martedì 8 luglio 2025

RAI: lo sprofondo nero


by Bloggorai 

Non ci resta che piangere. La mancanza di una risata la seppellirà. Parliamo di Rai, di programmi, di prodotti, di contenuti.  A costo di ripetere concetti banali quanto fondamentali: la televisione è ciò che trasmette, la Rai è ciò che propone al suo pubblico, il Servizio Pubblico prestato si materializza con la sua offerta editoriale. La Rai non “produce bulloni” come una volta qualcuno amava affermare, la Rai non dovrebbe “vendere” contatti” alla pubblicità, la Rai non dovrebbe riscuotere solo il “successo” dei “cuoricini cuoricini” di Sanremo e la Rai non misura la sua efficienza con i dati di ascolto. La Rai non sostiene la diffusione di malattie sociali come la ludopatia pur di portare a casa i soldi dei “pacchi” di RaiUno. La Rai non dovrebbe gongolare per il premio di trasmissione dell’anno a Belve. La Rai, infine, non dovrebbe essere vittima e succube dello strapotere editoriale degli agenti artistici e delle case di produzione esterne, veri padroni del palinsesto. E nessuno ci venga a dire che questo è un fenomeno nuovo.

Eppure, tutto questo tema, questa riflessione, passa quasi inosservata, sottotraccia, senza sollevare battito di ciglio. Tutti presi dai grandi temi istituzionali, dalle sfide tecnologiche, dalle incombenze economiche. Oggi riprendiamo pari pari il commento di Aldo Grasso sul Corriere dove si parla di “«Facci ridere», uno dei programmi più brutti della storia Rai”. Lo abbiamo visto anche noi e l’imbarazzo era notevole.  Leggiamo ancora Grasso: “ … è più interessante porsi altre domande: perché la Rai è così allo sbando? Perché i nuovi palinsesti, appena presentati, non hanno nulla di nuovo e, per ironia della storia (della tv), il volto più esposto è stato quello di Roberto Benigni?”.

Già, perché la Rai è così radicalmente e profondamente allo sbando? Questa è la domanda centrale che Bloggorai ha posto da tempo laddove è del tutto evidente che la risposta non si può e non si deve cercare sole nelle ir/responsabilità e nelle incompetenze o incapacità di Tele Meloni. Come non ricordare che uno dei collaboratori editoriali più vicini all’AD Rossi è Stefano Coletta, considerato “persona di punta dell’ area progressista” tanto da volerlo nominare direttore del “coordinamento generi” dove, tra l’altro, nello stesso documento riservato sui palinsesti si decreta e si scrive nero su bianco il fallimento della “riforma per generi” come lo stesso DG Sergio ha sostento da tempo.

Come appunto abbiamo scritto a proposito del documento riservato sulle linee Guida del Palinsesto 2025-27 il grande “buco nero” dove sprofonda l’Azienda Rai è la sua identità editoriale, come si legge nel documento segnatamente e totalmente smarita per Rai Due e Rai Tre e in parte svanita quella di RaiUno, annegata di repliche e di Techedeche in prima serata. Naufragato il day time ora è a rischio pure il prime time, tenuto a galla da quel poco che passa il convento.  

Bene, oggi da segnalare un’interessante intervista comparsa sul Messaggero a Stefano Graziano, deputato PD in Vigilanza Rai con il titolo “Legge sulla Rai, serve una fondazione e il controllo di qualità sui programmi”. Sulla Fondazione abbiamo detto e scritto chiaro e tondo che si tratta di una porta, un portone, spalancato vero la privatizzazione e nonostante che pure nei giorni scorsi la valutazione negativa su questo concetto sia stata ribadita in occasioni pubbliche, Graziano insiste a riproporlo. Esattamente su questi temi, su questi punti che è difficile “trovare una quadra” all’interno dell’opposizione laddove sappiamo da tempo che non sono pochi in area “dem” coloro che sono rimasti affascinati dal tema privatizzazione: ricordate il referendum e chi lo ha sostenuto? Ricordate le “suggestioni di Prodi? Ricordate Boccia (attuale vicesegretario PD) e la sua idea di canone? Sostiene Graziano: “Quindi c'è modo di trovare la quadra? «Faccio notare che oggi è la maggioranza a essere divisa in tre: Fratelli d'Italia che vuole occupare la Rai, Forza Italia preoccupata dalla dinamica pubblicitaria, e la Lega che vuole privatizzare e regionalizzare il servizio». Non è vero, caro Graziano che è solo la maggioranza ad essere divisa in tre. Ad esempio, sul tema numero 1, il primo in assoluto, il canone, Il PD è diviso almeno in due, come forse lo è il M5S che vorrebbe abolirlo del tutto e non sappiamo, non abbiamo bene capito come la vede AVS la cui proposta in Senato non ne parla proprio. Con questi chiari di luna, con questi lodevoli propositi, hai voglia a “lavorare sui tavoli”. Tanti auguri.

Però un punto a favore Graziano lo merita quando affronta il tema del prodotto Tv e sostiene “Servirebbe un monitoraggio qualitativo dei programmi televisivi. L'unico modo per rendere davvero trasparente e chiaro il servizio”. Il concetto non è chiaro, anzi. Però intanto è interessante sollevare il problema e dibatterne. Poi, si vedrà.

Chiudiamo: la maggioranza sembra avere le idee chiare. Ieri abbiamo letto una nota ANSA: “Roberto Rosso, capogruppo di Forza Italia in Commissione di Vigilanza e relatore del testo della riforma Rai insieme al presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato Claudio Fazzone, spiega all'ANSA i tempi di approvazione della riforma della Rai, ora che la discussione sembra entrare nel vivo.   L'8 agosto è prevista l'entrata in vigore del Media FreedomAct, la normativa europea che, tra le altre cose, prescrive che venga garantita autonomia dei servizi pubblici dai governi. L'opposizione da tempo protesta per la lentezza dell'iter, evocando il rischio di un'infrazione europea. L'infrazione non è certo automatica - sostiene Rosso -. Possono passare anche anni prima che venga erogata. In ogni modo l'obiettivo è che a settembre la riforma possa arrivare in aula al Senato, per poi passare alla Camera e far sì che entro fine anno diventi legge".

Corri riforma ... corri … corri.

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