lunedì 16 giugno 2025

RAI: a che punto è la notte? buio fitto

by Bloggorai ©

… ora sentiva perfino un'ombra di opaca amarezza, come quando le gravi ore del destino ci passano vicine senza toccarci e il loro rombo si perde lontano mentre noi rimaniamo soli, fra gorghi di foglie secche, a rimpiangere la terribile ma grande occasione perduta… (Il Deserto dei Tartari).

A che punto è la notte? Buia, calda e inquieta. La lunga notte della Rai, del Servizio Pubblico, fatica a vedere la luce del prossimo mattino, figuriamoci quella del suo prossimo futuro.

Accendiamo una candela e cerchiamo di intravvedere qualche ombra sfuggente.

Come al solito, bisogna fare molti passi indietro e mettere tutto in ordine, altrimenti difficile comprendere. Torniamo a ottobre 2023 quando il Senatore Antonio Nicita, PD, comunica che ha “… rimesso il mio mandato di relatore di minoranza sul contratto di servizio Rai”. Sono i giorni in cui la Vigilanza Rai approva il nuovo (nefasto) Contratto di servizio e che ha visto il M5S votare a favore e il PD contro. Si apre una spaccatura profonda nell’opposizione (con insulti annessi) e che si trascinerà fino alla nomina dei nuovi consiglieri il 26 settembre 2024. Si è trattato di una spaccatura tra maggioranza e opposizione ma anche tra i due partiti e pure al loro interno dove coesistono “anime” diverse”. La Stampa del 3 ottobre pubblica un articolo feroce dove il PD dichiara che “M5S sia stata l’unica forza di opposizione a votare con la destra” e loro rispondono “Il Pd è quantomeno confuso” (vedi  https://www.lastampa.it/politica/2023/10/03/news/vigilanza_rai_le_opposizioni_si_spaccano_ok_al_nuovo_contratto_si_servizio_con_il_si_dei_5_stelle-13608492/ ). 

In parte hanno ragione: come pure Bloggorai ha scritto perché gli risultava da sue fonti, le dimissioni di Nicita erano in polemica anche con parte del suo partito. Forse, ci ricordano, quella stessa parte che ha provato la forzatura del 26 settembre e poi respinta con sdegno dalla Schlein.

Tutto poi rimane sottotraccia dove la sola soddisfatta sembra sia stata Barbara Floridia, la presidente della Vigilanza che ci teneva tanto a chiudere il Contratto il prima possibile anche se non c’era nessun motivo tecnico che lo imponesse. È sempre stata lei ad essere stata soddisfatta per come si è chiusa la partita delle nomine perché, a suo dire, si consentiva “l’incardinatura” del dibattito sulle riforme e sappiamo come è andata a finire. Il “malumore” è rimasto inciso e da allora si avvertono oggi i segni che lambiscono anche, per quanto a noi risulta, il ruolo dei due consiglieri nominati il 26 settembre: di Majo e Natale. Per entrambi abbiamo raccolto “brontolamenti” sul loro operato fino al richiedere formalmente le dimissioni dell’intero Cda Rai da parte del sindacato Usigrai lo scorso 5 marzo.

Arriviamo a giovedì scorso. La mattina si svolge un presidio dei giornalisti Rai di fronte a Viale Mazzini (e non Via Asiago) dovesi consuma uno scontro diretto e brutale tra Ranucci di Report e Macheda segretario Usigrai sul recente accordo sottoscritto dal sindacato e la Rai sulla stabilizzazione di 120 precari e lo svuotamento delle redazioni dei programmi giornalistici più importanti del Servizio Pubblico. In un breve filmato che ci è stato inviato si vede un imbarazzante scontro tra i due. 

Il pomeriggio invece si svolge un incontro, in casa PD, sul tema “La Questione Rai” dove, tra gli altri, partecipa il capogruppo PD in Vigilanza, Stefano Graziano. La “Questione” più rilevante è, ovviamente, la riforma della quale non si vedono segnali di fumo all’orizzonte. Ci raccontano però una relativa novità: il PD (o una parte di esso) avrebbe deciso di assumere una nuova postura più “aggressiva” per cercare di rompere lo stallo in cui si trova l’Azienda sul tema PresidenzaNon è chiara però la "natura" della nuova "postura".  

È del tutto evidente che non può reggere a lungo la barricata sul no alla Agnes e il braccio di ferro comincia a pendere a favore della maggioranza con il PD, appunto, alla finestra e fuori dai giochi. E già, perché, ci risulta da tempo, che anche all’interno del M5S è forte la corrente che vorrebbe chiudere presto la partita, anche votando la Agnes se necessario pur di aviare il “percorso” parlamentare sulla riforma. Salvo poi, rischiare all’interno del gruppo 5S, una spaccatura (vedi posizione di Carotenuto). 

E a questo punto la candela si spegne e il buio torna profondo. Riassumiamo: proprio nei giorni scorsi è stato pubblicato un documento molto utile e interessante di sintesi/confronto tra gli otto DDL incardinati in VIII Commissione Senato. Come abbiamo già scritto: due soli meritano di essere pressi in considerazione ovvero il recente di Gasparri e quello della Bevilacqua di ottobre scorso. Per il resto siamo a “carissimo Amico …” dove l’opposizione ha idee poche e alquanto confuse.  Recentemente è stata auspicata la creazione di un “tavolo di lavoro” per elaborare una proposta comune ma nessuno è in grado di sapere da che parte iniziare nella forma e nella sostanza. Forma: chi convoca chi, dove e quando? I partiti si nominano un loro “esperto” e poi si convocano tra loro? In una sede pubblica o “riservata”? oppure lasciano che qualcuno della Società civile” (???) si possa assumere il compito? Non sono dettagli irrilevanti.

Sostanza: le proposte di riforma depositate in Senato mirano tutte, come leggiamo nel documento del Senato, “ … a introdurre modifiche al decreto legislativo n. 208 del 2021, il testo unico che regola la fornitura dei servizi di media audiovisivi e radiofonici” (TUSMA). È del tutto evidente che seppure l’obiettivo sia quello di definire una nuova governance (e nelle intenzioni di Gasparri superare subito lo stallo attuale della Presidenza) è ragionevolmente difficile supporre che si possa limitare solo a quell’aspetto. Ma, poniamo pure che si voglia affrontare “solo” questo tema in modo disgiunto dagli altri (es. risorse e canone) è ben noto che si pare subito una voragine anche all’interno della stessa opposizione tra quanti, ad esempio, propongono una specie di “fondazione” e quanti invece (anche Bloggorai) la vedono come il fumo agli occhi.

In poche parole e chiudiamo. Se mai ci fosse un “tavolino” nel “campo” ovvero nell’orticello Rai dell’opposizione, questo è ben chiuso in un angolo e nessuno sa se, da chi quando e come potrà essere aperto. La riforma e l’MFA, possono attendere e i “consiglieri di opposizione” possono dormire sonni tranquilli, per ora, forse: Hic manebimus optime. 

Non abbiamo più spazio ma c’è un argomento che ne merita tanto: il genere “crimine in tv” e segnatamente nel Servizio Pubblico. Oggi una nota di Grasso sul Corriere che ricorda la nascita della “televisione del dolore” o dell’orrore, la tragedia di Vermicino del 1981 quando la Rai con le sue 18 ore di trasmissione a reti unificate ha aperto ufficialmente le porte dell’Inferno che da allora sono rimaste spalancate. Da quella porta oggi transitano i “successi” del “giornalismo d’inchiesta” Rai su Garlasco e dintorni. Ne parleremo ancora.

bloggorai@gmail.com

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