Anzitutto un sincero ringraziamento
alle lettrici e ai lettori che sembrano aver molto apprezzato l’idea del “Meglio
di Bloggorai”: abbiamo riscontrato un notevole successo.
Chi ha giocato o conosce il Poker
(tradizionale, nulla a che vedere con il moderno “Hold’em”) sa bene come la mano
“al buio” può cambiare le sorti della partita. È un giro di carte pesante, dove
già solo per “entrare” devi pagare un chip alto, prima ancora di vedere le
carte. Una volta ricevute e lette, puoi decidere se partecipare o meno alla
mano, fermo restando che se sei il primo di mano sai pure di essere sottoposto
ad un possibile “contro buio” dove per partecipare devi pagare un ingresso spesso
salato. Prima ancora di giocare, hai già investito un tot che si fatica a rinunciare
e rimani quindi impelagato ad andare avanti. Si tratta di una mano dove il “bluff”
è fondamentale e chi è più bravo si porta a casa una vittoria con la quale ci vivi
di rendita per tutta la partita o, viceversa, ci lasci le penne della serata.
Tutto questo per dirvi che siamo
per entrare in una fase del dibattito sulla riforma Rai dove per l’opposizione,
alla vigilia del prossimo 8 agosto, si gioca una mano al “buio” dagli esiti molto
confusi e incerti.
Ieri abbiamo avuto modo di leggere
un documento interno al PD dove “… sono emersi alcuni principi cardine, che
il nostro gruppo di lavoro considera non negoziabili nella definizione
della nuova regolamentazione del servizio pubblico”. Si individuano 6 punti: 1.
Autonomia e indipendenza 2. Rilevanza e autorevolezza 3. Meccanismi di gestione
4. Missione 5. Finanziamento 6. Meccanismi di controllo. Ci sono molte
osservazioni da fare ma un punto in particolare merita maggiore e prevalente
attenzione perché in grado di svelare tutta l’architettura del pensiero politico
del PD sul tema “Servizio Pubblico”. Il tema viene da lontano, molto lontano e
si riferisce all’annoso scontro Stato/mercato o pubblico/privato che dir si
voglia. Sono anni, decenni, che serpeggia una certa fascinazione per quella
certa voglia, quel “modello” di gestione della cosa pubblica che il mercato/privato
sembra possedere meglio e di più del pubblico, ovvero dell’interesse collettivo.
È sempre necessario ricordare Prodi e le sue privatizzazioni, è sempre
necessario ricordare il referendum del 1995, è sempre necessario ricordare quella
certa “pigrizia” ad affrontare decisamente il tema conflitto di interessi e così
via.
Questo aspetto lo approfondiremo più avanti quando tratteremo la questione del modello di governance e, in particolare, il tema “fondazione”.
Ma il tema del documento del PD sul quale ci soffermiamo lo
riteniamo centrale e derimente: il canone. Il PD lo vuole abolire e
sostituire con la fiscalità generale si o no? In subordine: che modello di
finanziamento del Servizio pubblico propone in relazione a quale “missione” dovrà
adempiere con la nuova Concessione che si dovrà negoziare nel 2027?
Nel documento, al punto 5, leggiamo:
“La nuova legge deve assicurare alla Rai risorse certe, sia in quantità che nei
tempi di stanziamento. Mediante canone o in carico alla fiscalità generale
purché saldamente ancorata al principio di utilità pubblica”. Abbiamo poi
ascoltato questo ragionamento pure nei giorni scorsi e poi abbiamo ritrovato questo
post su FB del 2018, molto dopo il Governo Renzi che pure sull’argomento ha dato
il suo “contributo”, dove si dice chiaro e tondo che il PD vuole “Sostenere la
Rai attraverso il contributo della fiscalità generale …”:
Una prima si riferisce al racconto della Lega che vede il canone come “la tassa più odiata dagli italiani” che ha trovato una bizzarra sintonia con le dichiarazioni storiche dell'attuale vicesegretario del PD Boccia quando ha dichiarato all’ANSA che “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai”. L’altra lettura del canone è quella che vede questo strumento di finanziamento del Servizio Pubblico una funzione di tutela di indipendenza e autonomia dal Potere Esecutivo: si tratta solo di renderlo certo come lo stesso EMFA ora dispone. Non ultimo, liberare la Rai dal canone apre pure il fronte delle risorse pubblicitarie: non è un caso che il giovane Berlusconi lo difende a spada tratta perché toglierlo può significare “ … indebolire la Rai che vuol dire distruggere il mercato dell’editoria italiana”.
Ultima notazione: la proposta della
fiscalità generale e bene contenuta nella proposta del M5S firmata Bevilacqua depositata
in VIII Commissione Senato lo scorso anno laddove si legge all’art. 2 che “Il
finanziamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo è assicurato dallo
stanziamento di risorse statali determinate, unitamente all’affidamento della
concessione e per tutta la sua durata, sulla scorta degli oneri sostenuti
nell’anno solare precedente l’affidamento per la fornitura del suddetto
servizio” e ne vien financo stabilito l’importo che “In ogni caso, le risorse
statali minime da assegnare annualmente non possono risultare inferiori ai 3
miliardi di euro”.
Ci stiamo avvicinando ad un accordo
PD e M5S sul tema canone??? Parliamone.
ps: attenzione. Oggi importante novità in arrivo, rimanete molto sintonizzati… è possibile un secondo post
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