martedì 30 luglio 2024

RAI. La Congiura del Silenzio ovvero Tanto rumore per nulla

                                        

Foto di Felipe da Pixabay

Nei prossimi giorni Bloggorai potrebbe avere difficoltà di collegamento e allora ci portiamo avanti un pezzetto di lavoro.

Vedremo, faremo, ci incontreremo,  ce ne occuperemo nelle prossime settimane, si …va beh ma non è una priorità, vertice di Governo a tre (forse a quattro, cinque…), privatizzeremo, un gruppo di lavoro, gli stati generali, la riforma della RAI, intanto attacchiamo i giornali e i giornalisti (razza canaglia), il Report della UE e le sue fake news, Telemeloni etc etc etc…

Oggi sui giornali c’è la fuffa allo stato puro. Il nulla sotto forma di niente. Il vuoto cosmico. Non c’è un pensiero costruito, un ragionamento plausibile e fattibile, non se ne trae una pallida idea di come e quando uscirne. A confronto i “quattro amici al Bar di Bloggorai” sono l’Accademia delle scienze.
Eppure una ipotesi, un percorso per ostacola le mire del Governo sulla RAI c’è, subito ed immediata.

Premessa d’obbligo: non è vero che si parla troppo o toppo poco di RAI. E’ vero invece che c’è molto fumo e sabbia negli occhi.  Alcuni mesi addietro venne deciso di cercare di opporsi alla congiura degli accordi sottobanco per il rinnovo del nuovo Cda RAI prima con un ricorso al TAR e poi al Consiglio di Stato. Proseguire con la Legge 220 del 2015 significa mantenere il ferreo controllo del Governo sul Servizio Pubblico, contravvenendo alla Costituzione, alla Legge ordinaria e alla disposizioni comunitarie. Non c’è scampo: o si concorda sulle ragioni del ricorso e si sostiene o si è complici. Era ben chiaro sin dall’inizio che sarebbe stata una partita lunga, difficile e dagli esiti per nulla scontati: la possibile “soccombenza” era ed è dietro l’angolo. Come pure era ben chiaro che ci sarebbero stati molti avversari, palesi ed occulti. Abbiamo scritto già da subito che temevamo più il silenzio degli amici che il fragore dei nemici. Questi ultimi era in conto che opponessero resistenza. Era ben chiaro che si trattava di una iniziativa politica che utilizzava strumenti giuridici.  

Non era del tutto chiaro e scontato invece il silenzio assordante, l’imbarazzo e la confusione in cui vediamo molti tra coloro che invece avrebbero dovuto sostenere e condividere, almeno formalmente, le ragioni del ricorso. In questi mesi non abbiamo mai, mai, letto o ascoltato questo termine nelle dichiarazioni di Conte, della Schlein, di Fratoianni e di Bonelli.  Al contrario, ancora oggi abbiamo letto il ritornello vuoto e logoro “bisogna fare la riforma della RAI” mentre ancora oggi il termine “ricorso” fa proprio fatica ad essere scritto e citato (ieri solo Il Tempo lo ha ricordato). Non dimentichiamo quando, nei mesi scorsi, ad una iniziativa dell’Usigrai di fronte al Cavallo, tutti hanno esposto le proprie ragioni ma anche allora il termine “ricorso” gli si è strozzato in gola. Eppure, eppure, formalmente ci sarebbero dovute essere le armate dei tanti democratici di fronte al TAR e al Consiglio di Stato in solidarietà ai ricorrenti. Niente, pochi amici, silenzio. “Vedremo”. Già, vedremo.  

La riforma RAI? Chi la farà, quando e come non è rilevante oggi. Oggi è rilevante sollevare e sostenere l’obiezione alla nomina di un nuovo Cda RAI che, di fatto, resterà in carica per i prossimi tre anni poiché non è prevedibile un meccanismo di revoca e, semmai fosse, sarebbe lungo e complicato.  
Finora il ricorso ha avuto un esito in buona parte soddisfacente: l’udienza di merito al TAR è fissata al 23 ottobre. È stato un gran risultato aver ottenuto che ci sia un approfondimento di merito e non era affatto scontato: il TAR avrebbe potuto anche rigettare il ricorso. Cosa è mancato? E’ mancato il sostegno, forte e chiaro, determinato e netto di chi avrebbe potuto e dovuto farlo. 

Si trattava, si tratta, di dire semplicemente “No, noi non proporremo nomi usciti dal cilindro di accordi sottobanco. Chiediamo che la scelta dei nuovi amministratori RAI da parte del Parlamento avvenga con criteri chiari, trasparenti e non discriminatori come prevede pure il recente MFA”. Non è difficile.

E invece continuiamo a leggere nomi e cognomi di persone scelte a caso, da una parte e dall’altra, da parte del Governo ma anche dell’opposizione. Sappiamo che FdI sta una parte e la Lega dall’altra e, a sua volta, Forza Italia è nel mezzo. Sappiamo che, ad esempio, nel PD albergano due anime. Una tratta e briga e l’altra vorrebbe fare l’Aventino (oggi leggiamo che si vorrebbe creare una specie di Comitato per selezionare i candidati). Sappiamo che il M5S non ha aperto bocca sul tema mentre la Floridia invoca gli “stati generali”. Sappiamo che AVS avrebbe un “suo” candidato: come e perché sia stato scelto è un mistero. Questo è.

Oggi siamo ancora in alto mare e la signora del Bar continua ad accettare scommesse su quando si faranno le nomine. Ieri pomeriggio, per chi gli fosse sfuggito, la Meloni ha dichiarato che della RAI si occuperà nelle “prossime settimane”. Salvini non ha perso il colpo “Non è nelle priorità di questo ministero”.  Punto. A capo.

Rimanete comunque sintonizzati: seppure da molto lontano mail, cellulare e WattApp funzionano bene. 


The future in unwritten.

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