martedì 23 novembre 2021

Il Sonno della ragione in Vigilanza Rai



Chi vi scrive è nato ‘ner core de Roma, di fronte a Castel S. Angelo e da piccolo giocava sulle sponde del Tevere, altro che piscine, tennis o circoli di calcetto. Eppure, appartiene ad una categoria di persone che trovano origine a levante, nel mezzogiorno, in Grecia, in terronia, in Spagna, nel profondo Sud ai confini con l’Africa dove, dopo pranzo, si fa la pennica. Sacrosanta e inviolabile. Eppure, oggi l’avremmo pure sacrificata per assistere all’audizione di Fuortes e Soldi in Vigilanza e in particolare per ascoltare i partiti che interrogavano. Delusione: impegni parlamentari hanno fatto rinviare il dibattito seguito alle due relazioni a chissà quando.  

Ma deluso solo in parte perché, in effetti, due brevi note a caldo su quanto ha detto l’AD meritano di essere fatte (su quanto ha letto la Presidente Soldi non ci esprimiamo, leggiamo solo un agenzia "Questo autunno la tv tradizionale ha perso - ha specificato - quasi 2 milioni di spettatori al giorno rispetto allo stesso periodo di due anni fa, un calo che gli esperti definiscono strutturale” minuto 8:40, se fosse così la Rai sarebbe estinta da un pezzo !!!) più per le cose che ha omesso che per quelle che ha riferito.

1) "Excusatio non petita, accusatio manifesta". Perché ha dovuto aprire il suo intervento con tanta acidula puntigliosità giuridica? Chi gli ha chiesto di dare contro di quanto già è noto a tutti, ai parlamentari della Commissione in particolare, sulle sue prerogative, poteri e limiti previsti dalla Legge e normative vigenti sui suoi poteri di nomina? Difficile non cogliere il nesso con quanto successo nei giorni scorsi a proposito dell’iter non normativo ma tutto politico che ha portato alle nomine fatte a Napoli la scorsa settimana. Il solito gioco delle tre carte, delle quali una pure falsa e bucata. Ha ammesso implicitamente di aver ricercato un consenso con la politica, rappresentata ed espressa tangibilmente dai quattro consiglieri nominati in Cda (non ha fatto cenno al consigliere espresso dai dipendenti .. forse se ne è dimenticato) e non ha avuto il consenso unanime che si aspettava. Peccato.

2) Il gioco delle tre (ovvero sette carte come abbiamo scritto) è proseguito anche oggi allorquando ha parlato di Contrato di Servizio, sempre sul filo dell’ambiguità tra il vecchio e il nuovo. Saremo forse noiosi e ripetitivi ma il Contratto non può essere un elastichetto che si allunga e si stringe a seconda della convenienza: l’art. 25, è chiarissimo e non lascia adito a nessun dubbio: “Informazione. La Rai è tenuta a:

i) presentare alla Commissione, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web;.”.

Inutile girarci intorno, prima avrebbe dovuto fare il piano e presentarlo in Vigilanza e poi fare le nomine, come lui stesso nella precedente audizione ha detto e ripetuto più volte: “Ovvio …prima il piano e poi le nomine”. Delle due l’una: o il Contratto ha uno straccio di valore e lo si rispetta oppure non vale un ciufolo e allora è carta straccia. Vale lo stesso ragionamento per i rapporti con la Vigilanza: come si fa ad andare in Commissione e sostenere un principio e poi poco dopo disattenderlo completamente? Lasciamo poi perdere gli altri impegni disattesi. Per camuffare tutto questo, voilà, ecco carta vince carta perde: il “nuovo” modello organizzativo rivisto e corretto ai tempi del dopo Salini/Foa. Acqua fresca ripassata in padella e le slides presentate lo confermano: 




3) Ci siamo trovati curiosamente d’accordo con Fuortes quando ha posto un tema da un milione di dollari: il Servizio Pubblico Radiotelevisivo per come è stato concepito e per come si è sviluppato nel corso degli ultimi 70 anni deve essere aggiornato. Ha pienamente ragione e lo scriviamo da quando è nato questo Blog, da oltre 3 anni. Non gli resta che prendere carta e penna e scrivere: “Caro Governo, cari partiti, care forze sociali, cari esperti, analisti, amici e conoscenti della Rai... mettiamoci intorno ad un tavolo e cominciamo a ragionare su cosa mai potrà essere questa benedetta Azienda nei prossimi decenni cioè su quali risorse potrà contare, a quale pubblico si dovrà rivolgere, con quali contenuti e di quali piattaforme tecnologiche potrà disporre… Un cordiale saluto, Carlo Fuortes, AD Rai”. Proprio come ha fatto un suo illustrissimo predecessore alla BBC nel 2017.

4) se non che l’AD scivola su una buccia di banana e sostiene: lo share non deve essere più il solo metro di valutazione del Servizio Pubblico. Accipicchia, roba da far tremare i polsi. Ai pubblicitari cosa gli vendiamo? La VQPT (Verifica Qualitativa Programmi Trasmessi) ??? come gli “misuriamo” Sanremo … con le note delle canzonette? E le partite della Nazionale di calcio come le vendiamo agli inserzionisti? Con il colore dei calzoncini? Cosa voleva intendere esattamente con questo ragionamento Fuortes? Magari ha buone intuizioni che a noi forse mancano e magari ci troviamo d’accordo su alcuni  temi come, ad esempio una rete senza pubblicità oppure programmi marcati segnatamente dalla contabilità separata … che ne so … parliamone …

5) aspettiamo che sia disponibile la registrazione integrale dei due interventi per verificare ma, con l’occhio annebbiato dalla pennica incombente, ci sembra che sia sfuggita una parolina magica: “media company”. Tanto per rimettere le tessere al loro posto, questo concetto era il fondamento del Piano industriale Salini/Foa al quale si fa spesso riferimento con il gioco delle tre carte. Per quale dannato motivo ci si trastulla con i generi e ci si dimentica A) del concetto di ”media company” e B) del “genere” informazione che ne è l’architrave? 

bloggorai@gmail.com

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