giovedì 12 giugno 2025

RAI: il Colosseo dentro e intorno a noi

by Bloggorai ©

“Bisogna smetterla di parlare della normalità del male, qui siamo di fronte al male della normalità” Aldo Grasso, 2017

La partita del "cuore": Male 3, Bene 1 (circa). Finisce senza storia il confronto televisivo di martedì scorso che ha visto contrapposte la squadra del Male (Belve Crime su Rai Due) con oltre 1,6 milioni di telespettatori e 12,7 di share e la squadra del Bene (Che ci faccio io qui, su RaiTre) con circa 700 mila telespettatori e 4,1 di share.

Una squadra di “appassionati del crimine” come ha sostenuto la sua allenatrice, la Fagnani contro l’altra invece tutta concentrata a raccontare “… le fragilità più profonde dell'esistenza: la mente, il mistero della vita e della morte, il bisogno di cura e di appartenenza. Uno sguardo intimo sul senso autentico del vivere”.

Non c’è stata partita tra la storia processuale di Bossetti e quella degli assassini della Uno Bianca contro la storie di una persona che dedica la sua vita al recupero e alla tutela degli animali o quella di un monaco che invece la dedica alla cura delle persone.  

Lo sapevamo da tempo: il racconto, la visione, lo sguardo diretto e frontale sulla scena del delitto, del crimine e della tragedia esercita un’attrazione fatale e irresistibile e, dobbiamo ammettere, in grado di restituire appagamento e soddisfazione. Non è necessario scomodare scienza e coscienza e tantomeno rispolveriamo “Davanti al dolore degli altri” di Susan Sontag (“il sangue in prima pagina!!!”): è sufficiente rivolgere lo sguardo non lontano da noi: il Colosseo. Segno iconico della “civiltà dell’orrore” dove si pagava il biglietto (tesserae o nomismata) per vedere giustiziare cristiani, condannati o gladiatori combattere fino alla morte. Se vogliamo restare più vicino, è sufficiente poi osservare gli appassionati del “selfie della tragedia” mentre fotografano un incidente in autostrada o una scena del delitto.

Lo sapevamo da tempo pure che la Rai è stata “maestra” sulla rappresentazione televisiva dello spettacolo dell’orrore, meglio ancora se in diretta. Difficile dimenticare la sua pietra miliare: Alfredino Rampi e Vermicino, tragedia avvenuta giusto in questi giorni di 44 anni addietro, tutto iniziava proprio il 10 giugno1981 e il 12 arrivò Pertini. Si racconta che ci fu molta "pressione" per mantenere aperta la diretta. “Era diventato un reality show terrificante” disse Piero Badaloni, noto conduttore del Tg1. Non solo “reality” ma anche “crime show”.

Due giorni di diretta Tv seguita da quasi 29 milioni di persone, un “fatto mediatico” mai avvenuto prima che ha segnato e aperto tutto il nuovo Libro della storia tragica raccontata dalla Tv. Si tratta di un altro capitolo misterioso della storia della Tv italiana, della Rai in particolare, sul quale troppo facilmente si stende un velo pietoso di imbarazzo e vergogna. Il “male” ovvero il “crime” è diventato da molto tempo un genere televisivo di grande successo, sulle reti pubbliche e ancora più su quelle private. Ricordate: ne abbiamo parlato recentemente citando "Il Quinto Potere" ovvero il lato oscuro della Tv, molto oscuro. A sua volta si è evidenziato un genere subordinato: il processo mediatico che ormai, sembra che ci siano pochi dubbi in proposito, ha preso il posto di quello delle aule di tribunale dove, sia detto per dovere di cronaca, è verosimile supporre che le cose non vadano gran che bene. Tra il 1991 e il 2023 si tratta di circa 31 mila persone vittime di errori giudiziari e ingiusta detenzione, con una media di circa 1000 persone l’anno. In questi giorni, in particolare, non c’è trasmissione, tg o gr , che non parli dell’omicidio di Garlasco e tutto lascia prevedere che sarà così per molto tempo ancora.

Allora, ancora una volta, poniamo la domanda: quanto il Servizio Pubblico, la Rai, trova ragion d’essere nel seguire, cavalcare, diffondere e sostenere questo “genere” televisivo? Per alcuni la risposta è facile e banale: si tratta della “realtà” che, ci piaccia o meno, appartiene alla nostra vita quotidiana e la televisione non fa altro che, semplicemente, riprenderla e amplificarla, diffonderla e approfondirla. Poco di meno, molto di più. Un conto però è riferire le notizie, altro conto è farne spettacolo. È un “bene” o un “male”???

Entriamo in un campo di riflessione e analisi molto complesso, difficile da riassumere nel poco spazio di Bloggorai. Avvertiamo solo un forte senso di avversità per queste scelte editoriali della Rai (ieri sera, si faceva fatica a distinguere Chi l’ha visto su RaiTre con la Sciarelli e le Iene. Tra i compiti, la “missione” del Servizio Pubblico, facciamo fatica a ritrovare qualcosa che si avvicina alle indicazioni fornite dal Contratto di Servizio sui Principi generali ed obiettivi (art.2.1).

Sul tema registriamo il solito, comune, banale, imbarazzato e imbarazzante silenzio: forse alcuni lo considerano un “successo” più o meno come Sanremo di “cuoricini cuoricini” ovvero l’altra faccia del “male”.

Bloggorai@gmail.com

ps: ovviamente, un "genere" del genere la Rai lo appalta in esterno, non ce la fa (o non vuole?) nemmeno a produrlo da sola

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