Ogni mattina, al suo risveglio, Bloggorai sa che deve
correre, deve cercare, deve trovare un senso a questo “racconto” sulla Rai e
sul Servizio Pubblico anche se spesso un senso non ce l’ha. Ce lo chiediamo tante
volte: ma chi ce lo fa fare, ogni mattina, a seguire e interpretare cosa
succede nelle paludi, nella jungla, nella savana e nel deserto Rai? E poi,
quale è il “senso” di questo racconto, dove va a parare e quale è il suo contributo?
Non sempre troviamo una risposta soddisfacente.
Iniziamo allora a vedere che succede oggi nella savana di Via
Asiago dove si svolgerà il Cda. In ballo c’è la nomina del presidente di Rai Pubblicità
e sapevamo che l’AD Rossi voleva fortemente la Calandrelli (quota PD ???).
Sapevamo pure che invece Marano (quota Lega), presidente pro tempore, voleva un suo “pupillo”,
un certo Zinzilli. Abbiamo letto su Dagospia (e nessuno ha ripreso la notizia) che
ieri il Ministro Giorgetti (quota Lega) avrebbe “convocato” l’Ad Rossi per cercare di dare
una mano a Marano e che però Rossi gli avrebbe tenuto testa proponendogli in alternativa
un nome “neutro” (si fa per dire): il capo delle risorse umane Felice Ventura.
Se poi qualcuno si lamenta che si parla sempre male della Rai
sarà necessario richiedere un TSO. Anzitutto il fatto che l’azionista chiama
il “suo” AD per cercare di imporgli un “suo” nome è un fatto che semmai fosse
vero grida vendetta. In questi casi richiamare una legge di riforma (inesistente)
e ancora più l’applicazione del MFA è roba da educande delle Orsoline. Occorrono
i Caschi Blu, la protezione Civile. Siamo molto curiosi di vedere se questa
mattina in Cda un consigliere a caso avesse mai la voglia, la forza e il coraggio
e di battere energicamente i pugni sul tavolo e chiedere spiegazioni. La domanda
è sempre la stessa ed è una sola: con quali criteri si scelgono i nomi? Che
poi è come parlare di corde in casa degli impiccati: con quali criteri è stato scelto
questo Cda? Torniamo sempre al punto di partenza.
Perché poi l’AD Rossi (gradito dal Governo) voleva imporre
il suo nome (gradito al PD) come pure perché vuole imporre un suo nome, Coletta
(gradito al PD), come direttore del coordinamento generi appare un mistero. O forse
anche no. Magari è tutto chiarissimo, proprio come lo è stato tante volte nel
passato, appunto, quanto i Poteri si mescolavano tra loro.
Nella savana di questa mattina poi ci sarà un momento
sospeso, in attesa di sapere l’esito del Consiglio di Stato su Sanremo che
però, forse, sapremo solo domani quando verrà depositata la sentenza.
Bene, in questo panorama idilliaco, sereno, pacato e sobrio, nel bel mondo dei pallettari di tennis e gli appassionati di cronaca nera, non ci dimentichiamo di proseguire il nostro viaggio dentro e intorno ai Poteri, più o meno forti, che girano molto dentro e tanto intorno alla Rai. Più scaviamo, più sappiamo e più studiamo carte e rovistiamo negli archivi e più ci convinciamo che: A tutto il presente è frutto del passato; B non c’è solo “un” Potere Forte ma ce ne sono tanti variamente mescolati tra loro, spesso in competizione ma altrettanto spesso in combutta tra loro; C che in questo perimetro di Poteri, dentro e nel suo profondo, ritroviamo talvolta tanti “amici”, parenti e conoscenti che conosciamo bene (come si ottengono prestigiosi e duraturi incarichi universitari senza mai fare un concorso?). Infine, D, che questo viaggio sommario e breve, dentro e intorno ai vari Poteri somiglia ad un barattolo che appena lo apri emana un forte odore di rancido e ti viene subito la voglia di chiuderlo perché ci si deve rassegnare: sono forti, troppo forti e nessuno ha voglia di occuparsene. E, infatti, grosso modo, abbiamo quasi deciso di interrompere questo discorso. Un caro lettore, appunto, ci fa gli auguri e un altro ci scrive: "Ma chi te lo fa fare?"
Non prima però di aver ricordato
un ultimo dettaglio. Quanto ieri abbiamo riportato una nota a margine su un
recente convegno ADRAI dove hanno partecipato tanti potenti ex Rai, quelli che
non mollano mai, abbiamo inteso illuminare un altro “potere” alquanto
traversale: quello delle case di produzione, dei fornitori di prodotti
editoriali come fiction e intrattenimento che pure sembrano avere un potere enorme.
Si tratta di un grumo che si accompagna ad un altro “potere” sempre ubiquo e
trasversale: quello degli agenti artistici che, giocoforza, si intreccia con quello
di cui sopra delle case di produzione. Non c’è bisogno di fare “giornalismo
d’inchiesta” su questo argomento: basta scorrere i palinsesti Rai e vedere per
ogni programma chi è il produttore o cercare l’agente dell’artista protagonista
di turno. La compagnia di giro è sempre la stessa.
Per la cronaca, ieri è stato presentato il rapporto ISTAT sulla situazione del Paese: disastrosa. Sul fronte sociale è ai limiti del catastrofico con salari sempre più bassi, costi per le famiglie in crescita costante, livello di disoccupazione tra i più elevati in Europa, sanità allo sbando, bassa natalità e così via. Non ricordiamo dove e quando ma ci sembra che anche il Tg1 ha riportato la notizia.
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