Sicchè, mi è venuto in mente di raccontarvi una storia che può aiutare a comprendere uno dei tanti perché di questo Blog e perché può valere la pena continuare a scrivere.
Anche io ho tentato la fortuna americana. Era la fine degli anni ’70 e stavamo uscendo da un decennio molto, molto difficile. Volevo partire, viaggiare, girare e non sapevo bene dove andare. Avevo alcuni contatti negli Stati Uniti e decisi di tentare, di provare a vedere cosa ci può essere otre la siepe. Decisi di partire ma non sapevo come fare e dove andare e, una volta arrivato, cosa fare. La sola “professione” che avrei potuto vantare era la scrittura e qualche rudimento di giornalismo in una nota radio privata: ben poca cosa. Cominciai a chiedere in giro. Conoscete qualcuno di là dall’oceano e mi potete dare una mano? Fui fortunato perché, proprio pochi mesi prima di prendere questa decisione, insieme ad altri, incontrammo un gruppo di giornalisti americani, miei coetanei. Con uno in particolare rimasi in contatto e gli scrissi una lettera “espresso” (a quel tempo ovviamente non c’erano mail o What’s Up). Mi rispose abbastanza presto dicendomi, più o meno: vieni e qualcosa faremo! Mi incoraggiò e passai alla fase successiva: dovevo trovare un pò di soldi sia per il viaggio (costoso) sia per potermi mantenere almeno per i primi tempi. Iniziai quella che oggi si potrebbe definire un “found raising”, cioè semplicemente una “colletta”. All’inizio non fui molto fortunato in questo senso finché arrivo il colpo di scena: un mio caro amico mi disse “non ho soldi da prestarti … però ti posso fare un regalo. Ho ricevuto in eredità delle monete antiche e non so cosa farne e non ho idea se possano avere un valore: se vuoi te ne regalo qualcuna”. Accettai e andai a cercare chi ne potesse sapere qualcosa. Lo trovai e con sorpresa mi disse che potevano valere una discreta cifra. Felice come una pasqua accettai la prima proposta che mi venne fatta. Tirai su quanto era sufficiente per pagare il biglietto di sola andata e fare un discreta dote di Traveler's cheque (come si usava a quel tempo) e pure ad aprire un conto con una nota carta di credito. Non ero ricco, però mi sentivo abbastanza coperto. Inoltre, ricordai di avere una mezza parente, zia alla lontana della mia ex moglie, che viveva in Pennsylvania alla quale pure scrissi anticipandogli che sarei andato negli Stati Uniti. Tutto volgeva al verso giusto.
Iniziava l’avventura e già dal viaggio in aereo ebbi i primi segnali che non sarebbe stata facile, per niente facile. Al mio fianco sedeva un ragazzo più o meno della mia età con il quale entrai subito in confidenza tanto che mi propose, visto che saremmo arrivati di notte tardi, di ospitarmi a casa sua. Sempre sullo stesso volo, conobbi un architetto di Roma, un po’ più grande, anche lui alla ricerca di fortuna però con credenziali già consolidate (aveva un socio con uno studio a New York). Il giovane al mio fianco mi disse di appartenere ad una nobile famiglia palermitana, era alquanto sicuro di se ma avevo notato una sua certa agitazione (e dopo vi dirò perche!) mentre l’architetto mi sembrò molto disponibile a darmi indicazioni utili tramite il suo socio. Bene. Arrivammo nel cuore della notte: provate ad immaginare cosa può provare una persona che si trova nel pieno di Manhattan, insonnolito e stordito. Arrivammo sotto casa di questo mio compagno di viaggio proprio mentre un camioncino stava caricando pacchi di giornali. Sul furgone c’era scritto a caratteri cubitali: “All news that’s fit to print”. Fu una folgorazione! Stava per iniziare una grande avventura americana. Ve ne parlerò ancora…
Comunque, domattina prendetevela comoda: ci sono notizie molto interessanti sulle quali riflettere. Rimanete sintonizzati!
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