sabato 20 novembre 2021

la Rai e lo schermo annebbiato


Ormai è consueto: il sabato nella bassa Val Tiberina c’è nebbia, fitta nebbia. Ieri sera accesa discussione sulla quantità/qualità delle olive ormai giunta al termine della raccolta. Comunicato ufficiale: resa al 14% e prezzo al pubblico ritirato al frantoio con recipienti propri a 11 euro al chilo. Rispetto allo scorso anno, stessa zona, il raccolto è stato inferiore di circa il 60%. Molti hanno avuto problemi con la mosca e “j’hanno dato” il trattamento… Qualità discreta. Attenzione da chi comprate: chiedete prima e a quale frantoio si rivolge (discriminante se ha il “serbatoio”).

Bene, per quanto sembra di capire, pure a Viale Mazzini è calata una fitta nebbia resa ancora più densa da una grande mole di commenti e analisi sul voto di Napoli. Per un momento li accantoniamo e preferiamo dare notizia sulla presentazione del 4° rapporto Auditel Censis, avvenuto ieri a Roma. Questo il titolo “L’ITALIA MULTISCREEN. Dalla Smart Tv allo schermo in tasca così il Paese corre verso il digitale” e queste sono le sintesi delle quattro sezioni che compongono il Report:

1.   1.Crescono schermi e connessioni web. Gli schermi all’interno delle case sono 119 milioni e 400.000 (+6,2% negli ultimi due anni), con una media di 5 schermi per ogni famiglia. Le famiglie connesse sono il 90,2% del totale (+3,6% dal 2019). Nel 2021 gli apparecchi televisivi superano i 43 milioni (+1,0% dal 2019) soprattutto per effetto dell’ormai prepotente presenza di Smart Tv o dispositivi esterni collegati: sono 15 milioni e 300.000 (+46,6% negli ultimi due anni).

2.    2. Cambiano le modalità di visione. La televisione resta centrale nella dieta mediatica degli italiani, ma cambiano le modalità di fruizione, sempre più individualizzate e on demand, con la costruzione da parte di ciascun componente del nucleo famigliare di un proprio palinsesto frutto della combinazione di contenuti diversi su schermi diversi e in luoghi diversi. Oltre 4 milioni di italiani, infatti, seguono la programmazione televisiva lineare sullo smartphone (+6,3%), mentre 2 milioni e 700.000 la seguono dal pc, con una crescita del 41,1% nell’ultimo anno; e un milione e 200.000 italiani vedono i contenuti tv sul tablet.

3.    3. Una folla di esclusi e precari digitali. Sono 2 milioni e 300 mila, il 9,8% del totale, le famiglie italiane non connesse. Altre 7 milioni e 200 mila famiglie, il 29,9% del totale, hanno unicamente la linea mobile. Fra loro, circa 5 milioni si collegano solo da smartphone, un dispositivo che, evidentemente, non è in grado di supportare a sufficienza le nuove modalità di studio, lavoro e socializzazione che si stanno affermando.

4.     4. Milioni di televisori da rottamare. I televisori nelle case degli italiani sono 43 milioni e 100 mila. Il 96,9% delle famiglie ha almeno un televisore; 9 milioni e 200 mila famiglie (il 38,6% del totale) possiedono solo un televisore; 9 milioni e 400.000 famiglie (il 39,2%) hanno due televisori; 3 milioni e 500.000 (il 14,6%) ne hanno tre; 1 milione e 100.000, il 4,6% del totale, ha 4 o più televisori; infine, 575.000 famiglie, pari al 2,4% del totale, in cui vivono 1 milione e 260.000 individui, non possiedono né guardano la tv.

Con questo quadro occorre fare i conti e con queste prospettive è necessario pensare quale Servizio Pubblico sarà necessario progettare per il prossimo futuro.

Dopo accese discussioni con alcuni nostri attenti e affezionati lettori è bene però, una volta per tutte, necessario precisare dettagliatamente la famosa “foglia di fico” con la quale molti coprono la confusione che regna sovrana sulla Rai in questo momento.

1: marzo 2019 il cda vota il Piano Industriale

2: il Piano prevede diverse linee di azione, tra le quali il nuovo “modello organizzativo”

3: il “modello” dunque è parte del Piano e non è corpo autonomo e separato

4: quanto votato in Cda il 27 ottobre è solo un “aggiornamento” dello stesso, non è un “nuovo modello”

5: questo Piano industriale è in scadenza come pure il prossimo anno scadrà il Contratto di Servizio.

6: di nuovo Piano industriale e di nuovo Cds, al momento, non ci sono tracce.

La lettura corretta di quanto avvenuto a Napoli nei giorni scorsi non può prescindere da questa precisazione e la fretta di fare i nomi delle testate giornalistiche prima del progetto (e qui si legge la confusione strumentale tra piano editoriale, che richiede un passaggio in Vigilanza come disposto dall’art.25 let.e,i, e Piano industriale già votato e passato) alimenta tanti legittimi dubbi e supposizioni.

Su questo specifico argomento rimanete sintonizzati, speriamo per domani di proporvi un’edizione speciale di Bloggorai con informazioni inedite.

Bloggorai@gmail.com

 

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