venerdì 12 novembre 2021

Rai: una zattera che galleggia alle pendici del Vesuvio


“La zattera condusse i sopravvissuti alle frontiere dell'esperienza umana. Impazziti, assetati e affamati, scannarono gli ammutinati, mangiarono i loro compagni morti e uccisero i più deboli”. Jonathan Miles.

Prendete carta e penna e appuntate:

·        mancano 6 giorni al prossimo Cda Rai previsto a Napoli

·        mancano 49 giorni al 31 dicembre

·        mancano 113 giorni al 3 febbraio

Cominciamo da Napoli. Perché il Cda si trasferisce a Napoli? Semplice: per significare la “vicinanza” ad un centro di produzione storico Rai dove si realizza “Un Posto al Sole” che forse argute e ben pilotate malelingue o menti sopraffine (interne) volevano spostare per fare posto ad un qualcosa che non si sapeva bene che fosse ma che avrebbe voluto proporre una striscia informativa in prima serata. Discorso chiuso , alla faccia delle malelingue. Per quel giorno dicono, forse, sembra, ci potranno essere nomine.. quali non è dato sapere. Acuti e benevoli osservatori sostengono che si faranno a Napoli per rimarcare la distanza dalla politica romana dopo i vari recenti pellegrinaggi ..."Americà .. facce Tarzan"!!! Rimane una sensazione: idee poche ma confuse e l’immagine dell’Azienda si appanna sempre più. Sembra che se ne sono accorti pure nelle stanze del Governo (Draghi?): questa mattina la solita Michela Tamburino su La Stampa  scrive: “Il diktat è arrivato forte e chiaro dalle stanze di Palazzo Chigi da dove ci si muoveva infastiditi dal Piano industriale copia-incolla di Salini. L’immagine di immobilismo o peggio di incertezza … è quanto di peggio ci si poteva attendere dalla nuova Rai e dai nuovi vertici …”

Ma, come abbiamo scritto tante volte citando Petrolini, la colpa è di chi li ha nominati. Pure i muri sapevano che chiunque fosse arrivato, prima di prendere conoscenza di che mondo fosse quello del Servizio Pubblico sarebbero stati necessari mesi e invece, improvvidi, hanno fatto esattamente il contrario: hanno messo uno che nemmeno dopo pochi giorni dal suo arrivo ha cominciato a pontificare: “Faro la rivoluzione in Rai con il Piano degli altri”. Per non dire poi della famosa frase “Il canone che esce dalla bolletta non è all’ordine del giorno, assolutamente, del governo né del Ministero” salvo poi leggere ancora in questi giorni che invece sarà proprio così a partire dal prossimo anno come vuole Bruxelles (leggi anche oggi su La Repubblica). Già, se il Governo avesse voluto dare un volto nuovo a questa RAI ci poteva pensare un attimo prima. Se il compito era solo tirare fuori dal frigorifero il precedente Piano congelato post Covid tanto valeva tenersi Salini.  Tant’è che ora sono costretti ad annaspare dietro a fantomatiche “direzioni di genere” che ancora nessuno ha capito bene cosa potranno essere, quali saranno i loro compiti, chi le dirigerà e quando saranno pienamente operative. Per il momento, fuffa allo stato puro, ovvero una buona intenzione presa in mancanza di meglio, una specie di zattera di Medusa sulla quale galleggia la speranza di salvare il salvabile.

Capodanno. Il 31 dicembre alle 20.30 tutti incollati davanti alla televisione per sapere cosa dirà il Presidente della Repubblica e tutti a chiedersi: rimane o no? Per quanto già si legge questa mattina la risposta è no. Ne consegue che aumenta la fibrillazione per sapere/capire quali potranno essere le sorti della legislatura a seconda se Draghi sarà candidato o meno e, di conseguenza, se sarà lui o meno a guidare un possibile nuovo Governo. Evidente che questa incertezza si riverbera direttamente o indirettamente sulla Rai sia nella “copertura” politica che il Governo potrà continuare ad esercitare su Fuortes, sia per quanto riguarda l’interesse dei partiti ad avere voce in capitolo su chi dirigerà il principale telegiornale nazionale in questa delicatissima fase della vita del Paese.

3 febbraio. Scade il mandato di Mattarella e inizierà la liturgia delle elezioni. Mistero glorioso per tutti: chi sarà il nuovo Presidente? Nota bene: verrà eletto da un Parlamento già “scaduto” e, se tutto va bene/male, Camera e Senato post 2023 saranno tutt’altra cosa da oggi, nella composizione e nel numero e nessuno esclude che si possa andare ad un presidente di transizione. È prevista turbolenza.

Torniamo a Napoli, grandioso ed epico scenario che meglio non si poteva immaginare per collocare e descrivere esattamente il momento che la Rai, il Servizio Pubblico, sta attraversando con la sua perfetta metafora:

“All'ordine Facite Ammuina,

tutti coloro che stanno a prua vadano a poppa

e quelli a poppa vadano a prua;

quelli a dritta vadano a sinistra

e quelli a sinistra vadano a dritta;

tutti quelli sottocoperta salgano sul ponte,

e quelli sul ponte scendano sottocoperta,

passando tutti per lo stesso boccaporto;

chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là”.

Sarà il caso di ricordare che il treno che porta a Napoli non ferma più a Mergellina.

bloggorai@gmail.com

 


 

Nessun commento:

Posta un commento