giovedì 20 febbraio 2020

Scandalo alla matriciana

拋磚引玉/抛砖引玉
Getta un mattone per ottenere una gemma di giada
走為上/走为上
Conservare intatto l'esercito evitando il nemico

Se c’è una cosa che da fastidio, fa girare tutto il girabile, a molti, quasi a tutti, è sentirsi presi in giro. Non è sopportabile una volta leggere “autonomia, indipendenza etc etc” per poi leggere “chissenefrega … con i politici ci vado a colazione, pranzo e cena per cercare la quadra”. Non ci sarà mai prova provata che i vari direttori generali che si sono succeduti a Viale Mazzini siano stati apparecchiati a tavola con i vari segretari dei partiti.  Non sapremo mai se Biagio Agnes ha mangiato allo stesso piatto di Amintore Fanfani, o Enrico Manca con Bettino Craxi, oppure Pierluigi Celli con Massimo D’Alema e così via. Potrà anche essere avvenuto e potrebbe anche non essere scandaloso. In fin dei conti, la televisione ha sempre fatto parte dell’arena politica e che un dirigente del Servizio Pubblico “dialoghi” con un dirigente di un partito “potrebbe” anche essere del tutto normale nei modi e nei contesti adeguati. Poniamo pure che possa essere avvenuto in qualche caso, e poniamo pure che le cronache non lo hanno riportato, e poniamo pure ancora che magari hanno preso solo un caffè, un aperitivo o forse un’apericena. Allora, poniamo che quanto abbiamo letto, riportato da Dagospia ieri, non sia vero a proposito di una cena in un ristorante di Prati tra Vito Crimi, capo del M5S, e Fabrizio Salini, AD Rai, preceduta da una merenda con il Ministro Gualtieri. Una specie di vera "par condicio". Poniamo pure che l’AD Rai abbia in programma di incontrare tutti i segretari dei partiti per tutti i prossimi giorni e magari pure i segretari confederali dei sindacati, gli ambasciatori accreditati, i Boy Scout, i direttori dei giornali e l’Associazione Parroci Italiani. Poniamo pure che siano vere le notizie (mai smentite) di precedenti incontri tra lo stesso Salini e Nicola Zingaretti (Repubblica del 4 ottobre scorso) come pure quella sempre dello stesso AD con Matteo Salvini e Luigi Di Maio (Il fatto Quotidiano del 6 marzo scorso). Poniamo allora, sempre con grande sforzo di fantasia, per quanto leggiamo, che ci sia qualcosa che non torna. Non torna che proprio in un momento di grande delicatezza istituzionale, alla vigilia di appuntamenti di rilevante impatto per il futuro della Rai, avvengano questi presunti appuntamenti. Delle due l’una: o si dichiara apertamente autonomia e indipendenza dalla politica e allora si deve evitare come la peste che avvengano certi avvenimenti e si sappiano certe notizie, oppure si ammette senza esitazioni che fintanto la Legge nefasta del 2015 mette la Rai sotto il tallone di ferro della politica, il suo amministratore debba fare i conti con il Governo. Nulla di scandaloso. Basta saperlo. Magari se la cena fosse avvenuta alla pizzeria “Da ‘Zi Checco” a Tor Bella Monaca (per i lettori non romani: quartiere molto periferico sulla Via Prenestina) non li avrebbe notati nessuno e tutto questo non sarebbe stato scritto. Questo non toglie nulla ai problemi di forma e di sostanza.

Ecco allora che stamattina leggiamo brevi trafiletti sul Corriere e sul Fatto che domani in Cda sarebbe stato raggiunto l’accordo tra PD e M5S e quindi si potrà procedere alle nomine dei Tg. Oggi, sul Fatto Quotidiano, importante lettera del consigliere Riccardo Laganà: appello al Presidente del Consiglio Antonio Conte: “Liberi la Rai dai tentacoli continui dei partiti … dalla morsa sempre più asfissiante dei partiti: stretta attraverso un controllo assoluto nelle nomine e nella gestione dei fondi messi a disposizione … e se non si prenderanno urgenti provvedimenti, rischiamo di subire presto un crollo verticale in termini di offerta, qualità e cultura che sarà il preludio della fine di un presidio essenziale per i cittadini”. Un appello che cade nel giorno giusto proprio all’indomani della capitolazione formale, sostanziale, del Servizio Pubblico sull’altare della logica di Governo.

Allora, come si dice a Roma, intendiamoci ancora una volta: l’autonomia, l’indipendenza e la credibilità del Servizio Pubblico sono un patrimonio costituzionale inderogabile. Non è e non può essere oggetto di trattativa privata, non è non può essere argomento  di conversazione a tavola. Per chiunque, indipendentemente da chi paga il conto al ristorante. Anche per i partiti non dovrebbe essere molto difficile da comprendere che non fa bene a nessuno avere la Rai asservita al potere di turno.

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