lunedì 1 luglio 2024

RAI: incentivo alla rottamazione o un diverso destino?

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Assistere inerti al declino ineluttabile o cercare una delle sue ultime possibili opportunità di sopravvivenza? Per fare cosa poi? Quale RAI prossima ventura?
Per la RAI, per il Servizio Pubblico, nulla sarà più come prima. Dopo l’esito dell’udienza al Consiglio di Stato di mercoledì 4 luglio, quale sia l’esito, si aprirà un nuovo capitolo della sua storia. Nella forma e ancora di più nella sostanza, dovrà essere necessariamente una RAI diversa. Nella forma perché il ricorso ha minato apparenti certezze e seminato profondi dubbi sulla legittimità anche costituzionale della Legge 220 del 2015. Nella sostanza perché, come abbiamo scritto, nel peggiore dei casi il Consiglio di Stato potrà disporre l’attesa dell’udienza di merito del TAR prevista per il 23 ottobre. Questo potrà anche significare che nel frattempo Camera e Senato potranno votare i quattro consiglieri. Questa possibilità è nel conto.

Ma c’è poi una “sostanza” ben più sostanziosa ed immediata che impone dover fare i conti con una prospettiva incerta e confusa: le risorse sulle quali puntare. Tanto per capirci: nei giorni scorsi, in Cda si è discusso di RAI Way. Il Sole 24 Ore di sabato scorso ha riportato una notizia importante: si farà a settembre una operazione di cessione di quote non più dal 15% come previsto (con un ricavo stimato di circa 190 mln messi a supporto del nuovo Piano Industriale) ma solo del 10% con un valore stimato di circa 130 mln.  Cosa sta a significare? A: per ora non si fa nulla, aspettiamo il fresco autunnale e già questo è un bel messaggio. B: si intende procedere lungo la pista osteggiata dai “fondi” che a suo tempo hanno detto chiaro e tondo che non è vantaggiosa. C: si intende procedere anche a discapito del DPCM che autorizza a scendere fino al 30%. D: qualora fosse, pochi, maledetti e subito, le casse RAI piangono.

C’è poi il nuovo Bond da 300 milioni: debiti per pagare debiti e infine c’è lo zoccolo duro di tutti i problemi: il canone. A metà anno 2024 nessuno è in grado di sapere cosa potrà succedere tra pochi mesi: si rinnoverà la riduzione e la compensazione con 430 mln? Si interverrà con un nuovo taglio?  Si prevederà un nuovo modello di riscossione? Oggettivamente, per il nuovo Cda sarà difficile pianificare, decidere e programmare la gestione dell’Azienda se non si saprà in anticipo su quali risorse contare. Per come la intendiamo noi questo è uno strumento di ricatto: fintanto che non saranno chiari gli equilibri e i rapporti di forza in Cda, di questo problema non si troverà soluzione.

Certo è che comunque, come è stato pure ricordato dalla presidente della Vigilanza Barbara Floridia, un eventuale Cda espresso con i vecchi criteri si pone da subito in uno stato di incertezza e debolezza strutturale ben sapendo che il MFA, di fatto, lo metterebbe presto e comunque fuori gioco. Chi potrebbe avere interesse a far nascere un Cda con le gomme bucate più ancora di quanto non abbia già un motore rabberciato, con il  serbatoio vuoto e il volante che gira su se stesso? Forse nemmeno la “destra destra” che si troverebbe tra le mani un catorcio che gli potrebbe dare più grane che vantaggi.

Questa, appunto, è la “riforma” fattuale, quella concreta sulla quale si può e si deve ragionare. Si tratta di una “riforma materiale” del Servizio Pubblico che salta di un colpo solo tutte le velleità del passato incentrate sul tema della riforma della governance. Quella in discussione oggi tratta pure di una “riforma materiale” che fissa il principio della certezza delle risorse e dell’autonomia dal Governo, come appunto richiede il MFA da subito e non tra 15 mesi come alcuni favoleggiano. In un certo senso, questa riforma materiale pone in sordina pure la tanto scapestrata idea degli Stati Generali sul Servizio Pubblico: tutti li vogliono ma nessuno se li prende in carico. Il solo tema che li renderebbe utili e fors’anche necessari  è allo stesso tempo il tema più vago e generico che ci sia sul tavolo: la missione prossima futura del Servizio Pubblico. Tant’è che nessuno si cimenta ad immaginarlo.

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1 commento:

  1. Ma l'ipotesi di una Public company con l'azionariato Popolare non viene mai presa in considerazione?

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