Se le opere
non si compiono arte e morale non prosperano e se questo avviene la giustizia
non e' precisa e se la giustizia e' precisa il paese non sa dove poggiare.
Percio' non si deve tollerare che le parole non siano in ordine.
Lo abbiamo già scritto e ne siamo sempre più convinti: occorre essere semplici e chiari quando si espongono idee o concetti. Prima di proseguire, tenetevi un momento di riserva: abbiano cosette interessanti da raccontare.
Siccome qualche nostro affezionato lettore ogni tanto ci solleva obiezioni sul fatto che questo Blog possa essere “prevenuto” a priori, sempre contro e mai “a favore di …” ci sembra cosa buona e giusta cercare di approfondire e spiegare perché non ci viene bene la seconda strada. Allora, con santa pazienza, ci siamo cimentati nel cercare di comprendere cosa mai potrà essere questa nuova “direzione di genere” Rai Play. Anzitutto: cosa è Rai Play? La risposta ce la fornisce direttamente il sito Rai: “RaiPlay è la piattaforma di streaming video gratuita della Rai che puoi vedere dal tuo Computer, Tablet, Smartphone e Smart TV connessa ad internet”. Dunque, se abbiamo inteso bene, fino ad oggi è una PIATTAFORMA di distribuzione di contenuti video accessibile attraverso la rete, il Web. Fin qui sembra tutto chiaro e semplice. Abbiamo poi chiesto ad altro interlocutore, sempre molto autorevole, di sapere qualcosa di più rispetto a quanto deciso a proposito di “nuove direzioni di genere” votate il 27 ottobre. Risposta ufficiale (passiamo per ufficiosa perché difficilmente accettabile): “Non c’è nulla di più di quanto si legge nel Comunicato stampa diffuso a valle del Cda”. Non ci crediamo e insistiamo: “Ma non è possibile … Rai Play è una piattaforma e come si può considerare un “genere” … si può sapere cosa è cambiato o cosa dovrebbe cambiare per fare questa mutazione?”. Risposta (dopo un breve silenzio imbarazzato): “Non lo so!”. Ma come? Non ci posso credere… “Ti posso solo dire di leggerti il Comunicato Stampa”. Obiettiamo ancora: “Ma cosa è cambiato tra le vecchia definizione della direzione “New formats &digitals” contenuta nel precedente Piano industriale votato a marzo 2019 e la “nuova direzione Contenuti Rai Play”? Ancora silenzio. Insistisciamo (!!!): ma se è stata ora votata una nuova definizione che contiene il temine “contenuti” (gioco di parole) porterebbe a significare che questa “nuova” direzione è già quella di Rai Play oppure sarebbe una “nuova” direzione che fornisce “contenuti” a Rai Play??? Silenzio tombale e allora abbiamo capito che il nostro interlocutore o non sa nulla o fa finta di non sapere e allora cambiamo strada. Però una sensazione ci rimane: forse c’è una via di mezzo tra il non sapere nulla e il far finta di non sapere: sa poco e quel poco che sa è meglio non farlo sapere. Bene, lasciamo perdere, abbiamo capito l’antifona e tanto ci basta. Per ora. Per la cronaca: un altro autorevolissimo interlocutore a domanda “Cosa è Rai Play” risponde “ Un vorrei ma non posso”. Già e allora si apre tutto un capitolo molto, molto interessante.
Facciamo un passo indietro. Leggiamo i dati Auditel Standard Digitale per la settimana 31 ottobre- 6 novembre 2021 (Legitimate Streams, misurazione ascolti digitali sui device …metrica senza alcun riferimento con quelle usuali della Tv tradizionale): LS per editore Mediaset 158.751K mentre per Rai 53.325K e Sky 103.084. Andiamo ora a vedere cosa è cambiato da quando la “nuova Rai Play” (2019) ha iniziato il nuovo corso. Nella settimana 20- 26 ottobre 2019 questi i numeri: Mediaset 53.757K, Rai 14.688 e Sky 103.298. Fate due conti e comparate le proporzioni e tirate le conseguenze. Tutto molto semplice.
Cosa c’è che si vorrebbe ma non si può? Anche qui la risposta è molto semplice: investire risorse. Occorrono molti, molti soldi per essere competitivi. Occorre avere contenuti originali e concorrenziali, occorre esser presenti nei mercati esteri dove non possiamo andare perché molti prodotti (quali? Montalbano?) non hanno “copertura” sui diritti internazionali (per tranquillizzare qualcuno, anche I-Player della BBC ha lo stesso problema). E allora cosa succede? Succede che appena insediato il nuovo Cda cosa pensa bene di fare? Fare un microspico taglietto di 100 mila euro, tanto per smentire la notizia di un taglio ben più corposo di 4 milioni. Ma questa è una quinquillacchera… la polpa è che è forse ha ragione il nostro interlocutore: Rai Play è solo un Augurio, una speranza, un “che Dio ce la mandi buona” … Qualcosa, però, non torna.
Tutto questo, almeno, fintanto che o dalla società di consulenza incaricata
di fornire la documentazione presentata in Cda o dall’Azienda stessa prima o
poi non sapremo qualcosa di più di cosa è o cosa dovrà essere la “nuova Direzione
di genere Contenuti RaiPlay” e chi la dirigerà. Sarà sempre Elena Capparelli che
dirigerà se stessa oppure ci sarà un nuovo/a direttore/a che sovrintenderà alla
produzione di contenuti destinati alla piattaforma, ovvero al contenitore?
Con tutta la buona volontà e la simpatia … ma dobbiamo ammettere che di domenica pomeriggio più di tanto non riusciamo a capire, sapere.
Quando torna il sole invece cercheremo di approfondire cosa mai
sarà la “nuova direzion edi genere “approfondimento” e già si preannuncia
interessante.
Bene, visto che avete avuto pazienza fin qui, a proposito di “approfondimento” e magari giornalistico, ora la notiziola. Ricordate quando alcuni giorni fa abbiamo scritto di una “suggestione” che sta circolando tra Viale Mazzini e Piazza Colonna? Quando vi abbiamo accenanto ad un “generale Figliolo” per l’informazione Rai (ovvero del Tg1)? Ebbena, la “suggestione” comincia a prendere forma di probabile notizia ma con una una declinazione di genere: come si dice al femminile “generala” o “generalessa”? Fatte le debite proporzioni sui pennacchi e le medaglie, e operato il dovuto allineamento con altre “suggestioni” che ci pervengono da nostre fonti che confermano quanto scritto pure da una attenta collega su La Stampa a proposito del “malumore” nelle stanza di Palazzo Chigi verso la Rai non solo per quanto riguarda il Piano industriale di Salini (così è stato scritto) ma pure per un certo “fastidio” nel leggere notizie vere o presunte (comunque mai smentite o confermate) su incontri ravvicinati del primo tipo “di persona” con esponenti di partiti vari. Cioè esattamente il contrario dello “stile” Draghi che di fare i conti con i partiti non ci pensa proprio se non per gli atti dovuti. Allora la notizia sarebbe (condizionale futuro probabile imperfetto dipende forse chissà): possibile nuovo direttore del TG1 al femminile e, sostengono alcuni, questo solo dopo aver constatato che veti incrociati, indisponibilità varie, inopportunità accessorie sui vari nomi di candidabili Rai si potrebbe (forse si sta) cercando/contattando una autorevole ma inesperta collega dall’esterno. Tieè !!!
Magari sarà una bufala, ma anche le bufale cantano e il loro
muggito non è mai casuale.
bloggorai@gmail.com
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