venerdì 18 luglio 2025

RAI: la gallinella milanese dalle uova d'oro

by Bloggorai ©

Un soffietto, un accenno, un barlume di relativo e moderato ottimismo si è acceso nelle fila dell’opposizione sul tema “riforma Rai”. Ieri è iniziato il “cantiere” dove cercare di costruire una ipotesi di testo comune da incardinare in VIII Commissione Senato dove sono depositate 10 proposte di riforma Rai: 4 dell’opposizione e 6 della maggioranza. In verità, i “cantieri” sono 3: il primo è quello “istituzionale” ovvero quello costituito all’interno della stessa Commissione (1 componente per ogni partito), uno interno alla maggioranza e uno, appunto quello di ieri, interno all’opposizione. Si tratta di “cantieri” molto difficili da allestire perché il “materiale grezzo” da impiegare è poco malleabile e difficile da amalgamare. Ci sono di mezzo visioni, concezioni e prospettive a volte contrapposte sul futuro del Servizio Pubblico dove si aggiunge la prospettiva di non incorrere in un possibile procedimento di infrazione comunitario, del rinnovo della Concessione del 2027 e, non irrilevante, per la pressione della maggioranza a chiudere subito il dossier in chiave della conferma della Agnes come presidente al posto di Marano (Lega).

Un solo punto appare assolutamente chiaro: chiunque ipotizza che si possa addivenire ad un testo condiviso, sia interno agli schieramenti, sia in Commissione Senato entro il prossimo 8 agosto mente sapendo di mentire. Come pure sembra assai improbabile il proponimento di Gasparri di andare al voto parlamentare entro la fine dell’anno. In sostanza, si tratta di mettere a punto un nuovo articolato che annulla e sostituisce tutti i precedenti PdL che, qualora possa essere definito, dovrebbe poi andare in Aula per il voto finale. Sembra verosimile in tempi brevi? No, a nostro giudizio no.

Cosa è successo ieri? Anzitutto potrebbe essere stato sgombrato il campo da inutili scorciatoie: si parla di ponderare il “peso” delle 4 proposte dell’opposizione (due PD, Nicita e Martella, 1 M5S Bevilacqua e 1 De Cristofaro di AVS) e valutare se e come possibile abbandonarle del tutto in parte, riunificare i punti comuni ed elaborare un nuovo testo, un nuovo “articolato” che deve necessariamente tener conto dell’EMFA che invece, ad esempio nelle proposte PD non viene mai citato. Sottolineiamo l’uso del condizionale: sappiamo che non sarà facile superare nei due partiti, Pd e M5S, affrontare questi due scogli sui temi Fondazione e canone. Se, per quanto abbiamo intuito, da parte di Graziano PD, della Boschi IV e Vita AVS è stata accennata una apertura invece da parte di Carotenuto (5S) non è stato avvertito nulla di rilevante.  

I punti derimenti e fondamentali sui quali concordare sono due: Fondazione o “sistema duale” e canone o fiscalità generale. Come noto, il tema “fondazione” ha trovato grande credito, specie nel PD (proposta Nicita, già Commissario Agcom, firmatario della prima proposta e dimissionario come relatore sul Contratto di Servizio, forse il vero "tecnico" del partito) laddove questo orientamento si è pure accompagnato al tema "fiscalità generale” cioè il perno della proposta M5S che pure è stata bandiera del PD come abbiamo scritto nei giorni scorsi. 

Ieri sembra che su questi due punti si è aperta una breccia di dubbio: la Fondazione è senza dubbio l’anticamera della privatizzazione, totale o parziale dell’Azienda. La fiscalità generale è antitetica rispetto al concetto di canone come imposta di scopo, sono due concetti radicalmente diversi. Al termine dell’incontro di ieri è stata diffusa una breve nota riassuntiva dove si legge “ … i partiti di opposizione che si sono impegnati a scrivere bozza di riforma superando ipotesi fondazione, slegando il mandato del cda dai tempi dell'insediamento dell'esecutivo e sulla certezza del canone come tassazione di scopo”. Almeno su questi punti fondamentali, pilastri granitici, non ci dovrebbero essere più dubbi, confusioni o incertezze. Poi si potrà discutere di tempi del mandato, modalità di elezione e numero dei consiglieri ed ogni altro punto che possa pienamente aderire a quando disposto dall’EMFA. La prossima settimana è previsto un nuovo incontro. Vedremo.

Bene, veniamo ai giorni nostri e ad una notizia di grande attualità che riguarda Milano. Come noto la Magistratura ha aperto un procedimento su grossi “affari immobiliari” in corso nel capoluogo lombardo. Come si dice “la magistratura farà il suo corso” e vedremo cosa succederà. 

Però c’è un “affare” che interessa la Rai sul quale, forse, sarà necessario/opportuno rinfrescare la memoria per capire cosa è successo e quanto avvantaggia o penalizza le casse Rai. In due parole: a dicembre 2023 Rai (Sergio AD e Soldi Presidente) e la Fondazione Fiera MiIano firmano un accordo per il trasferimento degli studi Tv da Corso Sempione al Portello. L’accordo prevede l’affitto dei nuovi spazi per 27 anni (27) e ballano cifre notevoli che vanno dai 97 mln per i lavori complessivi dell’area ai 5,9 mln di affitto annui che Rai dovrà pagare per il periodo previso dal contratto (totale 159 mln)

A parte una nota politica a margine: questa operazione nasce sotto la presidenza Rai di Marcello Foa (Lega), con un consigliere di amministrazione Igor de Biasio (Lega) e dal 2019 AD di Arexpo, società fondata nel 2011 per acquisire le aree destinate a ospitare Expo Milano 2015, e Roberto Cecatto (noto per essere accreditato in “quota” Lega) nominato a ottobre 2021 Direttore della Direzione Infrastrutture Immobiliari e Sedi Locali. Ora Cecatto è AD di Rai Way, altra “gallinella dalle uova d’oro” dove sembra molto ambita la sua successione, prevista nei prossimi mesi ed è difficile supporre che la Lega si lasci sfuggire questa “poltroncina”.

Ma lasciamo perdere (si fa per dire) le implicazioni “politiche” che pure non sembrano irrilevanti e concentriamoci su quelle “economiche”. Chissà se potrebbe valere la pena riaprire quel dossier e capire se e quanto conviene a Rai aggiornare quel contratto: con quel costo di affitto per 27 anni ci si poteva costruire una piramide che almeno poi sarebbe rimasta di proprietà Rai, sempre che ce ne sia stato effettivo bisogno e necessità tutta da verificare, visto che a Milano si produce ben poco e a poca distanza c’è il Centro di produzione di Torino efficiente. Non c’è dubbio: qualcuno ha fatto un ottimo affare e, come si dice a poker, quando non capisci subito chi è il pollo, in genere il pollo sei tu, ovvero il Servizio Pubblico.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento