Se tanto mi da tanto, se il buongiorno si vede dal mattino,
la partita di Sanremo si appresta ad essere chiusa prima ancora di iniziare o,
bene che vada, a metà del primo tempo. Confermiamo quanto abbiamo scritto e quanto
è già noto a tutti, a partire dalla dichiarazioni di Rossi a Napoli: “Il
Festival si farà, a Sanremo o altrove”. È proprio “quell’altrove” che ha
spalancato le porte del trappolone in cui anzitutto il Comune e poi la Rai si
sono cacciati. Il Comune, presuntuoso, alzando l’asta delle richieste a livelli
intollerabili e la Rai presentando l’offerta. Perché lo hanno fatto? Il Comune
poteva anche avere la sua convenienza: più soldi e più visibilità. Ma la Rai
perché ha presentato l’offerta quando gli si prospettava l’occasione d’oro per
tirarsi fuori dal pantano Sanremo come da anni, decenni, molti auspicavano?
Semplice incapacità progettuale, inerzia o mancanza di visione strategica o c’è
altro? Siamo propensi a ritenere valida la prima ipotesi, non foss’altro perché
suffragata dallo stesso atteggiamento assunto su altri temi strategici, come abbiamo
più volte scritto.
Leggiamo questa mattina sul Sole il titolo “Rai e Sanremo
a un passo dallo strappo sul Festival. Viale Mazzini non disposto a cedere
sulla titolarità del format e del marchio” dove si legge pure che “Ieri,
a quanto verificato dal Sole 24 Ore, si è tenuta una riunione di alto livello
in Rai sul tema. E il muro contro muro sarebbe emerso in maniera limpida”. Anche
Bloggorai conferma quanto abbiamo già scritto ieri: se Rai “sbraca” su quel
fronte “sbraca” su tutto e rimane prigioniera del Comune per i prossimi 5 anni,
durante i quali possono succedere tante cose. Per non dire poi del principio monumentale
che dovrebbe indurre il Comune ad abbassare le penne: se non ci sono le
telecamere Rai, il Festival sarebbe solo una collezione di fiorellini esposti
sui balconi della cittadina ligure come già avvenuto con Miss Italia.
Morale della favola. Ora il “piano B” diventa quanto mai
attuale e confermiamo quanto sappiamo: due potenti direzioni Rai (e non solo) remano
per spostare tutto a Torino e chiamarlo “Festival della Canzone Italiana”.
Occorre però decidere subito, rapidamente. Bloggorai sostiene fortemente questa
ipotesi. Ce la faranno il prossimo 30 luglio i nostri eroi di Via Asiago 10 a
dare un colpo di reni? Vedremo, democristianamente, vedremo.
E vedremo pure come si mette la partita sulla riforma Rai. Ieri
è stata data notizia della costituzione del Comitato ristretto in VIII
Commissione Senato (un parlamentare per ogni partito) per cercare una sintesi
delle 10 proposte depositate. Ci piacerebbe essere animati da una ventata di
sano ottimismo, ci piacerebbe tanto. Ma abbiamo qualche dubbio. Si tratta di definire
un testo comune, condiviso tra punti di vista molto distanti tra loro anche nelle
rispettive compagini di maggioranza e opposizione. Su un tema di rilievo assoluto,
dirimente, come il canone le posizioni sono molto diverse tra chi lo vorrebbe
difendere e chi lo vorrebbe abolire. Come pure sembra assai difficile “trovare la
quadra” sul tema “fondazione”. Tanto per capirci: la proposta ufficiale del
PD (la n. 199 a firma Nicita) la prevede espressamente e tutta l’architettura
della sua proposta si regge su questo punto. Non solo, anche la seconda proposta
PD (la n. 631 a firma Martella) ribadisce lo stesso indirizzo: la Fondazione. Tra
l’altro, nessuna delle due proposte cita mai l’EMFA e nessuna delle due proposte
contiene mai il termine “canone”. Nei giorni scorsi invece, quando si è
svolto il primo “tavolo di lavoro” dell’opposizione proprio finalizzata a “trovare
la quadra” interna era sembrato di capire che Graziano (“capodelegazione” del PD)
avesse avanzato una sorta di “apertura” per modificare l’orientamento del suo
partito sulla Fondazione. O ci siamo sbagliati? Se mai così fosse, significherebbe
semplicemente che le due proposte Nicita e Martella sono da riporre nel
cassettino della memoria e abbandonate
al loro triste destino, o no? Abbiamo inteso, e lo ribadiamo forte e chiaro, che
questo modello è inaccettabile per i tanti buoni motivi che abbiamo più volte
esposto. E allora, che sintesi si potrà mai fare se le due proposte PD sono incardinate
sulla “fondazione”?
Ribadiamo poi la divergenza radicale sul tema canone. Il M5S
lo ha scritto chiaro e tondo nella loro proposta di lege depositata in
Commissione Senato a firma Bevilacqua: si deve abolire e sostituire con la
fiscalità generale. Però, a novembre scorso, la Floridia, presidente
Vigilanza Rai, ha dichiarato “Non dobbiamo parlare più di canone o fiscalità
generale. Qui il problema è fare in modo che le risorse siano certe e stabili,
quindi che non siano più gestibili necessariamente dal governo di turno in ogni
legge di bilancio. Una proposta potrebbe quindi essere legare le risorse alla
concessione, cosicché l'esecutivo di turno non ha più la possibilità di
cambiare di anno in anno le risorse e non permettere a un Cda di programmare un
piano industriale”. Che significa? Che il M5S abbandona la loro unica proposta
Bevilacqua? Basta saperlo. Poi, legare le risorse alla Concessione (o nel
Contratto di Servizio come ha sostenuto Graziano) non ci sembra una buona idea: si configura l'esatto contrario di quanto esposto dalla Floridia, la Legge di Bilancio dove questa materia necessariamente viene inserita e definita
anno per anno è di rango superiore alla Concessione e al Contratto che è sempre sotto l’iniziativa
del Governo (e lo stesso Contratto è sottoscritto peraltro con il Ministero).
Domani sarebbe previsto il secondo incontro del “tavolo di
lavoro” dell’opposizione. Su quali argomenti dovrà dibattere e come dovrà
iniziare a trovare la quadra (canone e fondazione) è un mistero, come pure chi
sarà chiamato a dibattere: gli “uffici legislativi” dei partiti? Buona idea,
fateci sapere.
Bloggorai@gmail.com
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