domenica 8 giugno 2025

Altri mondi possibili ...


Sagrantino di Montefalco. Un vino potente, antico, forte e nobile come la persona che nel lontano 1988 me lo ha fatto conoscere. “Questo me lo porta il Frate Mendicante…” mi disse porgendomi la bottiglia. Non vi dico il piacere per il vino e per essere stato ammesso a bere da una bottiglia tanto preziosa che arrivava una volta l’anno. Me lo ha offerto Naldino, il Conte prossimo ad una nobiltà terriere decaduta ovvero la persona che decenni addietro mi ha venduto casa dove una volta c’era “il suo contado, la sua terra, i suoi campi e i suoi mezzadri”. Ho conosciuto e frequentato lui ma più ancora Leo, il suo “fattore” che, molti anni prima, si è “affrancato” e di questa sua storia ho realizzato un piccolo video documentario. Da loro ho appreso l’arte, la cultura e l’amore per il vino con un principio sovrano: mai il bisolfito, per intenderci, quello che si trova "vino compro".

Stamattina, al termine della passeggiata delle quattro chiese sotto un sole cocente ma un’aria fresca di collina che stemperava la fatica, ci siamo fermati nella piazzetta del Borgo. Erano previsti panini con la porchetta, alle 11 e 20 circa e acqua e vino. Su un tavolo c’erano bottiglie di grechetto e trebbiano accuratamene tenuti al fresco della sala parrocchiale, quasi una cantina. Perplesso le osservo. Enzo, detto il Senatore, mi vede e mi si avvicina e mi prende il braccio. “Vieni con me … e portati un bicchiere”. Andiamo in un “fondo”, una specie di cantina riadattata a magazzino delle Pro Loco e, furtivamente, da dietro un mobiletto tira fuori una bottiglia. “N’el di niente ... bevi e basta”. Un lampo, un fulmine ed ho capito subito: era Sagrantino. Non erano necessarie parole.

Siamo tornati sulla piazzetta. “Che facciamo… se gioca?”. No, no era aria, troppo caldo. La giornata poteva terminare anche in quel momento.  Abbiamo visto le Quattro chiese: ci siamo sbagliati stamattina sulla storia ma non sulle dimensioni. La più antica, San Lorenzo, tutt’ora consacrata risale ai primi anni del XII secolo e la “navata” grande non più di 8 metri. Si trova lungo uno sterrato che si dirige vero il Tevere e, affianco, una casa semidiroccata con una caratteristica: grandi macigni in travertino e la scala “umbra” che porta al primo piano sorretta da un capitello sempre di travertino. Sparsi e incastonati tra le mura altri pezzi scolpiti. Insomma: in altri paesi con tutta questa “roba” ci facevano un museo intorno. Per noi invece è e rimarrà una piccola Chiesa di campagna.

Quanto era lontana oggi la Rai e il Servizio Pubblico.

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