mercoledì 7 maggio 2025

RAI: sono gli umani che generano mostri e non viceversa

by Bloggorai ©

Ci sono “trame” palesi e ci sono “trame” occulte” anche se, per definizione, una “trama” per avere la dignità di essere definita tale, dovrebbe essere occulta e misteriosa a priori. Quando invece assume altre sembianze, quando appare in tutta la sua evidenza, la “trama” diventa altro: un disegno, un progetto, una missione.

Quando ci accingiamo a scrivere di questo argomento riferito alla Rai, ci si pone sempre il problema del grande lavoro che occorre fare per decifrare, interpretare e collocare nel giusto contesto tutte (poche) le informazioni di cui disponiamo. Attenzione: non si tratta solo di informazioni di carattere economico, politico o culturale. Spesso e volentieri, per il noto principio secondo cui sono le persone che fanno le cose e non viceversa, le “trame e i complotti” sono ordite, perseguite e praticate proprio da “persone”, da nomi e cognomi, da volti più o meno conosciuti e financo familiari.

Oggi, segnatamente per “questa” Rai, con questo Cda, si sta manifestando un magma simbiotico che mescola insieme l’oscuro con il chiaro, il palese e l’occulto. Ciò che vi abbiamo riferito nei giorni scorsi (che sembra aver avuto grande attenzione) sono solo piccoli tasselli di un grande disegno che è proprio quello che cerchiamo di raccontare.

La “trama” di Rai Way, il piano industriale/tecnologico nella palude insieme a quello editoriale sull’informazione, come pure la trama della Rai dei “generi”, si affianca e si colloca a fianco a quella della “riforma” fantasma oggi più che mai, della presidenza ancora svanita nel nulla, di un MFA onirico che si intravvede all’orizzonte di luglio, da molti evocato e da nessuno praticato.

La “super trama” cioè il Super Complotto è tutto qui: mescolare tanti elementi in un calderone, creare una poltiglia indefinita, dove esce tutto e non esce niente. Il tutto e il niente sono paradossalmente uniti sotto un comune denominatore: sostenere e alimentare il progressivo disfacimento del Servizio Pubblico.

Oggi prendiamo spunto da un articolo comparso su Repubblica, a firma di Giovanna Vitale, con il titolo “La Rai di destra senza idee prende la strada facile del trash” ovvero “Per combattere la crisi degli ascolti, non resta che rifugiarsi nel trash” e giù con una lista di programmi e volti noti che “operano nel settore”.  Tanto per tenerci aggiornati, basta ricordare RaiDue di ieri sera e la deriva costante su argomenti “soft porno”.

Dunque, semplificando, “la Rai di destra” soffre la crisi di ascolti e non ha idee. I due concetti potrebbero reggere bene insieme: se non hai idee non hai ascolti. La Rai di destra, la Rai di questo Cda nato sotto l’albero malato della Legge 220 del 2015, non può e non deve fare di meglio di quanto già fa: qualche idea la possiede e tanto gli può bastare a perseguire il “suo” disegno sulla Rai, basta avere le persone giuste al posto giusto.  

A questo proposito, c’è un’altra “trama” interessante da seguire e interpretare e riguarda la fiction Rai, considerata una “cassaforte di famiglia”, uno dei pochi generi che ancora porta soldi. La direzione, da alcuni anni è affidata a Maria Pia Ammirati recentemente confermata, nota per essere collocata in passato in “area” progressista. Il 30 settembre dello scorso anno, a proposito di grandi poste in palio, abbiamo pubblicato un Bloggorai dove abbiamo scritto: “Posta n.7: la fiction. È considerata una delle galline dalle uova d’oro per la RAI. Quando abbiamo riportato la notizia pubblicata nei giorni scorsi da La Stampa sulla presunta appartenenza di Maria Pia Ammirati, direttrice Fiction RAI, all’area Lega, oltre la grande sorpresa e speranza che sia infondata, ci è stato fatto notare: “Caro Bloggorai, ma tu la fiction che va in onda sulle reti RAI la vedi?” No, non la vediamo e abbiamo pure tralasciato di leggere alcune notizie come, ad esempio: “Fiume, Marconi, la caduta del Duce e il Kgb: ecco le fiction Rai care alla destra” pubblicata dal Foglio lo scorso maggio 2023. Poi il Manifesto di dicembre scorso con “Rai, la destra lancia il suo «storytelling»” insieme a Repubblica che ha titolato “Fiction su Mussolini e Foibe e programmi su D’Annunzio e Marinetti. La Rai corre ai ripari dopo il flop degli ascolti: ecco il nuovo palinsesto di gennaio”. Sembra che questa posta si chiama “storytelling” del Paese. Ovvero, proprio ciò che la Meloni intendeva e intende cambiare. Chissà se questo nuovo Cda gli darà una mano come già avvenuto nel recentissimo passato?”. La frase pubblicata da La Stampa il 28 settembre, testuale, con la firma di Michela Tamburino, è la seguente: “La Lega ha un'altra carta da giocarsi ma la tiene coperta: la potente direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, nominata dall'ex ad Salini in quota Pd, che oggi però risponde a Salvini”. Se la memoria non ci inganna, se mai ci fosse sfuggita, non abbiamo mai letto una smentita su questa notizia (se mai fosse, siamo sempre pronti a rettificare). Da ricordare ancora un lungo e dettagliato articolo di Lisa di Giuseppe su Domani dell’88 aprile del 2024 dove si legge: “Le fiction che la Rai trasmette hanno bisogno di essere scritte, realizzate, confezionate: per chiuderne una ci si mette almeno un anno e mezzo, motivo per cui siamo appena all’inizio della produzione sovranista. Si stanno infatti esaurendo gli ultimi progetti di Eleonora Andreatta, a capo della direzione fiction fino al 2020, quando è subentrata Maria Pia Ammirati. Insomma, la pioggia di gerarchi fascisti, foibe ed eroi risorgimentali che hanno invaso il servizio pubblico in questa stagione, paradossalmente, non aveva ancora nulla a che vedere con i piani di TeleMeloni” e poi “A Giampaolo Rossi, probabile futuro amministratore melonianissimo, però Ammirati non dispiace affatto. La Lega non le è ostile…”. Se non che, fino a non molto tempo addietro, quella direzione, quel posto era oggetto di appetiti e trattative e si faceva già un nome in successione alla Ammirati. Poi, improvvisamente, puffete, tutto svanito. Misteri e magie.

Chiudiamo a proposito di misteri e magie: chi comanda veramente in Rai (non dite che è solo Rossi, tutti sanno che non è vero) e chi trova i soldi in grado di sostenere il Piano Industriale, la Digital Media Company, i tanto famigerati, oscuri e inutili KPI che piacciono assai più a “sinistra” che a “destra”? cìè la trama, la trama c’è e presto la vedremo emergere.

bloggorai@gmail.com

 

 


 

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