Bene. Ci troviamo sempre allo stesso punto, un dannato e perverso gioco dell’Oca dal quale non si riesce a venirne fuori. Verdelli oggi ci riporta indietro di qualche anno, quando si poteva fare e non si è voluto fare nulla e, segnatamente, sul tema informazione, cioè esattamente lo stesso tema sul quale oggi non si vuole fare nulla con il silenzio complice di tutti, consiglieri Rai compresi. I dati, i numeri sono impietosi e non lasciano margini a dibattiti astrusi: le risorse Rai sono destinata a ridursi (grazie al nefasto DL 288 del 4 ottobre scorso sul quale continua a gravare un silenzio incomprensibile, anche da parte Rai da dove non si leva un fruscio) e gli ascolti lentamente e inesorabilmente calano ( vedi i dati rilasciati da Studio Frasi per l’ANSA nei giorni scorsi) e seppure stentano a sopravvivere i fatturati pubblicitari si dirigono sempre più verso la concorrenza, sia broadcast che broadband. Abbiamo recuperato un articolo di Francesco De Vescovi sul Fatto del 2015 con un titolo eloquente: “Rai-Mediaset, perché chi vince negli ascolti perde negli introiti pubblicitari?”. Aggiungiamo un tassello fresco di giornata: su MF il titolo “Mediaset, più spot e taglio costi…Il titolo vola +7% …”.
Se provate a rimettere in fila tutti questi elementi e li coniugate ai giorni nostri, cambiando qualche nome a piacere, vedrete che più o meno siamo sempre al solito punto con un aggravante che è esattamente quello che scrive Verdelli oggi: “Il bello di questa storia che alla Rai in questi anni non è cambiato nulla. Il brutto di questa storia è che in questi anni alla Rai non è cambiato nulla”. Siamo sempre al punto di partenza o forse peggio siamo tornati indietro, forse oltre la casella di inizio gioco, alla faccia o alla salute di chi si gingillava la bocca con la “trasparenza” e che ora assiste, muto, alle nuove picconate sotto il basamento del cavallo di Viale Mazzini. Ripetiamo e sottolineiamo: come vi spiegate il silenzio sul DL 288? È un danno evidente per la Rai si o no? Lo è ed è anche grave.
Perché non è credibile e condivisibile nessuna ipotesi di cambiamento fondata su vecchi, polverosi e misteriosi “modelli organizzativi”? Ci sono tanti buoni motivi, di forma e di sostanza, ma uno spicca su tutti: la mancanza di credibilità. Come si può pensare di lanciare una ciambella di salvataggio al cavallo sofferente ben sapendo che è bucata e non regge a galla nemmeno se stessa? Non ci sono risorse e ce saranno sempre meno nei prossimi anni. E’ sempre tutto molto semplice.
Ultima segnalazione: Andrea Secchi su Italia Oggi “Più tempo sulle Tv connesse”. Leggiamo: “..secondo Auditel sono circa 10,9 mln le famiglie che possiedono tv connesse pari a circa il 45% del totale… saranno il 78% a fine 2022”. La posta in gioco, i numeri sui quali si giocheranno le partite importanti,non saranno più solo i dati di ascolto, cioè quante persone, ma per quanto tempo rimarranno “connesse”.
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