La lingua batte dove il dente duole. Ieri, come succede da
tanti anni quando la domenica non siamo al Circolo Trattoristi della Bassa Val Tiberina
a prendere il caffè, alle prime luci dell’alba, con il fresco, ci rechiamo al mercato
di Porta Portese. Un luogo fondamentale di incontri e di percezioni di quanto succede
nel mondo. Tra una battuta e l’altra, si avverte seppure sommariamente cosa dice
la “gente”. Rivedete questa brevissima e illuminante clip con Tina Pica e
Vittorio De Sica: https://www.youtube.com/watch?v=r0UMVMKQox4
.
Ad un certo punto, mentre stavo per andare via, incontro un
mio caro e antico ex collega Rai, che mi dice: “Vieni, vieni, ti devo far vedere
una cosa!” e mi porta verso un banchetto dove, tra le tante cose, c’era una
basetta di marmo con una riproduzione bidimensionale del Cavallo forse in argento.
Il venditore mi chiede 30 euro e alla fine, dopo una brevissima trattativa come
d’obbligo, me la vende a 15. Va bene. Ma non finisce qui. Faccio pochi metri e
incontro un altro ex collega che non vedevo da tanti anni. Che fai, che non fai
e, giocoforza, finiamo a parlare dei tempi “gloriosi” passati in “una Rai che
ora non c’è più”. Già, questo un ritornello comune e diffuso, sia tra chi era
dentro sia tra chi era fuori: quella Rai, quel Servizio Pubblico bene che vada
oggi è talmente diverso da allora da poter dire con quasi assoluta certezza che “Non è
più la Rai di una volta”. E allora, tra una nostalgia e l’altra, gli faccio vedere
l’acquisto: “Ahhh si certo, ricordo bene … di quegli oggetti ne ho visto
scatoloni pieni nei sotterranei di Viale Mazzini, poi, mi sembra che hanno portato
via tutto in un capannone di Pomezia dopo che ci fu una specie di scandalo”. Già.
Uno dei piccoli e tanti scandali che nessuno mai ricorderà più.
Nei giorni scorsi, dovendo andare in zona Prati, averi
potuto fare diverse strade ma, alla fine, ho scelto di passare di fronte al
Palazzo. In quel momento il grande cancello era aperto e alcune persone stavano
caricando “masserizie” su un camion. Nello stesso istante, due persone, forse
turisti, si affacciavano su un lato per fotografare il cavallo di Messina. Cavallo
“morente” o “rampante” ovvero sull’orlo di stramazzare al suolo esausto e ferito
oppure pronto a destarsi in piedi e riprendere a galoppare? Eterno dilemma che
però, nelle attuali circostanze, sembra più facile osservarlo nella prima ipotesi.
Se c’è una immagine suggestiva e iconica in grado di rappresentare sinteticamente
“lo stato delle cose” è proprio l’abbandono forzato del Palazzo di Viale Mazzini
e lo stato di solitudine in cui versa il cavallo. Se tutto va bene, ad essere ottimisti,
lo rivedremo nel 2029. A quel tempo ci sarà una nuova Concessione, un nuovo Contratto
di Servizio, un altro Parlamento e magari privo della Vigilanza Rai che potrebbe
nominare un nuovo Cda. Insomma, sarà una Rai ancora e più profondamente diversa
da quella attuale. A quel tempo, verosimile, ci potrà essere un altro Cavallo
che guarda a destra, un monumento a perenne ricordo del Cavallo che fu a Viale
Mazzini.
E però, come ormai scriviamo stancamente, sarà una Rai che nessuno
ha voglia di immaginare quale potrà o dovrà essere. Nei prossimi mesi si
consumerà la grande battaglia sul suo futuro e sulla sua “missione” dove si
fronteggeranno gli eserciti di coloro che vorranno contro quelli che potranno. Invece,
qualcuno, vuole consumare la “piccola battaglia” sulla sola governance.
I due eserciti, al momento, sembrano ispirati a due grandi
dottrine e comportamenti: coloro che “possono” sembrano avere le idee chiare,
hanno bene in mente quale sarà “la missione” che si dovrà affidare al Servizio
Pubblico. Sarà una Rai progressivamente ridotta, complementare e privatizzata
nell’anima, nel suo spirito profondo. Di fronte, ovvero coloro che “vorranno” appaiono come un esercito allo sbando, senza Patria e senza bandiere che non sa dove dirigersi
e quali armi utilizzare. Saremo facili profeti ad immaginare che nel 2029 vinceranno
“loro” come hanno già vinto e come vincono ogni giorno senza incontrare
resistenza alcuna.
Tanto per dare un’idea tra le forze in campo: nei prossimi
giorni alcuni si incontreranno per dibattere di tante varie cose che
interessano la Rai e dove, tanto per intenderci, hanno posto in apertura un quesito
esistenziale e centrale: in questo momento su chi comanda i dati e gli algoritmi
e non diciamo nulla su chi è stato chiamato a dibattere. Ci appare un tentativo
maldestro di buttare la palla in tribuna durante una partita irrilevante e lontana
dal campionato. O forse, dentro un altro piccolo campionato. Piccolo piccolo.
bloggorai@gmail.com
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