Fischi per fiaschi, lucciole per lanterne, tordi per grilli.
Con il caldo incombente è facile confondersi e scambiare l’ordine delle cose,
la gerarchia dei problemi e provare a cambiare le carte in tavola.
Non molti giorni addietro abbiamo iniziato il Post con queste
parole e oggi ci torna utile riproporle. Lo spunto ce lo fornisce un’agenzia
letta ieri e un articolo letto oggi.
Premessa: ormai parlare di EMFA è un po' come mettere la
rucola pure sul gelato. Posto che non l’hanno vista arrivare: alcune nostre “vedette”
a Bruxelles, esperti di Europa e dei vari Consigli, si occupavano di altro mentre
altre “vedette”, quando pure se ne sono accorte, se ne sono poi beatamente disinteressate
e seppure potevano anticipare quanto disposto dal MFA hanno fatto finta di niente
e votato questo Cda. Ciò detto, ora lo sport nazionale è e sarà invocarlo come panacea
di tutti i mali, scorciatoia per tutte le manovre politiche e santuario dove
invocare tutte le libertà. Il timore è
che ora l’invocazione dell’MFA possa diventare come una foglia di rosmarino,
esile e sottile, dietro la quale non c’è nulla. E non c’è nulla su quanto
ha disposto e dispone in modo forte e chiaro all’art. 5: la riforma della Rai
che non c’è e non ci sarà prima di tanto, tanto tempo.
Allora, ieri abbiamo letto una cosa alquanto bizzarra. Nella
lista dei “considerando che” in premessa al Testo Ufficiale n.2024/1083 REGOLAMENTO
(UE) 2024/1083 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO dell’11 aprile 2024 che
istituisce un quadro comune per i servizi di media nell’ambito del mercato
interno e che modifica la direttiva 2010/13/UE (regolamento europeo sulla
libertà dei media) al numero 10 si legge “I fornitori di media di servizio
pubblico dovrebbero essere intesi come i fornitori cui è stata affidata una
missione di servizio pubblico e che ricevono finanziamenti pubblici per il suo
adempimento. Non dovrebbero essere incluse le imprese private del settore dei
media che hanno accettato di svolgere, in quanto parte limitata delle loro
attività, determinati compiti specifici di interesse generale dietro pagamento”.
Qualcuno, esperto, avrebbe letto questo passaggio come una specie di “salvaguardia”
per la Rai, per il Servizio Pubblico perché a suo dire, in vista del rinnovo
della Concessione del 2027, escluderebbe la possibilità che privati possano
accedere al canone.
Eppure, santa pace, leggiamo tutti gli stessi documenti e il
testo non lascia margini di dubbio: “non dovrebbero … in quanto parte
limitata” che sta a dire semplicemente che qualora un soggetto privato svolgesse
per intero la missione di Servizio Pubblico, o si candidasse a farlo in
presenza dei requisiti necessari, potrebbe accedere benissimo ai finanziamenti
pubblici. O no? Se non che oggi leggiamo che Cairo, La 7, vorrebbe rivendicare
una parte del canone in quanto sull’informazione svolge un servizio pubblico (parliamone!!!).
In questo caso, applicando alla lettera il “considerando n. 10” il buon Cairo o
si assume tutta la baracca Rai o lascia perdere questa partita.
Se non che, e chiudiamo per ora, occorre tenere bene a mente
un passaggio della proposta d legge di riforma Rai targata Fratelli d’Italia
che dedica molta attenzione al tema “concessione” e “compiti specifici del
Servizio Pubblico” da studiare con grande attenzione. Lo abbiamo scritto in epoca
non sospetta: la grande guerra sul futuro della Rai certamente inizierà l’8
agosto con l’entrata in vigore del MFA ma la grande battaglia si svolgerà a
ridosso della Concessione di aprile 2027.
Continuate a rimanere sintonizzati … oggi ci sono tante cose
interessanti
Bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento