“Tu chiamale se vuoi … congettureeee…”. Questa mattina, sul
far delle prime ore prima che giunga il gran calore, ve ne proponiamo una
fresca fresca (e forse neanche tanto) che proprio perché mera “congettura” può
essere fallibile e suscettibile di imponderabilità. Si tratta
nienepopodimenoche della prossima “uscita” di Roberto Sergio dalla Rai. Ovviamente,
beninteso, non troverete alcuna traccia ufficiale e, anzi, una possibile smentita
sarebbe scontata e a portata di mano. Pure beninteso, non abbiamo trovato riscontri
su quando potrebbe avvenire qualora la “congettura” fosse vera.
Eppure, fatte i doverosi e necessari riscontri e allargato
il raggio delle verifiche, la “congettura” ha evidenziato forti motivi di
plausibilità. Anzitutto abbiamo fiducia della nostra fonte, considerata “solitamente
molto bene informata” ... molto. Finora, in tanti anni, non ha mai perso un colpo.
Si tratta di una fonte con “antenne” assai sensibili, pronte a percepire flebili
stormir di fronda. E allora ecco percepire strani silenzi, apparenti distacchi
e anomalo disinteresse della DGC su grandi temi che invece gli dovrebbero riguardare
molto (non ultimo quello della mancata nomina del CTO di cui ha da poco assunto
l’interim... fatto considerato grave, gravissimo!!!). Mentre, al contrario, il nostro
sembra soverchio interessato alle vicende di Tele San Marino dove, peraltro, è stato
pure insignito nientepopodimenoche dell’Ordine di Cavaliere di Santa
qualchecosa. Ci viene ricordato un passaggio cruciale delle ultime settimane
del quale abbiamo tracce tangibili. La presentazione dei palinsesti e il
famigerato documento “Linee Guida 2025-27” di ben 95 pagine dove pure in buona
sostanza, si certifica il fallimento della “riforma per generi”: un tema che lo
stesso Sergio ha più volte sollevato riscontrando una sottile opposizione dell’AD
che invece si appresta a nominare proprio un suo “superdirettore” (Coletta) di
provata fiducia al “coordinamento generi”. Delle due l’una: o i “generi” ci sono
e funzionano o non ci sono e non funzionano. Rossi pensa di si e Sergio pensa
di no. Nel mezzo c’è solo confusione e incertezza.
Poi ancora, ci viene ricordata la vicenda Rai Pubblicità e sappiamo come è andata a finire.
E qui ora veniamo alla “congettura” politica che, come noto,
spesso è anche personale. “In un pollaio ci può stare solo un gallo” come ci ripete
la nostra fonte e ora a Via Asiago ce ne sono tre: Rossi, Sergio e Marano,
espressioni di “anime” politiche molto diverse e spesso antagoniste. Il primo salito
a bordo sull’onda della “filosofia di Colle Oppio” navigato alle vicende Rai fino
ad un certo punto, a tal punto che i suoi fidati compagni di viaggio, il suo Capo
staff Di Gregorio e il capo delle risorse umane, ci dicono che non godono proprio
grandi simpatie all’interno dell’Azienda e faticano a reggere la baracca. Gli altri
due invece, Marano e Sergio, sono due vecchi volponi di altra razza politica irrobustita
da profonda esperienza e conoscenza della macchina aziendale che invece Rossi
stenta ad avere. Marano, il presidente/non presidente, è “pesante e ingombrante,
invadente e onnipresente” ovvero tutto ciò che a Rossi fa venire l’orticaria più
o meno fatte le debite proporzioni, come Salvini la fa venire alla Meloni. Quanto
invece Sergio, morbido e vellutato, si muove benissimo nelle retrovie dove è in
grado di tessere i fili “alla vecchia e nobile arte democristiana”
ineguagliabile e imparagonabile, alla Gianni Letta per intenderci, grande
sponsor della Presidente/nonpresidente Simona Agnes.
Insomma, in due parole, Rossi se ne liberebbe volentieri di entrambi
e, non potendo, si accontenterebbe almeno di uno di loro.
Ecco allora emergere un punto, una convergenza e un’opportunità.
Il punto si impantana sulla “politica” che non riesce a sbloccare la nomina del
Presidente e quindi, giocoforza, Rossi deve fare buon viso a cattivo gioco: Marano
per ora non si tocca e rimane presidente. La partita allora si sposta su Sergio.
La convergenza invece è di interesse comune: per Rossi di “agevolare” la sua
uscita dal Palazzo e per Sergio di garantirsi un futuro roseo e glorioso in vista
del suo prossimo pensionamento tra circa un anno. Ecco allora emergere
forte e chiara l’opportunità: Rai Way. Attenzione,
a Napoli la scorsa settimana Rossi è uscito a sorpresa su questo tema
anticipando una decisione che non si sa bene da chi e quando è stata presa: non
si parla più di vendita di quote ma di fusione con Ei Towers, proprio come
fa tanto piacere ai Fondi. In questo contesto, sappiamo da tempo che un nodo
cruciale difficile da risolvere è la “governance” di questa futura società sia
in termini di ripartizione di quote, sia di nomi da proporre. A settembre scade
il Mou e, per quella data, sarà necessario far uscire allo scoperto qualche “orientamento”
ed ecco allora emergere il nome di Sergio che, peraltro, di Rai Way è stato
pure presidente. Per inciso, un ruolo del genere si porta a casa un compenso
non inferiore ai 500 mila euro come quello percepito dall’attuale AD di Rai Way
ovvero più del doppio di quanto oggi Sergio percepisce. Si tratta di un bel bocconcino
non foss’altro perché si tratterebbe di un incarico che scavalca di molto il momento
dell’uscita formale di Sergio dalla Rai.
Rimanete sintonizzati, la giornata è appena iniziata e
abbiamo altri argomenti da proporre molto interessanti.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento