci o giustificarci. È tutto scritto, da tempo, dettagliato e aggiornato in tempo reale e posto nel contesto “storico” degli avvenimenti che non possono e non debbono essere dimenticati: tutto nasce lo scorso 26 settembre (con un anticipo significativo sul voto al Contratto di Servizio), poi l’arrivo sulla scena del MFA (non l’hanno visto arrivare) e al ricorso sull’avviso per le candidature (sappiamo bene come e perché è andato a finire male).

Bene, anzitutto una precisazione a proposito del consigliere Natale e dei presunti “attacchi personali”. Ieri abbiamo posto tante e diverse domande, a partire dai principi fondamentali (indirizzo strategico, vigilanza e controllo) ed evidenziato temi di assoluto rilievo politico, a partire da quello del NON Presidente in carica e dei dubbi di legittimità sul ruolo di Marano e degli atti conseguenti assunti dal Cda (vedi pure recente problema della sua compatibilità con Milano Cortina sul quale il Cda si è “autocertificato” quando invece si poteva e doveva richiedere un parere pro veritate esterno all’Azienda).

Poi, tra le altre cose, secondarie ma non irrilevanti, abbiamo posto il problema della deriva “trash” che alcune trasmissioni Rai stanno assumendo (e nel trash ci mettiamo dentro a buona ragione il sostegno al gioco d’azzardo) e però dobbiamo ammettere di non aver riportato una recente dichiarazione dello stesso Natale quando ha posto la domanda “…qual è il tasso massimo di Garlasco che può entrare nei palinsesti Rai?”. Chiediamo venia ... qualcosa ogni tanto ci sfugge e ci capita di non avvertire la priorità dei temi e problemi (lucciole per lanterne etc).

Per dovere di cronaca: ieri Natale ha rilasciato una preoccupata dichiarazione sulle linee editoriali: se ne parlerà oggi in Cda con l'AD: una garanzia! Immaginiamo la risposta: "farà sapere" magari dopo averne parlato con il suo fidato collaboratore Stefano Coletta.  

Allora, posto che il tasso di cronaca nera da tempo, da anni, è stata largamente superato senza che nessuno abbia posto mai obiezioni, ovvero non è mai stato posto un limite. Troppo  facile accorgersene il giorno dopo: vogliamo rivolgere un pensierino alle tante trasmissioni Rai che da anni se ne occupano con grande "successo"? Vogliamo ricordarci del premio a Belve come trasmissione Rai dell'anno (produzione esterna)? Di cosa vogliamo parlare? 

L’obiezione che muoviamo è di altra natura: l’Azienda soffre, e non poco, di gravi patologie che abbiamo riportato spesso e volentieri e allora ci si pone la domanda: perché passano in cavalleria e si dimenticano o si sottovalutano tutti gli altri grandi problemi che abbiamo elencato e, tra questi, il gioco d’azzardo di RaiUno? Almeno su questo punto il consigliere Natale può esprimersi? Qualcosa non torna. E, a proposito di Trash, questa mattina in Cda è probabile che venga proposta una trasmissione a Barbara D’Urso, uscita dalla porta Mediaset per entrare in quella Rai e, per quanto si legge, per esplicito volere della Lega di Salvini. Stiamo entrando in una nuova dimensione del Servizio Pubblico.

Bene, ieri sono emerse due notizie: la prima è l’apertura della busta con l’offerta Rai per Sanremo. Ora viene il bello perché il Comune ha posto vincoli molto precisi, tra i quali il costo dell’accordo salito a 6,5 mln di euro. Ora, verosimile, si apre la trattativa e non ci sono molte soluzioni: il Comune riduce le pretese o la Rai le accetta. Se mai fosse che la pretesa economica si dovesse ridurre in modo significativo, come la Rai potrebbe chiedere, saranno dolori perché evidente che si potrebbe configurare un vulnus: è verosimile supporre che se il costo fosse stato inferiore a quello richiesto inizialmente anche altri soggetti avrebbero potuto partecipare alla gara. Vedremo.

La seconda notizia è che abbiamo ricevuto il testo ufficiale della proposta di riforma Rai targata FdI. Ora il quadro è completo e conferma due ipotesi che abbiamo proposto da tempo. A: La riforma Rai è lontana, molto lontana e ad essere ottimisti, molto ottimisti, sarà necessario almeno un anno. È lontana perché non c’è accordo tra i partiti di maggioranza e, ancora di più, tra quelli di opposizione dove, in verità la situazione è ben più grave: non c’è un tema di accordo perché non ci sono proprio proposte da confrontare e la sola rilevante e significativa sul tavolo è quella della Bevilacqua del M5S. B. La seconda ipotesi che abbiamo pure anticipato si riferisce al merito di questa nuova proposta FdI che, per molti aspetti, ricalca quella di FI presentata da Gasparri nei giorni scorsi.  C’è un punto significativo: entrambe le proposte superano l’attuale empasse della Vigilanza sulla ratifica del Presidente che verrebbe approvato con maggioranza semplice e non con i due terzi come la Legge attuale prevede. Potrebbe essere questo il grimaldello con il quale si scardina il problema Presidenza per dare poi il via libera alla Agnes (come lo stesso Gianni Letta ha ripetuto proprio nei giorni scorsi). L’VIII Commissione Senato potrebbe prendersela comoda per esaminare le ora ben 8 proposte di legge. Attenzione, nella proposta FdI si comincia a parlare del rinnovo della Concessione in scadenza aprile 2027.

Bloggorai@gmail.com 

Ps: Nei prossimi giorni Bloggorai festeggerà 7 anni, sette, di pubblicazioni ininterrotte. Durante questo periodo abbiamo perso qualche lettrice e qualche lettore ma ne abbiamo trovati dieci volte di più: per ognuno uscito ne sono entrati 10 e da quattro gatti del giugno 2018 ora siamo 8, 16, 32 … tanti!!! 

Ci facciamo gli Auguri e i complimenti da soli, ce li meritiamo!!!

 

mercoledì 18 giugno 2025

Il "consigliere" Rai: Chi l'ha visto???

by Bloggorai ©

Cosa dovrebbe “fare”, quale dovrebbe essere il “ruolo” preminente di un consigliere di amministrazione del Servizio Pubblico, sia esso riconducibile alla maggioranza di governo che lo ha nominato, sia esso riconducibile ai partiti di opposizione? Il Codice Civile è la norma primaria entro il quale si devono leggere i principi generali che, ovviamente, non tengono conto di quelli più marcatamente politici che pure sono una componente fondamentale di “questo” Cda Rai.

Gli articoli del C.C. vanno dal 2380 al 2392: sommariamente leggiamo che definiscono ruoli e competenze dei consiglieri di amministrazione in termini di “La gestione dell'impresa spetta esclusivamente agli amministratori. Essi compiono tutte le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale” e “Diligenza professionale: Gli amministratori devono adempiere ai doveri ad essi imposti dalla legge e dallo statuto con la diligenza richiesta dalla natura dell'incarico e dalle loro specifiche competenze”… “Responsabilità solidale: Gli amministratori sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall'inosservanza di tali doveri” e infine “Obbligo di agire in modo informato: Ciascun amministratore può chiedere agli organi delegati che in consiglio siano fornite informazioni relative alla gestione della società”. Quest’ultimo punto meriterebbe una nota a parte: abbiamo bene a memoria quando a Riccardo Laganà (mai tanto compianto per quanto ha sempre cercato di rendere aperto e trasparente il suo compito) che poneva sempre problemi e domande e la risposta era sempre la stessa “faremo sapere” e poi non si sapeva mai nulla.

Non ci addentriamo oltre nell’ambito giuridico, non siamo competenti. Possiamo farlo invece nell’altro ambito. Ci risparmiamo considerazioni sui consiglieri di maggioranza e sul consigliere eletto dai dipendenti. E allora ci chiediamo.

Cosa ci stanno a fare i “consiglieri” di opposizione, segnatamene Alessandro di Majo e Roberto Natale in termini "politici"? Come stanno esercitando il dovere di “indirizzo strategico, vigilanza e controllo sulla gestione della società, con particolare attenzione all'adempimento degli obblighi di servizio pubblico (pluralismo, informazione, qualità dei programmi)”???  Come viene comunicato e percepito il loro ruolo? Ricordate l’infelice esperienza della “società civile” in Cda Rai? In modo specifico e particolare, visto poi come uno di loro – Natale - si è espresso positivamente sul Contratto di Servizio, come viene valutata/misurata la sua applicazione dettagliata dopo quasi due anni dalla sua approvazione (vedi i famigerati KPI, tanto cari alla ex Presidente Soldi con cui Natale ha lavorato a fianco)?

Per proseguire ci dobbiamo attenere gli atti pubblici, ai comunicati stampa e alle dichiarazioni rese in luogo pubblico ovvero gli elementi che concorrono a definire la “percezione” del loro operato e quindi consentire valutazioni seppure esterne. Per inciso, del consigliere di Majo le ultime tracce sono solo “visive” ovvero apparizioni in eventi pubblici (Sanremo, conferenze stampa etc) mentre non abbiamo trovata traccia di alcuna dichiarazione. Ma, visto che pure in questo ambito ci potrebbero essere margini di opinabilità, poniamo allora semplici domande:

Indirizzo strategico: dove e come si evince e si percepisce la loro presenza/attività/contributo ad intervenire sui grandi temi di indirizzo strategico dell’Azienda? Esempio: risorse economiche, Piano Industriale, innovazione tecnologica (Rai Way), progetti editoriali sui programmi e, segnatamente, sull’informazione (ristrutturazione e coordinamento testate giornalistiche).

Vigilanza e controllo: dove e come si evince e si percepisce il loro contributo/partecipazione sostanziale e formale sui processi interni all’azienda relativi alle scelte di gestione (in primo luogo sull’organo al quale appartengono (mancanza del presidente secondo i termini di Legge nonché nomina di Marano a CRTV e Agnes all’EBU) criteri di scelta e nomina dei direttori (successore di Ciccotti), assegnazioni di budget, dossier RaiWay, sospetti danni erariali (chi paga la multa Ariston?).

Traduciamo questi interrogativi in attualità: cosa fanno e come intervengono a proposito di quanto si legge su possibili tagli di importanti programmi di informazione e giornalismo d'inchiesta (vedi Petrolio o Il Fattore Umano)? Cosa pensano del sostegno alla ludopatia e al gioco d’azzardo di RaiUno e il suo gioco dei pacchi? E dello straripante spazio dedicato alla cronaca nera (vedi Garlasco)? E non hanno provato un filino di imbarazzo nel constatare che Belve è stata premiata come trasmissione dell’anno del Servizio Pubblico? E come pensano di intervenire sul tema dirompente del recente accordo Usigrai/Azienda sulla stabilizzazione dei precari e svuotamento delle redazioni più “problematiche” come Report? Nonché sarebbe interessante conoscere un pensiero su un tema piccolo ma dirimente: RaiNews24 e il suo costante 0,qualchecosa di ascolti?

Questa mattina ci viene in soccorso un articolo del Manifesto firmato Vincenzo Vita con un titolo un tantinello provocatorio “Contratti Rai. Errare è umano, ma perseverare è diabolico” dove il destinatario dell’articolo non è ben chiaro se è il Sindacato Usigrai o il consigliere di “opposizione” di area AVS. Leggiamo: “… una polemica forte e giustificata, che forse non può limitarsi alla critica al segretario del sindacato, cui probabilmente sono mancati suggerimenti e indirizzi alternativi o, magari, inascoltati…” e poi “Ci attendiamo una presa di posizione coerente delle anime libere e indipendenti…” e infine Vita conclude “… sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico”. Difficile dimenticare il ruolo rilevante e non casuale che lo stesso Natale ha svolto nel lontano passato nell’Usigrai (forse è lui che ha fatto mancare suggerimenti a Macheda?) e poi chi sarebbero le “anime libere e indipendenti” che Vita ha in mente? Please, se ha nomi da suggerire, ci farebbe piacere conoscerle. 

Abbiamo una vaga, vaghissima sensazione, che ovviamente non è solo frutto di incubi estivi notturni: magari ci sbagliamo ma ci sembra che il tempo di questo Cda o per alcuni di essi potrebbe cambiare. A suo tempo l’Usigrai ha chiesto le dimissioni ora ci potrebbero essere altri, oltre a Bloggorai, che si associano.  

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ps: a proposito di “premi” per la migliore trasmissione di Servizio Pubblico, ci è stata suggerita un’idea: facciamo un concorso alternativo che premia solo programmi Rai di informazione e intrattenimento e vediamo cosa ne viene fuori.  


 

lunedì 16 giugno 2025

RAI: buio profondo tra porno soft e riforma

by Bloggorai ©

Una attenta lettrice di Bloggorai ha commentato il titolo del post di ieri a proposito del buio fitto in cui si trovano le vicende Rai: “Se accendono la luce, hanno paura che gli possa esplodere la lampadina tra le mani”. Abbiamo vaga idea che possa avere ragione.

Iniziamo, appunto, da quanto successo ieri mattina. A Via Asiago è stata presentata la nuova edizione del Premio Agnes. Una iniziativa che poi si traduce in una trasmissione di cui se ne avverte grande necessità.  Autoreferenziale, irrilevante e insignificante che però fa tanto “bel mondo” romano. Il Premio, per la cronaca, è stato definito “la Cassazione dei premi giornalistici”. Che meraviglia: un premio a chi ha suggerito questa definizione.

Allora, ieri è successo che il suo Presidente, un certo Gianni Letta, uno a caso, se l’è presa con il povero Antonio Marano, vittima incolpevole di essere “presidente/non presidente” forse a sua insaputa (forse) facente funzioni o consigliere anziano a scelta. Dapprima lo ha apostrofato, appunto, senza fare il nome come “facente funzioni” e poi, con quello stile “un po’ così…” da vecchio volpino democristiano berlusconiano, gli ha fatto chiaramente intendere che sarebbe ora che si togliesse dalle scatole: leggiamo dal sito del Sole 24 ore “Farebbe ancora meglio se potesse svolgere le sue funzioni senza dover ricorrere a un facente funzioni” riferendosi alla sua “pupilla” Simona Agnes candidata a presidente Rai e tutt’ora a bagno maria. Aggiunge una precisazione il Corriere (ieri molto, molto premiato): “Senza nulla togliere ad Antonio Marano”. Ci mancherebbe. Il segnale è forte e chiaro: FI non molla l’osso e vorrebbe stringere i tempi (vedi recente proposta Gasparri). Ne parleremo più avanti.

Nota a margine: la “Cassazione” dei premi giornalistici ha premiato come “Trasmissione Rai dell’Anno” nientepopodimenoche “Belve” di Francesca Fagnani. La motivazione potrebbe essere: Un fulgido esempio di giornalismo di Servizio Pubblico (appaltato ad una società esterna), una traccia indelebile nella storia del “giornalismo d’inchiesta” nelle camere da letto degli intervistati, una luce (rossa) nel buio della notte televisiva, il buco della serratura degli italici vizietti. Qualcuno ha commentato “che goduria”!!! Se invece di una semplice trasmissione su Rai Due si facesse non dico un canale, un canalino, ma almeno un “mini genere” porno-soft il “successo” sarebbe assicurato. Sembra che vada per la maggiore.

Parliamo invece di cose serie. Poi, nel pomeriggio di ieri, ci arriva una notizia: qualcuno sta preparando una nuova iniziativa pubblica sul tema riforma Rai. Accipicchia! Importante, vedi mai che, forse, qualcuno volesse accendere una candela? La notizia ci interessa e cerchiamo di saperne di più. Partono 16 messaggi e 4 telefonate ai nostri più attenti lettori e lettrici e, nel giro di pochi minuti, veniamo a sapere che si tratterebbe di una iniziativa targata AVS, ovvero di quel partito che lo scorso 26 settembre non ha esitato un attimo a dimenticare il patto “prima la riforma e poi le nomine” per affrettarsi a indicare il “suo” consigliere Roberto Natale. Bene, magari, chissà, forse si sono pentiti. Vedremo.

Intanto però prendiamo il nostro faldone con il titolo “RIFORMA RAI” a caratteri cubitali sul dorso e ripeschiamo il DDL a firma del senatore De Cristoforo, esattamente la proposta n. 828 del 28 luglio 2023. Abbiamo contrassegnata la cartellina con una X rossa: gli manca quel certo non so che, quel “quid” che la rende meritevole di attenzione. Non ha mai visto arrivare l’EMFA che, infatti, non lo cita proprio nella forma e nella sostanza, tant’è che AVS ha completamente disatteso uno dei suoi cardini fondamentali sulla governance Rai: l’applicazione di “criteri trasparenti, aperti e non discriminatori” necessari per la scelta del vertice Rai. Si tratta di un “vizietto” di fondo, strutturale, in questa proposta che, all’art. 6, laddove si istituisce “il Consiglio per le garanzie del servizio pubblico” non ci sono tracce del termine “criteri”. Si legge che “La selezione (dei candidati consiglieri) è svolta da un'apposita commissione nominata dal Consiglio” ma non ci sono tracce dei criteri che la stessa dovrebbe adottare per non dire dei “criteri” con i quali si selezionano i componenti dello stesso Consiglio (rimane invariato il “sistema parlamentare con 6 componenti eletti da Camera e Senato). Infine, la proposta AVS, all’art. 9, sopprime la Vigilanza Rai senza capire bene la motivazione che, infatti, non compare nella relazione introduttiva. Staremo a vedere, magari ritirano la 828 e ne presentano una nuova e, già che si sono, aggiungono pure che l’8 agosto entra in vigore il MFA. Per essere poi conseguenti, dovrebbero pure suggerire al loro consigliere Natale, di fare un piccolo passo indietro e ricominciare daccapo.

Rimane un punto focale: l’opposizione è ancora molto lontana dal quel “tavolo di lavoro” per una proposta di riforma comune e ognuno se la canta e se la suona come meglio crede. Forse, come pure abbiamo scritto, è verosimile supporre che di questa riforma non si avverte proprio la necessità. Meglio rimanere nel buio.

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RAI: dal porno soft alla riforma è tutto al buio

by Bloggorai 








RAI: a che punto è la notte? buio fitto

by Bloggorai ©

… ora sentiva perfino un'ombra di opaca amarezza, come quando le gravi ore del destino ci passano vicine senza toccarci e il loro rombo si perde lontano mentre noi rimaniamo soli, fra gorghi di foglie secche, a rimpiangere la terribile ma grande occasione perduta… (Il Deserto dei Tartari).

A che punto è la notte? Buia, calda e inquieta. La lunga notte della Rai, del Servizio Pubblico, fatica a vedere la luce del prossimo mattino, figuriamoci quella del suo prossimo futuro.

Accendiamo una candela e cerchiamo di intravvedere qualche ombra sfuggente.

Come al solito, bisogna fare molti passi indietro e mettere tutto in ordine, altrimenti difficile comprendere. Torniamo a ottobre 2023 quando il Senatore Antonio Nicita, PD, comunica che ha “… rimesso il mio mandato di relatore di minoranza sul contratto di servizio Rai”. Sono i giorni in cui la Vigilanza Rai approva il nuovo (nefasto) Contratto di servizio e che ha visto il M5S votare a favore e il PD contro. Si apre una spaccatura profonda nell’opposizione (con insulti annessi) e che si trascinerà fino alla nomina dei nuovi consiglieri il 26 settembre 2024. Si è trattato di una spaccatura tra maggioranza e opposizione ma anche tra i due partiti e pure al loro interno dove coesistono “anime” diverse”. La Stampa del 3 ottobre pubblica un articolo feroce dove il PD dichiara che “M5S sia stata l’unica forza di opposizione a votare con la destra” e loro rispondono “Il Pd è quantomeno confuso” (vedi  https://www.lastampa.it/politica/2023/10/03/news/vigilanza_rai_le_opposizioni_si_spaccano_ok_al_nuovo_contratto_si_servizio_con_il_si_dei_5_stelle-13608492/ ). 

In parte hanno ragione: come pure Bloggorai ha scritto perché gli risultava da sue fonti, le dimissioni di Nicita erano in polemica anche con parte del suo partito. Forse, ci ricordano, quella stessa parte che ha provato la forzatura del 26 settembre e poi respinta con sdegno dalla Schlein.

Tutto poi rimane sottotraccia dove la sola soddisfatta sembra sia stata Barbara Floridia, la presidente della Vigilanza che ci teneva tanto a chiudere il Contratto il prima possibile anche se non c’era nessun motivo tecnico che lo imponesse. È sempre stata lei ad essere stata soddisfatta per come si è chiusa la partita delle nomine perché, a suo dire, si consentiva “l’incardinatura” del dibattito sulle riforme e sappiamo come è andata a finire. Il “malumore” è rimasto inciso e da allora si avvertono oggi i segni che lambiscono anche, per quanto a noi risulta, il ruolo dei due consiglieri nominati il 26 settembre: di Majo e Natale. Per entrambi abbiamo raccolto “brontolamenti” sul loro operato fino al richiedere formalmente le dimissioni dell’intero Cda Rai da parte del sindacato Usigrai lo scorso 5 marzo.

Arriviamo a giovedì scorso. La mattina si svolge un presidio dei giornalisti Rai di fronte a Viale Mazzini (e non Via Asiago) dovesi consuma uno scontro diretto e brutale tra Ranucci di Report e Macheda segretario Usigrai sul recente accordo sottoscritto dal sindacato e la Rai sulla stabilizzazione di 120 precari e lo svuotamento delle redazioni dei programmi giornalistici più importanti del Servizio Pubblico. In un breve filmato che ci è stato inviato si vede un imbarazzante scontro tra i due. 

Il pomeriggio invece si svolge un incontro, in casa PD, sul tema “La Questione Rai” dove, tra gli altri, partecipa il capogruppo PD in Vigilanza, Stefano Graziano. La “Questione” più rilevante è, ovviamente, la riforma della quale non si vedono segnali di fumo all’orizzonte. Ci raccontano però una relativa novità: il PD (o una parte di esso) avrebbe deciso di assumere una nuova postura più “aggressiva” per cercare di rompere lo stallo in cui si trova l’Azienda sul tema PresidenzaNon è chiara però la "natura" della nuova "postura".  

È del tutto evidente che non può reggere a lungo la barricata sul no alla Agnes e il braccio di ferro comincia a pendere a favore della maggioranza con il PD, appunto, alla finestra e fuori dai giochi. E già, perché, ci risulta da tempo, che anche all’interno del M5S è forte la corrente che vorrebbe chiudere presto la partita, anche votando la Agnes se necessario pur di aviare il “percorso” parlamentare sulla riforma. Salvo poi, rischiare all’interno del gruppo 5S, una spaccatura (vedi posizione di Carotenuto). 

E a questo punto la candela si spegne e il buio torna profondo. Riassumiamo: proprio nei giorni scorsi è stato pubblicato un documento molto utile e interessante di sintesi/confronto tra gli otto DDL incardinati in VIII Commissione Senato. Come abbiamo già scritto: due soli meritano di essere pressi in considerazione ovvero il recente di Gasparri e quello della Bevilacqua di ottobre scorso. Per il resto siamo a “carissimo Amico …” dove l’opposizione ha idee poche e alquanto confuse.  Recentemente è stata auspicata la creazione di un “tavolo di lavoro” per elaborare una proposta comune ma nessuno è in grado di sapere da che parte iniziare nella forma e nella sostanza. Forma: chi convoca chi, dove e quando? I partiti si nominano un loro “esperto” e poi si convocano tra loro? In una sede pubblica o “riservata”? oppure lasciano che qualcuno della Società civile” (???) si possa assumere il compito? Non sono dettagli irrilevanti.

Sostanza: le proposte di riforma depositate in Senato mirano tutte, come leggiamo nel documento del Senato, “ … a introdurre modifiche al decreto legislativo n. 208 del 2021, il testo unico che regola la fornitura dei servizi di media audiovisivi e radiofonici” (TUSMA). È del tutto evidente che seppure l’obiettivo sia quello di definire una nuova governance (e nelle intenzioni di Gasparri superare subito lo stallo attuale della Presidenza) è ragionevolmente difficile supporre che si possa limitare solo a quell’aspetto. Ma, poniamo pure che si voglia affrontare “solo” questo tema in modo disgiunto dagli altri (es. risorse e canone) è ben noto che si pare subito una voragine anche all’interno della stessa opposizione tra quanti, ad esempio, propongono una specie di “fondazione” e quanti invece (anche Bloggorai) la vedono come il fumo agli occhi.

In poche parole e chiudiamo. Se mai ci fosse un “tavolino” nel “campo” ovvero nell’orticello Rai dell’opposizione, questo è ben chiuso in un angolo e nessuno sa se, da chi quando e come potrà essere aperto. La riforma e l’MFA, possono attendere e i “consiglieri di opposizione” possono dormire sonni tranquilli, per ora, forse: Hic manebimus optime. 

Non abbiamo più spazio ma c’è un argomento che ne merita tanto: il genere “crimine in tv” e segnatamente nel Servizio Pubblico. Oggi una nota di Grasso sul Corriere che ricorda la nascita della “televisione del dolore” o dell’orrore, la tragedia di Vermicino del 1981 quando la Rai con le sue 18 ore di trasmissione a reti unificate ha aperto ufficialmente le porte dell’Inferno che da allora sono rimaste spalancate. Da quella porta oggi transitano i “successi” del “giornalismo d’inchiesta” Rai su Garlasco e dintorni. Ne parleremo ancora.

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venerdì 13 giugno 2025

RAI: indifferenti o complici?

by Bloggorai ©

Stamattina la facciamo corta per almeno tre buoni motivi.

Uno. Non c’è nulla da commentare, nulla.

Due. Ci sono tanti buoni motivi per occuparsi d’altro che non siano le miserie della Rai e dintorni. Ieri abbiamo letto che i “vertici” di Via Asiago sarebbero “preoccupati” per il “troppo gossip” intorno a De Martino. Il fatto che sia il conduttore di puro gioco d’azzardo su RaiUno invece è irrilevante.

Tre. Avvertiamo ormai da tempo una vaga impressione, fastidiosa e urticante. Proviamo solo ad immaginare, per pura fantasia, che ci possa essere intorno a Viale Mazzini una banda di malfattori, rapinatori seriali o truffatori, che si aggira  a Viale Mazzini e che indossa una maglietta con il logo Rai, presi e arrestati proprio mentre stavano per colpire una vittima anziana mentre ritirava la pensione all’ufficio postale. Ebbene, siamo pressoché certi che la cosa potrebbe importare poco o nulla e tutto scivolerebbe via senza un briciolo di indignazione o dubbio sulla loro condotta morale.

Fatte le debite proporzioni e parlando invece di cose reali e serie: puoi sollevare e porre dubbi su qualsiasi cosa, anche grave e rilevante, ma il centro di gravità permanente è e rimane l’indifferenza: tutto gli scivola addosso come acqua fresca. 

La Rai senza presidente? Chissenefrega: Marano sta bene così. La Rai senza Riforma? Chissenefrega: per ora non se ne avverte alcun bisogno. La Rai e l’applicazione dell’MFA? Ma che ce frega a noi dell'Europa! La vendita/fusione di Rai Way? Uffa che pizza ... ancora co ‘sta storia. Nomine senza criteri e solo con logiche di spartizione? È stato sempre così, perché cambiare. Lo strapotere degli agenti e delle case di produzione? Amici, vecchi amici, ex colleghi, brave persone. La Rai e, appunto, il sostegno diretto alla ludopatia con il gioco dei “pacchi” su RaiUno? Porta soldi e garantisce il primato degli ascolti… problema noioso. Troppa cronaca nera e “crime tv”? il popolo lo vuole e chissenefrega se non c’è mai una notizia. RaiNews24 che macina ascolti da prefisso telefonico pur impiegando quasi 200 giornalisti? Robetta … chiacchere da bar.

E così via trotterellando. Tra un silenzio e l’altro. Occupiamoci d'altro.

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Lo "sprofondo" Rai

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La questione Rai. La “questione” Rai ??? Forse c’è qualcosa di più di una semplice “questione” e forse di “questioni” ce ne sono tante. Anche Bloggorai, spesso e volentieri, è caduto preda della distorsione ottica secondo cui le “questioni” Rai fossero tutte concentrate sull’ingerenza dal Governo e della Politica, sulla riforma della governance (fantasma), sul canone o sulle tecnologie. Ci siamo dimenticati invece, spesso e volentieri, di un tema enorme, colossale, e non di rilevo inferiore agli altri: i contenuti, ciò che viene trasmesso, la “narrazione”, ovvero la qualità dell’offerta editoriale. Una voragine, un buco nero dove si perde tutto e, per paradossale che possa apparire, tutto si chiarisce.

La televisione “è” ciò che trasmette e solo in subordine “svolge un servizio”, pubblico o privato che sia. Il contenuto, le immagini che vengono trasmesse e i testi che le supportano (meno) sono gli organi vitali, il cuore pulsante della sua natura. La grande battaglia con le piattaforme Netflix, Disney etc avviene tutta e solo sui contenuti, su ciò che viene trasmesso. E il pubblico paga, e nemmeno poco, per vedere “contenuti” originali e pregiati: grande sport, cinema e fiction. Tutto il resto per la Rai è semplicemente “supporto logistico”: chi la governa, come, con quali risorse e quali strumenti adopera per diffondere il segnale radiotelevisivo.

Allora, mentre sul fronte del “supporto logistico” fioccano ed arricchiscono il dibattito esperti di varia natura, autorevoli professori incaricati o nominati, invece sull’analisi del tema “contenuti” e “offerta editoriale” si avverte un bizzarro e imbarazzante silenzio, rotto solo da una quantità impressionante di “critica televisiva” più o meno autorevole e qualificata. Vedi oggi sul Corriere una riflessione sulla partecipazione di Benigni (di sinistra?) da Vespa (di destra!). Se vi è mai capitato di leggere la Rassegna Stampa Rai, osserverete facilmente che il rapporto tra la sezione “Azienda” e quella “prodotto Tv” dove si recensiscono le trasmissioni grossomodo è di 1 a 4. E, spesso, succede, come ad esempio stamattina, che una “notizia” rilevante è l’operato del Dg Rai, Roberto Sergio, a San Marino RTV dove pure svolge funzioni di DG con ottimi risultati tanto da essere nominato con l’Onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre di Sant’Agata. Complimenti: una volta il titolo di “professore” non si negava a nessuno, ora invece torna di moda il “cavalierato” con relativa “rosetta” o spilletta da indossare sul bavero sinistro della giacca (mi raccomando, non sullo smoking … orrore ...non ci facciamo parlare dietro).

Insomma, ci siamo capiti: se si tratta di fare i “professori” o i “consiglieri” su temi “pregiati” tutti, tanti, salgono in cattedra mentre quasi nessuno si sporca le mani con la bassa cucina del prodotto Tv. Anche quei geni dell'Ufficio Studi Rai si occupano di ben altri temi quando scomodano decine di illustri accademici sull'IA. Bloggorai lo ammette, è caduto nella trappola di non tenere debito conto di quanto la Rai manda in onda, anche perché  ormai quasi “intollerante” alle innumerevoli repliche Rai di Don Matteo, ai 5 minuti di Vespa e alla NewsRoom della Maggioni (che invece se ne guarda bene di affrontare la “newsroom” dell’Azienda Rai).  

E veniamo al dunque, a questi giorni, al tema che abbiamo affrontato spesso e volentieri: la Tv “trash”, la televisione del dolore e dell’orrore, il sotto scala dell’offerta editoriale per di più solitamente di acquisto o bene che vada in coproduzione. Allora, è successo che martedì è andato in onda in prima serata Giletti su RaiTre, mercoledì sempre in prima serata Chi l’ha visto con la Sciarelli e ieri sera, ovviamente in prima serata su RaiDue, Ore 14 Sera con Milo Infante e, stupefacente, anche in contemporanea su RaiTre su Donne in crisi di nervi con Chiambretti  con tutti sullo stesso tema: Garlasco. 

Allora ci si pone il dubbio: si tratta di scientifico “accanimento mediatico” verso i poveri telespettatori? Si tratta di una “scelta editoriale strategica” che qualcuno ha imposto o suggerito di seguire fino allo sfinimento di chi vede la tv? Si tratta forse di non lasciare campo libero alla concorrenza agguerritissima e qualificata di Mediaset? Nota a margine: nessuna di queste trasmissioni Rai conteneva una notizia nuova manco a pagarla, non c’era nulla che giustificasse lo spazio/tempo televisivo occupato: è stato tutto un “rivediamo i soggetti sulla scena del delitto” oppure “andiamo sul ruscello con gli oggetti ritrovati" oppure quando proprio sono stati raffinati “riascoltiamo le intercettazioni”.  Grande giornalismo del Servizio Pubblico che una volta qualcuno si scomodava a definirlo “d’inchiesta” ed ha fatto salti mortali per farlo inserire nel Contrato di Servizio.

Ecco, poniamo caso, non dato perché per fortuna rimasto tutto lettera mora, che fosse stato introdotto il sistema dei KPI previsto, appunto, dal Contrato di Servizio in vigore (Key Perfomance Indicator) nel genere “informazione” o “infotainment” che dir si voglia, che punteggio avrebbero ottenuto trasmissioni di questo genere? Piccole polemichette che a Bloggorai piacciono tanto. Ma la domanda centrale è più semplice e la ripetiamo: perché la Rai, tutta o quasi, si ostina da tempo, da anni, a perseguire questo modello specifico di offerta editoriale? È vero, il genere “crime” paga e i telespettatori gradiscono ma è vero pure che seguire, sostenere e alimentare questo genere di “appetiti” televisivi potrebbe essere non esattamente rispondente alla logica, alla natura e alla missione del Servizio Pubblico. O no???

bloggorai@gmail.com   

ps: stiamo raccogliendo materiale e ripetiamo: chi avesse nel cassetto memorie, appunti, note o documenti interessanti sulla loro esperienza dentro fuori la Rai e li volesse far entrare in una “storia” più o meno occulta del Servizio Pubblico ce li può fornire, anche in forma anonima.

giovedì 12 giugno 2025

RAI: il Colosseo dentro e intorno a noi

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“Bisogna smetterla di parlare della normalità del male, qui siamo di fronte al male della normalità” Aldo Grasso, 2017

La partita del "cuore": Male 3, Bene 1 (circa). Finisce senza storia il confronto televisivo di martedì scorso che ha visto contrapposte la squadra del Male (Belve Crime su Rai Due) con oltre 1,6 milioni di telespettatori e 12,7 di share e la squadra del Bene (Che ci faccio io qui, su RaiTre) con circa 700 mila telespettatori e 4,1 di share.

Una squadra di “appassionati del crimine” come ha sostenuto la sua allenatrice, la Fagnani contro l’altra invece tutta concentrata a raccontare “… le fragilità più profonde dell'esistenza: la mente, il mistero della vita e della morte, il bisogno di cura e di appartenenza. Uno sguardo intimo sul senso autentico del vivere”.

Non c’è stata partita tra la storia processuale di Bossetti e quella degli assassini della Uno Bianca contro la storie di una persona che dedica la sua vita al recupero e alla tutela degli animali o quella di un monaco che invece la dedica alla cura delle persone.  

Lo sapevamo da tempo: il racconto, la visione, lo sguardo diretto e frontale sulla scena del delitto, del crimine e della tragedia esercita un’attrazione fatale e irresistibile e, dobbiamo ammettere, in grado di restituire appagamento e soddisfazione. Non è necessario scomodare scienza e coscienza e tantomeno rispolveriamo “Davanti al dolore degli altri” di Susan Sontag (“il sangue in prima pagina!!!”): è sufficiente rivolgere lo sguardo non lontano da noi: il Colosseo. Segno iconico della “civiltà dell’orrore” dove si pagava il biglietto (tesserae o nomismata) per vedere giustiziare cristiani, condannati o gladiatori combattere fino alla morte. Se vogliamo restare più vicino, è sufficiente poi osservare gli appassionati del “selfie della tragedia” mentre fotografano un incidente in autostrada o una scena del delitto.

Lo sapevamo da tempo pure che la Rai è stata “maestra” sulla rappresentazione televisiva dello spettacolo dell’orrore, meglio ancora se in diretta. Difficile dimenticare la sua pietra miliare: Alfredino Rampi e Vermicino, tragedia avvenuta giusto in questi giorni di 44 anni addietro, tutto iniziava proprio il 10 giugno1981 e il 12 arrivò Pertini. Si racconta che ci fu molta "pressione" per mantenere aperta la diretta. “Era diventato un reality show terrificante” disse Piero Badaloni, noto conduttore del Tg1. Non solo “reality” ma anche “crime show”.

Due giorni di diretta Tv seguita da quasi 29 milioni di persone, un “fatto mediatico” mai avvenuto prima che ha segnato e aperto tutto il nuovo Libro della storia tragica raccontata dalla Tv. Si tratta di un altro capitolo misterioso della storia della Tv italiana, della Rai in particolare, sul quale troppo facilmente si stende un velo pietoso di imbarazzo e vergogna. Il “male” ovvero il “crime” è diventato da molto tempo un genere televisivo di grande successo, sulle reti pubbliche e ancora più su quelle private. Ricordate: ne abbiamo parlato recentemente citando "Il Quinto Potere" ovvero il lato oscuro della Tv, molto oscuro. A sua volta si è evidenziato un genere subordinato: il processo mediatico che ormai, sembra che ci siano pochi dubbi in proposito, ha preso il posto di quello delle aule di tribunale dove, sia detto per dovere di cronaca, è verosimile supporre che le cose non vadano gran che bene. Tra il 1991 e il 2023 si tratta di circa 31 mila persone vittime di errori giudiziari e ingiusta detenzione, con una media di circa 1000 persone l’anno. In questi giorni, in particolare, non c’è trasmissione, tg o gr , che non parli dell’omicidio di Garlasco e tutto lascia prevedere che sarà così per molto tempo ancora.

Allora, ancora una volta, poniamo la domanda: quanto il Servizio Pubblico, la Rai, trova ragion d’essere nel seguire, cavalcare, diffondere e sostenere questo “genere” televisivo? Per alcuni la risposta è facile e banale: si tratta della “realtà” che, ci piaccia o meno, appartiene alla nostra vita quotidiana e la televisione non fa altro che, semplicemente, riprenderla e amplificarla, diffonderla e approfondirla. Poco di meno, molto di più. Un conto però è riferire le notizie, altro conto è farne spettacolo. È un “bene” o un “male”???

Entriamo in un campo di riflessione e analisi molto complesso, difficile da riassumere nel poco spazio di Bloggorai. Avvertiamo solo un forte senso di avversità per queste scelte editoriali della Rai (ieri sera, si faceva fatica a distinguere Chi l’ha visto su RaiTre con la Sciarelli e le Iene. Tra i compiti, la “missione” del Servizio Pubblico, facciamo fatica a ritrovare qualcosa che si avvicina alle indicazioni fornite dal Contratto di Servizio sui Principi generali ed obiettivi (art.2.1).

Sul tema registriamo il solito, comune, banale, imbarazzato e imbarazzante silenzio: forse alcuni lo considerano un “successo” più o meno come Sanremo di “cuoricini cuoricini” ovvero l’altra faccia del “male”.

Bloggorai@gmail.com

ps: ovviamente, un "genere" del genere la Rai lo appalta in esterno, non ce la fa (o non vuole?) nemmeno a produrlo da sola

mercoledì 11 giugno 2025

RAI: prima e dopo, pubblico e privato, bene o male?

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Trent’anni, esattamente trent’anni addietro, la domenica di questa mattina, gli italiani andarono a votare per 12 referendum, dei quali quattro interessavano la televisione ed uno, in particolare poneva il quesito sulla privatizzazione della Rai. Come abbiamo scritto ieri sera, il referendum ottenne la maggioranza dei votanti con quasi 14 milioni di si. Si tratta di un capitolo di Storia italiana, di Storia del Servizio Pubblico ancora non scritto del tutto: è rimasto incompiuto, anomalo e anonimo e nessuno si prende la paternità o la responsabilità di capire e sapere perché l’esito del referendum è rimasto lettera morta. E pensare che tra i “sostenitori” del Si c’era un certo Sergio Mattarella, oggi autorevole e stimato Presidente della Repubblica.

Cosa è successo? Perché il PdS di allora e il PD di oggi se ne sono completamente dimenticati? E perché oggi solo un paio di quotidiani di area governativa se ne ricordano? Proviamo a fornire qualche ipotesi.

AA. Il referendum è abrogativo e il quesito poneva la domanda sull’abolizione di quella parte della Legge 223 del 1990 laddove si specificava “a totale partecipazione pubblica”. In altre parole con il Si veniva abrogata una parte della vecchia Legge ma non se ne proponeva una nuova.

BB. Ne consegue che, subito dopo, il Parlamento avrebbe dovuto approvare una Legge specifica laddove invece i nuovi equilibri politici raggiunti con il Centrodestra al Governo (Berlusconi) non lo rendevano possibile.

CC. Il tema “privatizzazione” era (ed è tuttora) urticante per molti: una buona parte la sosteneva e la sostiene tutt’ora (seppure sottobanco) e solo una piccola parte si oppone ma non lo dice.

Fatto sta che da allora, 30 anni addietro, è avvenuta e completata la mutazione genetica di tutto il sistema radiotelevisivo italiano che, di fatto, è entrato pienamente nell’orbita del “mercato” e del “privato” a tutto scapito della cultura e della missione del Servizio Pubblico universale e generalista. Forse, non era più necessario sventolare lo “spauracchio” della privatizzazione economica o finanziaria, era sufficiente adattarsi a quella editoriale. La “privatizzazione” editoriale della Rai, di fatto, è avvenuta e si è consolidata pienamente. Il “modello” commerciale a cui si ispira per buona parte della sua offerta editoriale almeno in prima serata  è solido e ben strutturato e il fragile equilibrio sulla ripartizione della torta pubblicitaria sembra stabile. Del resto, la posta correlata alla privatizzazione Rai inserita nei referendum del’95, quella sulla raccolta pubblicitaria, venne bocciata sonoramente con oltre 15 milioni di No. Argomento chiuso. Da allora una pietra tombale è stata posta sull’argomento, su quasi tutti gli argomenti connessi e così siamo arrivati ai giorni nostri, alla Legge Renzi che tutti vorrebbero abolire e che intanto applicano pure quando si poteva e doveva fare altrimenti (vedi MFA).  

Andiamo avanti. Dobbiamo mantenere un punto che riteniamo di assoluto interesse strategico per il futuro del Servizio Pubblico: tra pochi giorni Stefano Ciccotti, attuale CTO Rai, uscirà dalla Rai e ancora, per quanto sappiamo, nessuno sa nulla su chi potrà succedergli. Il suo settore, le tecnologie, rappresentano un pilastro fondamentale su cui poggia tutta l’architettura dell’Azienda. Il CTO governa l’innovazione, gli investimenti fondamentali di prodotti e strutture, e guarda obbligatoriamente al futuro tecnologico della Rai (nonostante le volpi dell’Ufficio Studi Rai che se ne dimenticano quando scrivono di IA). Chi prenderà il suo posto? Sarà un interno o andranno a pescare sul “mercato”? La caratura professionale e la postura aziendale, la cultura di “servizio pubblico” di chi verrà scelto sarà decisivo per capire se e come la Rai sarà in grado di affrontare questo futuro. Ricordiamo sempre che sul tavolo Rai c’è il dossier Rai Way che non è e non dovrebbe essere una questione di alchimia finanziaria come a qualcuno piacerebbe ma di politica industriale della Rai che però si fatica a comprendere quale possa essere. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: qualcuno si prende la briga di rimettere in discussione l’oneroso contratto di Servizio tra Rai e Rai Way arrivato oggi ad oltre 210 milioni? Nella memoria sindacale che abbiamo citato ieri questo tema appare in secondo piano e non c’è alcun riferimento al futuro del CTO.

Nota a margine: ieri sera è andato in onda una sorta di scontro ideale tra il “bene” con Che ci faccio io qui di Domenico Iannaccone e il “male” di Belve Crime con Francesca Faggiani. Vedremo gli ascolti da che parte si schiereranno. Intanto registriamo un tratto comune: sia il prodotto di RaiDue che quello di Rai Tre sono realizzati da produttori esterni (Fremantle e Hangar). Ci chiediamo sempre perché la Rai non è in grado di produrre e realizzare per conto proprio prodotti del genere. Il format è sempre lo stesso ed è molto semplice: un intervistatore intervista un intervistato. Punto.

bloggorai@gmail.com

PS: per chi lo avesse perso, consigliamo di rivedere il Post di ieri sera ( https://bloggorai.blogspot.com/2025/06/rai-uno-specialino-con-qualche-spuntino.html ) con la parte su “Azienda pubblica e interessi privati”.

A proposito di Storia, stiamo raccogliendo appunti, note, diari, memorie e quant’altro possa raccontare la propria esperienza in Rai. C’è tanta Storia da scrivere.

 

 

martedì 10 giugno 2025

RAI: uno "specialino" con qualche "spuntino"

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Abbiamo deciso che quando si supera una certa soglia di attenzione (e in questo periodo osserviamo con piacere che sta succedendo sempre più spesso) le lettrici e i lettori di Bloggorai meritano qualcosa di più che il solito Post quotidiano.

Oggi abbiamo qualche spunto interessante da proporre e il filo conduttore è la Storia. La Storia ci tormenta...ci lambisce e stordisce. Ci prende a sportellate con la farsa e la tragedia. Ci premia e ci punisce ed è sempre dietro l’angolo pronta a farci rivivere quello che troppo facilmente dimentichiamo.

Spunto n. 1. Il referendum. Giust’appunto correva l’anno 1995, proprio l’11 giugno, domani, quando gli italiani vennero chiamati a votare per la privatizzazione della Rai. A sostenere le ragioni del Si c’erano la Lega, il PDS, F.I. e altri mentre a sostenere le ragioni del No c’erano i Verdi, AN, PRC, Popolari. Vinsero i Si con quasi 14 milioni di voti mentre il no ottennero poco oltre 12 milioni di voti.

 

Non se ne fece poi nulla per tanti motivi che sarebbe interessante rivedere ma quel tema ha lasciato una traccia profonda nel sistema radiotelevisivo italiano. Quella più evidente quanto pure sottotraccia è quella sottile voglia di “privato” che tutt’ora emerge in filigrana anche nelle fila del cosiddetto “campo largo” (per carità di Patria sarebbe meglio restringere). Attenzione, non ci riferiamo solo alla dimensione economica del tema che pure è di un certo interesse, quanto pure a quella editoriale dove spesso, ad esempio, la distinzione tra Le Iene di Italia1 e Lo stato delle Cose su Rai Tre è molto sottile. Poi succede, come oggi, che un consigliere (uno a caso) se ne accorge il giorno dopo.

In questi tempi si parla (poco) di riforma della Rai e quel “sentimento”, quella tanta voglia di privato e di mercato non sembra venuta meno. Come interpretare in altro modo quelle vaghe idee di “fondazione” che talvolta emergono nelle diverse proposte di riforma (vecchie ammuffite ma le sole presenti)? Come intrepretare la fascinazione che ha avuto l’idea di inserire i famigerati KPI (Key performance Indicator) nel Contratto di Servizio oggi in vigore? A cosa si richiama il tema di Rai Way nelle due varianti possibili, vendita o fusione con Ei Towers, se non a far felici e contenti azionisti e operatori finanziari?

Spunto n. 2: direttori e direttrici Rai. Nei giorni scorsi sono comparsi sula stampa due interventi meritevoli di attenzione: il primo è di Monica Maggioni su La Stampa e in contemporanea un’intervista al Messaggero di Gian Marco Chiocci, “dal 3 giugno 2023 direttore del Tgl - fortemente voluto da Giorgia Meloni”. Chi comanda tra i due, chi decide cosa? La Maggioni ha la responsabilità del coordinamento offerta informativa, conduce due programmi ed ha la forza di imporre i corrispondenti esteri: vedi Sangiuliano a Parigi (Chiocci dixit: “non ho deciso io”). Dicono che sia nelle “grazie” di Rossi quanto Chiocci sembra di no. La Maggioni ha più “storia” Rai alle spalle quanta invece Chiocci non ne ha. Uno scontro tra titani.

Spunto n. 3: la “vecchia” Rai. Nei giorni scorsi abbiamo partecipato ad un incontro con una pietra miliare della televisione pubblica, un “padre storico”: Bruno Voglino, lucidissimo, 93 anni. Ci ha riproposto immagini e suggestioni di un altro mondo, di quella Rai che oggi non c’è più, sommersa e disfatta da interessi privati derivati da Azienda Pubblica. Cosa è cambiato, quando e perché si è aperto il baratro del Servizio Pubblico? Difficile rispondere se non si riaprono i libri di Storia e sembra che pochi hanno voglia di farlo.

Spunto n. 4: Azienda pubblica e interessi privati. Appunto. La Rai, il Servizio Pubblico, sono una fucina di eccellenze professionali. Molti tra coloro che hanno ricoperto incarichi importanti in Rai sembrano marchiati da un segno divino indelebile. Appena escono dalla Rai, per vari motivi, compresa la pensione, trovano subito fortuna e praterie che li attendono vederli galoppare in Italia, nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo intero. L’ultimo lo abbiamo letto questa mattina: Claudio Cappon, ex DG rai, ex di tante altre cose, è stato nominato nuovo “Presidente di APA Service, la società di APA (Associazione produttori audiovisivi), che offre diversi servizi ai produttori, dalla copia privata alla realizzazione di eventi”. Chissà se ha mantenuto pure l'incarico di Segretario generale alla Copeam (dove Rai è socia)? Ca va sans dire che l’APA raccoglie molti fornitori Rai. Complimenti e auguri vivissimi per il nuovo incarico. 

Prima e insieme a lui la lista dei suoi ex colleghi che hanno fatto fortuna nel “mercato” o “privato” che dir si voglia, è lunga e vede nomi importanti: non molto tempo addietro ha fatto notizia il passaggio a Netflix di Eleonora Andreatta. Poi se la memoria ci aiuta, ricordiamo e citiamo a caso (ci scusiamo se dimentichiamo qualcuno e speriamo non si offenda) Luciano Flussi, ora direttore risorse umane di Tv2000, Valerio Fiorespino ora alla Fremantle (da poco proprietaria della Lux Vide) ovvero grande fornitore di prodotti vari alla Rai, Lorenza Lei ora Responsabile struttura autonoma cinema e audiovisivo della Regione Lazio, Agostino Saccà produttore televisivo (ex DG nel 2002 e ex direttore Rai Fiction) e così via trotterellando. 

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