C’era una volta … un signore che la sapeva lunga e la sapeva
raccontare. Ad un certo punto si inventa e propone una teoria, a quel tempo
alquanto bizzarra, secondo la quale le vicende umane sono regolate da tante
leggi ma due tra queste rivestono particolare importanza: le contraddizioni. Questo
signore, in poche parole, ha sostenuto che esistono due grandi tipi di
contraddizioni: quelle tra noi e i nostri avversari, solitamente insanabili e
conflittuali, e quelle tra noi e i nostri amici, solitamente suscettibili di
soluzione. Non bisogna mai commettere l’errore di confonderle tra esse o, addirittura,
invertire l’ordine di rilevanza. Questo signore la sapeva veramente lunga. Grande
insegnamento troppo spesso dimenticato.
Allora, succede, che quando si affrontano temi e problemi
del Servizio Pubblico e, in subordine della Rai, si avverte una certa comodità
a mescolare le carte in tavola e questo è un fenomeno che avviene tra i nemici
ma pure spesso tra gli amici.
Andiamo subito al sodo. Questa mattina sul Fatto Quotidiano Giovanni Valentini lo scrive chiaro e tondo: “… sarebbe ora che le opposizioni, tutte insieme, ne prendessero atto per comportarsi di conseguenza: magari ritirandosi dal consiglio di amministrazione della Rai, per dissociare espressamente le proprie responsabilità dal centrodestra e non avallare questo sconcio”. Segue quanto già detto da Usigrai a febbraio scorso (lo stesso sindacato di cui è stato segretario il Consigliere Natale e lo stesso sindacato giornalisti che ha raggiunto l'accordo con l'Azienda sui precari) e a quanto sostenuto da Bloggorai con una lettera aperta. La “contraddizione” tra l’opposizione e questo vertice, questo Governo, è insanabile, permanente e conflittuale e non ci sono margini per fini e impercettibili trattative diplomatiche.
Alcuni nostri “amici” hanno scambiato lucciole
per lanterne, hanno atteso e sperato che qualcosa potesse cambiare in meglio che,
in fondo in fondo, si poteva discutere. Il famigerato “piano Mattei” per la
Rai elaborato e proposto da questo AD, Giampaolo Rossi, difficilmente può
essere oggetto di trattativa e tutti gli atti compiuti da questa consiliatura
lo stanno a dimostrare. Nella “sua” narrazione il giornalismo d’inchiesta
non è previsto. Non è e non è mai stata una “stagione di dialogo e confronto”
come a qualcuno avrebbe fatto piacere che fosse. E, semmai ci fosse stato qualche
spiraglio, questo si è aperto sempre il giorno dopo, quando i danni sono ormai
pressoché irreparabili.
Ancora una volta dobbiamo ripetere con forza e chiarezza: è
tutto scritto nei libri di storia recente, recentissima, e basta dare uno
sguardo, fare un riassuntino e tutto emerge con chiarezza. In questi giorni,
in queste ore, si sta dibattendo sull’ipotesi, alquanto verosimile, che la Rai voglia
“tagliare” trasmissioni giornalistiche d’inchiesta e, giustamente, gli
interessati (in primo luogo Report) protestano.
Lo sapevamo da tempo che sarebbe andata a finire così. Lo sapevamo
da quando è stato chiuso in fretta e furia e in modo sguaiato il Contratto di Servizio
che, proprio sul tema “giornalismo d’inchiesta” ha visto concentrarsi la
battaglia fondamentale e non è stato un caso. Quello stesso Contratto, sempre non a
caso, poi è stato plaudito da chi dopo ha rotto l’accordo “prima la riforma e
poi le nomine, ovvero M5S e AVS. Il buco nero di questo Contratto è il famigerato
Allegato1, quello che avrebbe dovuto sostituire il precedente art. 25 dove venivano
previsti e dettagliati gli “obblighi specifici”. Tutto questo non solo è stato
derubricato in un generico e vago Allegato (cioè subordinato e senza vincoli al Contratto
stesso) ma, questo il punto che interessa oggi, non contiene proprio i termini “giornalismo
d’inchiesta: leggere per credere https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2024/05/25/24A02566/sg
.
Andiamo avanti. Dopo il 26 settembre quando è stato costituito
il Cda attuale, si è aperto il dibattito, prevalentemente interno alla maggioranza,
sul futuro del canone da inserire nella manovra finanziaria 2025. Bloggorai è
Testo: vedi https://bloggorai.blogspot.com/2024/12/rai-le-battaglie-sono-finite-per-ora.html
. Ora, è noto che il “salvataggio” del canone attuale a 90 euro non è stata una
“gentile concessione” del Governo improvvisamente invaghito del Servizio
Pubblico, ma mero frutto di trattativa politica, merce di scambio tra i partiti di maggioranza, dove è stato
inserito quel malefico passaggio del taglio del 2% sulle sole spese per il
personale e le consulenze. Era quindi già tutto scritto nel Libro che sarebbe bandata
a finire in questo modo e che tutto appariva come una manovra a tenaglia con un
solo obiettivo: cambiare la “natura” ovvero la “missione” del Servizio Pubblico
e, di conseguenza, di uno dei suoi baricentri più rilevanti ovvero il “giornalismo
d’inchiesta”.
Nei giorni scorsi i due consiglieri di Majo e Natale hanno diffuso
un comunicato sorprendente dove si legge che hanno “ … espresso forte preoccupazione
per alcune scelte che rischiano di indebolire gravemente l'offerta e l'immagine
stessa della Rai … Siamo ben consapevoli delle esigenze di
razionalizzazione delle proposte e di contenimento dei costi ma le modalità
ipotizzate andrebbero a colpire in modo sproporzionato il prodotto…” e
concludono auspicando che “ … quanto prima si dia attuazione anche in Italia al
Media Freedom Act”. Dichiarazioni aggressive, violente e guerrafondaie ... del giorno
dopo. Ma non è questo il problema: i problemi sono A non li hanno visti
arrivare Rossi &C coni loro intendimenti e programmi; B hanno messo sullo
steso piano trasmissioni di natura e cultura diversa (esempio Report con
FarWest); C non hanno fatto alcun riferimento al rispetto del Contratto
di Servizio per quanto blandi possano essere i suoi vincoli; D non hanno
fatto alcun cenno ai possibili danni erariali che possono derivare da scelte editoriali
del genere; E auspicando l’attuazione del MFA dovrebbero essere logicamente
conseguenti.
Torniamo a bomba e riponiamo il tema: anzitutto ribadiamo
con chiarezza il vincolo assoluto del loro ruolo e delle responsabilità che competono ai consiglieri di amministrazione: indirizzo strategico, vigilanza e controllo. Si tratta di vincoli
che debbono essere esercitati prima e non dopo. Che senso ha “indirizzare, vigilare
e controllare” se poi non si “indirizza, vigila e controlla” ??? Ai consiglieri
di Majo e Natale gli si è posto il dubbio se gli atti di questo Cda siano legittimi
senza accontentarsi delle “autocertificazioni” fornite dagli interessati Rossi
e Marano? Hanno chiesto una verifica, un "controllo" esterno, una perizia "pro veritate"?
Cari consiglieri Alessandro di Majo e Roberto Natale: risolviamo la "contraddizione" al nostro interno prima
che sia troppo tardi e, come ha scritto oggi Valentini, per non avvallare
ulteriormente questo sconcio, DIMETTETEVI. Il rischio di apparire
complici, seppure a vostra insaputa, è dietro l’angolo.
bloggorai@gmail.com
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