Big, big trouble sotto la Madonnina per la Rai. Bloggorai lo
aveva saputo in anticipo e oggi lo confermiamo: il “dossier” aperto dalla Magistratura
di Milano sul tema edilizia può interessare, seppure indirettamente, anche le casse del Servizio Pubblico.
E non poco, e forse non solo le casse. Altro che “gallinella dalle uova d’oro”:
c’è vaga idea che almeno un uovo potrebbe andato a male e comincia a mandare uno sgradevole odorino.
Oggi leggiamo su Libero un’interessante intervista al Senatore
Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Tra l’altro
c’è un altro grosso fronte che va chiarito al più presto” Quale? “Quello del nuovo
Centro di produzione della Rai, la sua nuova sede che dovrebbe vedere la luce
nei prossimi anni … viso che c’è un indubbio blocco generale del settore
urbanistico milanese siamo molto preoccupati …Nel Piano Industriale (Rai ndr) è
prevista la dismissione, quindi la vendita del Palazzo Rai di Corso Sempione e
il contestuale trasferimento nel quartiere di Portello. Ma se al Portello non viene
realizzato nulla, evidentemente non può essere venduto lo stabile al Sempione e
allora l’operazione va vista anche sotto il profilo finanziario. Non è una bazzecola”.
Già, non è per nulla una bazzecola e chissà se l’AD di Via
Asiago Giampaolo Rossi se la ride anche su questo tema come ha fatto ieri sul
Corriere quando ha risposto alla domanda sulla ludopatia (non la perdoneremo). Abbiamo scritto (e fatto vedere con la slide relativa) che il Piano industriale
Rai poggia su due pilastri: la dismissione di immobili e la cessione di una quota
di RaiWay: tutti e due traballano tra incertezze e confusione. Questa storia di
Milano è tutta da scrivere.
E già che ci siamo a parlare di casse Rai, di soldi che non
ci sono, forse è utile una rinfrescata di memoria. Rai paga a Rai Way un sostanzioso
contratto di servizio per oltre 210 mln di euro. Ci piacerebbe tanto ritrovare
un documento di qualche anno addietro dove si leggeva che lo stesso servizio
fornito da Rai Way sul mercato costerebbe circa 100 milioni di meno. Perché allora
non ridiscuterlo per adeguarlo ai valori correnti prima ancora di parlare di fusione/cessione?
E, già che siamo a ridiscutere contratti, perché non si
mette mano alla rinegoziazione dei contratti artistici dove ci sarebbero tanti
soldi da recuperare. E, già che ci siamo, con tutti i geni della Tv che si aggirano
nei giardini di Viale Mazzini, perché uno tra loro non ci si mette d’impegno a
realizzare una trasmissione di intrattenimento/informazione giornalistica da
prima serata su Rai Uno senza doverla affidare ad una casa di produzione esterna?
E già che siamo a parlare di informazione (e dei suoi costi, ovvero del suo
specifico piano editoriale, della fantasmica newsroom), perché qualcuno prima o poi non si
occupa di Rai News24 che con oltre 200 giornalisti non riesce a superare gli
ascolti da assemblea di condominio? Già, già che ci siamo ... hai voglia a porre
domande.
E già che ci siamo, ancora una volta poniamo una domanda alla
quale non riusciamo a trovare risposta: perché un consigliere a caso (scegliete
voi, meglio tra quelli di “opposizione”) non si indigna, non si fa girare le
scatole quando legge un’intervista a Rossi come quella di ieri, non si “irrita”,
non batte i pugni sul tavolo, non protesta, non si preoccupa di approfondire,
di verificare ovvero di esercitare il suo diritto/dovere di “indirizzo, vigilanza
e controllo” come peraltro previsto semplicemente dal Codice Civile? Non fosse
altro per tutelare l’Azienda, l’organo al quale appartiene e se stesso qualora
la Corte dei Conti un giorno volesse metterci le mani e chiarire una volta per
tutte se gli atti compiuti da questo Cda con un presidente/nonpresidente siano del
tutto legittimi.
bloggorai@gmail.com
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