Nei giorni scorsi abbiamo citato il libro di Carlo Rognoni, “Inferno
Tv” dove, al capitolo 13, pone una domanda fondamentale: “Dove ha sbagliato
il centrosinistra? Perché ha fallito nell’impresa di dare al Paese una buona
lege di riforma?”. Sono trascorsi oltre 20 anni e la domanda è ancora
centrale e non ha trovato adeguata risposta e, anzi, è aggravata dal fatto che
il “centrosinistra” pochi anni dopo la famigerata Legge 112 del 2004 a firma Gasparri
ha saputo solo partorire il trappolone della Legge 220 a firma Renzi (PD) del
2015.
Su questo fronte ognuno ha le sue risposte e le sue responsabilità
(gravi) ma tutte conducono ad una sola traccia comune: il centrosinistra ha
perso sulla Rai, sul Servizio Pubblico Radiotelevisivo, perché ha aperto
praterie alla destra “televisiva” ma ha perso, purtroppo, anche nel Paese dove
la destra ha semplicemente occupato lo spazio politico lasciato libero dal
centrosinistra. “Tele Meloni” non è un’invenzione linguistica
contemporanea: prima c’era “Tele Berlusconi” ed è difficile ora stabilire cosa
era peggio o meglio tra i due. Il centrosinistra ha perso poi non solo sulla mancata
normazione, ha perso sull’incapacità di rendere il canone stabile e garantito, ma
ha perso anche sul “prodotto”, sull’offerta editoriale, sui contenuti ovvero
sula materia prima della televisione, sostanzialmente sulla “missione” del Servizio Pubblico: vedi pure la chiusura del Contratto di Servizio oggi in vigore. Su questo fronte non si sente bisbigliare una
parola, come se la Rai non la vedesse nessuno, come se i programmi, se le
trasmissioni e i Tg fossero argomenti irrilevanti. Perché tanta cronaca nera
sugli schermi Rai? Come si legge il “successo” di Sanremo, di “Mare fuori” o di
“Belve”? Se vogliamo metterla in termini più “istituzionali”: come si applica, come
si declina, il Contratto di Servizio nella definizione del Palinsesto?
Per non dire di quanto abbiamo scritto poi nei giorni scorsi
sull’interim assunto da Sergio per il ruolo di CTO che, di fatto, lascia sguarnita
l’Azienda di un settore di assoluto rilievo strategico come quello delle Tecnologie.
Avete letto che qualcuno ha battuto ciglio o si è accorto di qualcosa? NO! Ecco
dove il centrosinistra annega nel nulla e affonda nella palude: irrilevante,
la destra in Rai fa quello che vuole senza incontrare ostacoli. Vedi il cambio di rotta
sul Rai Way: il Piano Industriale prevedeva una possibile cessione di quote e
invece Rossi, senza dire chi e quando ha deciso, vuole invece procedere alla
fusione con Rai Way. I consiglieri di “opposizione” hanno saputo, sono intervenuti
nei termini previsti dalla Legge “indirizzo, vigilanza e controllo”???
Oggi, in questi giorni, tutta l’opposizione è impantanata proprio
in questo suo nulla, nel vuoto cosmico di un qualsivoglia straccio di
proposta di riforma comune della Rai. E lo è da anni, da quando sono state
depositate in VIII Commissione Senato 4 proposte di cui una sola tiene conto
del famigerato e prossimo MFA, quella del M5S a forma Bevilacqua. E non caso è
l’unica proposta che affronta radicalmente un pilastro della riforma quale che
essa sia: il canone, laddove di fatto lo si vuole abolire del tutto per passare
al finanziamento della Rai con la fiscalità generale. Le altre sono ormai da archivio
storico. Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro, da noi definito
autoreferenziale, di AVS sulla questione Rai. E' intervenuto il firmatario della
loro proposta di Legge, Di Cristofaro, che non ha avuto la voglia, la forza e
il coraggio di dire semplicemente “la ritiro e ne presento subito una nuova”. Hai
voglia oggi a dire che se l’Italia andrà in infrazione comunitaria sull’MFA
con il rischio di una multa milionaria, la colpa è solo della destra. Non è vero.
Anzi, dobbiamo constatare che propri nel giro di poche settimane tutti i
partiti di Governo si sono precipitati a presentare una loro proposta e, giusto
proprio ieri pomeriggio abbiamo avuto notizia dell’ultima presentata dalla Lega
(Borghesio). Si tratta di una manovra sospetta. Mentre dai partiti di opposizione
sappiamo solo che nei prossimi giorni “sarebbe” previsto un “tavolo di lavoro”
(???) con il compito di avviare una “riflessione finalizzata a stendere una
traccia di proposta di riforma comune”. Auguri! Ottima buona intenzione,
staremo a vedere.
Da quando sono arrivati in Italia i primi segnali di fumo da
Bruxelles sull’incombenza del MFA si poteva e doveva fare di più e invece,
ancora fino a ieri sera, abbiamo assistito ad un vago balbettio sulle “necessità
della riforma”.
Una volta per tutte diciamolo forte e chiaro: se mai il nostro Paese dovesse essere “fuorilegge” perché dall’8 agosto non ha adempiuto all’obbligo previsto dall’EMFA ed ha perso tempo o per inerzia o volontà precisa di questa maggioranza la responsabilità è, ancora una volta, proprio come venti anni addietro, anche del centrosinistra.
Bloggorai lo scrive da anni: se non ci liberiamo degli
scheletri negli armadi (e ce ne sono tanti) non andremo da nessuna parte. Se
non ci liberiamo dai personalismi, dai singoli orticelli professorali ricevuti
in grazia divina, se non ci liberiamo dall’antico vizio storico della divisione
non andremo da nessuna parte. Se non ci liberiamo dei tanti convegnucci dove il
ritornello è sempre “Ognuno per se e una riforma per tutti” non andremo da
nessuna parte.
Almeno su un punto, uno solo, mettiamoci d’accordo: il canone
si o no? La domanda non ha una risposta scontata e forse si può iniziare a
discutere proprio e solo da li.
bloggorai@gmail.com
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