Abbiamo deciso che quando si supera una certa soglia di
attenzione (e in questo periodo osserviamo con piacere che sta
succedendo sempre più spesso) le lettrici e i lettori di Bloggorai meritano
qualcosa di più che il solito Post quotidiano.
Oggi abbiamo qualche spunto interessante da proporre e il
filo conduttore è la Storia. La Storia ci tormenta...ci lambisce e stordisce.
Ci prende a sportellate con la farsa e la tragedia. Ci premia e ci punisce ed è
sempre dietro l’angolo pronta a farci rivivere quello che troppo facilmente
dimentichiamo.
Spunto n. 1. Il referendum. Giust’appunto correva l’anno
1995, proprio l’11 giugno, domani, quando gli italiani vennero chiamati a
votare per la privatizzazione della Rai. A sostenere le ragioni del Si c’erano
la Lega, il PDS, F.I. e altri mentre a sostenere le ragioni del No c’erano i Verdi,
AN, PRC, Popolari. Vinsero i Si con quasi 14 milioni di voti mentre il no
ottennero poco oltre 12 milioni di voti.
Non se ne fece poi nulla per tanti motivi che sarebbe
interessante rivedere ma quel tema ha lasciato una traccia profonda nel sistema
radiotelevisivo italiano. Quella più evidente quanto pure sottotraccia è quella
sottile voglia di “privato” che tutt’ora emerge in filigrana anche nelle fila
del cosiddetto “campo largo” (per carità di Patria sarebbe meglio restringere).
Attenzione, non ci riferiamo solo alla dimensione economica del tema che pure è
di un certo interesse, quanto pure a quella editoriale dove spesso, ad esempio,
la distinzione tra Le Iene di Italia1 e Lo stato delle Cose su Rai Tre è molto
sottile. Poi succede, come oggi, che un consigliere (uno a caso) se ne accorge
il giorno dopo.
In questi tempi si parla (poco) di riforma della Rai e quel “sentimento”,
quella tanta voglia di privato e di mercato non sembra venuta meno. Come interpretare
in altro modo quelle vaghe idee di “fondazione” che talvolta emergono nelle
diverse proposte di riforma (vecchie ammuffite ma le sole presenti)? Come intrepretare
la fascinazione che ha avuto l’idea di inserire i famigerati KPI (Key
performance Indicator) nel Contratto di Servizio oggi in vigore? A cosa si richiama
il tema di Rai Way nelle due varianti possibili, vendita o fusione con Ei Towers,
se non a far felici e contenti azionisti e operatori finanziari?
Spunto n. 2: direttori e direttrici Rai. Nei giorni scorsi
sono comparsi sula stampa due interventi meritevoli di attenzione: il primo è
di Monica Maggioni su La Stampa e in contemporanea un’intervista al Messaggero
di Gian Marco Chiocci, “dal 3 giugno 2023 direttore del Tgl - fortemente voluto
da Giorgia Meloni”. Chi comanda tra i due, chi decide cosa? La Maggioni ha la
responsabilità del coordinamento offerta informativa, conduce due programmi ed
ha la forza di imporre i corrispondenti esteri: vedi Sangiuliano a Parigi (Chiocci
dixit: “non ho deciso io”). Dicono che sia nelle “grazie” di Rossi quanto
Chiocci sembra di no. La Maggioni ha più “storia” Rai alle spalle quanta invece
Chiocci non ne ha. Uno scontro tra titani.
Spunto n. 3: la “vecchia” Rai. Nei giorni scorsi abbiamo
partecipato ad un incontro con una pietra miliare della televisione pubblica,
un “padre storico”: Bruno Voglino, lucidissimo, 93 anni. Ci ha riproposto immagini e suggestioni di
un altro mondo, di quella Rai che oggi non c’è più, sommersa e disfatta da interessi
privati derivati da Azienda Pubblica. Cosa è cambiato, quando e perché si è
aperto il baratro del Servizio Pubblico? Difficile rispondere se non si riaprono
i libri di Storia e sembra che pochi hanno voglia di farlo.
Spunto n. 4: Azienda pubblica e interessi privati. Appunto. La Rai, il Servizio Pubblico, sono una fucina di eccellenze professionali. Molti tra coloro che hanno ricoperto incarichi importanti in Rai sembrano marchiati da un segno divino indelebile. Appena escono dalla Rai, per vari motivi, compresa la pensione, trovano subito fortuna e praterie che li attendono vederli galoppare in Italia, nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo intero. L’ultimo lo abbiamo letto questa mattina: Claudio Cappon, ex DG rai, ex di tante altre cose, è stato nominato nuovo “Presidente di APA Service, la società di APA (Associazione produttori audiovisivi), che offre diversi servizi ai produttori, dalla copia privata alla realizzazione di eventi”. Chissà se ha mantenuto pure l'incarico di Segretario generale alla Copeam (dove Rai è socia)? Ca va sans dire che l’APA raccoglie molti fornitori Rai. Complimenti e auguri vivissimi per il nuovo incarico.
Prima e insieme a lui la lista dei suoi ex colleghi che hanno fatto fortuna nel “mercato” o “privato” che dir si voglia, è lunga e vede nomi importanti: non molto tempo addietro ha fatto notizia il passaggio a Netflix di Eleonora Andreatta. Poi se la memoria ci aiuta, ricordiamo e citiamo a caso (ci scusiamo se dimentichiamo qualcuno e speriamo non si offenda) Luciano Flussi, ora direttore risorse umane di Tv2000, Valerio Fiorespino ora alla Fremantle (da poco proprietaria della Lux Vide) ovvero grande fornitore di prodotti vari alla Rai, Lorenza Lei ora Responsabile struttura autonoma cinema e audiovisivo della Regione Lazio, Agostino Saccà produttore televisivo (ex DG nel 2002 e ex direttore Rai Fiction) e così via trotterellando.
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