Stic ..tric . .stic cric … stic cric … stic tric… se
Bloggorai avesse un canale audio questa potrebbe essere la sua colona sonora:
il rumore, la musica della testa dello “strettore” … della Bestia che lavora,
che produce quello che un giorno, da grande, potrebbe essere vino. Odddiiiooooo cosa ho scritto ...
“da grande”… che brutto pensiero... quali pensieri nefasti, quali cupi
sentimenti si agitano al solo pensiero di diventare “grandi”. Meglio rimanere
piccoli. Meglio rimanere mosto: fresco,
dolcetto, allegro e invitante, beverello e tranquillo, senza tanti grilli
alcolici per la testa, magari solo un possibile mal di pancia se si esagera,
ma, come dice Massimo “è sempre tutta salute!!”. Stasera un bicchierino non ce
lo leva nessuno ... alla salute e di tutti i lettori di Bloggorai!!!
La narrazione, il racconto agricolo corre il rischio di apparire
retorico, bucolico, arcaico, fantasmagorico …alla fin fine fors’anche salvifico. Bata non prenderlo troppo sul serio, come tutto del resto. Corriamo questo rischio anche perché ci sembra di capire dal numero dei lettori
e dei commenti che riceviamo che possa essere gradito. Ed ecco che la giornata
volge al termine, le mani callose un pò rattrappite e le ginocchia che non sono
più un virgulto di margherita, quando mi rialzo da piegato fanno quello strano
rumorino come di sabbia negli ingranaggi. Massino, instancabile, pure alla fine
della torchiatura ha trovato la forza, la voglia e il coraggio di mettersi a
potare la siepe di alloro, ormai ingovernata da alcuni anni.
Mentre io (con mal celato senso di colpa) osservavo e commentavo
il “suo” lavoro, abbiamo cominciato a discutere di olio, di quello che c’è e di
quello che (forse) ci sarà. Già, il problema è questo: a maggio c’è stata la
famosa gelata che ha fatto tanti danni (non ho un frutto su un albero e lo
stesso pesco di S. Antonio, selvatico e prezioso, che ogni anno produceva una
quantità industriale di pesche piccole e succose, quest’anno neanche una). Allora,
a farla breve, gli olivi sono asciutti e non mostrano neanche un baco e,
secondo Massimo, quest’anno la “secca” ha portato pure la mosca. Sicché, molti,
di fronte a quel poco di raccolto che si prospetta “jann’han dato …”
beninteso … il trattamento. Morale della favola: quest’anno olio poco e nemmeno
granché buono a differenza di quello
passato che invece ha reso bene in quantità e qualità. Allora, a farla breve,
un altro nostro amico che aveva 6 fusti da 48 litri che gli avanzano, me li ha
proposti e, a questo punto, dopo che ho visto sconsolato i miei olivi, e conoscendo
il produttore, quasi quasi me ne compro un po'.
Torniamo alla vedemmia con un breve racconto di una discussione
che nei giorni scorsi stava per finire a male parole tra “esperti” vignaioli. L’argomento
era la pigiatura dell’uva. Quante volte bisogna passarla nella diraspatrice? La
domanda non è peregrina: si tratta di staccare bene il baco dal graspo. Per la mia
esperienza (discreta) sono dell’idea che vada passata due volte. Non lo avessi
mai detto!!! Manco poco mi insultano gli antenati. E giù a farmi la lezione sulla
qualità del vitigno, di quando hai raccolto, se vinifinichi in bianco, che tini
adoperi, la temperatura della cantina e quella esterna, quanto tempo lasci “bollire”
e così via. Ho capito l’antifona: non toccherò palla in questa discussione. Sono
pure sempre un “romano”, seppure con passaporto Umbro da oltre 20 anni !!! Non
c’è verso… è così!
Ma si, lasciamo perdere “da grande” e se poi pensiamo che è
pure il titolo della trasmissione di Maurizio Cattelan andata in onda su RaiUno
domenica sera con risultati imbarazzanti, meglio tornare allo strettore che
ancora sta li a centellinare le ultime gocce dopo l’ultimo giro di pressata e sempre
come dice Massimo: “è sempre mosto poco ma è mosto”. Già… è sempre mosto e speriamo che diventerà
grande, speriamo buono almeno come il vinello dell’anno scorso. Alla Salute!
bloggorai@gmail.com
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