La questione Rai. La “questione” Rai ??? Forse c’è qualcosa di più di una semplice “questione” e forse di “questioni” ce ne sono tante. Anche Bloggorai, spesso e volentieri, è caduto preda della distorsione ottica secondo cui le “questioni” Rai fossero tutte concentrate sull’ingerenza dal Governo e della Politica, sulla riforma della governance (fantasma), sul canone o sulle tecnologie. Ci siamo dimenticati invece, spesso e volentieri, di un tema enorme, colossale, e non di rilevo inferiore agli altri: i contenuti, ciò che viene trasmesso, la “narrazione”, ovvero la qualità dell’offerta editoriale. Una voragine, un buco nero dove si perde tutto e, per paradossale che possa apparire, tutto si chiarisce.
La televisione “è” ciò che trasmette e solo in subordine “svolge
un servizio”, pubblico o privato che sia. Il contenuto, le immagini che vengono
trasmesse e i testi che le supportano (meno) sono gli organi vitali, il cuore
pulsante della sua natura. La grande battaglia con le piattaforme Netflix, Disney etc avviene tutta
e solo sui contenuti, su ciò che viene trasmesso. E il pubblico paga, e nemmeno
poco, per vedere “contenuti” originali e pregiati: grande sport, cinema e
fiction. Tutto il resto per la Rai è semplicemente “supporto logistico”: chi la
governa, come, con quali risorse e quali strumenti adopera per diffondere il
segnale radiotelevisivo.
Allora, mentre sul fronte del “supporto logistico” fioccano ed
arricchiscono il dibattito esperti di varia natura, autorevoli professori
incaricati o nominati, invece sull’analisi del tema “contenuti” e “offerta
editoriale” si avverte un bizzarro e imbarazzante silenzio, rotto solo da una
quantità impressionante di “critica televisiva” più o meno autorevole e
qualificata. Vedi oggi sul Corriere una riflessione sulla partecipazione di Benigni
(di sinistra?) da Vespa (di destra!). Se vi è mai capitato di leggere la Rassegna
Stampa Rai, osserverete facilmente che il rapporto tra la sezione “Azienda” e
quella “prodotto Tv” dove si recensiscono le trasmissioni grossomodo è di 1 a
4. E, spesso, succede, come ad esempio stamattina, che una “notizia” rilevante
è l’operato del Dg Rai, Roberto Sergio, a San Marino RTV dove pure svolge funzioni
di DG con ottimi risultati tanto da essere nominato con l’Onorificenza di Cavaliere
di Gran Croce dell’Ordine Equestre di Sant’Agata. Complimenti: una volta il
titolo di “professore” non si negava a nessuno, ora invece torna di moda il “cavalierato”
con relativa “rosetta” o spilletta da indossare sul bavero sinistro della
giacca (mi raccomando, non sullo smoking … orrore ...non ci facciamo parlare dietro).
Insomma, ci siamo capiti: se si tratta di fare i “professori”
o i “consiglieri” su temi “pregiati” tutti, tanti, salgono in cattedra mentre
quasi nessuno si sporca le mani con la bassa cucina del prodotto Tv. Anche quei geni dell'Ufficio Studi Rai si occupano di ben altri temi quando scomodano decine di illustri accademici sull'IA. Bloggorai
lo ammette, è caduto nella trappola di non tenere debito conto di quanto la Rai
manda in onda, anche perché ormai quasi “intollerante”
alle innumerevoli repliche Rai di Don Matteo, ai 5 minuti di Vespa e alla
NewsRoom della Maggioni (che invece se ne guarda bene di affrontare la “newsroom”
dell’Azienda Rai).
E veniamo al dunque, a questi giorni, al tema che abbiamo affrontato spesso e volentieri: la Tv “trash”, la televisione del dolore e dell’orrore, il sotto scala dell’offerta editoriale per di più solitamente di acquisto o bene che vada in coproduzione. Allora, è successo che martedì è andato in onda in prima serata Giletti su RaiTre, mercoledì sempre in prima serata Chi l’ha visto con la Sciarelli e ieri sera, ovviamente in prima serata su RaiDue, Ore 14 Sera con Milo Infante e, stupefacente, anche in contemporanea su RaiTre su Donne in crisi di nervi con Chiambretti con tutti sullo stesso tema: Garlasco.
Allora ci si pone
il dubbio: si tratta di scientifico “accanimento mediatico” verso i poveri
telespettatori? Si tratta di una “scelta editoriale strategica” che qualcuno ha
imposto o suggerito di seguire fino allo sfinimento di chi vede la tv? Si tratta
forse di non lasciare campo libero alla concorrenza agguerritissima e qualificata
di Mediaset? Nota a margine: nessuna di queste trasmissioni Rai conteneva
una notizia nuova manco a pagarla, non c’era nulla che giustificasse lo spazio/tempo
televisivo occupato: è stato tutto un “rivediamo i soggetti sulla scena del
delitto” oppure “andiamo sul ruscello con gli oggetti ritrovati" oppure quando
proprio sono stati raffinati “riascoltiamo le intercettazioni”. Grande giornalismo del Servizio Pubblico che una volta qualcuno si
scomodava a definirlo “d’inchiesta” ed ha fatto salti mortali per farlo
inserire nel Contrato di Servizio.
Ecco, poniamo caso, non dato perché per fortuna rimasto tutto
lettera mora, che fosse stato introdotto il sistema dei KPI previsto, appunto, dal
Contrato di Servizio in vigore (Key Perfomance Indicator) nel genere “informazione”
o “infotainment” che dir si voglia, che punteggio avrebbero ottenuto
trasmissioni di questo genere? Piccole polemichette che a Bloggorai piacciono
tanto. Ma la domanda centrale è più semplice e la ripetiamo: perché la Rai,
tutta o quasi, si ostina da tempo, da anni, a perseguire questo modello specifico
di offerta editoriale? È vero, il genere “crime” paga e i telespettatori
gradiscono ma è vero pure che seguire, sostenere e alimentare questo genere di “appetiti”
televisivi potrebbe essere non esattamente rispondente alla logica, alla natura
e alla missione del Servizio Pubblico. O no???
bloggorai@gmail.com
ps: stiamo raccogliendo materiale e ripetiamo: chi avesse nel cassetto memorie, appunti, note o documenti interessanti sulla loro esperienza dentro fuori la Rai e li volesse far entrare in una “storia” più o meno occulta del Servizio Pubblico ce li può fornire, anche in forma anonima.
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