Allora ci siamo chiesti: c’è una “emergenza comunicazione” che interessa tutto il Paese? C’è una “emergenza comunicazione” che, di riflesso, interessa tutta la Rai e non solo qualche pezzo di essa? Si tratta di due emergenze connesse tra loro? E se ci fosse una relazione, seppure sibillina e sottaciuta, tra un “consulente” per la comunicazione Rai e il pensiero strisciante, forse prevalente, sull’eccesso di democrazia (o forse solo di informazione)??? Sarebbe utile sapere qualcosa di più.
Comunque, riteniamo che c’è una relazione e comunque riteniamo che l’argomento merita grande attenzione.
Come spesso avviene, tra i lettori di questo Blog c’è scambio di pensieri, un confronto di idee molto utile e proficuo. Alcuni hanno posto il problema: in un certo senso ha ragione Monti, solo che lo ha detto male. Come si può comprendere il numero illimitato di ore e di pagine su questo argomento, il Covid, dove spesso e volentieri si fatica a districarsi tra almeno quattro tipi di vaccino, durata, opinioni di esperti spesso l’un contro l’altro armati nonché diverse organizzazioni tra nazionali e internazionali non sempre in sintonia tra loro? Questo tema lo abbiamo posto anche su questo in epoca non sospetta, all’inizio della pandemia, quando si iniziò a parlare della “infodemia” cioè l’eccesso, l’uso o l’abuso di informazione sul Covid e abbiamo sollevato il tema del “paurismo” come strumento di azione politica sempre utile, come la storia, purtroppo, ci ha spesso insegnato. Lo abbiamo poi sollevato per una specifica angolazione: la Rai e l’informazione del Servizio Pubblico e abbiamo posto domande: la quantità/qualità di informazione fornita dal Servizio Pubblico è adeguata, corretta, equilibrata? La cifra, il rapporto tra quantità e qualità di informazioni fornite ai cittadini è determinante per formare il “consenso” sociale e, di conseguenza, quello politico e come viene determinata questa relazione? Come avviene il processo di formazione decisionale su quanto tempo dedicare all’edizione delle 20 del Tg1 su questo tema? Se, come immagina il Senatore Monti, si volesse “mettere un freno” cosa mai potrebbe succedere: qualcuno alza il telefono e chiama la Maggioni e gli dice quanto spazio dedicare al virologo di turno in grado di dirci se Omicron è pericoloso o no e se si quanto lo è?
Se non che, proprio oggi, abbiamo sotto gli occhi l’articolo di Massimo Franco sul Corriere con il titolo “La pandemia spinge le manovre per condizionare il voto sul Colle”. Ne avevamo qualche sospetto e Franco ci chiarisce alcuni punti: la variante Omicron può essere usata come una clava ovvero “ …come alibi per riproporre un ingessatura istituzionale,e schermare così l’impotenza dei partiti…” e aggiunge “…la manovra rivela l’esistenza di una sorta di partito del patatrac: una filiera che scommette sula recrudescenza dei contagi o su una crisi delle Borse”. Il ragionamento è suggestivo e, del resto, suffragato da quanto è facile osservare: il Governo è alla finestra, in balia delle indecisioni, incertezze e divisioni dei partiti e la sola cosa che potrebbe sciogliere e chiarire tutto sarebbe sapere se Draghi sarebbe votato alla prima chiama o no.
Già. Facciamo un passo indietro e riportiamo sempre all’ambito che ci interessa. Abbiamo scritto: cosa rendeva tanto urgente e necessario il cambio dei direttori di Tg e GR? In verità nulla … anzi. Non c’era e non c’è nessun obbligo: si poteva rinviare benissimo e andare in proroga dei direttori attuali, nessuna norma lo impone. Si poteva, inoltre, affrontare se non tutto ma almeno in parte il grande tema della riorganizzazione di tutta l’offerta informativa Rai, televisiva, radiofonica e Web e presentarsi di fronte alla politica, ai cittadini, con una mossa di chiarimento , di efficienza e razionalizzazione facile e comprensibile. Forse diffile da attuare perché andava a tocca privilegi consolidati, ma certo necessaria. Invece no, si è preferito la “scorciatoia dell’emergenza” senza giustificare e far comprendere perché e in quale quadro questo è avviene. Esattamente come per l’emergenza “consulente” di Fuortes: cose ne rende tanto urgente la sua nomina? In quale ambito si dovrebbe svolgere questa consulenza che già non sia occupata dai vari direttori, da lui stesso nominati, che dovrebbero svolgere esattamente lo stesso compito? Chi dovrebbe verificare la sussistenza dei requisiti che hanno reso possibile questa nomina? Il Cda? Il magistrato della Corte dei Conti ? Evidente che non si tratta solo di beghe amministrative sulla liceità o meno dell’atto. Il problema non sarà tanto di vigilare su quanto potrà essere fatto (che nessuno mai a mondo potrà sapere) quanto più sulla sua stessa natura di “provvedimento emergenziale” che comincia a lambire pure il Servizio Pubblico.
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