giovedì 3 luglio 2025

FLASH: Rai, la "congettura" del pollaio

by Bloggorai ©

“Tu chiamale se vuoi … congettureeee…”. Questa mattina, sul far delle prime ore prima che giunga il gran calore, ve ne proponiamo una fresca fresca (e forse neanche tanto) che proprio perché mera “congettura” può essere fallibile e suscettibile di imponderabilità. Si tratta nienepopodimenoche della prossima “uscita” di Roberto Sergio dalla Rai. Ovviamente, beninteso, non troverete alcuna traccia ufficiale e, anzi, una possibile smentita sarebbe scontata e a portata di mano. Pure beninteso, non abbiamo trovato riscontri su quando potrebbe avvenire qualora la “congettura” fosse vera.

Eppure, fatte i doverosi e necessari riscontri e allargato il raggio delle verifiche, la “congettura” ha evidenziato forti motivi di plausibilità. Anzitutto abbiamo fiducia della nostra fonte, considerata “solitamente molto bene informata” ... molto. Finora, in tanti anni, non ha mai perso un colpo. Si tratta di una fonte con “antenne” assai sensibili, pronte a percepire flebili stormir di fronda. E allora ecco percepire strani silenzi, apparenti distacchi e anomalo disinteresse della DGC su grandi temi che invece gli dovrebbero riguardare molto (non ultimo quello della mancata nomina del CTO di cui ha da poco assunto l’interim... fatto considerato grave, gravissimo!!!). Mentre, al contrario, il nostro sembra soverchio interessato alle vicende di Tele San Marino dove, peraltro, è stato pure insignito nientepopodimenoche dell’Ordine di Cavaliere di Santa qualchecosa. Ci viene ricordato un passaggio cruciale delle ultime settimane del quale abbiamo tracce tangibili. La presentazione dei palinsesti e il famigerato documento “Linee Guida 2025-27” di ben 95 pagine dove pure in buona sostanza, si certifica il fallimento della “riforma per generi”: un tema che lo stesso Sergio ha più volte sollevato riscontrando una sottile opposizione dell’AD che invece si appresta a nominare proprio un suo “superdirettore” (Coletta) di provata fiducia al “coordinamento generi”. Delle due l’una: o i “generi” ci sono e funzionano o non ci sono e non funzionano. Rossi pensa di si e Sergio pensa di no. Nel mezzo c’è solo confusione e incertezza.

Poi ancora, ci viene ricordata la vicenda Rai Pubblicità e sappiamo come è andata a finire.

E qui ora veniamo alla “congettura” politica che, come noto, spesso è anche personale. “In un pollaio ci può stare solo un gallo” come ci ripete la nostra fonte e ora a Via Asiago ce ne sono tre: Rossi, Sergio e Marano, espressioni di “anime” politiche molto diverse e spesso antagoniste. Il primo salito a bordo sull’onda della “filosofia di Colle Oppio” navigato alle vicende Rai fino ad un certo punto, a tal punto che i suoi fidati compagni di viaggio, il suo Capo staff Di Gregorio e il capo delle risorse umane, ci dicono che non godono proprio grandi simpatie all’interno dell’Azienda e faticano a reggere la baracca. Gli altri due invece, Marano e Sergio, sono due vecchi volponi di altra razza politica irrobustita da profonda esperienza e conoscenza della macchina aziendale che invece Rossi stenta ad avere. Marano, il presidente/non presidente, è “pesante e ingombrante, invadente e onnipresente” ovvero tutto ciò che a Rossi fa venire l’orticaria più o meno fatte le debite proporzioni, come Salvini la fa venire alla Meloni. Quanto invece Sergio, morbido e vellutato, si muove benissimo nelle retrovie dove è in grado di tessere i fili “alla vecchia e nobile arte democristiana” ineguagliabile e imparagonabile, alla Gianni Letta per intenderci, grande sponsor della Presidente/nonpresidente Simona Agnes.

Insomma, in due parole, Rossi se ne liberebbe volentieri di entrambi e, non potendo, si accontenterebbe almeno di uno di loro.

Ecco allora emergere un punto, una convergenza e un’opportunità. Il punto si impantana sulla “politica” che non riesce a sbloccare la nomina del Presidente e quindi, giocoforza, Rossi deve fare buon viso a cattivo gioco: Marano per ora non si tocca e rimane presidente. La partita allora si sposta su Sergio. La convergenza invece è di interesse comune: per Rossi di “agevolare” la sua uscita dal Palazzo e per Sergio di garantirsi un futuro roseo e glorioso in vista del suo prossimo pensionamento tra circa un anno. Ecco allora emergere forte e chiara l’opportunità: Rai Way. Attenzione, a Napoli la scorsa settimana Rossi è uscito a sorpresa su questo tema anticipando una decisione che non si sa bene da chi e quando è stata presa: non si parla più di vendita di quote ma di fusione con Ei Towers, proprio come fa tanto piacere ai Fondi. In questo contesto, sappiamo da tempo che un nodo cruciale difficile da risolvere è la “governance” di questa futura società sia in termini di ripartizione di quote, sia di nomi da proporre. A settembre scade il Mou e, per quella data, sarà necessario far uscire allo scoperto qualche “orientamento” ed ecco allora emergere il nome di Sergio che, peraltro, di Rai Way è stato pure presidente. Per inciso, un ruolo del genere si porta a casa un compenso non inferiore ai 500 mila euro come quello percepito dall’attuale AD di Rai Way ovvero più del doppio di quanto oggi Sergio percepisce. Si tratta di un bel bocconcino non foss’altro perché si tratterebbe di un incarico che scavalca di molto il momento dell’uscita formale di Sergio dalla Rai.

Rimanete sintonizzati, la giornata è appena iniziata e abbiamo altri argomenti da proporre molto interessanti.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento