Bene, per quanto sembra di capire, pure a Viale Mazzini è
calata una fitta nebbia resa ancora più densa da una grande mole di commenti e
analisi sul voto di Napoli. Per un momento li accantoniamo e preferiamo dare notizia
sulla presentazione del 4° rapporto Auditel Censis, avvenuto ieri a Roma. Questo il titolo “L’ITALIA MULTISCREEN. Dalla
Smart Tv allo schermo in tasca così il Paese corre verso il digitale” e
queste sono le sintesi delle quattro sezioni che compongono il Report:
1. 1.Crescono schermi e connessioni web. Gli schermi
all’interno delle case sono 119 milioni e 400.000 (+6,2% negli ultimi due
anni), con una media di 5 schermi per ogni famiglia. Le famiglie connesse sono
il 90,2% del totale (+3,6% dal 2019). Nel 2021 gli apparecchi televisivi
superano i 43 milioni (+1,0% dal 2019) soprattutto per effetto dell’ormai
prepotente presenza di Smart Tv o dispositivi esterni collegati: sono 15
milioni e 300.000 (+46,6% negli ultimi due anni).
2. 2. Cambiano le modalità di visione. La
televisione resta centrale nella dieta mediatica degli italiani, ma cambiano le
modalità di fruizione, sempre più individualizzate e on demand, con la
costruzione da parte di ciascun componente del nucleo famigliare di un proprio
palinsesto frutto della combinazione di contenuti diversi su schermi diversi e
in luoghi diversi. Oltre 4 milioni di italiani, infatti, seguono la
programmazione televisiva lineare sullo smartphone (+6,3%), mentre 2 milioni e
700.000 la seguono dal pc, con una crescita del 41,1% nell’ultimo anno; e un
milione e 200.000 italiani vedono i contenuti tv sul tablet.
3. 3. Una folla di esclusi e precari digitali. Sono
2 milioni e 300 mila, il 9,8% del totale, le famiglie italiane non connesse.
Altre 7 milioni e 200 mila famiglie, il 29,9% del totale, hanno unicamente la
linea mobile. Fra loro, circa 5 milioni si collegano solo da smartphone, un
dispositivo che, evidentemente, non è in grado di supportare a sufficienza le
nuove modalità di studio, lavoro e socializzazione che si stanno affermando.
4. 4. Milioni di televisori da rottamare. I
televisori nelle case degli italiani sono 43 milioni e 100 mila. Il 96,9% delle
famiglie ha almeno un televisore; 9 milioni e 200 mila famiglie (il 38,6% del
totale) possiedono solo un televisore; 9 milioni e 400.000 famiglie (il 39,2%)
hanno due televisori; 3 milioni e 500.000 (il 14,6%) ne hanno tre; 1 milione e
100.000, il 4,6% del totale, ha 4 o più televisori; infine, 575.000 famiglie,
pari al 2,4% del totale, in cui vivono 1 milione e 260.000 individui, non
possiedono né guardano la tv.
Con questo quadro occorre fare i conti e con queste
prospettive è necessario pensare quale Servizio Pubblico sarà necessario
progettare per il prossimo futuro.
Dopo accese discussioni con alcuni nostri attenti e affezionati
lettori è bene però, una volta per tutte, necessario precisare dettagliatamente
la famosa “foglia di fico” con la quale molti coprono la confusione che regna
sovrana sulla Rai in questo momento.
1: marzo 2019 il cda vota il Piano Industriale
2: il Piano prevede diverse linee di azione, tra le quali il
nuovo “modello organizzativo”
3: il “modello” dunque è parte del Piano e non è corpo autonomo
e separato
4: quanto votato in Cda il 27 ottobre è solo un “aggiornamento”
dello stesso, non è un “nuovo modello”
5: questo Piano industriale è in scadenza come pure il
prossimo anno scadrà il Contratto di Servizio.
6: di nuovo Piano industriale e di nuovo Cds, al momento,
non ci sono tracce.
La lettura corretta di quanto avvenuto a Napoli nei giorni
scorsi non può prescindere da questa precisazione e la fretta di fare i nomi delle
testate giornalistiche prima del progetto (e qui si legge la confusione
strumentale tra piano editoriale, che richiede un passaggio in Vigilanza come
disposto dall’art.25 let.e,i, e Piano industriale già votato e passato)
alimenta tanti legittimi dubbi e supposizioni.
Su questo specifico argomento rimanete sintonizzati,
speriamo per domani di proporvi un’edizione speciale di Bloggorai con informazioni
inedite.
Bloggorai@gmail.com
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