Bene, ci siamo. Con il primo fresco d’autunno e le prime
foglie che cadono, si comincia la battaglia per il futuro della Rai e non sarà
per niente una passeggiata. La notizia del giorno la pubblica MF e titola: “Si
riaccende Rai Way - Ei Towers” dove nel passaggio centrale si legge: “…alla
ripresa dei lavori autunnali, banchieri e avvocati di affari hanno riaperto i dossier
dell’operazione più volte studiata e valutata dai board e dai soci delle due
società potenzialmente coinvolte”. Sdenghete e sdanghete… quando si sente il rumore
delle sciabole dei banchieri e degli avvocati d’affari è necessario tirare
fuori l’artiglieria e preparare i materassi (do you remember Il Padrino?). Ma,
in verità, la notizia, vecchia e ripassata in padella più volte, sarebbe pure interessante
se non fosse che, al momento, non sembra proprio riguardare nessun altro oltre
i soggetti citati.
Comunque, ad ogni buon conto, cerchiamo di riprenderci da questa
terrificante notizia e rimettiamo le cose in ordine (come i nostri lettori
sanno bene, è un tema che abbiamo seguito attentamente e dettagliatamente, da
tempo, e ci riteniamo tra coloro che almeno in parte “conoscono il dossier”). Elenchiamo
i soggetti interessati all’operazione: il “Sistema Paese”, la Rai, Mediaset e,
appunto, il variegato e allegro mondo degli alchimisti finanziari, sempre
pronti a saltare sul carro dove si prospettano plusvalenze, margini, profitti e
rendite. Messi tutti insieme, un filo comune che li lega c’è: un’operazione di
questo genere, la creazione del famigerato “polo unico delle torri” è “razionale”,
come amano dire i tecnici della Borsa, e i fini analisti dei listini.
Il primo soggetto, il “Sistema Paese” ha tutto da guadagnare
in una rete infrastrutturale unica ed efficiente. Da tenere sempre bene a mente che non si
riesce a mettere in piedi la Società per la rete in banda larga, considerata una
scelta strategica prioritaria. Rai potrebbe avere interesse non da meno per i
mille motivi che abbiamo detto e scritto più volte: dalla convenienza operativa
a quella economica. Rai Way ha due
assett: i tralicci, il ferro, gli impianti mentre la gestione delle frequenze è in concessione a Rai, un bene indisponibile. Per la sua sopravvivenza, Viale Mazzini paga
un canone di servizio di oltre 180 mln l’anno. Già solo rimettere mano a questo
costo (la legge lo prevede), pur rimanendo proprietari della società al 64%,
mettendo all’asta questo stesso servizio si potrebbe conseguire un risparmio
considerevole (a suo tempo, venne stimato in circa 60 mln/anno). Prima ancora
di tornare a parlare di “polo delle torri” ci sarebbe molto ancora da dire
sulla gestione di Rai Way, su come e su quanto investe in innovazione ed opera
sul mercato, nazionale e internazionale, dove potrebbe trovare innumerevoli
fonti di attività. Abbiamo scritto ed osservato più volte su come e dove
vengono reinvestiti gli utili. E così via: ci sarebbe altro che un Post da
scrivere ma un capitolo dell’Enciclopedia Britannica. Per ora, ve lo risparmiamo.
Possiamo solo ripetere quando detto: se alla Rai occorrono soldi si possono
trovare mettendo mano a Rai Way e non necessariamente attraverso operazioni di
M&A.
Ma il cuore della notizia di oggi non è l’attenzione di
banchieri e avvocati, ma che a sollevare tale tema non sia stato il nuovo AD. A lui spetta, da subito, da ieri, dalle
scorse settimane, dire chiaro e tondo cosa intende fare durante il suo mandato non
tanto per tappare i buchi dell’Azienda ma per costruire una bozza del suo
futuro. Per il primo compito, risanare il bilancio, non c’è bisogno di geni della
finanza: basta fare attenzione ai conti, evitare sprechi e inefficienze,
razionalizzare e risparmiare. Il secondo compito, creare una prospettiva di
sviluppo per la Rai, è più impegnativo e per quello ci vuole anzitutto tanto
coraggio, conoscenza ed esperienza. Caratteristiche ancora tutte da verificare
in questa nuova dirigenza.
Chiudiamo questo paragrafo: dossier da aprire ce ne sono a
sufficienza, basta scegliere. Quello di Rai Way è certamente importante perché si
trova nel crocevia dei temi economici e tecnologici ma non è il solo. Basta assegnargli
un livello di priorità ed affrontarlo, subito.
Bene, andiamo oltre. Ieri
ci è giunta notizia (in simultanea con la pubblicazione di un articolo su
conflitti di interesse presenti nel nuovo Cda Rai) che nei prossimi giorni
andrà in onda il solito programma sul Premio Agnes (presidente della giuria:
Gianni Letta). Abbiamo poi letto quanto pubblicato sul sito https://www.vigilanzatv.it/rai1-con-il-premio-agnes-la-tv-pubblica-diventa-apoteosi-del-conflitto-dinteressi/
e siamo rimasti leggermente “turbati”. Se questa è la nuova Rai, quella dei conti
in pareggio a fine 2021, quella del “diamoci del Lei”, quella del vecchio Piano
industriale… forse abbiamo capito male. O forse, abbiamo capito benissimo: non ci sono speranze.
bloggorai@gmail.com
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