lunedì 7 luglio 2025

RAI: la palude oltre la riforma

by Bloggorai ©

Questa mattina, questa settimana, non sembra iniziare nel migliore dei modi. Il clima non aiuta e le notizie non sono confortanti. La sola che merita attenzione è un lungo e dettagliato articolo di Lisa Di Giuseppe su Domani con il titolo “Effetto Marano sulla Rai. La Lega rafforza il suo potere”.

Diciamo subito: è un quadro urticante, deprimente e sconfortante soprattutto perché illumina compiutamente e ancora una volta quanto era noto da sempre. Si racconta e si descrive meglio di ogni argomentazione “politica” la giungla della RAI (Treccani: 2. fig. a. Luogo o ambiente in cui dominano la violenza e la lotta spietata per il predominio degli uni sugli altri”. La descrizione che ne viene fatta è una fotografia attendibile e veritiera di una palude antica, fumosa e fangosa, dove vivono e pascolano indisturbati partiti e combriccole di potere e dove ormai si è calcificata una “cultura” aziendale dove bene che vada prevale “ognuno per se e Dio (o una riforma) per tutti”. Non è solo una giungla, è una palude.

Una povertà di pensiero, di idee, di progetti e di visioni raramente si è vista in tanti anni di Rai. E non riguarda solo “tele Meloni”.

Non è solo un problema di Rossi contro Marano o Marano alleato di Sergio, o di tutti e tre l’uno contro l’altro con le rispettive bande al seguito. Non è un problema di “riforma” più o meno condivisa su cosa e da chi e di quando ci potrà mai essere. Non è più un problema di stabilità delle risorse economiche. Forse, è solo e semplicemente un problema di “risorse umane”, forse è solo e semplicemente un problema di “personale politico” o, se vogliamo essere più raffinati, di “cultura aziendale del Servizio Pubblico” che da anni, decenni, è stata spianata e piallata, avvilita e resa sorda, muta e cieca in nome dell’interesse privato prevalente su quello pubblico. Non è solo un problema del “foggiano di Varese” contro l’uomo con la giacchetta marroncina e l’uomo con la “… camicia con cravatta blu fantasia sfoggiata dall'ad Giampaolo Rossi”.

Si è diffuso un morbo, è cresciuto un virus perfido e malvagio che ha travalicato financo i confini della cultura Rai di “destra” e si è insinuato, subdolo, anche in quella di “sinistra”. Se vogliamo proseguire con la metafora, il “virus di destra” non ha incontrato robusti “anticorpi di sinistra”. Nessuno ha sperimentato una terapia di contrasto, di “opposizione” forte e trasparente. Il virus si è diffuso ed ora è difficile arginarlo.

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