In ordine: ieri vendemmiato. Il filare è composto da Merlot,
Pinot e qualche pianta di trebbiano. Per sfizio ho inserito un paio di Grechetto,
tipico di queste parti, per cercare di aggiungere una leggerissima nota
fruttata. L’anno scorso è uscito fuori un ottimo vinello: circa 130 bottiglie numerate
ed etichettate dalla pregiatissima grafica di famiglia (nonchè preziosa
correttrice di bozze di Bloggorai) con circa 13 gradi, un bel rosso rubino,
robusto. Ovviamente non uso solfiti e quindi è un vino “beverello” nel senso
che va giù che una bellezza e non picchia in testa. Mi è stato suggerito di
provare a vinificare in bianco. Non ho ancora la mano giusta. Occorre maggiore
attenzione e preparazione.
La vendemmia di ieri è stata mediocre per vari motivi: sono
mesi che non piove e gli acini erano abbastanza asciutti. Non ho concimato come
invece il mio amico Massimo mi rimprovera sempre: “… se nun je dai ‘po de
concime ..’ste piande nun crescoono…” (non riesco a rendere bene l’accento
umbro…provate ad immaginarlo). Poi, sono passati i cinghiali che hanno razzolato
per bene, praticamente hanno fatto pranzo, merenda e colazione per diversi
giorni. Infine, il tempo minacciava pioggia ed eravamo solo in due a
vendemmiare: la mano d’opera qualificata (amici, parenti e conoscenti nonché la
banda dei ragazzi amici dei miei figli) quando si tratta di lavorare hanno
sempre altri impegni presi da mesi prima. Va bene comunque, gli voglio bene lo
stesso.
Morale della favola, alla fin fine, correndo e scappando prima
che venisse a piovere, alle 12 abbiano finito e abbiamo messo nella tina
(alcuni dicono il tino) circa 3 quintali di mosto. Ora si andrà in bollitura
per circa 5 giorni e posi si passerà allo “strettore”, una bestia feroce e
pesante che da solo “straccherà” mezza giornata solo per tirarlo fuori, pulirlo
e armarlo con la testa che pesa di ghisa come un bue muschiato. Dopo di che, ci
rivediamo fra un paio di mesi quando si dovrà cambiare.
Altra occupazione della giornata: un mio vicino di campo ha
ripulito un vecchio oliveto abbandonato da tempo ed la lasciato in terra tanta
legna, bellissima, forme stupende, ognuna è una scultura: “piaajtele noo… me fai ‘n favore se m’el togli dal campo…”. Così, con cura e attenzione ho scelto
qualche tronco ed ho cominciato ad osservarlo nella sua angolatura migliore. Gli
ho dato una prima spazzolata a ferro, tanto per togliere la crosta secca e
vedere le prime nervature: stupende, una poesia! C’è solo un piccolo problema:
ci vuole tanta energia e, come si sa … ad una certa …
Ancora: la mancanza di pioggia di questo periodo ha fatto
seccare alcune piante di rinforzo: un pero, un albicocco e un prugno. Il danno più
grave è stato con un maestoso ciliegio (varietà Ferrovia). Questo il momento
giusto per mettere a dimora le nuove piante e quindi veloce visita al vivaio e comprarle insieme all'insalata invernale, in particolare radicchio rosso, con
il quale la cuoca di casa cucina un ottimo risotto… slurp.. slurp !!!
Dato un occhio agli olivi: non promettono gran che.. anche
loro hanno sofferto la “secca”.
La giornata si sta per concludere. Sul fuoco ho messo su una
pentoletta di fichi settembrini (anomali perché in genere fruttano prima)
succosi e saporiti. Ho aggiunto un pizzico di zenzero e cannella e quasi niente
di zucchero. Meglio così, la glicemia sarà contenta. Vado a spegnere, prima che si brucia, come altre volte mi è accaduto.. magari perchè mi ero distratto con le beghe Rai.
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