L’aria del mattino che scende dai Colli Martani e si
diffonde nella bassa Val Tiberina è fresca. Dopo aver preso il caffè al Circolo Trattoristi e scambiato le
solite quatto chiacchere sulla battitura del grano e sulla “legatura delle
olive” (non va per niente bene!!!) la lettura dei giornali è amena.
Il titolo che ci colpisce oggi è su Il Tempo: “Quella Tv estiva
banale e trash che spegne i cervelli” a firma Vittorio Feltri. Ci va giù di piatto
già dalla prima riga: “La Tv mi fa schifo” e segue “…un’esperienza allucinante …
la lagna di Techedeche … Don Matteo come la litania del Rosario … Temptation
Island un covo di peccatori … mi viene voglia di sparare sulal Tv …” e così via
trotterellando.
Quella sera di giovedì scorso anche Bloggorai si è accasciato
di fronte alla Tv con il telecomando in mano. Il giorno successivo abbiamo letto
i numeri Auditel:
Don Matteo 13 2.031
14,6%
Temptation Island 3.697
29,6%
DT Rai 2.200 32,7% PT
5.100 32,9%
DT Mediaset 2.740 40,3% PT 6.379
40,9%
Abbiamo poi letto che Temptation Island registra numeri da record
nel pubblico dei giovanissimi con il 53.77% di share nella fascia 15-34 anni e
il 61.5% di share in quella 15-19 anni. Per Don Matteo parliamo del 22% della fascia
4-7 anni, del 30% in quella 8-14 anni, del 24% in quella 15-44, del 30% 45-54
anni, 40% 55-64 e chiudere con il 48% fra gli over 65. Piccola nota a margine: a rileggere la “cronaca
nera” raccontata da Don Matteo (in onda da oltre 21 anni) nell’Umbria tra Spoleto
e Gubbio sarebbero avvenuti oltre 400 omicidi: numeri da aver paura ad andare
in giro di notte, manco fosse il Bronx dei peggiori anni passati.
Allora, ci siamo chiesti: A perché il pubblico di RaiUno
rivede la replica di Don Matteo 13 andato in onda solo un paio di anni addietro?
Cosa lo attrae, cosa gli propone di nuovo e diverso per doverlo rivedere? B
perché il “pubblico giovane” è attratto da “Temptation Island”, cosa contiene
di interessante per loro? Non abbiamo una risposta compiuta e la sola, sommaria,
che ci viene per ora in mente è che Canale5 ha una maggiore capacità di intercettare
quel racconto del “reale” sociale e culturale, composto di sentimenti e
tradimenti, emozioni e suggestioni, che invece Rai Uno al contrario sembra aver
abbandonato mentre confida sempre più in un “usato sicuro” rassicurante e
compiacente delle repliche delle fiction e degli “amarcord” di Techedeche. Aggiungi, inoltre,
che da tempo lo stacco generazionale tra Canale 5 e RaiUno è di circa 10anni. I
numeri danno ragione a Mediaset.
Veniamo ora ad un altro articolo che ci ha interessato
pubblicato sul Fatto a firma Giovanni Valentini. Il titolo è “Dalla Rai dei
partiti è ora di passare alla Rai dei cittadini” dove leggiamo che “Il nodo fondamentale
da sciogliere, dunque, resta quello della governance”. Peccato che la governance
è sempre e solo lo strumento attraverso il quale si esercita lo “scopo sociale”
del Servizio Pubblico. Se non è chiara la nuova missione, se non sono definiti
compiti, risorse e competenze è come voler progettare una vettura con il volante
ma senza motore e senza benzina ma soprattutto un veicolo che non sa dove
dirigersi. Per non dire che oggi, a discutere di governance e di EMFA ci sono proprio
coloro che pure potendo e dovendo anticiparne i vincoli se ne sono ben guardati lo
scorso 26 settembre ed ora non ammettono nemmeno l’errore strategico che hanno compiuto.
Ma non basta: si legge ancora di riproporre il modello della “fondazione” come “intercapedine”
(Graziano, PD, dixit) “rappresentativa della società civile”. Ancora una volta
ribadiamo quanto più volte abbiamo scritto senza mai ricevere obiezioni
sostanziali: la "fondazione" è un modello che anticipa, di fatto, una forma
indiretta di privatizzazione perché presuppone all’origine una cessione di quota
proprietaria dello Stato verso un nuovo soggetto che, peraltro, nessuno dice
come e da chi debba essere nominato e composto. Altro argomento sul quale prima
o poi sarà necessario intenderci bene e avviare una profonda riflessione è
questo pensiero sulla cosiddetta “società civile” che in Rai, a suo tempo, non
ha dato la migliore prova di sé stessa. Il tema che poniamo è la sua capacità
di rappresentatività, di proposizione, di elaborazione condivisa che, per
quanto a noi noto e segnatamente in queste circostanze di dibattito (ristretto e
riservato) sul tema “riforma Rai” non sembra aver dato contributi significativi
e rilevanti.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento