Ci sono “trame” palesi e ci sono “trame” occulte” anche se, per
definizione, una “trama” per avere la dignità di essere definita tale, dovrebbe
essere occulta e misteriosa a priori. Quando invece assume altre sembianze,
quando appare in tutta la sua evidenza, la “trama” diventa altro: un disegno,
un progetto, una missione.
Quando ci accingiamo a scrivere di questo argomento riferito
alla Rai, ci si pone sempre il problema del grande lavoro che occorre fare per decifrare,
interpretare e collocare nel giusto contesto tutte (poche) le informazioni di
cui disponiamo. Attenzione: non si tratta solo di informazioni di carattere
economico, politico o culturale. Spesso e volentieri, per il noto principio
secondo cui sono le persone che fanno le cose e non viceversa, le “trame e i
complotti” sono ordite, perseguite e praticate proprio da “persone”, da nomi e
cognomi, da volti più o meno conosciuti e financo familiari.
Oggi, segnatamente per “questa” Rai, con questo Cda, si sta
manifestando un magma simbiotico che mescola insieme l’oscuro con il chiaro, il
palese e l’occulto. Ciò che vi abbiamo riferito nei giorni scorsi (che sembra
aver avuto grande attenzione) sono solo piccoli tasselli di un grande disegno
che è proprio quello che cerchiamo di raccontare.
La “trama” di Rai Way, il piano industriale/tecnologico nella
palude insieme a quello editoriale sull’informazione, come pure la trama della Rai
dei “generi”, si affianca e si colloca a fianco a quella della “riforma” fantasma
oggi più che mai, della presidenza ancora svanita nel nulla, di un MFA onirico
che si intravvede all’orizzonte di luglio, da molti evocato e da nessuno
praticato.
La “super trama” cioè il Super Complotto è tutto qui:
mescolare tanti elementi in un calderone, creare una poltiglia indefinita, dove
esce tutto e non esce niente. Il tutto e il niente sono paradossalmente uniti
sotto un comune denominatore: sostenere e alimentare il progressivo disfacimento
del Servizio Pubblico.
Oggi prendiamo spunto da un articolo comparso su Repubblica,
a firma di Giovanna Vitale, con il titolo “La Rai di destra senza idee
prende la strada facile del trash” ovvero “Per combattere la crisi degli
ascolti, non resta che rifugiarsi nel trash” e giù con una lista di programmi e
volti noti che “operano nel settore”. Tanto
per tenerci aggiornati, basta ricordare RaiDue di ieri sera e la deriva
costante su argomenti “soft porno”.
Dunque, semplificando, “la Rai di destra” soffre la crisi di
ascolti e non ha idee. I due concetti potrebbero reggere bene insieme: se non hai
idee non hai ascolti. La Rai di destra, la Rai di questo Cda nato sotto l’albero
malato della Legge 220 del 2015, non può e non deve fare di meglio di quanto
già fa: qualche idea la possiede e tanto gli può bastare a perseguire il “suo”
disegno sulla Rai, basta avere le persone giuste al posto giusto.
A questo proposito, c’è un’altra “trama” interessante da
seguire e interpretare e riguarda la fiction Rai, considerata una “cassaforte di
famiglia”, uno dei pochi generi che ancora porta soldi. La direzione, da alcuni
anni è affidata a Maria Pia Ammirati recentemente confermata, nota per essere
collocata in passato in “area” progressista. Il 30 settembre dello scorso anno,
a proposito di grandi poste in palio, abbiamo pubblicato un Bloggorai dove
abbiamo scritto: “Posta n.7: la fiction. È considerata una delle galline dalle
uova d’oro per la RAI. Quando abbiamo riportato la notizia pubblicata nei
giorni scorsi da La Stampa sulla presunta appartenenza di Maria Pia Ammirati,
direttrice Fiction RAI, all’area Lega, oltre la grande sorpresa e speranza che
sia infondata, ci è stato fatto notare: “Caro Bloggorai, ma tu la fiction che
va in onda sulle reti RAI la vedi?” No, non la vediamo e abbiamo pure
tralasciato di leggere alcune notizie come, ad esempio: “Fiume, Marconi, la
caduta del Duce e il Kgb: ecco le fiction Rai care alla destra” pubblicata dal
Foglio lo scorso maggio 2023. Poi il Manifesto di dicembre scorso con “Rai, la
destra lancia il suo «storytelling»” insieme a Repubblica che ha titolato
“Fiction su Mussolini e Foibe e programmi su D’Annunzio e Marinetti. La Rai
corre ai ripari dopo il flop degli ascolti: ecco il nuovo palinsesto di
gennaio”. Sembra che questa posta si chiama “storytelling” del Paese. Ovvero, proprio
ciò che la Meloni intendeva e intende cambiare. Chissà se questo nuovo Cda gli
darà una mano come già avvenuto nel recentissimo passato?”. La frase pubblicata
da La Stampa il 28 settembre, testuale, con la firma di Michela Tamburino, è la
seguente: “La Lega ha un'altra carta da giocarsi ma la tiene coperta: la
potente direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, nominata dall'ex ad
Salini in quota Pd, che oggi però risponde a Salvini”. Se la memoria non ci
inganna, se mai ci fosse sfuggita, non abbiamo mai letto una smentita su questa
notizia (se mai fosse, siamo sempre pronti a rettificare). Da ricordare ancora
un lungo e dettagliato articolo di Lisa di Giuseppe su Domani dell’88 aprile
del 2024 dove si legge: “Le fiction che la Rai trasmette hanno bisogno di
essere scritte, realizzate, confezionate: per chiuderne una ci si mette almeno
un anno e mezzo, motivo per cui siamo appena all’inizio della produzione
sovranista. Si stanno infatti esaurendo gli ultimi progetti di Eleonora
Andreatta, a capo della direzione fiction fino al 2020, quando è subentrata
Maria Pia Ammirati. Insomma, la pioggia di gerarchi fascisti, foibe ed eroi
risorgimentali che hanno invaso il servizio pubblico in questa stagione,
paradossalmente, non aveva ancora nulla a che vedere con i piani di TeleMeloni”
e poi “A Giampaolo Rossi, probabile futuro amministratore melonianissimo, però
Ammirati non dispiace affatto. La Lega non le è ostile…”. Se non che, fino a
non molto tempo addietro, quella direzione, quel posto era oggetto di appetiti
e trattative e si faceva già un nome in successione alla Ammirati. Poi,
improvvisamente, puffete, tutto svanito. Misteri e magie.
Chiudiamo a proposito di misteri e
magie: chi comanda veramente in Rai (non dite che è solo Rossi, tutti sanno che
non è vero) e chi trova i soldi in grado di sostenere il Piano Industriale, la
Digital Media Company, i tanto famigerati, oscuri e inutili KPI che piacciono
assai più a “sinistra” che a “destra”? cìè la trama, la trama c’è e presto la
vedremo emergere.
bloggorai@gmail.com
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