Il pieno e il vuoto, il tutto e
il nulla (senza scomodare Lacan). Ovvero quando la televisione occupa lo spazio della
pienezza della ragione e della vaghezza dei sentimenti. Ieri pomeriggio ci siamo
impegnati a seguire tutta la cerimonia di apertura del Conclave su RaiUno fino alla
fumata nera delle 21.
Vi proponiamo uno spunto sommario,
molto approssimativo, appena sfiorato, su quanto abbiamo visto. Immagini iconiche,
forti e potenti come poche altre. Pensate solo alla Porta Santa che si apre e
la porta della Sistina che si chiude lasciando fuori “gli uomini”. Da un lato si
osserva la storia, la tradizione millenaria della Chiesa che si rinnova e si
apre per trovare il successore al Seggio di Pietro e dall’altro, al di fuori, scorre
un mondo che evolve, si modifica ed assume forme (anche televisive) sempre
diverse.
È il primo Conclave dell’era digitale
dove gli stessi Cardinali chiamati a nominare il successore di Pietro non sfuggono
al potere devastante dei social e la “televisione” ne riporta fedelmente i
tratti. Potrebbe anche essere il primo Papa ad essere nominato sotto l’influenza
del bagaglio di “follower” che ogni Cardinale ha portato con se nel segreto della
Cappella Sistina. La televisione, questa televisione, ha indugiato a lungo sulla
copia di modelli narrativi ormai consolidati di “infotainment”. La domanda ricorrente
su “chi sarà il successore di Bergoglio” riecheggia molto il “Fanta Conclave” o
il “toto Papa”.
Abbiamo assistito alla magnifica
rappresentazione televisiva proprio di tutto ciò che è “pieno” di segni e significati
avvolto e diluito in ciò che è vuoto di forma e sostanza. Le parole dei
commentatori non ci sono mai apparse sufficienti a descrivere il senso compiuto
della potenza delle immagini. Suonavano sempre o troppo vuote, incapaci e inadeguate
a rendere il senso di quanto si stava osservando o troppo piene quando
riportavano la mera traduzione dei salmi e dei passaggi cerimoniali.
Ecco allora che, da un certo punto
in poi, tutta l’attenzione si è concentrata sul “camino” e sul colore del fumo che
avrebbe potuto avere all’esito del primo voto. Il “fumo” è diventato soggetto, sostanza
eterea e, ovviamente, poi si scateneranno i “meme”: con il colore rosa per
indicare che “hanno eletto una suora” oppure con quello dei colori arcobaleno o
della Pace o, infine, con i colori giallorossi della Roma.
Ecco allora che entra, irrompe sulla scena di Rai Uno una “situazione narrativa” epica, unica e irripetibile: Bruno Vespa che propone il suo ennesimo plastico della Cappella Sistina realizzato per questa occasione. C’era tutto meno un piccolo dettaglio destinato ad entrare nella raccolta delle immagini più rappresentative di ieri sera: il gabbiano accomodato accanto al camino senza fumo (con un pizzico di immaginazione ci poteva anche essere).
Vespa, è noto, ci ha abituato da
decenni a “vedere” la scena della vicenda da dentro, con la sua bacchetta che
illustra i dettagli. Da Cogne ad Avetrana, dalla Concordia, al terremoto non ha
perso occasione per cercare di restituirci la fisicità del luogo, esattamente
quel piano e quel vuoto che altrimenti sarebbe difficile comunicare in televisione.
L’evento diventa grande spettacolo, il Sacro si mescola con il profano, il
grande pieno del Conclave si diluisce nel grande vuoto del “prime time” tv e
dei suoi ascolti e interrompe pure il "gioiello di famiglia" cioè il gioco dei pacchi.
Infine, due note a margine che
già abbiamo colto in occasione dei funerali di Papa Francesco: perché dare sempre
e continuamente tanta enfasi sulle “eccezionali misure di sicurezza” dispiegate
intorno a S. Pietro? Poi, anche ieri abbiamo constatato come i famigerati “zainetti”
utilizzati per i collegamenti mobili non sono adeguati in situazioni dove l’area
è satura di altri utenti e, ancora di più, schermata appunto per motivi di sicurezza.
Bloggorai@gmail.com
ps: anche stamattina "fumata nera" in Vigilanza Rai. la presidenza Rai è e resterà vacante forse per molto ancora
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