sabato 27 luglio 2024

RAI: privatizziamo lo scheletro nell'armadio

Foto di Amy da Pixabay

Come un tormentone estivo, come il giallo sotto l’ombrellone, come una fetta di cocomero fresco comprato di notte. Parliamo di “privatizzazione RAI”: basta un articoletto su un giornale e tanti abboccano, felici e contenti di sparare qualche battuta in libertà che oggi occupa buona parte della carta stampata.

Cominciamo a tirare fuori qualche scheletro dall’armadio, in comune e condiviso tra diverse aree politiche e culturali. “Privatizzare” piace sempre a molti, da anni e ancora più se si tratta di gioielli di famiglia e magari pure generatori di lauti guadagni. Privatizzare la RAI poi è diventato uno sport nazionale bene che vada a partire da quando venne varata la Legge 112 del 2004 laddove, all’art. 21.3 si legge che “Entro quattro mesi dalla data di completamento della fusione per incorporazione di cui al comma 1 è avviato il procedimento per l'alienazione della partecipazione dello Stato nella RAI-Radiotelevisione italiana Spa come risultante dall'operazione di fusione di cui al comma 1. Tale alienazione avviene mediante offerta pubblica di vendita…”. Nota bene, questa legge nasce pochi anni dopo il referendum del 1995 dove agli italiani venne chiesto “Volete Voi l'abrogazione: a) dell'art. 2, comma 2, della legge 6 agosto 1990, n. 223, recante "Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato", limitatamente alle parole "a totale partecipazione pubblica"? La risposta fu chiara e netta: SI. Nota ancora bene: il referendum venne promosso da Lega Nord e sostenuto dal PdS (oggi PD). 


Il retroterra di questo tema è la mai dimenticata “stagione delle privatizzazioni” che ha visto protagonisti nomi che ancora pesano: Draghi (do you remember "Britannia"?) e Prodi (da rileggere  https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/26/telecom-italia-e-la-sua-privatizzazione-rovinosa-da-prodi-a-draghi/6403818/ ). A quel tempo, ce lo chiedeva l'Europa. A quel tempo !!!

Pochi anni dopo, tanto per non dimenticare e ricollegare i punti, nel 2010, il partito di Fini, oggi FdI, presentò un DDL dove “I finiani vorrebbero privatizzare la RAI: per “dare un futuro all’azienda e ai suoi dipendenti”, per ”… far incassare allo Stato dai 4 ai 5 miliardi di euro”, per ”eliminare il canone”, “per garantire una maggiore concorrenza e una più ampia pluralità” (Il Post ottobre 2010). Per i fini collezionisti, vale la pena rileggere un verbale della Vigilanza Rai del  20/9/2000 con Zaccaria, Celli e Cappon ( https://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenbic/21/2000/0920/s030.htm ). Vale la pena. Poi merita ricordare un indimenticabile Silvio Berlusconi che 2001 dichiarò: “Nel programma del governo c’è la privatizzazione di due canali (Rai, ndr), e noi la faremo» e che spiazzi, così, in una sola volta, amici e nemici. I nemici del Fnsi e dell’Usigrai, che si trovano costretti ad ammettere una «singolare consonanza di opinioni» con il loro nemico pubblico numero 1…” (https://www.tempi.it/privatizzare-la-rai-il-signor-b-conflitto-di-disinteresse/ )

A farla breve: in tanti ci hanno pensato ma nessuno ci è riuscito, nemmeno la volontà popolare espressa con il SI al referendum. Dunque, di cosa parliamo e perché questo tema rispunta fuori solo ora? A: parliamo del nulla e del tutto. Del nulla perché oggi “privatizzare” la Rai richiederebbe tali e tante modifiche normative, aziendali etc che non basterebbe un decennio. B: del tutto perchè con questo argomento si potrebbe scardinare ogni riflessione sul futuro del Servizio Pubblico. Per noi dire poi della solita battuta che sintetizza tutti: chi se la compra un’azienda del genere? E poi, cosa vendere, tutta, un pezzo, un canale minore e quale? Rai Way? In parte già fatto. E, per concludere: oggi sono più coloro che la avversano che quelli che la vorrebbero (FI in primis). La Rai sul mercato sarebbe senza canone e quindi tutta pubblicità. A Mediaset oggi viene l’orticaria.  Perché proprio oggi? Semplice: un ballon d’essai, un sasso in piccionaia dove litigano i tre partiti di maggioranza, una clava minacciosa dell’uno contro l’altro. L’opposizione ovviamente, tace.  

Lasciamolo come tema per l’estate, destinato a durare poco, come un ghiacciolo sotto l’ombrellone.

Ieri siamo stati fortemente tentati di fare l’ennesimo FLASH che, curiosamente, oggi quasi nessuno riporta: alle 14.05 l’ADN Kronos lancia un comunicato dove titola “Rai, l'ad Sergio non d'accordo su sospensione 'Noos'”. Colpo di scena: qualcuno decide di sospendere un programma o meno, sollevare un polverone, tutto a sua insaputa. Poco dopo Il Corrire.it rincara la dose: “Rai, l'ad Sergio su Noos: «Non ho deciso io di rinviarlo» Dopo le polemiche sullo slittamento della trasmissione in agosto, per non sfidare «Temptation Island», il manager nega la responsabilità della scelta. Che ricade sulla direttrice di Rai Cultura, Silvia Calandrelli”. Che dire? Come interpretare questo “episodio”? Perché Sergio esce allo scoperto svelando questo retroscena altamente infiammabile? E' scattata una trappola contro di lui o è lui a svelare gli "altarini". La vicenda, in effetti, svela torbidi ricatti e labili equilibri tra lui e i suoi “colleghi” ovvero dipendenti: a partire dal DG Rossi per arrivare ad una sua collaboratrice, la Calandrelli considerata “in quota” PD area Franceschini.

Se pensiamo che siamo solo a fine luglio, tutto lascia intendere che ci divertiremo assai nei prossimi giorni.

bloggori@gmail.com

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