“Sanremo 2026 ??? Si certo, lo faremo noi … quello è robbbba Rai … però, oddio ... ad essere sincero non ne sarei proprio così sicuro, forse, dipende, vedremo”. Il tono della voce del nostro autorevolissimo interlocutore tradisce un sottilissimo filo di preoccupazione: mancano pochissimi giorni all’inizio delle “procedure operative” per avviare la complessa macchina del Festival di Sanremo e già entro il prossimo 31 luglio si dovrà fare la prima scelta strategica e di elevato impegno logistico e amministrativo: la scenografia e le conseguenti gare per la fornitura dei materiali, il montaggio etc.
Sul
fondo c’è la difficilissima trattativa con il Comune di Sanremo sulla quale
pende una spada di Damocle formidabile. Riassumiamo: il Comune ha formulato
un bando con richieste molto specifiche cha vanno dal costo, 6,5 mln, alle
manifestazioni televisive collaterali e all’1% degli introiti pubblicitari. Per
Rai si tratta di “bocconi” difficili da digerire sia perché richieste ritenute “troppo
esose” sia perché sostengono un concetto inaccettabile: il Festival è Rai e
senza le telecamere della Rai sarebbe una sagra di paese colorata di fiorellini
fiorellini. Fatto sta che la sola Rai ha presentato una busta che ora è in
trattativa con il Comune. Ora è evidente che le parti vogliano mantenere la
posizione: il Comune con le sue richieste e la Rai con le sue proposte (che ad
esempio, non vorrebbero prevedere le manifestazioni collaterali e, tanto per
far capire l’antifona, da Via Asiago giunge voce che Sanremo Giovani sarebbe in
procinto di essere cancellata.
Ma il bello ora è tutto nelle mani di un qualche solerte
avvocato che si volesse divertire a far saltare il banco. Poniamo il caso che
un cittadino qualsiasi, un Bloggorai a caso, facesse un semplice ragionamento:
io sottoscritto Pinco Pallino quando avete proposto il bando e indicatole
condizioni non ho presentato la busta con la proposta perché, si fa per dire,
non avevo disponibili proprio i 6,5 milioni ma un pò meno … tipo in cassa ne
avevo solo 5,5. Se ora tu Comune e tu Rai vi accordate per un importo inferiore,
quale che esso sia, mi fate girare le scatole: se l’importo era oggetto di
trattativa al ribasso magari un pensierino lo avrei pure fatto a presentare la
busta. Magari, va sa sapere, ci sarà pure un TAR disponibile ad accogliere un ricorso
di urgenza per dire: “fermi tutti, sta roba non s’ha da fare”. Allora sono dolori,
molti dolori. Comunque, il nostro amico “interlocutore autorevole” ostenta
fiducia e sicurezza: “Almeno per il 2026 Sanremo lo farà la Rai … poi … si vedrà”.
Già, vedremo.
A Via Asiago, ne siamo pressoché certi, ne sono avveduti
di questo rischio e sono al lavoro per cercare un “piano B” per il Festival, comunque
si possa chiamare, quale che esso sia e dovunque si possa svolgere. Sembra siano
in corso sopralluoghi in incognito, verifiche tecniche di fattibilità, analisi
dei costi e, non ultimi, “sondaggi” politici perché assolutamente evidente che
si tratterebbe di un “grosso guaio” per alcuni e un enorme vantaggio per altri.
Ci dicono che anche la Meloni sia interessata alla vicenda: il suo uomo, l’AD
Rossi, si gioca una carta pesante dagli esiti molto incerti.
Come pure si sta profilando molto incerta la partita sulla
riforma Rai. Con la presentazione della proposta Lega il quadro ora è completo
e la partita si apre in VIII Commissione Senato. L’obiettivo che tutti vorrebbero
cogliere è trovare la quadra con un testo comune: mission impossible!!! L’8
agosto è dietro l’angolo e non c’è alcuna possibilità che si possa concordare
una proposta quale che essa sia. Bloggorai ha aperto un banchetto scommesse
(non è azzardo come il gioco dei pacchi su RaiUno. Le quote partono da 5 euro):
non ci sarà alcuna riforma Rai almeno prima dell’8 agosto 2026!!! Attenzione
all’anno: potrebbe essere anche aprile 2027, alla vigilia del rinnovo della Concessione,
il vero fantasma sul palcoscenico.
Ieri è stata presentata la Relazione annuale
dell'Autorità per le comunicazioni (Agcom) sull’attività 2024 del Garante e
illustrata dal suo presidente Giacomo Lasorella. Sommariamente, un quadro positivo,
almeno sul fronte economico. Sono aumentate le entrate complessive rispetto allo
scorso anno per oltre il 3% arrivando ad oltre 12 miliardi, per buona parte
derivate dall’on line. Continua la riduzione delle copie vendute dai quotidiani
e si afferma sempre più la divergenza tra la televisione lineare, tradizionale,
digitale terrestre, e quella in streaming. Leggiamo quanto scritto sul Corriere
a firma Antonella Baccaro “«La tv — ha spiegato Lasorella — non è più lo
strumento con il quale i cittadini si informano in via prioritaria: un italiano
su due (il 52,4%), utilizza la rete», anche se i media tradizionali vengono
ritenuti più affidabili”. Come dire: mi informo on line ma ci credo poco. La
stessa AgCom nel suo Osservatorio 1/2025 ci dice che “… emerge come, sia in
termini di tempo speso, sia di ascoltatori medi, i livelli delle principali
edizioni del giorno e della sera dei telegiornali risultino nettamente
inferiori ai livelli registrati nel 2020”. La Televisione sarà ancora più
affidabile ma sembra che la vedono sempre meno. Tempi moderni.
bloggorai@gmail.com
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