lunedì 16 giugno 2025

RAI: buio profondo tra porno soft e riforma

by Bloggorai ©

Una attenta lettrice di Bloggorai ha commentato il titolo del post di ieri a proposito del buio fitto in cui si trovano le vicende Rai: “Se accendono la luce, hanno paura che gli possa esplodere la lampadina tra le mani”. Abbiamo vaga idea che possa avere ragione.

Iniziamo, appunto, da quanto successo ieri mattina. A Via Asiago è stata presentata la nuova edizione del Premio Agnes. Una iniziativa che poi si traduce in una trasmissione di cui se ne avverte grande necessità.  Autoreferenziale, irrilevante e insignificante che però fa tanto “bel mondo” romano. Il Premio, per la cronaca, è stato definito “la Cassazione dei premi giornalistici”. Che meraviglia: un premio a chi ha suggerito questa definizione.

Allora, ieri è successo che il suo Presidente, un certo Gianni Letta, uno a caso, se l’è presa con il povero Antonio Marano, vittima incolpevole di essere “presidente/non presidente” forse a sua insaputa (forse) facente funzioni o consigliere anziano a scelta. Dapprima lo ha apostrofato, appunto, senza fare il nome come “facente funzioni” e poi, con quello stile “un po’ così…” da vecchio volpino democristiano berlusconiano, gli ha fatto chiaramente intendere che sarebbe ora che si togliesse dalle scatole: leggiamo dal sito del Sole 24 ore “Farebbe ancora meglio se potesse svolgere le sue funzioni senza dover ricorrere a un facente funzioni” riferendosi alla sua “pupilla” Simona Agnes candidata a presidente Rai e tutt’ora a bagno maria. Aggiunge una precisazione il Corriere (ieri molto, molto premiato): “Senza nulla togliere ad Antonio Marano”. Ci mancherebbe. Il segnale è forte e chiaro: FI non molla l’osso e vorrebbe stringere i tempi (vedi recente proposta Gasparri). Ne parleremo più avanti.

Nota a margine: la “Cassazione” dei premi giornalistici ha premiato come “Trasmissione Rai dell’Anno” nientepopodimenoche “Belve” di Francesca Fagnani. La motivazione potrebbe essere: Un fulgido esempio di giornalismo di Servizio Pubblico (appaltato ad una società esterna), una traccia indelebile nella storia del “giornalismo d’inchiesta” nelle camere da letto degli intervistati, una luce (rossa) nel buio della notte televisiva, il buco della serratura degli italici vizietti. Qualcuno ha commentato “che goduria”!!! Se invece di una semplice trasmissione su Rai Due si facesse non dico un canale, un canalino, ma almeno un “mini genere” porno-soft il “successo” sarebbe assicurato. Sembra che vada per la maggiore.

Parliamo invece di cose serie. Poi, nel pomeriggio di ieri, ci arriva una notizia: qualcuno sta preparando una nuova iniziativa pubblica sul tema riforma Rai. Accipicchia! Importante, vedi mai che, forse, qualcuno volesse accendere una candela? La notizia ci interessa e cerchiamo di saperne di più. Partono 16 messaggi e 4 telefonate ai nostri più attenti lettori e lettrici e, nel giro di pochi minuti, veniamo a sapere che si tratterebbe di una iniziativa targata AVS, ovvero di quel partito che lo scorso 26 settembre non ha esitato un attimo a dimenticare il patto “prima la riforma e poi le nomine” per affrettarsi a indicare il “suo” consigliere Roberto Natale. Bene, magari, chissà, forse si sono pentiti. Vedremo.

Intanto però prendiamo il nostro faldone con il titolo “RIFORMA RAI” a caratteri cubitali sul dorso e ripeschiamo il DDL a firma del senatore De Cristoforo, esattamente la proposta n. 828 del 28 luglio 2023. Abbiamo contrassegnata la cartellina con una X rossa: gli manca quel certo non so che, quel “quid” che la rende meritevole di attenzione. Non ha mai visto arrivare l’EMFA che, infatti, non lo cita proprio nella forma e nella sostanza, tant’è che AVS ha completamente disatteso uno dei suoi cardini fondamentali sulla governance Rai: l’applicazione di “criteri trasparenti, aperti e non discriminatori” necessari per la scelta del vertice Rai. Si tratta di un “vizietto” di fondo, strutturale, in questa proposta che, all’art. 6, laddove si istituisce “il Consiglio per le garanzie del servizio pubblico” non ci sono tracce del termine “criteri”. Si legge che “La selezione (dei candidati consiglieri) è svolta da un'apposita commissione nominata dal Consiglio” ma non ci sono tracce dei criteri che la stessa dovrebbe adottare per non dire dei “criteri” con i quali si selezionano i componenti dello stesso Consiglio (rimane invariato il “sistema parlamentare con 6 componenti eletti da Camera e Senato). Infine, la proposta AVS, all’art. 9, sopprime la Vigilanza Rai senza capire bene la motivazione che, infatti, non compare nella relazione introduttiva. Staremo a vedere, magari ritirano la 828 e ne presentano una nuova e, già che si sono, aggiungono pure che l’8 agosto entra in vigore il MFA. Per essere poi conseguenti, dovrebbero pure suggerire al loro consigliere Natale, di fare un piccolo passo indietro e ricominciare daccapo.

Rimane un punto focale: l’opposizione è ancora molto lontana dal quel “tavolo di lavoro” per una proposta di riforma comune e ognuno se la canta e se la suona come meglio crede. Forse, come pure abbiamo scritto, è verosimile supporre che di questa riforma non si avverte proprio la necessità. Meglio rimanere nel buio.

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