Una attenta lettrice di Bloggorai ha commentato il titolo del
post di ieri a proposito del buio fitto in cui si trovano le vicende Rai: “Se
accendono la luce, hanno paura che gli possa esplodere la lampadina tra le mani”.
Abbiamo vaga idea che possa avere ragione.
Iniziamo, appunto, da quanto successo ieri mattina. A Via Asiago
è stata presentata la nuova edizione del Premio Agnes. Una iniziativa che poi
si traduce in una trasmissione di cui se ne avverte grande necessità. Autoreferenziale, irrilevante e
insignificante che però fa tanto “bel mondo” romano. Il Premio, per la cronaca,
è stato definito “la Cassazione dei premi giornalistici”. Che meraviglia: un premio a chi ha suggerito questa definizione.
Allora, ieri è successo che il suo Presidente, un certo Gianni
Letta, uno a caso, se l’è presa con il povero Antonio Marano, vittima
incolpevole di essere “presidente/non presidente” forse a sua insaputa (forse) facente
funzioni o consigliere anziano a scelta. Dapprima lo ha apostrofato,
appunto, senza fare il nome come “facente funzioni” e poi, con quello stile “un
po’ così…” da vecchio volpino democristiano berlusconiano, gli ha fatto chiaramente
intendere che sarebbe ora che si togliesse dalle scatole: leggiamo dal sito del
Sole 24 ore “Farebbe ancora meglio se potesse svolgere le sue funzioni senza
dover ricorrere a un facente funzioni” riferendosi alla sua “pupilla” Simona
Agnes candidata a presidente Rai e tutt’ora a bagno maria. Aggiunge una
precisazione il Corriere (ieri molto, molto premiato): “Senza nulla togliere ad
Antonio Marano”. Ci mancherebbe. Il segnale è forte e chiaro: FI non molla l’osso
e vorrebbe stringere i tempi (vedi recente proposta Gasparri). Ne parleremo più avanti.
Nota a margine: la “Cassazione” dei premi giornalistici ha
premiato come “Trasmissione Rai dell’Anno” nientepopodimenoche “Belve” di
Francesca Fagnani. La motivazione potrebbe essere: Un fulgido esempio di giornalismo di Servizio Pubblico
(appaltato ad una società esterna), una traccia indelebile nella storia del “giornalismo
d’inchiesta” nelle camere da letto degli intervistati, una luce (rossa) nel
buio della notte televisiva, il buco della serratura degli italici vizietti. Qualcuno
ha commentato “che goduria”!!! Se invece di una semplice trasmissione su Rai Due si facesse
non dico un canale, un canalino, ma almeno un “mini genere” porno-soft il “successo”
sarebbe assicurato. Sembra che vada per la maggiore.
Parliamo invece di cose serie. Poi,
nel pomeriggio di ieri, ci arriva una notizia: qualcuno sta preparando una
nuova iniziativa pubblica sul tema riforma Rai. Accipicchia! Importante, vedi mai
che, forse, qualcuno volesse accendere una candela? La notizia ci interessa e
cerchiamo di saperne di più. Partono 16 messaggi e 4 telefonate ai nostri più
attenti lettori e lettrici e, nel giro di pochi minuti, veniamo a sapere che si
tratterebbe di una iniziativa targata AVS, ovvero di quel partito che lo scorso
26 settembre non ha esitato un attimo a dimenticare il patto “prima la riforma
e poi le nomine” per affrettarsi a indicare il “suo” consigliere Roberto Natale.
Bene, magari, chissà, forse si sono pentiti. Vedremo.
Intanto però prendiamo il nostro faldone
con il titolo “RIFORMA RAI” a caratteri cubitali sul dorso e ripeschiamo
il DDL a firma del senatore De Cristoforo, esattamente la proposta n. 828 del
28 luglio 2023. Abbiamo contrassegnata la cartellina con una X rossa: gli manca
quel certo non so che, quel “quid” che la rende meritevole di attenzione. Non
ha mai visto arrivare l’EMFA che, infatti, non lo cita proprio nella forma e
nella sostanza, tant’è che AVS ha completamente disatteso uno dei suoi cardini fondamentali
sulla governance Rai: l’applicazione di “criteri trasparenti, aperti e non discriminatori”
necessari per la scelta del vertice Rai. Si tratta di un “vizietto” di
fondo, strutturale, in questa proposta che, all’art. 6, laddove si istituisce “il
Consiglio per le garanzie del servizio pubblico” non ci sono tracce del termine
“criteri”. Si legge che “La selezione (dei candidati consiglieri) è svolta
da un'apposita commissione nominata dal Consiglio” ma non ci sono tracce
dei criteri che la stessa dovrebbe adottare per non dire dei “criteri” con i
quali si selezionano i componenti dello stesso Consiglio (rimane invariato il “sistema
parlamentare con 6 componenti eletti da Camera e Senato). Infine, la proposta
AVS, all’art. 9, sopprime la Vigilanza Rai senza capire bene la motivazione che,
infatti, non compare nella relazione introduttiva. Staremo a vedere, magari
ritirano la 828 e ne presentano una nuova e, già che si sono, aggiungono pure
che l’8 agosto entra in vigore il MFA. Per essere poi conseguenti, dovrebbero
pure suggerire al loro consigliere Natale, di fare un piccolo passo indietro e
ricominciare daccapo.
Rimane un punto focale: l’opposizione
è ancora molto lontana dal quel “tavolo di lavoro” per una proposta di riforma comune
e ognuno se la canta e se la suona come meglio crede. Forse, come pure
abbiamo scritto, è verosimile supporre che di questa riforma non si avverte
proprio la necessità. Meglio rimanere nel buio.
bloggorai@gmail.com
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