lunedì 22 novembre 2021

Il Grande Ricatto: il Paese e la Rai


Si usa dire che il lunedì va iniziato bene, con il piede giusto e i buoni sentimenti, perché poi occorre resistere per tutta la settimana. Allora, consigliamo di prendercela comoda perché oggi c’è molto su cui riflettere. Anzitutto, per chi non lo avesse ancora fatto, da ri/leggere i post di ieri e sabato perché sono i presupposti di quanto stiamo per dire.

Che fretta c’era? Maledetta primaveraaaaaa… già… non c’era, apparentemente nessuna fretta per nominare i direttori delle testate giornalistiche Rai in questo momento. Eppure è stata forzata la mano con una grandissima confusione, con abilissimo gioco delle tre carte dei vari piani industriali o editoriali, modelli organizzativi e contratti che dir si voglia abilmente camuffati. Ci sarà stato pure un buon motivo per creare tanto sconquasso, non può essere stato solo un capriccio napoletano. La battuta è vecchia ma efficace: “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. Altro che “nuovo modello organizzativo” del quale non si sa nulla.

Se non ché ieri Matteo Renzi ha posizionato la palla al centro campo e ha illuminato la partita: secondo lui nel 2022 si andrà a votare ed è verosimile supporre che se questo mai potesse avvenire sarà dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, appunto, i primi giorni della prossima primavera. Forse non ha tutti i torti e, detto da lui che se ne intende, c’è quasi da crederci. Allora la risposta sulla fretta per le nomine è tutta qui: non era necessario tanto “occupare” lo spazio politico informativo in vista del 3 febbraio quanto per il subito dopo. La partita grossa è il prossimo Parlamento, le future elezioni dove avere le redini dei telegiornali nazionali può avere un grande peso.

Stiamo vivendo grandi e insopportabili ricatti: in primo luogo quello della pandemia che la batti da una parte e rispunta da un’altra, dove un vaccino da solo non basta (e quale poi?) ma ne occorrono sempre nuovi rivisti e aggiornati alle diverse varianti di genere, colore e provenienza. Siamo sotto il ricatto dell’economia: hai voglia a dire che “non è il momento di prendere dalle tasche degli italiani ma di dare” (Draghi Dixit) e infatti stiamo dando tutti un sacco di soldi con aumenti generali dei prezzi che mettono a dura prova non solo le tasche ma tutto il portafoglio. Siamo sotto il vile ricatto dell’incertezza politica: chi mai potrà essere il nuovo presidente della Repubblica? Un ex marxista leninista rimpannucciato al centro? Un vetero democristiano della prima ora? Un socialista sempre in piedi? Un arzillo vecchietto che ha avuto qualche problemino con la giustizia? Oppure, come molti vorrebbero un "superpresidentissimo" che allo stesso tempo dovrebbe essere al Quirinale, a Palazzo Chigi, a Bruxelles a magari pure all'Assemblea di Condominio? Ma questi sono dettagli: il problema più rilevante è quanto durerà in carica il nuovo presidente giacchè sarà votato dall’attuale Parlamento che poco dopo verrà spianato da uno nuovo diverso nella quantità e nella composizione. E, di conseguenza, come abbiamo accennato, andremo a votare il prossimo anno?  

Passiamo alla Rai.  Ormai è facile convenire: è anch’essa oggetto di vili ricatti, è un’azienda vittima e ostaggio di ogni banda, di ogni lobby esterna e pure interna, di ogni disegno più o meno oscuro o palese dove puntano tutti ad un solo obiettivo: ridurre il suo peso, il suo ruolo, la sua credibilità, la sua natura, la sua funzione di Servizio Pubblico. Ieri vi abbiamo parlato della crisi di TIM che lambisce alla lontana anche quella Rai (dove si aggirano personaggi con qualcosa in comune, vedi post di ieri pomeriggio). Il cosiddetto “mercato” è piccolo, ristretto, dove non c’è posto per tutti e qualcuno dovrà accontentarsi del poco che rimane una volta spartita la torta grande. Per accomodarsi a questa tavola occorre una fiche che Rai non è in grado di pagare. Per giocare alla partita sulla rete unica, che la vicenda TIM sembra avere riesumato, alla quale pure Rai potrebbe/dovrebbe partecipare occorrono tanti soldi in investimenti che nessuno è in grado di dire dove si potranno trovare. Al contrario, tutti sanno che di soldi non ce ne sono e ce ne saranno sempre meno.

Vi abbiamo promesso una specie di post “speciale” sul tema informazione Rai, quella che Fuortes ha definito “un pezzo” dell’Azienda. Ha ragione, si tratta solo di un pezzo ma che sembra pesare ben più degli altri “pezzi”, ad esempio della radio della quale non si sente parlare nemmeno sotto tortura dove è difficilissimo trovare dati. Mentre, al contrario, è alquanto facile avere i numeri sull’informazione Rai. Siamo andati a cercarli e li abbiamo trovati, anche inediti, forse non tutti ma quanti ne bastano per avere le idee un po’ più chiare. Occupano tanto spazio e sarà necessario un Post apposito e contiamo di pubblicarlo oggi pomeriggio (chi avesse suggerimenti è ancora in tempo).

Curiosità: in questi giorni sta andando in onda sulle reti Rai uno spot illuminante: si parla di un importate film  italiano che andrà nelle sale cinematografiche nei prossimi giorni e poi si potrà vedere su Netflix: la televisione lineare promuove il cinema che poi si diffonde  sulle piattaforme OTT. Altra curiosità: sapete qual’è il film visibile su Neflix tra i più visti al mondo nella platea di oltre 200 milioni dei suoi spettatori? È un film italianissimo, prodotto da Mediaset: Yara, ispirato alla nota tragedia della ragazza uccisa nel 2010.

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