Una frase sciocca, un volgare doppio senso. Mi ha allarmato, non è come io la penso Ma il sentimento era già un po' troppo denso. E son restato
Chissà, chissà chi sei ...Chissà che sarai ... Chissà che sarà di noi...Lo scopriremo solo vivendo
È tutto chiuso, sbarrato, non si passa. Prima di parlare della
sportellata sui denti che ha preso la Rai nei giorni scorsi, ci sia consentito un
momento di distrazione. Questa mattina mi ronzava per la testa Lucio Battisti
con questa sua vecchia canzone. Chissà, forse sarà perché l’interrogativo sul nostro futuro è immanente.
Lo è per la nostra piccola sfera di individui, figuriamoci quanto lo possa
essere nella collettività, nella società e non parliamo poi della Rai. Che ne
sarà? Non sappiamo nulla, possiamo solo immaginare, supporre, indovinare. Se proprio
vogliamo insistere, per sapere qualcosa ci dobbiamo rivolgere a maghi e
fattucchiere, a veggenti e sensitivi. Nulla è dato sapere se non “profetare” e
sperare di azzeccarci. Quando invece sappiamo qualcosa, di solito è troppo tardi:
i giochi sono fatti, nel segreto, nella trama, nell’ombra. Alla faccia di coloro che qualche volta
vagheggiano su “lasciamoli lavorare e poi giudicheremo”. Già, quando poi dobbiamo giudicare i danni
sono stati già fatti e, più avanti, vi daremo conto di una prova.
Abbiamo due profezie da proporre: il prossimo 9 novembre è previsto
un Cda dove è possibile, probabile, che si possano fare nomine. Quali? Ce ne
sono di due ordini: la prima interessa i quattro direttori giornalistici in
scadenza (Tg1, Tg2, TgR e Sport), la seconda riguarda la costituende “direzioni
di genere”. Dai fondi di caffè si viene a sapere che: è probabile, possibile,
che si possano dividere le nomine in due puntate: prima quelle giornalistiche e
poi quelle editoriali che, almeno formalmente, devono passare in Vigilanza per
un parere obbligatorio seppure non vincolante (tanto..). Le nomine giornalistiche non possono
attendere per vari motivi, politici anzitutto. Per le seconde, calma e gesso:
bisognerà chiarire, approfondire chi fa cosa, come e quando. Con calma. Ma il
fondo di caffè che più colpisce è una “suggestione” ovvero un wishful thinking,
ovvero un segnale auhmm auhmm, ovvero un desiderio recondito. Si tratta di un
pensiero profondo, talmente profondo che si fatica pure a dargli voce: vuoi
vedere che a qualcuno sta passando per l’anticamera del cervelletto di nominare
una specie di Generale Figliolo per l’informazione Rai? “Naaaaaaaa, ‘gnaaa
faaaa, Carletto non ha la forza per un’operazione del genere .. se lo magnano a
merenda con la ciriola e la mortadella al pistacchio tagliata fina fina” ci
dice un autorevole osservatore. Bah… chissà che sarà di noi …
Passiamo alle cose serie: lo scorso giovedì il Consiglio dei ministri ha
approvato Disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021. Per
quanto riguarda la Rai, in particolare, è stato decisa “l’Attuazione della
direttiva (UE) 2018/1808 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14
novembre 2018, recante modifica della direttiva 2010/13/UE, relativa al
coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e
amministrative degli Stati membri concernenti la fornitura di servizi di media
audiovisivi, in considerazione dell'evoluzione delle realtà del mercato
(Ministro dello sviluppo economico). Ancora non sono noti i testi ufficiali ma
sembra che un tema centrale per le casse Rai riferito agli affollamenti
pubblicitari prevede che il Servizio Pubblico debba contenere la propria quota
entro il 7% nella fasce orarie più pregiate mentre prima era al 12%. Tradotto:
una sportellata in faccia ai conti della Rai! Però gli OTT saranno felici: gli
è stata ridotta la quota di investimenti obbligatori che dal 25 % che si
prevedeva nelle prime bozze è stata ridotta al 17% fino al 2022 per arrivare al 20% nel 2024. Netflix, sentitamente,
ringrazia. Per chi fosse interessato, disponiamo delle relazioni sia delle
commissioni del Senato e della Camera sulle “raccomandazioni” dei parlamentari
al Governo. Scusate, ma de che ‘stamo a parlà ??? Ora si capiscono meglio le “voci
di dentro e quelle di fuori” laddove il “nuovo” modello organizzativo” si
conferma essere pura farina negli occhi, come una soave spruzzata di
peperoncino.
bloggorai@gmail,com
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