Le vicende umane, quali che siano, si prestano bene ad essere interpretate con la teoria dei due mondi, ovvero del dualismo ovvero della contrapposizione degli opposti. Oggi cercheremo di ragionare sui due mondi possibili che ruotano intorno alla Rai. Intorno ad un polo ruota il mondo delle fini alchimie, delle dotte riflessioni, degli arguti sofismi ad opera di esperti letterati e scienziati. Per comodità lo chiamiamo il mondo di sopra. Al polo opposto ruota il mondo delle piccole cose, dei pensieri brevi, delle faccende domestiche e quotidiane. Per comodità, lo chiamiamo il mondo di sotto.
Nel mondo di sopra si aggirano le
idee, le sofisticate argomentazioni, i progetti e le visioni. Nel mondo
di sotto, la bassa cucina del giorno per giorno, della sopravvivenza, del bruto
cinismo e spietato senso della propria unica individualità. Sono mondi che non
dialogano tra loro e anzi, cercano talvolta l’elisione dell’uno contro l’altro. Si
comportano come particelle impazzite che, come sosteneva Einstein, non si è in
grado di capire il senso e la direzione (“Mi e' insopportabile l'idea che un
elettrone, esposto ad un raggio, possa scegliere in tutta liberta', il momento
e la direzione di emissione. E, se ciò, fosse, preferirei fare il calzolaio o, addirittura,
il croupier in una sala da gioco” A. Einstein ‑ lettera a Max Born, 1924). Eppure
un filo sottilissimo sembra avvolgere le due traiettorie: si tratta del punto di
vista dal quale si osservano i due mondi e pure, con la scelta della posizione e
angolazione che si assume, il risultato non mai lo stesso. Inoltre, come pure abbiamo
cominciato a scrivere, per leggere le traiettorie di questi mondi non bastano
gli strumenti canonici come la conoscenza delle tecnologie, delle finanze e
delle leggi ma sembra essere quanto mai necessaria la psicologia e la
filosofia. Dunque, specie nel mondo di sotto, si sentiranno parole come
vendetta, rancore, odio, amore, invidia, gelosia e quant’altro. Ne parleremo
ancora.
Bene, ciò premesso, scendiamo in
cucina e vediamo come questa teoria (bislacca, lo ammetto) può essere applicata
alle nostre faccende. Allora, nel mio mondo di sopra, sulla mia scrivania,
giacciono tre documenti freschi freschi: uno
studio del Marketing Rai su Linee guida strategiche per lo sviluppo
dell’offerta televisiva specializzata; la relazione del Presidente AgCom in
Vigilanza e da ieri sera il 17° Rapporto Censis sulla comunicazione con il
titolo “I Media dopo la pandemia”. È del tutto evidente che si tratta di
documenti di grande interesse per chi, come noi, segue il Servizio Pubblico. Richiedono
attenta lettura, confronto e dibattito, analisi accurata e comparazione di
dati. Ebbene, questi documenti sono legati tra loro da un fattore comune: dentro
e fuori la Rai nessuno ne parla. Tanto per dire: il documento del Censis è
stato presentato il 6 e vi ha partecipato pure Roberto Nepote, direttore del Marketing
Rai, eppure, per quanto ci riferiscono, l’argomento non è in Rassegna stampa di
Viale Mazzini. Da notare che allo steso Nepote fa riferimento il Report sullo
sviluppo dell’offerta televisiva dove si legge che è destinato ad uso interno
ma questo non toglie in alcun modo che il tema possa essere oggetto di
dibattito pubblico, del quale Rai potrebbe essere portatore sano. Un vizietto
duro a morire: si producono documenti interessanti (e costosissimi) che
rimangono chiusi gelosamente nei cassetti e non arrivano mai al mondo di sotto.
Vediamo ora cosa è successo ieri nel secondo pianeta. Si è svolto il Cda Rai dove sono state fatte alcune nomine. Si tratta di “aggiustamenti interni”, cioè spostamenti dovuti sia ad obblighi normativi (divieto di ricoprire la stessa posizione per oltre 8 anni, ed è il caso di Cecatto) sia a precise indicazioni in merito al rispetto delle quote di genere, dopo le recenti polemiche sui nomi tutti maschili delle ultime nomine. I nostri lettori possono bene immaginare che noi per primi siamo stati subito incuriositi nella decifrazione di questo “mondo di sotto”: come si collocano nella “visione” che Fuortes ha dell’Azienda che dirige? Hanno un senso solo logistico oppure hanno pure un “contenuto” politico? Come abbiamo scritto altre volte, Los Hombres hablan des personas y los Caballeros hablan des cosas, e dunque non ci impelagheremo con i singoli nomi ma con questo metodo cercheremo di capire cosa essi possono significare.
Le aree più significative sono tre: la direzione produzione, le Teche che non a caso interessano
la stessa persona che si sposta dalla direzione della seconda per andare ad
assumere la prima e la direzione Relazioni istituzionali. La direzione produzione,
in particolare, è stata diretta per molto tempo dalla stessa persona sulla
quale sono in corso di scrittura capitoli dell’Enciclopedia Britannica su
quanto ha/non ha fatto, su chi l'ha protetto (politicamente) e chi invece lo ha ostacolato. Per alcuni un genio, per altri poco più di un
personaggio a dir poco discutibile (eufemismo, sembra che alcuni hanno brindato
alla fine della sua era).
Valutazione invece più complessa
per quanto riguarda le relazioni istituzionali. Era noto da tempo che intorno a
quell’area ci fossero malumori, già con il precedente Cda e noi stessi abbiamo
avuto osservazioni in riguardo, a proposito ad esempio della gestione del
refarming delle frequenze e pure dalla Vigilanza si erano fatte sentire richieste
di chiarimenti sulla comunicazione tra l’organo parlamentare e Viale Mazzini. Ora
la novità consiste che questa direzione potrebbe essere “accorpata” ad un progetto
più ampio sula comunicazione istituzionale. Questo è un tema interessante che
cercheremo di approfondire. Altro tema interessante riguarda le Teche Rai: già
al momento della successione della Ammirati abbiamo avuto a che osservare come
si fosse trattato di una “nomina occasionale”: la persona giusta, stimata ed
apprezzata, al posto sbagliato per essere gentili. Ed ora, puntualmente si
ripete: è stato nominato un direttore che di Teche, del suo significato in termini
di ricchezza del patrimonio culturale Rai potrebbe saperne quanto Carlo in Francia.
Come dire: le Teche non servono a nulla, un territorio di transito tra una nomina
e l’altra. Questo, insieme a quanto vi abbiamo accennato su RaiPlay nei giorni
scorsi, è un chiaro segnale di progetto politico industriale della Rai.
Per chiudere: da un lato si osserva,
per quanto abbiamo potuto capire complessivamente di un’operazione che a Roma
si definisce “romanella” cioè di poco peso e significato strategico. Dall’altro invece può costituire un metodo, un percorso, ancora
tortuoso che non si capisce bene da che parte si dirige. E questo diventa il
punto centrale.
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