martedì 7 settembre 2021

La Rai alle sette della sera: la comunicazione

Foto di Nile da Pixabay

Questo post serale è dedicato ad un paio di categorie di nostri lettori. La prima è dei residenti a Viale Mazzini e dintorni, a coloro che oltre che essere disorientati, storditi e confusi sembrano animati pure da un sano giramento di scatole (educato eufemismo) perché ignari di quanto potrà succedere nella loro Azienda per oggi, domani, dopodomani. La seconda categoria è composta da coloro che sono in attesa di capire il DNA di questo nuovo Cda Rai per valutare e giudicare il suo operato. Evidente che è ancora tutto molto prematuro, che ci vorrà tempo, tanto tempo, forse troppo, per far emergere il “marchio di fabbrica” che segnerà questo nuovo Consiglio. Purtroppo, però, la risorsa tempo non è materia illimitata: ce n’è poco e quel poco è prezioso quanto unico e irripetibile.

Il tema dunque è la comunicazione dentro e fuori la Rai. Un passo indietro. A febbraio scorso, nel corso della prima riunione del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi avrebbe detto ai presenti “Comunicare solo quando c'è qualcosa da dire e far parlare i fatti”. Pochi mesi dopo, fine luglio, il suo epigono Carlo Fuortes nel corso del primo Cda Rai, avrebbe ripreso il concetto del suo mentore e si sarebbe rivolto ai suoi consiglieri con un pensiero analogo e più stringente “Parlate poco, anzi, se non parlate è meglio”. Ovviamente usiamo il condizionale perché si tratta di dichiarazioni ufficiose mai confermate. Però, prese come sono, potrebbero dirla lunga sul merito, sulla forma e sulle dinamiche degli avvenimenti che stanno avvenendo dentro e fuori Viale Mazzini, consapevoli che il dentro potrebbe interessare pochi intimi mentre il fuori riguarda qualche milione di persone sparse per il Paese (vedi post di ieri e oggi).

Non ci vogliamo addentare in un interessantissimo dibattito in corso sul modello di comunicazione del Capo del governo, in un certo senso inedito e inconsueto (vedi ricerche IULM e interventi di Stefano Rolando) quanto più ci interessa osservare e commentare le conseguenze concrete che ne derivano, ciò che siamo in grado di “misurare” in particolare per quanto si riferisce al Servizio Pubblico.

Da quando l’attuale Cda Rai si è insediato sappiamo solo quanto è possibile ricavare rivedendo l’audizione in Vigilanza Rai del 4 agosto e dei relativi articoli che ne sono scaturiti. Ben poco e comprensibile: il nuovo AD e la nuova presidente erano appena arrivati a Viale Mazzini. Però, passano pochi giorni e, a sorpresa, viene rivelato che alla conduzione del prossimo Sanremo ci sarà ancora Amadeus (bizzarria) e, dopo un paio di settimane, il 19 agosto compare su La Stampa l’intervista alla consigliera in quota PD Francesca Bria. Si direbbe curiosa almeno per due buon motivi: il primo si riferisce alla “raccomandazione” di Fuortes sulla comunicazione verso l’esterno e il secondo si riferisce al dubbio se sia stata concordata/autorizzata almeno con la Soldi che, sull’argomento, avrebbe avuto questa specie di delega “anomala” dal Cda ad occuparsi della transizione digitale. Le solite malelingue riferiscono che la Presidente non sia stata molto entusiasta (Onni soit qui mal y pense!).

Dopo di che, il silenzio. Una cappa di fumo è calata sul palazzo di vetro. Per quanto ci è dato sapere, all’interno di Viale Mazzini, qualcosa timidamente sembra muoversi, talmente timidamente che non se ne accorge nessuno: sulla stampa non c’è traccia di Azienda Rai. Esempio? La comunicazione obbligatoria sul bonus rottamazione Tv: sapevamo che “ci stiamo lavorando” ma, evidentemente, il lavoro è complesso assai e ancora nessuno ne sa nulla. Questo è quanto.

Riprendendo quanto scritto in apertura sul paradigma Draghi, ci viene spontanea la domanda: l’Azienda non ha nulla da dire sui tanti argomenti che la riguardano e interessano direttamente in questo momento (vedi TUSMAR)? Oppure non ha fatti di cui far parlare? Ci viene suggerita una piccola risposta: fra pochi giorni, il 19 settembre, il responsabile delle Relazioni Esterne, Marcello Giannotti, lascerà l’incarico in forza di quanto previsto dalla Legge ed è verosimile che ancora non sia stata definita una nuova “strategia” di comunicazione e, soprattutto, non è ancora chiaro a chi debba essere assegnata. Alcuni sostengono che Fuortes vorrebbe una persona di sua fiducia presa dall’esterno ma potrebbe essere considerata una scelta inopportuna. Altri invece propendono a ritenere che si debba andare su una candidatura interna, più semplice e meno costosa. Tra i nomi che girano, nessuno finora sembra avere preso quota. Porteremo pazienza.

Intanto, prepariamo al prossimo Cda previsto il prossimo giovedì.

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