1) Lo scorso mercoledì 20 è iniziata la fase del refarming delle frequenze con la Rai che ha cambiato la codifica di 9 canali Tv (Mediaset 3). Per quanto abbiamo potuto constatare sembra sia andata abbastanza bene e non sono state segnalate particolari evidenze: gli apparati erano predisposti alla risintonizzazione automatica dei canali e quindi potrebbero essere pochi quanti sono andati “in nero”.
2) A questo proposito, con alcuni lettori nei giorni scorsi, si è aperto un piccolo ma importante dibattito che cerchiamo di riassumere. La transizione al DVB-T2 porta direttamente al cuore della grande rivoluzione della televisione che dal broadcasting si sposta progressivamente verso i broadband (Smart tv). Il mercato della televisione è fortemente regolamentato, in Italia e in Europa, mentre quello di Internet no. Uno tra questi lettori molto attento e aggiornato ha osservato: “La cessione della banda 700 MHz per l’Italia non è sopportabile dal pluralismo dei media. Il broadcasting salvaguarda la qualità dell’informazione e della professionalità di tutti coloro che vi operano. Il Web invece mette sullo stesso piano tutto e tutti e se non hai potenza economica esci dal perimetro”. Sintesi: il broadcasting è allo stesso tempo tutelato e garantito quanto penalizzato, il broadband no: ti affermi sul mercato solo in relazione a quanto sei in grado di investire ingenti risorse economiche. La Rai non è in grado di investire nulla: non sui prodotti non sull’innovazione tecnologica, sarà un miracolo se riuscirà a tappare i buchi.
3) Vedi articolo di oggi sull’inserto Economia del Corriere a firma Chiara Sottocorona con il titolo: “La televisione Smart: non si compra, si affitta” dove si legge che “…le Tv connesse in Italia sono 15 milioni presenti nel 45% delle famiglie” che entro la fine del prossimo anno, al completamento del passaggio (?) al DVB-T2 potrebbero crescere di altri 3 milioni. Si legge ancora: “La Connected Tv è l’unione di due mondi: la tv tradizionale combinata al mondo digitale”. Non si dice però che questo secondo mondo è in rotta di collisione con il primo che invece sembra fatalmente destinato a soccombere.
Vedi pure l’articolo di Italia Oggi di sabato scorso, a firma di Claudio Plazzotta, dove ha pubblicato l’analisi dei dati Auditel dei primi nove mesi del 2021 dove si legge che la televisione generalista, attestata al 56% degli ascolti, è in lieve calo rispetto all’anno precedente mentre gli OTT salgono del 42%.
4) Da alcuni giorni si vede lo spot TM con il claim “Tutto per tutti”. Tornano facile alla memoria gli spot Rai iniziati alla fine degli anni ’80 dove si leggeva “Rai, di tutto di più” (vedi https://www.youtube.com/watch?v=-BLMbnu87do ) come pure quelli sul canone (https://www.youtube.com/watch?v=d2Gm7gVnTCQ ). Sono passati decenni e si è invertito l’ordine dei fattori: la Rai non offre più di tutto e di più (il grande cinema, il grande sport nazionale) mentre alla piattaforma telefonica nazionale manca solo l’informazione dopo di che il passaggio sarà completo. Per puro godimento storico, guardate questo breve filmato su cosa la Rai era in grado di fare nei “bei tempi andati”: https://www.youtube.com/watch?v=aErYnem3HfQ .
5) Nei giorni scorsi abbiamo letto due report: il primo è del Censis e riguarda la “Digital Life” degli italiani” dove si legge che “Smartphone, laptop, pc da tavolo, tablet, smart tv e console di videogiochi: ben il 91,5% degli utenti di device digitali vi ricorre per collegarsi abitualmente al web” e poi “La maggioranza degli italiani si relaziona quotidianamente con il digitale senza difficoltà: infatti, il 90,3% degli utenti di dispositivi digitali ha device adeguati alle proprie esigenze, il 73% degli utenti vive in famiglie in cui ciascuno ha un proprio dispositivo con cui collegarsi”. https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Sintesi%20dei%20principali%20risultati.pdf
Il secondo Report e del Reuters Institute (Oxford) sul 2021 News Digital Report dove ci ha colpito un grafico: nella copertura settimanale on line il sito Rai News è al 7° posto (https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/digital-news-report/2021/italy )
6) Abbiamo letto sul sito di PrimaOnLine un importante aggiornamento sullo stato dei lavori nelle commissioni di Camera e Senato dove si stanno dibattendo gli adempimenti sull’adeguamento del TUSMAR. “Nessun invito al Governo da Senato e Camera a modificare le percentuali di affollamento penalizzanti per la Rai contenute nello schema di decreto legge del governo che cambia il Tusmar in recepimento della direttiva Ue (18/1808) sui Servizi di media audiovisivi. Ma viene suggerito di alleggerire il carico delle le quote di investimento previsti sui nuovi operatori Ott”. Nel testo inviato dal Senato al Governo si legge che “ …si garantisce che non vi siano riduzioni delle risorse derivanti dal canone di abbonamento Rai, fino al 1° gennaio 2025”. Nel testo analogo inviato dalla Camera si lege invece che “ … si invita il Governo a “prevedere che, di norma, alla concessionaria del servizio pubblico sia trasferito l’intero gettito derivante dal canone, fatta salva la quota riservata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione…). Non manca poi un elemento positivo destinato ai vari Netflix nazionali: “Sulle quote degli operatori internazionali dello streaming chiediamo un abbassamento come ha pure fatto il Senato”, ha ribadito Liuzzi, “perché la percentuale del 25% sarebbe la più alta in Europa e priverebbero l’Italia di investimenti importanti”.
7) Merita una segnalazione il testo di Michele Anzaldi pubblicato sul Riformista nei giorni scorsi dove sostiene che la Rai si debba dotare di un piano per l’informazione digitale e nel Web. Condividiamo pienamente. Potremmo essere alla vigilia di una fase complessa e delicata dove si vorrebbe procedere a nomine pesanti nelle testate giornalistiche (sono previsti Cda il 27 e i l9 novembre) senza che finora ci sia qualsiasi traccia di qualcosa che somiglia ad uno straccio di piano, quale che sia, industriale o editoriale.
8) Infine, un breve cenno sul un fondo di Severgnini sul Corriere di ieri: " .. se la Rai avesse la visione, la voglia e le risorse - tutte cose che ultimamente scarseggiano - dovrebbe comprarsi i diritti della Serie A e fare un regalo a tuti gli italiani ...". Già, la visione, la voglia e le risorse... già... anzitutto la visione.
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