giovedì 3 luglio 2025

La Calda Estate della futura Riforma RAI

byBloggorai ©

Abbiamo una vaga sensazione: che i meccanismi della memoria, i neuroni cerebrali, siano più efficienti a “destra” piuttosto che a “sinistra”. Sembra che la “destra” è maggiormente in grado di metabolizzare, organizzare e gestire i “ricordi” molto meglio di quanto non sembra capace di fare la “sinistra”.

Allora, complice la calura facciamo cultura. Approfittiamo delle ore in cui dobbiamo stare in casa e non prendere un colpo di sole per rivedere o leggere qualcosa di utile. Ci siamo ritrovati tra le mani un prezioso volume: “Inferno Tv. Berlusconi e la Lege Gasparri” pubblicato nel 2003 a firma di Carlo Rognoni, già senatore DS e consigliere Rai dal 2005 al 2008. Il 17 maggio 2005 la Vigilanza Rai elegge per la maggioranza Bianchi Clerici, Malgieri, Staderini e Urbani e per l'opposizione Curzi, Rizzo Nervo e Rognoni. In una nota del Corriere di quel giorno si legge: “La linea di Prodi resta sempre la stessa: non c'è ancora alcun accordo tra maggioranza e opposizione e non sarà possibile un accordo se la Cdl non avanzerà una proposta condivisibile di due figure di garanzia per la presidenza e per la direzione generale”. L’accordo si concluse con la nomina di Petruccioli presidente e Meocci DG.

Perché è utile fare questi passi indietro e rinfrescare la memoria? Perché, a nostro modesto avviso, si ritrova tutto ciò che sta avvenendo oggi in forma rivista e corretta, aggiornata al nuovo quadro politico. Il volume di Rognoni, al capitolo 13, si sofferma su un tema interessante: “Dove ha sbagliato il centrosinistra?” il tema di fondo è quello posto dal titolo: la Legge Gasparri n. 112 del 2004, la famigerata “legge di sistema” quella del Sic (sistema integrato delle comunicazioni) ovvero la Legge del “mostruoso conflitto di interessi” Berlusconi/Mediaset come Rognoni racconta dettagliatamente nel suo lavoro. Leggiamo: “Perché il centrosinistra quando era al governo non ha fatto una buona legge di riforma del sistema radiotelevisivo? … Tuttavia non è vero che non ci provò… c’è un numero, il “1138”, che negli anni è diventato il simbolo del fallimento, dell’impotenza dei governi Prodi, D’Alema, Amato nel dare una soluzione ad un problema marcio”. 

Quel marcio era, ed è tutt’ora, riferito al conflitto di interessi. Quel “marcio” lo abbiamo ritrovato molti anni addietro, quando arrivò la riforma Renzi, la 220 del 2015, con la quale avvenne il passaggio epocale dell’ingerenza del Governo sulle nomine Rai. Quel “marcio” rischiamo di ritrovarcelo pari pari oggi laddove i temi in ballo sono esattamente gli stessi di quelli raccontati da Rognoni: la riforma, il canone e il Cda Rai. E qualche nome torna sempre in primo piano: Gianni Letta e Maurizio Gasparri. Torniamo al volume: “Era il primo venerdì di settembre 2002 e il Consiglio dei ministri era a convocato nel primo pomeriggio … poco dopo le sette il ministro Gasparri prende la parola e.. quand’ ecco il colpo di scena: Berlusconi con un gesto teatrale da grande istrione, si alza e se ne va … accompagnato dal suo fedele ciambellano Gianni Letta… e sarà lo stesso a pretendere che tutto venga messo a verbale, per dare il massimo dell’ufficialità al gesto”. Non c’è dubbio: la lettura di questo volume è avvincente e di grande pregio: tutto torna, esattamente come abbiamo scritto ieri, un Gioco dell’Oca dove si torna sempre al punto di partenza.

Arriviamo ai giorni nostri, a queste ore. Nei prossimi giorni sapremo il calendario delle prossime audizioni in commissione VIII del Senato. Come pure abbiamo scritto: inutili e irrilevanti o, bene che vada, buone a futura memoria per una riforma lontana a venire. Oggi, nero su bianco, ci sono solo due proposte di riforma che meritano “attenzione” (forse riassumibili in una sola) a firma del “solito noto” Maurizio Gasparri: la n. 1481 dell’8 maggio dove è significativa e rilevante la proposta di nominare il presidente Rai in Vigilanza con la maggioranza semplice invece dei due terzi come oggi si prevede (e come oggi, di fatto, impedisce la nomina della Agnes, fortemente sostenuta da Letta e dal loro partito di riferimento, Forza Italia appunto, di cui Gasparri è autorevole esponente) e quella di Fratelli d’Italia, la n. 1521, dove si propone la stessa modifica. Meritano attenzione solo per questo aspetto specifico che non è poco.

Ora, in giro, con le solite quattro chiacchere al bar del Circolo trattoristi della Bassa Val Tiberina, si avverte una bizzarra puzzetta che non si capisce bene se determinata dal calore estivo o da qualche astuto calcolo politico. Molti, quasi tutti, convergono: la riforma non ci sarà in tempi brevi, è semplicemente impossibile. Ad essere ottimisti, sarà necessario almeno un anno, con buona pace dell’8 agosto e dell’EMFA e di chi vorrà presentare ricorsi non si sa bene dove e contro chi. Allora, ecco lo spunto di ragionamenti che si avvertono sottotraccia: esploriamo altre strade, cerchiamo di rimescolare le carte in tavola o proviamo a fare saltare il banco. 

Per la maggioranza ci potrebbe essere la suggestione, solo quella, di tentare uno “strappo” parlamentare, evitando il lavoro della Commissione e andando direttamente in aula. Difficile ma non impossibile. Per l’opposizione, in mancanza di meglio, si sta facendo strada l’ipotesi di una forte “moral suasion” verso i due consiglieri di Majo e Natale per indurli a dimettersi con la speranza di chiudere la partita con “questo Cda”. Si tratta, per quanto a noi noto, di un’ipotesi suggestiva, praticabile e dai possibili effetti immediati. Ci risulta che in casa PD ci sia qualche mal di pancia e pure in casa M5S si avverte qualche brontolio. C’è pure una terza strada, forse comune ad entrambi gli schieramenti: lasciare tutto com’è, in attesa che i “tempi” possano maturare in altri equilibri ancora sconosciuti. Alla maggioranza, in fin dei conti e tutto sommato, il “presidente” Marano sta bene dov’è e all’opposizione di fare le pulci alla legittimità di questo Cda non sembra esserci grande voglia. Chissà cosa pensano i due consiglieri: Hic manebimus optime? Tanto tanto, è passato quasi un anno da quel famoso 26 settembre 2024.

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