martedì 28 settembre 2021

Il Paese e la Rai: una cornice senza quadro

Foto di Dean Moriarty da Pixabay 

Questa mattina non ci sono notizie interessanti riferite alla Rai sulle quali riflettere. Vi proponiamo un tema collaterale: l’incontro tra Governo e sindacati avvenuto ieri che ha seguito quello analogo della settimana scorsa a Viale Mazzini. Nel comunicato diffuso, le Organizzazioni sindacali hanno detto che si è trattato di  “Un incontro particolarmente utile, proficuo e concreto" per quanto riferito all’ordine del giorno sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, rinviando ad altre prossime convocazioni i temi sull’occupazione, il salario, gli investimenti, il PNRR etc. Non abbiamo colto grande entusiasmo in queste dichiarazioni anche per la sensazione che trapela da parte del governo e che somiglia tanto a quel “vi faremo sapere” spesso utilizzato quando non si sa bene come andare avanti. Si tratta dello stesso pensiero che ci è venuto quando abbiamo letto che Fuortes avrebbe detto ai sindacati Rai che, a proposito del piano industriale ed editoriale, “…in tempi ragionevolmente brevi, sarà sua cura presentarlo …”.

Da ricordare che, nel frattempo, c’è stata la standing ovation di Confindustria a Draghi. Argomento sul quale si potrebbe scrivere un capitolo dell’enciclopedia britannica sul trasformismo e opportunismo secolare degli imprenditori: “Franza o Spagna, purchè se magna” (chi vi scrive li ha conosciuti molto, molto bene). Eppure, questo incontro si è cercato da più parti di farlo passare come una pietra miliare del consenso sociale del quale godrebbe questo governo. Pochi invece hanno ricordato che si tratta delle stesse persone che fino a pochi giorni prima della fine del Governo Conte ringraziavano e sostenevano il ministro Gualtieri come artefice dei risultati positivi ottenuti in Europa.

Fatte le debite proporzioni e collocati nei giusti contesti, i due incontri si somigliano. In entrambi i casi sembra di osservare una cornice senza quadro. Il quadro si riferisce sostanzialmente non tanto al programma di governo (per Draghi l’emergenza sanitarie e il PNRR e per Fuortes il risanamento del bilancio) quanto più al panorama che si può dipingere per il futuro del Paese e della Rai. Poco dopo l’insediamento di questo Governo, la rivista Micromega ha titolato un articolo interessante che vale la pena rileggere con il titolo “Quale idea di Paese ha Mario Draghi?”. Avremmo posto la stessa domanda all'AD: "Quale idea di Rai ha Carlo Fuortes?". per quanto rigurda il capo del Governo proponiamo di rileggere attentamente il discorso programmatico di Draghi alle Camere del 17 gennaio (https://www.governo.it/it/articolo/le-comunicazioni-del-presidente-draghi-al-senato/16225 ) dove trovate una possibile risposta all’interrogativo posto: “Si è discusso molto sulla natura di questo governo. La storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule. Nel rispetto che tutti abbiamo per le istituzioni e per il corretto funzionamento di una democrazia rappresentativa, un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Nulla  di meno, ma nulla di più.

L’AD Rai, per parte sua, nella visione più illuminata si è limitato a dire che per il prossimo futuro dell’Azienda si può riprendere il vecchio Piano Industriale (vedi Messaggero del 12 agosto) e farne un restyling … già … un restyling …

Si può dire che c’è una grande differenza tra governare e progettare? Si può dire che c’è grande differenza tra gestire e pianificare oltre le emergenze che, per loro natura, sono tali perché straordinarie altrimenti non sarebbero emergenze? Ecco dove troviamo le similitudini e le complementarietà tra Draghi e Fuortes: ambedue hanno il compito di amministrare non di concepire una visione, un futuro, rispettivamente del Paese e della Rai. Già portare a casa i primi soldi del PNRR e risanare i 57 milioni di buco di bilancio sarà un compito non facile e non scontato. Nel frattempo, c’è da pensare prima alle prossime elezioni amministrative e poi alla corsa per il Quirinale dove Draghi è candidato/candidabile. Tutto il resto può attendere.

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